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Autore: Liberty89    02/10/2011    3 recensioni
Chiuse gli occhi e rise la piccola Miyo, trasmettendo la propria felicità e spensieratezza di bambina alle pareti di cristallo, che riecheggiarono come i campanelli di una slitta, mentre girava l’angolo dell’ultimo corridoio che la separava dalla sua meta e non si curò del fatto che qualcuno sarebbe potuto arrivarle incontro.
Così, per un capriccio del destino o per un semplice e fortuito caso, Miyo andò a sbattere contro qualcuno che come lei aveva una certa fretta.

Questa one-shot è uno spin-off della mia long-fic, spero che vi piaccia!
Genere: Fantasy, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Altro contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Sclero di una notte di mezza estate'
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Titolo: Special # 1 - The princess Miyo of the Kingdom of the Light
Autore: Liberty89
Genere: fantasy, guerra, triste
Rating: arancione
Avvertimenti: Missing moment, One-shot, Spoiler (per chi non segue la fic "Sclero di una notte di mezza estate")
Note: Questa fic è uno Spin-off dei capitoli 59-60-61-62 di "Sclero di una notte di mezza estate", in cui viene narrata a grandi linee la storia dei primi custodi, per cui contiene degli spoiler per coloro che non seguono la long-fic da cui è stato ispirato. I personaggi sono originali, meno Terra e Ventus (che hanno l'aspetto di quelli che tutti conoscono tramite KH: BBS). E' un esperimento, e quindi un azzardo, per un modo diverso di presentare una storia. Questo è il primo special di una serie di sei, che mi auguro di portare a termine. Spero possa piacervi! Buona lettura!

Disclaimer: i personaggi originali di questa fic mi appartengono, mentre il contesto è proprietà della Square Enix. La fic non è stata scritta a scopo di lucro.



Special # 1 - The princess Miyo of the Kingdom of the Light

Sailor Moon S Movie Memorial Soundtrack OST 26

Una bambina correva allegra per i lunghi e immensi corridoi della sua casa. Dal momento in cui era venuta al mondo, sette anni prima, li percorreva con gli occhi colmi di pura meraviglia, come se ogni giorno li vedesse per la prima volta, perché quelle pareti erano così bianche e splendenti da sembrare fatte di luce pura.
I suoi leggeri passi risuonavano tra quelle candide mura di cristallo, producendo un suono leggero e soave, che nemmeno una delicata arpa avrebbe saputo replicare ed era appena udibile il fruscio del suo abito del colore delle pesche mature.
Una voce e una nuova eco di passi veloci la distrassero dalla sua corsa, facendola voltare.
-Principessa! Principessa Miyo!- urlò la balia, avvicinandosi alla bimba dalla corta chioma bionda.
-Oh no!- esclamò lei, spalancando le grandi iridi color delle ametiste più preziose prima di riprendere a fuggire.
-Principessa Miyo! Non avete ancora finito l’ora di studio!-
-Ma non mi serve studiare tutte quelle cose!- rispose convinta, senza voltarsi.
-Come farete a diventare una regina se non studiate come si deve?-
-Non serve studiare! E poi è più divertente vedere come fa papà! Imparerò da lui quello che mi serve!- spiegò la biondina, voltandosi per salutare la donna dai capelli bruni che la stava inseguendo con tanta apprensione. -A dopo Brigida!-
-Principessa Miyo!-
La giovane principessa riprese la sua corsa per i luminosi e candidi corridoi della Sacra Reggia, dirigendosi alla sala del trono, dove suo padre, il re, riceveva le visite dei suoi sudditi, poiché preferiva di gran lunga “fare esperienza diretta” piuttosto che leggere un mucchio di enormi e impolverati libri.
Chiuse gli occhi e rise la piccola Miyo, trasmettendo la propria felicità e spensieratezza di bambina alle pareti di cristallo, che riecheggiarono come i campanelli di una slitta, mentre girava l’angolo dell’ultimo corridoio che la separava dalla sua meta e non si curò del fatto che qualcuno sarebbe potuto arrivarle incontro.
Così, per un capriccio del destino o per un semplice e fortuito caso, Miyo andò a sbattere contro qualcuno che come lei aveva una certa fretta.
La bionda si ritrovò seduta a terra con gli occhi stretti per la botta subita. Svelta come la corrente di un fiume, la sua rabbia crebbe ed era pronta a urlare contro la persona che l’era finita addosso, ma quando riportò le sue iridi viola alla luce del castello, lo stupore illuminò il suo dolce viso di bambina dalla chiara carnagione.
Un bambino dai capelli castani e il viso abbronzato, tipico di chi lavorava la terra, le sedeva di fronte, mugolando per il dolore della caduta improvvisa.
-Tu chi sei?- chiese la principessa, alzandosi in piedi e porgendo la mano allo sconosciuto.
Il bambino riaprì gli occhi, prima stretti, rivelando due chiare iridi color legno e afferrò senza indugio l’aiuto che l’altra gli stava porgendo.
-Mi chiamo Stefano, stavo cercando la sala del trono, ma non la trovo…-
-Ti ci accompagno io!- esclamò allegra la bimba, prendendo il nuovo compagno per mano. -E’ la prima volta che vieni qui vero?-
Una cascata di domande e di risposte prese immancabilmente il via, legando i due in un’amicizia salda e indistruttibile.

.: [-------] :.

Un affondo fu immediatamente seguito da un fendente obliquo verso l’alto, dopodiché compì un giro su se stessa e sferzò l’aria con un attacco orizzontale, che avrebbe trapassato il nemico, se questo non fosse stato immaginario. La principessa abbassò il lungo bastone che fino a quel momento era stato la sua arma e si diresse verso il limitare dello spiazzo in terra brulla, per riporre l’attrezzo e recuperare un telo per asciugarsi il sudore.
Alcune ciocche bionde, sfuggite all’imposizione della coda alta, le circondarono il viso da adolescente, ma attraversato da una maturità rara nelle ragazze della sua età. Con stanchezza evidente si sedette sulla panca di pietra che le stava accanto e si spolverò distrattamente i grigi pantaloni, ormai consunti dal continuo utilizzo, mentre alzava lo sguardo al cielo limpido di quella mattina di primavera, stranamente quieta.
Infatti, un silenzio innaturale avvolgeva ogni cosa, persino gli animali tacevano in quei giorni lugubri, in cui una grave epidemia minacciava di decimare la popolazione del Regno della Luce. La principessa era preoccupata per la sorte dei suoi sudditi, che cadevano uno dopo l’altro, come le foglie in un rigido autunno, sotto la forza di quel male, il quale pareva senza freno. Strinse i pugni, sentendosi impotente, dopodiché sollevò la mano destra e se la passò dietro al collo, sotto la cascata d’oro della sua chioma. Quel livido violaceo sulla sua pelle diafana, era l’unica cosa che restava del passaggio della malattia a cui per miracolo era sopravvissuta.
-Quando finirà quest’incubo?- pensò con tristezza e un fondo di disperazione, pregando Kingdom Hearts di aiutare la sua gente.
Il rumore di passi frettolosi e sconnessi la riportò alla realtà e abbassò il viso per osservare l'arcata di pietra che faceva da ingresso a quella piccola regione della reggia, lontana dalla sua vita solitamente frenetica. Un giovane dai capelli castani, raccolti in un codino, e il fiato corto irruppe nell’area, volgendo rapidamente lo sguardo a destra e a manca alla disperata ricerca di qualcosa o di qualcuno.
-Stefano!- esclamò la ragazza, alzandosi e andando incontro all’amico, che si avvicinò a sua volta, mostrandole il volto pallido e tirato, e le spente iridi lignee, che sovrastavano due pesanti occhiaie. -Cos’è successo?- chiese preoccupata, posandogli la dritta sulla spalla.
Incapace di proferire alcun suono, il castano la strinse a sé con forza, come se temesse di vederla svanire da un momento all’altro, e affondò il viso nella sua spalla prima di iniziare a essere scosso da un leggero tremore.
Dapprima confusa da quel comportamento, dopo un istante, Miyo sgranò gli occhi poiché un pensiero nefasto, che mai avrebbe voluto concepire, le attraversò la mente, gettandola in subbuglio.
-Stefano… tuo padre è…?-
Non riuscì a terminare la frase, perché un singhiozzo soffocato le giunse all’orecchio e le braccia dell’altro aumentarono la loro stretta di conseguenza. La bionda abbassò le palpebre per poi avvolgere l’amico in un abbraccio di conforto, ascoltando il suo sfogo colmo di dolore senza dire nulla, poiché sapeva che la sua sola presenza valeva molto più di qualsiasi parola, che comunque sarebbe risultata inutile e scontata.
Rapidi e lenti al contempo, i minuti passarono inesorabili e il sole si alzò sempre di più nell'azzurro del suo immenso regno, silente e ignaro osservatore del dolore di un figlio, già orfano della figura materna, rimasto senza padre e quindi solo al mondo. Miyo trattenne la sua tristezza e le sue lacrime per non aggiungere altra sofferenza a quella del castano, che piangeva in silenzio sulla sua spalla, considerata l'ultima ancora per rimanere coi piedi nella realtà. La ragazza attese con pazienza che fosse Stefano a sciogliere l'abbraccio, lasciandogli il tempo che riteneva necessario. Dopo lunghi e interminabili istanti, il ragazzo rilassò la presa sul corpo dell'amica e prese un profondo respiro per allentare la tensione del suo animo, che aveva rischiato un profondo crollo. Sollevò il viso e andò alla ricerca delle iridi violacee della principessa, trovandole immediatamente e leggendovi dolore, ma anche comprensione e forza. La bionda a sua volta, scrutò gli occhi gonfi e arrossati dell'altro, cogliendo il suo smarrimento e la sua richiesta di aiuto.
-Vieni.- mormorò, prendendolo per mano e guidandolo verso la panca di pietra.
Senza lasciarlo, gli sedette accanto e non proferì parola, aspettando nuovamente che fosse lui a dare il via a qualsiasi cosa. Poco dopo, Stefano liberò un sospiro e si passò la mano libera sul viso, dopodiché puntò lo sguardo sul terreno brullo dello spiazzo che stava accanto ai suoi piedi, senza vederlo realmente.
-Questa mattina mi sono svegliato accanto al suo letto e ho subito controllato se la crisi che l'aveva travolto ieri sera fosse passata…- disse, mantenendo gli occhi vacui. -…quando l'ho visto tranquillo, ho pensato che l'avesse superata, ma poi mi sono reso conto che era fin troppo quieto… Sembrava che dormisse… la mia mente ha voluto illudermi e ho pensato che fingesse di dormire per prendermi in giro.- proseguì, con una punta di severità verso se stesso e la voce appena incrinata. -L'ho chiamato, gli ho detto di smetterla di scherzare… ma quando ho appoggiato la mano sulla sua spalla, l'ho sentita talmente fredda che l'ho tolta come se, invece di gelarmi, mi fossi scottato. A quel punto l'ho guardato bene e l'ho visto fermo, simile a una roccia, e poi… ho visto il suo sorriso…- s'interruppe perché le lacrime, con la loro prepotenza, avevano preso di nuovo il posto delle parole, soffocando anche i pensieri.
La bionda intervenne immediatamente e raccolse il suo viso fra le mani per costringerlo a guardarla. -Stefano, per favore, calmati.- disse con tranquillità.
-Lui sorrideva Miyo… perché? Perché?!- urlò il castano, serrando i propri occhi.
-Forse perché sapeva di non doversi preoccupare per te.- rispose lei, ignorando il suo tono. -Perché sapeva che ormai sei grande abbastanza per poter andare avanti con le tue forze e che non saresti comunque rimasto solo.-
Trattenendo il respiro, Stefano rialzò le palpebre e incontrò il sorriso gentile della sua principessa, sormontato dalle brillanti ametiste, ora lucide a causa delle lacrime a cui non fu permessa l'uscita.
-Sì, però…-
-Niente “però”.- sentenziò lei, interrompendolo. -Credo anche, che tuo padre sia orgoglioso di te e di ciò che vuoi diventare, quindi non lasciarti andare. Reagisci e fai in modo che il suo ricordo non ti abbandoni mai.-
Il ragazzo chiuse nuovamente gli occhi per riaprirli un secondo più tardi, mentre un lungo sospiro gli sfuggiva dalle labbra socchiuse, dando prova della sua profonda stanchezza e momentanea fragilità.
-Hai ragione Miyo… e grazie…- mormorò, rispondendo al sorriso dell'amica. -…per tutto.-
-Sciocco… Tu avresti fatto lo stesso per me.- replicò la ragazza dopo aver scosso lievemente il capo.

.: [-------] :.

Lentamente, il cuore nero che aveva dato vita a quella lugubre eclissi si allontanò, lasciando nuovamente il posto al sole nel limpido cielo azzurro del mezzodì. Più rapidamente, invece, il panico si diffuse tra coloro che avevano assistito a quell'evento senza precedenti, annunciatore di un nuovo pericolo per gli abitanti del Regno della Luce. Uomini e donne urlavano la loro paura e fuggirono alle loro case, in cerca di un riparo, che comunque non sarebbe mai riuscito a fermare l'avanzata delle creature dell'Oscurità. Solamente tre individui rimasero immobili in quel venefico caos, oltre a lei.
Miyo sollevò le proprie confuse iridi dall'arma che teneva ancora stretta nella mano destra e andò alla ricerca del suo migliore amico, che ricambiò lo sguardo con altrettanto smarrimento. Tuttavia, fu costretta a voltarsi con un sussulto, quando una mano si posò con una certa forza sulla sua spalla sinistra, e si ritrovò ad affrontare gli occhi celesti del prescelto del Giorno, del quale ancora non aveva memorizzato il nome.
-Principessa Miyo, non possiamo restare qui, la folla rischia di travolgerci!- urlò il giovane, cercando di far udire la sua voce sopra alle grida delle persone attorno a loro.
-Ha ragione lui Miyo! Dobbiamo tornare dentro e parlare con tuo padre! Forza!- aggiunse Stefano, catturando la sua attenzione.
La bionda annuì distrattamente, completamente in balia di mille e più pensieri, mentre l'amico la circondava con un braccio e scambiava una parola veloce con il loro futuro compagno. Chiusa nella sua mente in subbuglio, alle sue orecchie non giunsero più i suoni esterni e i suoi occhi sgranati non vedevano realmente quanto stava loro di fronte, poiché udiva solamente le parole pronunciate poco prima da Kingdom Hearts e da se stessa, mentre l'unica immagine chiara in quel limbo di caos era la figura dell'ormai suo keyblade, candido come una colomba e puro come la Luce.
Non seppe dire come, né perché, ma all'improvviso, nel profondo del suo cuore prese vita un'immensa onda d’incertezza, sommergendolo e prendendo il posto della sicurezza che l'aveva travolta poco prima, quando il Regno Supremo l'aveva scelta come custode di una delle sue chiavi.
A quel pensiero, la principessa si risvegliò un istante dal suo torpore mentale e calò lo sguardo, alla ricerca dell'arma, che però non si trovava più nella stretta delle sue dita.
-Che fosse un sogno?- domandò a se stessa la bionda, chiudendo la dritta e aprendola ancora, come per cercare la consistenza del sacro oggetto che le era stato affidato. -Che il keyblade non fosse reale?- pensò dubbiosa, per stupirsi subito dopo e fermare la sua inconsapevole avanzata nei corridoi della reggia, a causa dell'improvvisa comparsa della Shining Star nella sua mano.
-Come hai fatto a richiamarla?- le chiese Stefano, guardandola incuriosito.
-Non so… ho solo pensato alla chiave e lei è comparsa.- spiegò la giovane prima di guardarsi attorno e riconoscere i candidi battenti dell'entrata della sala del trono di fronte a sé. -Quando siamo arrivati qui? Che ne è stato di tutte le persone che avevamo intorno?- domandò confusa, puntando le sue iridi color lavanda in quelle dell'amico, che la fissò interdetto.
-Non ti sei accorta della strada che abbiamo percorso?-
-No… Ero persa nei miei pensieri e non me ne sono resa conto…- disse lentamente. -Scusami Stefano, credo di dover ancora assimilare quanto è successo…- aggiunse con un sospiro, portandosi una mano alla tempia. -Non so cosa mi sia preso… Prima, davanti alla manifestazione di Kingdom Hearts non avevo alcuna incertezza, nessuna preoccupazione, invece ora non sono più tanto sicura di ciò che dobbiamo fare d'ora in avanti…-
-Non scusarti, siamo tutti nella stessa situazione.- replicò il castano. -A nessuno di noi è passato per la mente di poter rifiutare il dono e il ruolo che Kingdom Hearts ci ha dato e solo ora cominciamo a renderci conto del fardello che ci è stato affidato.-
-Stefano ha ragione Vostra Altezza.- intervenne il più giovane dei quattro. -Tuttavia, anche se il fardello sarà pesante, saremo insieme perché ora siamo compagni e ci sosterremo l'uno con l'altro!- esclamò poi, mostrando un luminoso sorriso pieno d'incoraggiamento. -Ah, dimenticavo, il mio nome è Alexander! Alexander Blackeagle! Lui è mio fratello Terra!- aggiunse, posando un braccio sulla spalla del consanguineo che sospirò di rimando.
-Il mio fratellino è parecchio esuberante, perdonate il suo eccessivo entusiasmo.- replicò l'altro Blackeagle con una risata.
La bionda rise appena a quelle parole, notando come i due fossero diversi tra loro nonostante il loro legame di sangue. -Non preoccuparti Terra, anzi, tuo fratello ha lo spirito giusto per intraprendere l'impresa che ci attende.- rispose con un sorriso. -Come ha detto Alexander da questo momento siamo compagni, perciò dimenticate le formalità e datemi del tu.-
I fratelli sussultarono per un istante a quella richiesta. -Ma principessa, noi non possiamo…- tentò il maggiore dei due.
-E' inutile provare a dissuaderla, vi ordinerebbe di fare come ha detto e otterrebbe comunque quello che vuole.- lo informò Stefano. -Ho ragione o no Miyo?-
-Esatto.- affermò convinta la principessa.
-Visto?- domandò divertito. -Comunque, il mio nome è Stefano Fiervento e spero che oltre ad essere compagni, saremo anche buoni amici.- disse, porgendo la mano destra a Terra, che sorrise e la strinse con la propria.
-Sicuramente.-
Miyo allargò il suo sorriso e sentì il suo spirito placarsi e ricaricarsi di una nuova energia, mentre il castello delle sue certezze e delle sue convinzioni tornava in piedi, più saldo e incrollabile di quanto fosse all'inizio.

.: [-------] :.

Osservò con occhio critico la carta della regione in cui si trovavano, notando con sollievo che la situazione per le truppe della Luce cominciava a farsi più rosea, in quella guerra che ormai da dieci anni scuoteva il regno in ogni suo angolo, come un violento terremoto. Ripensò con orrore e rammarico alle perdite subite, per lo più avvenute per mano sua e dei suoi tre compagni, poiché molti soldati erano caduti, una volta divenuti parte delle ombre che dovevano sconfiggere.
Udì uno sbuffo seccato e un'imprecazione di dolore, che la costrinsero ad abbandonare quei pensieri e a sollevare lo sguardo per puntarlo sul custode che si trovava dall'altro lato del tavolo, seduto sulla sua branda, concentrato nel tentativo di sistemarsi la fasciatura sulla spalla destra con l'unico ausilio della mancina, fallendo miseramente.
-Lascia che ti aiuti.- disse tranquilla, aggirando il tavolino per avvicinarsi all'altro.
-Faccio da solo, grazie.- rispose il ragazzo con voce asciutta, senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro.
-Se continui così farai saltare i punti, poi altro che cambiare le bende, dovrai tornare da Efren e farti ricucire quello schifo.-
-Io da quel mago da strapazzo non ci torno!- esclamò il bruno con una punta di terrore nella voce e sul viso, finalmente girato nella sua direzione.
-Allora lascia fare a me, che ho due mani.- ribatté decisa la bionda.
-Assolutamente no! Aspetterò che torni mio fratello.- sentenziò con tono che non ammetteva repliche.
-Ah! Fai un po' come ti pare!- esplose la principessa, ritornando alle sue riflessioni strategiche in preparazione al nuovo confronto tra i due schieramenti.
Tuttavia, i suoi pensieri scelsero indipendentemente di concentrarsi su ben altri argomenti.
Durante quei due lunghi lustri di battaglie, i quattro ragazzi si erano fatti sempre più vicini l'uno all'altro, legati sin nel profondo dal loro destino di prescelti, però, nel frattempo, nel cuore puro della principessa Miyo si era mosso qualcosa, che continuava ad aumentare senza freno.
Un qualcosa d’indefinito e difficilmente gestibile, ma che, con grande sforzo, la fanciulla dalle iridi d'ametista ancora celava ai suoi compagni, anche se il suo amico d'infanzia, le aveva fatto capire più volte di aver notato quel “qualcosa”. Arrossì un istante, pensando ai suoi sentimenti verso il burbero Blackeagle, che, a parte qualche sporadico gesto di cavalleria, non aveva mai fatto intendere di provare interesse per lei.
La ragazza taceva i suoi sentimenti, mantenendo un comportamento a suo parere normale, per non creare disagi e non insospettire nessuno, ma anche per paura di una delusione.
-E se gli piacessi e stesse facendo un ragionamento identico al mio?- si chiese, alzando di poco gli occhi per osservare il viso abbronzato di Terra, concentrato sull'operazione che ancora cercava di compiere. -Saremmo due imbranati totali…- pensò abbattuta, abbassando le iridi sulla carta geografica.
-Come siamo messi?- domandò il bruno, alzandosi per chinarsi anch'egli sull'enorme mappa.
-Non così male, ma nemmeno così bene da poterci rilassare. Abbiamo recuperato molto terreno da quando siamo qui, la mia paura è che con tutta questa neve il nostro vantaggio, già piccolo di per sé, sia annullato di nuovo con la presenza del custode oscuro…- spiegò la ragazza con voce cupa, spostando una corta ciocca bionda dietro l'orecchio sinistro.
-Non abbatterti, sono sicur- Ah!- esclamò all'improvviso il prescelto del Giorno, stringendosi la ferita con la mano e serrando gli occhi.
Miyo sospirò rassegnata. -Io te l'avevo detto che sarebbero saltati i punti…- disse, mentre nello stesso istante il lembo della tenda si sollevava, mostrando i due compagni mancanti all'appello.
La principessa avvertì lo sguardo intenso di Stefano su di sé, ma non avvertiva fastidio, poiché sapeva che gli occhi del suo amico erano quelli che le guardavano le spalle in battaglia. Dietro di lui comparve il più giovane di loro, Alexander, ancora visibilmente affannato dalla corsa a cui l'aveva costretto per andare alla ricerca del custode dell'Alba all'interno dell'accampamento.
-Eccoci!- esclamò il ragazzo dagli occhi scuri. -Ma non ti avevo detto che dovevi cambiare le bende?- chiese con cipiglio severo all'altro Blackeagle, che rispose con una specie di grugnito.
-Tuo fratello è un testone!- disse la principessa seccata. -Non ha voluto che gliele cambiassi io, voleva che fossi tu a farlo… Ancora non ho capito perché…-
-Perché le tue mani hanno lo stesso tocco delle zampe di un cavallo imbizzarrito…- sbuffò il bruno, tornando a sedersi.
-Villano!- ribatté offesa lei, voltandosi.
-Megera…- rispose Terra, facendo ridere il fratellino.
-Dai state calmi…- s’intromise il custode della Via per l’Alba, cercando di evitare spargimenti di sangue. -Non si può fare nulla con la magia per la tua spalla?-
-Purtroppo no.- rispose Alexander. -La ferita si è infettata, dobbiamo prima curarla con le erbe mediche.- spiegò, mentre con mani esperte si occupava della spalla del consanguineo.
-Non preoccuparti Stefano, posso combattere lo stesso…- replicò Terra, fissando gli occhi azzurri in quelli dell'amico. -Ma non è di questo che dobbiamo discutere.-
-Appunto…- si fece avanti Miyo. -Pare che sia giunto il momento di confrontarci con le chiavi forgiate dall’Oscurità.-
-Ma siamo sicuri che sia così?- chiese Stefano, con la voce e l'espressione del viso avvolti nel ben visibile velo del dubbio.
-Una fanciulla in armatura, che non reca armi al seguito, nel bel mezzo dell’esercito nero credo che sia una certezza chiara persino ai sassi.- affermò la ragazza.
-Una fanciulla?- domandarono in coro i tre, uno più stupito dell'altro.
-Sì, ero lì quando il capitano Silversoul l’ha avvistata e ho potuto verificare io stessa.- confermò la principessa. -Una donna è scesa a capo delle forze oscure, finora guidate da una mano invisibile ai nostri occhi.- disse con sicurezza, poiché ricordava nitidamente il momento in cui le sue iridi si erano posate su quella scura e sottile figura, avvolta da un mantello scuro più di una notte priva di luna, notandone le forme tipiche di un corpo femminile nonostante fossero protette da uno spesso strato di armatura.
-E non è stato visto nessun altro?- domandò Alexander. -Kingdom Hearts aveva accennato al fatto che i custodi fossero più di uno…-
-Nessuno, ma non dobbiamo abbassare la guardia, perché potrebbero arrivare altri prescelti…- terminò la bionda, tornando ad osservare quella muta carta che ricopriva il tavolo, mentre gli stessi quesiti posti dal giovane Blackeagle si fecero rapidamente strada nella sua mente in subbuglio.
Miyo ricordava perfettamente quel giorno di dieci anni prima, in cui la luna a forma di cuore era comparsa improvvisamente, sovrastando il sole di mezzogiorno, conferendo a lei e ai suoi compagni il titolo di custodi e affidando loro il compito di proteggere il Regno della Luce, che nonostante le loro sudate vittorie, era stato messo a ferro e fuoco dall'esercito dell'Oscurità in quasi ogni regione.
Si risvegliò dai suoi pensieri all'udire un lieve russare, così sollevò le ametiste che brillavano sul suo viso per trovare il custode della Catena Regale tranquillamente assopito, probabilmente a causa della debolezza portata dalla ferita. Lo osservò incantata, facendo scorrere lo sguardo sulla parte superiore del suo corpo, libera da qualunque vestiario e per un istante, sentì le gote farsi infuocate.
-Terra… cosa sono io per te? Solamente un'amica con cui bisticciare?- chiese la bionda a se stessa.
All'improvviso, un tumulto di voci attirò la sua attenzione e quella dei suoi amici, che voltarono il capo verso l'entrata della tenda.
-Che sta succedendo?- domandò, dirigendosi all'esterno per controllare di persona.
Ciò che vide la fece sussultare e il sangue si gelò nelle sue vene, mentre il respiro si smorzava per un attimo soltanto. -Santo cielo…-
A velocità sostenuta, l'esercito di Heartless e Nessuno che fino a poco prima era rimasto stranamente quieto oltre la piana, si stava avvicinando pericolosamente al loro accampamento, simile ad una macchia d'olio che continuava ad espandersi senza alcun freno.
A guidare quelle creature prive di ogni sembianza o segno di umanità, testa di quel corpo informe grigio e nero, una figura sottile chiusa in una luccicante armatura nera come le piume dei corvi, portatori di sventure. Miyo serrò i pugni così forte da far crepitare i guanti di pelle scura, mentre il suo viso s'incupiva e i suoi occhi color violetta divenivano seri e decisi, come mai lo erano stati.
-Il momento che abbiamo atteso per dieci anni è finalmente arrivato…- pensò turbata, osservando il pericoloso e inevitabile avanzare delle truppe avversarie.
Risoluta, girò i tacchi e ritornò nella tenda, incrociando gli sguardi preoccupati di Stefano e Alexander.
-Ci attaccano.-
-C'è anche il custode?- chiese Stefano.
-Sì, con il suo esercito alle spalle punta dritto su di noi.- rispose, rivedendo davanti agli occhi la scena con le creature in movimento alle spalle della prescelta, come un mantello svolazzante nel vento di tempesta.

La battaglia infuriava attorno a lei e ai suoi compagni, dai quali era stata separata quasi all'inizio dello scontro, a causa dell'apparente infinita quantità di nemici che si erano fatti avanti in quella plumbea giornata, che ancora piangeva leggeri fiocchi di neve candida. La lama della chiave bianca calava veloce e brutale sulle creature dell'Oscurità, sterminandone a decine, una dietro l'altra.
Piccole ferite si aprirono sulle parti del suo corpo non protette dalla leggera ma resistente armatura, tuttavia non vi fece caso, poiché sapeva che se si fosse fermata, nessuno sarebbe potuto accorrere in suo soccorso. Attorno a sé scorgeva solamente un mare nero striato di grigio e bianco in continuo tumulto, però non trovò tracce della Signora di quell'immensa distesa infernale.
All'improvviso, in quel buio attraversato da immacolati e gelidi cristalli, i suoi occhi viola colsero un luccichio d'argento e uno spruzzo d'acqua che s'innalzò violento verso il cielo. Una bambola priva di cuore s'impadronì però, della sua visuale e Miyo, lesta, compì un tondo con la Shining Star, dopodiché cominciò a correre in direzione dell'amico per coprirgli le spalle, facendosi strada a suon di fendenti. Man mano che si avvicinava, tuttavia notò che il compagno era immobile e il suo sguardo era fisso, come catturato da ciò che si trovava innanzi a lui.
Protetta da un'armatura d'antracite e il keyblade stretto nella mano destra, quella donna avanzava con passi lenti, muovendosi a proprio agio tra le creature uscite dal più oscuro degli antri, che si fecero indietro al suo passaggio, se per rispetto o per timore, questo la principessa non lo comprese. Dalla sua posizione, Miyo non riuscì a cogliere i tratti della loro avversaria, ma le sue iridi spostarono velocemente la loro attenzione su un guizzo rapido e sinuoso. Un Simile, che strisciando in silenzio tra i suoi compagni, si era avvicinato al custode dell'Alba per balzargli addosso.
-Stefano!- gridò Miyo con tutto il fiato che aveva in corpo, per avvertire l'amico del pericolo che correva.
Lo sentì urlare e lo vide portarsi la dritta sulla guancia offesa per poi gettarsi con rabbia sul nemico che l'aveva ferito e farne polvere, che si confuse presto con la neve agitata da un vento improvviso. Preoccupata, cercò di avvicinarsi, ma le ombre dai brillanti occhi gialli e le bambole dai corpi vuoti si misero per l'ennesima volta sul suo cammino e le impedirono di ascoltare la conversazione dei due custodi.
L'istante seguente, i guerrieri della Luce e gli esseri provenienti dall'Oscurità si fermarono ad osservare quella grande fiamma rossa come il sole al tramonto fronteggiata dalla maestosa fenice fatta di acqua pura, mentre un grido di dolore si diffuse nell'etere, senza trovare ostacoli nel silenzio che ricopriva tutta la piana. Il cavaliere cadde all'indietro e la sua fedele compagna si fece avanti per proteggerlo, producendo un'onda d'incredibile ampiezza che si legò al fuoco scarlatto, ricacciandolo indietro dalla sua evocatrice.
La prescelta dell'Oscurità si allontanò rapidamente, avvertendo il pericolo e la minaccia provenienti dal leggiadro volatile e gli gettò uno sguardo irritato, prima di svanire in un fascio di tenebre, che si chiuse su se stesso celando agli occhi dei presenti la via che recava con sé. Poco dopo, i Nessuno e gli Heartless seguirono il loro comandante, attirati da un muto richiamo.
In un battito di ciglia, i semplici mortali, abitanti di quel luminoso Regno in lento ma progressivo declino, rimasero i soli ad occupare quella piana coperta di neve e rinfoderarono le armi, lasciandosi sfuggire uno stanco sospiro di sollievo, per la fine di quell'ennesimo e violento scontro. Miyo non perse tempo, e prima ancora che il keyblade fosse svanito totalmente dalla sua mano destra era già inginocchiata al fianco dell'amico privo di sensi, osservando con orrore la ferita aperta sul suo ventre.
-Omi!- chiamò la principessa, voltandosi verso la fenice. -Omi devi guarirlo! Ti pre-
La frase si spezzò e le iridi d'ametista si dilatarono per il terrore: l'essenza dell'acqua si tramutò in innumerevoli gocce che in un attimo fecero ritorno nel loro talismano appeso all'arma del custode dell'Alba. La ragazza riportò lo sguardo sulla lesione da cui continuava a sgorgare sangue, che velocemente imbrattava l'armatura d'argento e la candida distesa sotto il corpo del cavaliere, dopodiché tornò a guardare il viso del compagno trovandolo pallido e contratto.
-Stefano…- sussurrò la bionda, scuotendo appena il castano per una spalla. -Stefano!-
Il prescelto dell'Alba tremò e tossì sotto le sue dita, dandole un piccolo sollievo e un barlume di speranza, dopodiché la principessa iniziò a trafficare con i lacci dell'armatura, cercando di recuperare il suo consueto autocontrollo.
-Miyo!- gridarono i due fratelli Blackeagle, arrivando alle sue spalle. -Come sta Stefano?!- chiese il più giovane, preoccupato e con il respiro affannoso.
-Vai a chiamare Efren!- ordinò la bionda senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro. -Che aspetti?! Muoviti!- urlò, voltandosi per un istante e mostrando i suoi occhi lucidi ma determinati.
Il ragazzo dagli occhi scuri scattò come una molla e corse come il vento in direzione dell'accampamento, dimenticandosi della stanchezza e delle ferite di piccola gravità che aveva riportato. Al contrario, Terra aggirò il corpo del ferito sedendogli accanto, pronto ad intervenire in caso di bisogno, mentre la compagna poneva le mani sulla lacerazione per cercare di mettere freno all'emorragia, fino all'arrivo del mago.
Sentì il suo sguardo fisso su di sé, ma non se ne curò e mantenne la concentrazione su ciò che stava facendo, per evitare di scatenare l'effetto opposto a ciò che voleva realizzare. La luce smeraldina dell'incantesimo illuminava appena i tre corpi sui quali si riversava, come una candela ormai alla fine della sua effimera esistenza. Improvvisamente vacillò, come scossa dal vento, e s'indebolì per un istante, prima di tornare viva, spinta dall'ultimo barlume di forza e dalla testardaggine della principessa.
-Miyo fermati sta arrivando Efren…- avvertì il custode del Giorno, senza però essere udito dalla bionda che non si accorse dell'arrivo del mago e del custode della Catena Nobile.
-Principessa Miyo, lasciate fare a me!- esclamò l'incantatore dai corti e sbarazzini capelli turchini, gli occhi color paglierino e la carnagione pallida, come la superficie della luna, ma mai come quella del cavaliere steso al suolo che era il centro dell'attenzione della giovane al punto tale da escluderla da tutto ciò che le accadeva intorno.
Il nuovo arrivato cercò di scansarla e prendere il controllo sulla sua debole magia di guarigione per sostituirla con la propria, più forte ed efficace in quel momento, ma lei non cedette. La voce di Alexander le urlò a sua volta di fermarsi e farsi da parte ma Miyo la ignorò anche quando le sue mani presero a tremare e l'alone color smeraldo iniziò ad affievolirsi, diventando sempre più debole. Non voleva arrendersi, poiché nella sua mente sarebbe equivalso alla resa del suo amico più caro, del fratello che non aveva mai avuto.
Una mano calda sulla spalla ruppe la sua concentrazione, infrangendola in mille pezzi, e una voce la costrinse a voltarsi. Le sue iridi color violetta si tuffarono in quelle celesti di Terra, che lentamente e con un'incredibile delicatezza la allontanò dal corpo del custode dell'Alba.
-Calmati Miyo, non è portandoti allo stremo che aiuterai Stefano.- le disse, sedendole accanto. -Non preoccuparti, si salverà sicuramente.- aggiunse, aumentando la presa su di lei per portarla contro il suo petto e stringerla tra le braccia.
La principessa ricambiò appena quella stretta, mentre le forze cominciarono a venirle meno e tutto attorno a lei iniziò a farsi scuro e silenzioso, fino a spegnersi totalmente nell'oblio dell'incoscienza.

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Quando si svegliò, avvertì le membra pesanti ma stranamente riposate, come se avesse dormito per giorni senza muoversi di un millimetro dalla posizione in cui si era assopita.
Immediatamente riconobbe il soffitto di tela verde della sua tenda, illuminato dalla fioca luce di una lampada a olio, dopodiché abbassò lo sguardo alla sua sinistra e sussultò quando vide il custode del Giorno, seduto su uno sgabello, sicuramente scomodo, con le braccia conserte e il capo penzolante sul petto, che si muoveva lentamente. Lo osservò dormire, quieto e col viso disteso, trovandolo bello ed elegante, come quello di un dio. Arrossì al pensiero appena formulato, ma non esitò ad allungare una mano verso il corpo del suo compagno, per accarezzargli il volto con la punta delle dita. Dalla sua posizione, però, riuscì a malapena a sfiorargli il mento e il profilo della guancia, pungendosi lievemente con il corto strato di barba che la copriva. Spinse nuovamente i polpastrelli in avanti per sfiorarlo ancora e tentò di arrivare più in alto, volendo raggiungere lo zigomo, ma fallì e ritirò il braccio, ormai stanco nonostante lo sforzo minimo a cui era stato sottoposto, e mantenne lo sguardo su di lui.
Non seppe dire per quanto tempo i suoi occhi semichiusi rimasero posati sul compagno assopito, studiandolo con attenzione, come non aveva ancora osato fare in quei dieci anni in cui erano stati tanto vicini da poter respirare la stessa aria. Passò le iridi color ametista sugli affilati lineamenti del ragazzo e senza rendersene conto, la sua mente vagò in una strana fantasia, in cui le sue labbra ne assaggiavano ogni porzione di pelle con dei piccoli e lenti baci. Dopo quella che le parve un’eternità, il bruno sussultò nel sonno, facendola trasalire a sua volta. Lo guardò ad occhi semi chiusi, mentre allungava le braccia per stirarle ed emetteva un lungo sbadiglio colmo di stanchezza, subito sostituito da un grugnito di dolore e dal ritrarsi del braccio destro, probabilmente ancora indebolito dalla ferita.
Sbatté impercettibilmente le palpebre per riflesso ma quel movimento bastò ad attirare l’attenzione del custode della Catena Regale, che sgranò gli occhi e s’inginocchiò immediatamente al suo fianco, causando la caduta dello sgabello su cui aveva inconsapevolmente dormito.
-Miyo!- chiamò con ansia. -Miyo mi riconosci?-
La bionda annuì piano. -Terra… cos’è accaduto?-
-Fatichi a ricordare, è comprensibile… ieri, alla fine dello scontro in cui è apparsa la custode dell’Oscurità, sei svenuta dopo aver cercato di risanare la ferita di Stefano…-
Ascoltò la spiegazione, assimilando pian piano ogni parola, finché non capì il senso dell’intera frase e scattò a sedere, mentre la preoccupazione e la paura esplodevano senza riguardi nel suo cuore puro.
-Come sta Stefano?! Dov’è?!-
Il castano le sorrise, posandole le mani sulle spalle per farla tornare sdraiata. -Non temere, Stefano sta bene e in questo momento si trova nella sua tenda.- le spiegò con calma. -Efren ha richiuso la ferita, ma non è stato in grado di guarire l’ustione provocata dalle fiamme di quella donna. Questa mattina aveva ancora la febbre alta, così Alexander si è offerto di vegliare su di lui per dare il cambio al nostro mago da strapazzo. Comunque puoi stare tranquilla, Stefano non corre alcun pericolo.-
A quel punto, la principessa si rilassò, affondando tra le coperte che la avvolgevano, come l’abbraccio rassicurante di una madre premurosa e senza che se ne accorgesse, delle lacrime fuggirono dai suoi occhi viola, scivolandole lentamente sulle guance, come le gocce di rugiada sui fili d’erba al giungere dell’aurora.
-Non piangere Miyo, Stefano è un osso duro, si riprenderà presto.- disse, passandole la mano sulla guancia più vicina.
-Lui è come un fratello per me… Ho avuto tanta paura di averlo perso…- mormorò la bionda, incapace di frenare quelle gocce saline che ancora si rincorrevano sulla sua pelle.
-Ma non è accaduto…- replicò il giovane, sedendosi accanto a lei sulla branda e chinando il capo sul suo, fino a sfiorarle la fronte.
Le iridi viola della principessa si specchiarono in quelle color cielo del castano e vi trovarono una luce diversa, nuova, che mai vi avevano scorto, anche perché non si erano mai soffermate su di loro per più di qualche istante. Miyo arrossì per la vicinanza del compagno e trattenne il fiato quando egli ridusse ulteriormente la distanza.
-…e per fortuna, anche tu sei salva.- ammise con sollievo il custode del Giorno. -Ieri, quando hai perso i sensi, il tuo cuore era così debole che ho faticato a sentirne le pulsazioni. Hai rischiato tantissimo e io ho avuto il terrore che non avresti più riaperto gli occhi.-
Ancora incredula di fronte alle parole del compagno, la principessa lo osservò chiudere i propri e prendere un lungo e profondo respiro. Sentì indistintamente il cuore batterle all’impazzata nel petto e di sfuggita, si chiese come fosse possibile che il giorno prima si fosse quasi ridotto al silenzio.
-Miyo, ti prego, non commettere più un’imprudenza simile.- disse il castano, tornando a guardarla e sorridendo per un motivo a lei sconosciuto. -Non potrei sopportare di vederti ancora una volta in quello stato…- sussurrò. -Non voglio rischiare di perderti.-
La principessa avvertì i sensi di colpa farsi largo nel suo cuore e nella sua anima. Nuovamente percepì quei sentimenti che da tanti anni celava nel profondo di se stessa e si chiese come aveva potuto fare qualcosa di tanto avventato davanti agli occhi del suo compagno. Quello stesso compagno che amava, ma a cui non voleva rivelare nemmeno una parola di quel che provava nei suoi confronti.
-Terra… io…- mormorò, prima di essere interrotta dall’improvviso contatto delle labbra del ragazzo, che si erano posate sulle sue.
Sgranò gli occhi color ametista e per l’effimera durata di quel bacio, la sua mente si rifiutò di produrre anche solo un pensiero. Quando si separarono, si rese conto di avere il viso in fiamme, manifestazione del suo imbarazzo, e voltò lo sguardo per non incrociare quello dell’altro.
-Guardami Miyo.- le chiese, carezzandole una guancia rossa come il crepuscolo. -Per favore…-
Tornò a guardarlo e rimase incantata dal suo sorriso, luminoso come il sole di mezzogiorno, prima di stupirsi per le sue parole.
-Principessa Miyo, l’avervi in fin di vita tra le mie impotenti braccia, incapaci di aiutarvi… e il puro terrore scatenato dal solo pensiero di potervi perdere, mi hanno fatto capire che non sono stato altro che un vigliacco e un povero stolto ad aver taciuto per tanto quel che provo per voi.- ammise, senza mai abbandonare il contatto con i suoi occhi viola. -Principessa Miyo, potrete mai accettare l’amore di questo vostro stupido suddito?- domandò sempre con quel suo sorriso dipinto in viso.

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Sgranò gli occhi quando udì quella domanda.
Era stata posta con innocenza e sincerità, ma lo stupore per lei fu immenso, considerando chi l’aveva pronunciata.
-Come sarebbe a dire che non sai cosa sono effettivamente gli Heartless e i Nessuno?- domandò a sua volta. -E’ impossibile che proprio tu non lo sappia…- aggiunse, sempre colma di sconcerto.
La mora scosse il capo con un sospiro. -A me è stato detto che erano soldati e che avrebbero obbedito ad ogni mio ordine, non mi sono mai interrogata sulla loro provenienza o sulla loro natura, finché non ho conosciuto voi.- spiegò. -Pensa, Stefano ha dovuto spiegarmi cos’è la Luce che voi amate tanto… Da quando sono stata creata, ho vissuto tra le tenebre più scure e fitte e non sapevo esistesse qualcosa di diametralmente opposto.- ammise, abbassando lo sguardo sul pavimento verde della tenda. -Mi sento una tale ignorante!-
La principessa le posò una mano sulla spalla. -Anike, non dirlo nemmeno per scherzo. Spiegarti queste cose non è un problema per me, anzi, potrebbe aiutarti a capire meglio il perché ci battiamo per la salvezza del Regno della Luce.-
La keyblader del Tramonto mostrò un piccolo sorriso e annuì, pronta ad ascoltare le parole della nuova compagna, che sorrise a sua volta, pensando a quanto si era affezionata a lei in quelle due settimane. Il giorno in cui l’aveva vista uscire da quel varco profondo e buio era stata istintivamente diffidente nei suoi confronti, poi però, osservandola meglio, in lei aveva visto solo una creatura smarrita, che non aveva idea di quale e dove fosse la sua casa.
Spinta dalla convinzione di Alexander, Miyo si fece coraggio e cercò di avvicinarsi a quella ragazza che fino a pochi giorni prima era stata sua nemica. Quel compito, che in principio le era parso tanto difficile, si era rivelato semplice e gratificante, poiché la prescelta dell’Oscurità s’impegnò a sua volta per stringere un legame con lei e per rafforzarlo sempre di più, facendole capire di essere convinta della sua decisione di unirsi alla Luce e di combattere al loro fianco.
Così, la istruì sul procedimento che metteva al mondo i componenti delle fila oscure. Tuttavia, man mano che proseguiva, notò la preoccupazione e il senso di colpa nelle sue verdi iridi, portate dalla comprensione di qualcosa che a lei risultava estraneo. Quando terminò, la custode dalla pelle scura si guardò le mani con disgusto e paura.
-Cosa c’è Anike?-
-Che cosa ho fatto Miyo? Come ho potuto essere così cieca?-
-Ma cosa stai dicendo? Tu non hai colpe quindi…-
-Non ho colpe?!- urlò all’improvviso la mora, guardandola negli occhi. -Miyo, tu non capisci! Gran parte di quelle creature sono nate a causa mia! A causa del mio potere tutte quelle persone…- disse, fino a che la voce non le morì in un sussurro.
La vide mettersi le mani tra le agitate ciocche corvine e stringerle, quasi volesse strapparsele via, mentre nella bionda nacque e crebbe uno strano ed inquieto timore. Deglutì per riprendere padronanza della sua voce.
-Anike, di che potere parli? Del fuoco che controlli?- chiese, anche se in fondo sapeva già che, purtroppo, così non era.
-No… è qualcosa di ancora più devastante… Ogni soldato che è caduto per mano mia è entrato a far parte dell’esercito oscuro.- asserì, tornando a guardarsi le mani. -Finora non sono stata altro che un burattino nelle mani dell’Oscurità. Un burattino che non aveva idea di quel che stava facendo.- proseguì, serrando le dita a pugno. -Ora però, so cosa devo fare.- sentenziò, alzandosi in piedi.
Miyo la imitò, mettendole una mano sulla spalla destra. -Cos’hai intenzione di fare?-
-Sigillerò il mio potere, è l’unica cosa che posso fare per redimermi e anche per evitare che possa finire, insieme al mio keyblade, nelle mani sbagliate se dovessi morire.-
La bionda annuì, ma la trattenne, poiché non aveva ancora risposto alla sua prima domanda. -In cosa consiste il tuo potere Anike?- chiese, fissandola nelle sue iridi verdi come i germogli in primavera.
-Te lo dirò quando saremo insieme agli altri, ma non ora.- la frenò. -E’ qualcosa di terribile che forse non sarete in grado di accettare. Per questo, prima di parlarvene, preferisco trovare un modo per sigillarlo, per darvi la sicurezza che non dovrete averci a che fare.- spiegò.
La giovane principessa cercò di immaginarsi in cosa potesse consistere quel potere che era riuscito a gettare nel panico persino la sua proprietaria. La custode del Tramonto però, frenò i suoi pensieri richiamandola e prendendole le mani, per stringerle appena tra le sue.
-Miyo ti prego, non dire niente agli altri. L’unico che potrebbe sapere già qualcosa è Stefano, perché ci siamo scontrati, ma non parlare nemmeno con lui.-
Incapace di negare di fronte a quello sguardo disperato, la principessa della Luce annuì. -Va bene, rispetterò la tua decisione.-
-Grazie Miyo. Grazie mille.-

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Quando i tre saggi le avevano chiesto di radunare i custodi nella sala delle udienze, le era venuto da pensare che dovessero rivelare qualcosa riguardo allo scontro finale. Tuttavia, mai avrebbe immaginato una simile sentenza.
Miyo si strinse maggiormente al petto del suo compagno e lo guardò un istante in viso, trovandovi il suo stesso sconforto, prima di riportare la propria attenzione sui due custodi che si trovavano al centro della stanza.
Stefano piangeva silenziosamente il suo dolore e di tanto in tanto le sue spalle si esibivano in un sussulto, mentre Anike, tra le sue braccia, mostrava uno sguardo vacuo, perso in chissà quali pensieri, ma vi si poteva leggere anche la consapevolezza della donna, riguardo ciò che l’avrebbe attesa al tramonto del giorno seguente.
Spostò lo sguardo sul giovane custode della chiave gemella e, se fosse stato possibile, il suo cuore si sarebbe stretto in una morsa ancor più soffocante. Nonostante gli occhi scuri fossero rivolti al pavimento, sul viso di Alexander era fin troppo chiaro quanto fosse grande il dolore che lo stava lacerando e, per certi versi, la principessa riuscì a comprenderlo. Nella custode oscura, il ragazzo aveva trovato una figura femminile, che mai aveva potuto conoscere, a cui appoggiarsi e chiedere consiglio, e quando era in sua compagnia, la felicità era così evidente sul suo viso, da far tenerezza a chiunque. E ora, tutto quello che aveva finalmente ottenuto, era andato in frantumi.
La voce di Anike la riscosse dai suoi pensieri. -Noi ci ritiriamo…-
-Va bene…- soffiò la bionda, osservando l’amica lasciare la sala, affiancata a Stefano.
Miyo faticò a trattenersi dal correre dall’amico per abbracciarlo e dargli conforto, perché in quel momento, le sembrò di rivivere quel terribile giorno di tanti anni prima, quando il castano era giunto da lei con l’anima straziata dalla perdita del padre.
Dopo che la coppia di custodi fu sparita dalla sua vista, la prescelta della chiave bianca riportò l’attenzione delle sue ametiste sul compagno accanto a lei, ma si preoccupò ancora di più, quando vide che i suoi occhi erano rivolti sul Blackeagle più giovane.
-Alexander non ricorda quasi niente di nostra madre, ma Anike in qualcosa le assomiglia… e credo che ora, la consideri tale.- mormorò. -Io avevo otto anni quando la mamma è morta e il dolore per la sua perdita è stato enorme.-
-Va da lui, Terra. Tuo fratello ha bisogno di te adesso.- affermò decisa.
-Sei sicura?- domandò con apprensione.
-Certo. Ora vai, io vado in biblioteca, mi troverai lì.-
Il ragazzo annuì, donandole un rapido bacio a fior di labbra. -Non so quanto ci metterò, non so cosa potrò fare…-
Per un istante, Miyo sorrise davanti allo smarrimento momentaneo dell’altro. -È facile. Devi solo stargli accanto, fargli capire che non sarà mai solo e che andrà tutto bene, anche se sarà difficile.-
Il maggiore dei Blackeagle ricambiò il sorriso e le donò un secondo bacio. -Grazie Miyo.-
La bionda lo guardò allontanarsi per avvicinarsi al fratello, che lo fissò per pochi secondi, prima di gettarsi sul suo petto, invocandone il nome; dopodiché, prese un profondo respiro e uscì da quella sala maledetta.

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Non vi era neve questa volta.
Al contrario, il cielo sereno aveva l’aspetto di un quadro perfetto, dipinto da mani ultraterrene. Il blu della notte era così profondo e intenso, che pareva in grado d’inghiottire ogni cosa, le stelle erano i suoi occhi, ed erano così splendenti, che sarebbe stato impossibile per loro perdersi anche solo un movimento di quella terribile battaglia, infine c’era lei, la luna a forma di cuore. Kingdom Hearts. Silente guardiano di quello scontro affogato in una pozza di sangue cremisi, cominciato all’alba di quella notte luminosa e buia al contempo.
Quando l’ultima custode era comparsa di fronte a loro, Miyo tremò.
Percepì istintivamente che quella donna non aveva nulla di umano. Era la copia perfetta di Anike, come se si fosse trovata davanti ad uno specchio, differivano per pochi ma sostanziali particolari. I capelli della prescelta della Notte, anche se agitati come le acque di un fiume in piena, erano candidi come la superficie della luna e i suoi occhi, che dovevano mostrarsi neri, erano rossi e traboccanti di odio.
Le due figlie del fuoco si erano guardate per un effimero momento, prima di lanciarsi l’una contro l’altra, dando inizio alla conclusione di quella lunga guerra.
Heartless e Nessuno si erano fatti avanti uno dietro l’altro, dandole appena il tempo di respirare. Si susseguivano senza sosta, sempre allo stesso ritmo, e dopo tante ore, la principessa del Regno della Luce cominciava a sentire le forze che le venivano meno. Distrutto l’ennesimo Ballerino, alzò lo sguardo e poco distante vide il custode della Catena Nobile, circondato da un gruppo di ombre che minacciavano di aggredirlo tutte in una volta sola.
Con le poche forze che le restavano, la bionda prese a correre, volando come una freccia appena scoccata, colpendo i nemici che le intralciavano la strada. Giunta a pochi passi dal giovane compagno, puntò il keyblade avanti a sé.
-Lux Sacra!-
Una decina di sfere di luce, attorniate da lame di prezioso argento, fu scagliata contro i componenti dell’esercito avversario che, investiti da tanta purezza, svanirono diventando polvere e liberando i cuori che li avevano generati.
-Stai bene Alex?- domandò, avvicinandosi al bruno.
-Eh… insomma…-grugnì il Blackeagle, alzando il viso sull’amica e portando la mano sinistra sul fianco dello stesso lato, per coprire una ferita. -Sono stato peggio, ma questa mi dà fastidio e non ho più magia per curarmi…-
-Nemmeno io…- ammise la principessa, prima di affiancare l’amico per farlo appoggiare a sé. -Dobbiamo trovare Stefano, Omi potrà guarirti…-
-E’ un po’ che non vedo la fenice d’acqua…- disse il ragazzo, ansante.
-Non abbatterti. Se ho trovato te, troveremo anche gli altri in questo macello!- sentenziò risoluta la ragazza.
-Ai suoi ordini, principessa!- rise Alexander.
-Spiritoso, davvero spiritoso.- s’imbronciò lei, guardandosi attorno alla ricerca dei compagni, ma trovando solo nemici in rapido avvicinamento. -Maledizione, ma non finiscono mai questi cosi?-
Impugnò la Shining Star e caricò una sfera di luce sulla punta. -Tieniti pronto a correre.- informò, prima di lanciare l’attacco sul gruppo di bambole bianche e ombre che avevano davanti, respingendoli e gettandoli sui compagni, che furono travolti e mandati indietro.
-Andiamo!-

Giravano come trottole da molti minuti, quando finalmente trovarono il maggiore dei Blackeagle.
Il custode del Giorno respirava rapidamente e quando si voltò, mostrò l’occhio destro chiuso e coperto di sangue.
-Terra!- gridarono entrambi, facendosi faticosamente largo a deboli colpi di keyblade.
Il castano andò loro incontro, falciando ogni avversario che si trovava sulla sua strada. Una volta uniti, i tre ragazzi si diedero la schiena, coprendosi a vicenda.
-Come state?- chiese, gettando rapide occhiate a destra e a manca, con l’unica iride che ancora poteva usare.
-Siamo dei fiorellini appena sbocciati… non vedi fratellone?- scherzò il ragazzo, tenendosi la mano sul fianco ferito e cercando di regolare il respiro.
-Da quanto tempo sei conciato così?- domandò l’altro, guardandolo di sbieco, prima di eliminare un Simile che si era avvicinato troppo.
-Non ne ho idea…-
-Terra hai visto Stefano? Abbiamo bisogno di Omi per curare Alex.- intervenne Miyo. -Reflex!- urlò poi, avvolgendo se stessa e i compagni con una barriera rosata, che li difese da una coppia di sfere di fuoco. -E anche per avere un aiuto, ormai siamo sfiniti!- affermò, mentre lo scudo s’infrangeva in infiniti frammenti e liberava la strada alla chiave bianca, che fu lanciata contro il Jazz Cremisi, autore di quell’attacco.
L’Heartless però, fu più rapido dell’arma leggendaria e la schivò, lasciando che lo oltrepassasse e svanisse per fare ritorno tra le dita della sua proprietaria.
-Quando è cominciata la battaglia, era poco distante da Anike e non credo che si sia allontanato.- spiegò. -Possiamo provare…- il prescelto della Catena Regale si fermò, incredulo e confuso di fronte a ciò che stava accadendo.
Uno ad uno, Nessuno e Heartless si ridussero in polvere, sbriciolandosi come statue di sale bagnate dall’acqua.
In breve tempo, l’intera valle si ritrovò vuota e silenziosa, come un inospitale deserto, con i soli custodi a popolarla. Un tonfo sordo, improvviso come un tuono, attirò l’attenzione delle iridi viola, che si spalancarono con terrore, quando scorsero il giovane Alexander a terra con il fiato corto.
Gli fu subito accanto, scuotendolo e chiamandolo, per cercare di capire se fosse sveglio o se avesse già ceduto il passo alla stanchezza e alla debolezza portata dalla ferita.
-Alex!- il bruno la imitò immediatamente, inginocchiandosi per girarlo e poterlo guardare in viso.
Pallido e sudato, il volto del custode della chiave gemella era solo un pessimo segno, come il suo respiro affaticato e debole.
-Andiamo fratellino, svegliati!- urlò Terra, dandogli dei leggeri colpi alle guance.
-…fratellone… sono stanco, non sordo…- mormorò il giovane Blackeagle, schiudendo di poco le palpebre. -…cos’è successo…?-
-Non lo sappiamo…- disse la bionda. -I nemici sono spariti, ma…-
S’interruppe la giovane principessa, gelando sul posto, a causa di un grido disumano e inascoltabile, che la fece rabbrividire. Straziante e traboccante di rabbia, dolore e rancore, si diffuse nell’aria come una nube tossica, giungendo in ogni anfratto della vallata e zittendo persino il lieve fruscio del vento.
Quando si riscosse e riportò lo sguardo sui due compagni, trovò Alexander privo della parte superiore dell’armatura e il fratello che rapidamente lo liberava del resto, per dedicarsi poi a se stesso.
-Non abbiamo tempo per raggiungere Stefano e Omi.- spiegò brevemente, prima di strappare un lembo della propria camicia e porgerlo alla ragazza. -Fagli una fasciatura stretta Miyo, anche se si lamenta.- aggiunse, dopodiché sollevò delicatamente il busto del fratello.
Già compreso ciò che doveva fare, la custode della chiave bianca si mise subito in moto per posizionare al meglio la benda improvvisata. Ignorò i gemiti di dolore dell’amico e strinse quanto poté, per evitare di portare più danno che beneficio.
-Altro che cavallo imbizzarrito…- soffiò il giovane. -Hai il tocco… di un elefante…-
-Se hai la forza di dire certe scemenze, significa che stai benissimo.- sentenziò Miyo, mettendo un finto broncio.
Terra rise appena a quella scena e scosse il capo. -Adesso sarà meglio muoverci, quest’apparente tranquillità non mi piace per nulla…-

Steins;Gate OST - GATE OF STEINER piano

Assicurato Alexander sulle spalle del Blackeagle maggiore, i tre custodi si avviarono in direzione est, seguendo l’energia del compagno mancante. Tutt’intorno a loro, era calato un silenzio soffocante, che li stringeva in una morsa d’ansia e paura, con la stessa forza di un boa che stritola la preda per poi divorarla. Ad ogni passo compiuto, quella pressione aumentava, come la sabbia che lentamente scende nella parte inferiore della clessidra, granello dopo granello, trascinata dalla forza di gravità, e un inafferrabile peso iniziò ad accomodarsi sul cuore di Miyo, con un’ampia soddisfazione.
Oltrepassata una collinetta, le iridi viola della principessa scorsero la figura del custode dell’Alba, in quel momento occupato a dare istruzioni frettolose ad un giovane soldato, che poco dopo scattò in direzione del campo. Il sollievo di vederlo ancora in piedi, sano e salvo, fece sì che le sue labbra rosee si allargassero in un sorriso di gioia, ma questo si spense quasi immediatamente, quando la prescelta della chiave bianca vide ciò che stava oltre il suo compagno. Un’enorme cupola rossa e al suo interno le due custodi gemelle, una di fronte all’altra immobili, impegnate in una conversazione che loro non potevano udire. Tuttavia, fu solo quando raggiunse il cavaliere dall’armatura d’argento, che notò quel braccio reciso poco distante dalle due sorelle, e tra le dita ancora serrate, l’ultimo keyblade.
Lo fissò ad occhi sgranati. Ora che l’aveva visto, che ne aveva percepito il potere oscuro, così contrastante con la sua luce pura e benefica, non avrebbe mai più potuto dimenticarlo. Quella fiamma nera alla base e quei candidi artigli all’apice, in grado di ghermire un cuore e strapparlo al proprietario, s’impressero nella sua mente, come un marchio indelebile.
-Miyo?- chiamò Terra, mettendole una mano sulla spalla. -Che ti prende?-
La bionda scosse appena il capo. -Stefano, quel braccio…- mormorò, accennando all’arto inerme che giaceva in una pozza di sangue cremisi.
-E’ dell’altra custode. Anike gliel’ha tagliato via poco fa e subito dopo, tutti gli Heartless e i Nessuno sono spariti.- spiegò affiancandola insieme al prescelto dagli occhi scuri.
-Alex come ti senti?- domandò confusa, squadrandolo da capo a piedi.
-Bene! La ferita non è del tutto a posto, ma Stefano ha fatto in modo che potessi almeno stare in piedi!- esclamò il giovane, con un sorriso rassicurante.
-E Omi? Che fine ha fatto?- chiese ancora.
L’amico dagli occhi lignei la fissò stralunato. -Miyo, ma non mi hai sentito prima? Ho detto che ho dovuto richiamare Omi perché era al limite…-
-No… non ti ho sentito, scusami…- disse, tornando a posare lo sguardo su quell’arma terribile.
Ne era attratta e allo stesso tempo sentiva di doverne stare alla larga. Sentì una stretta alla spalla sinistra e si voltò, tuffandosi nell’unica iride visibile del custode del Giorno, che la guardava senza nascondere la sua preoccupazione.
-Miyo cos’hai?-
-Quel keyblade… emana Oscurità solo a guardarlo…- soffiò, deglutendo.
I tre ragazzi rivolsero l’attenzione alla chiave oscura, ma un movimento della custode del Tramonto attirò i loro occhi e quelli della principessa della Luce. La donna aveva levato il braccio destro, puntandolo contro la sua presunta sorella, dopodiché ci furono solo le fiamme.
All’interno di quella salda barriera semi-trasparente, s’era acceso un incendio vorace, che in un istante aveva celato le due contendenti tra le sue fameliche lingue. I quattro custodi erano illuminati dalla luce scarlatta di quel fuoco e ne percepirono la forza distruttiva, che al suo passaggio non lasciava neanche le ceneri di ciò che aveva incrociato. Simile ad una bestia che da tempo non viene sfamata, il rogo non sembrava intenzionato ad estinguersi con la stessa velocità con cui era nato, e come un fiero leone ruggiva e ruggiva, nella speranza di farsi udire anche all’esterno di quella strana gabbia senza sbarre.
Miyo si destò da quella strana ipnosi, quando il prescelto della Via per l’Alba annullò con una rapida corsa quei pochi metri che lo separavano dalla cupola, ignaro contenitore di un’infernale manifestazione.
-Anike!- urlò, battendo il pugno destro sulla parete. -Anike! Fermati! Anike!- continuò, alzando sempre di più il tono di voce, che man mano si tingeva di disperazione.
La bionda corse e chiamò l’amico, ma questo non la udì e continuò ad invocare il nome della compagna, creatrice di quello spettacolo terrificante. Allora gli afferrò il braccio, costringendolo a girarsi verso di lei.
-Stefano…- sussurrò, sconcertata dall’angoscia che trovò dipinta sul suo viso.
-Devo fermarla Miyo! Nemmeno Anike può sopravvivere se non richiama il fuoco!- affermò, tornando a tempestare la barriera di pugni. -Anike! Consumerai anche te stessa! Ti prego! Fermati! Anike!-
La morsa, che ancora intrappolava il cuore della principessa, si serrò ulteriormente. Guardò il custode al suo fianco e i due fratelli, ancora alle sue spalle, per un istante, prima di voltarsi di nuovo e cominciare a colpire il muro rossastro, chiamando l’amica.
Poco dopo, Terra fu al suo fianco, insieme ad Alexander, che per via della poca forza si limitò a gridare il nome di colei che considerava parte della sua famiglia.
Non seppe dire quanto tempo passò, ma all’improvviso, l’incendio si estinse.
Lentamente, le alte fiamme si ritirarono, come gli arti di una tartaruga che si nasconde nel guscio, e rivelarono il corpo tremante della keyblader del Tramonto, col capo rivolto all’arma dell’avversaria e al braccio che ancora vi era attaccato, unica testimonianza della sua esistenza. Infatti, dell’ultima custode, non vi era più alcuna traccia.
Continuarono a chiamare l’amica, finché d’un tratto non si voltò, mostrando loro un sorriso dolce, sincero, felice e al contempo, dispiaciuto.
La barriera andò in pezzi, che caddero al suolo in silenzio, come le piume di un uccello trasportate dal vento, e permise a tutti loro di andare incontro alla compagna sfinita, che ancora non aveva mutato espressione.
Vedendo quel sorriso, Miyo capì che avevano vinto e che il prezzo pattuito dalle ingiuste mani del fato, stava per essere pagato.

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L’alto battente girò sui suoi possenti cardini e alzò il viso, curiosa di scoprire chi fosse il prossimo suddito in cerca di consiglio. Un sorriso le allungò le labbra a quella vista e si rilassò.
Il nuovo arrivato, vestito con abiti da cacciatore, s’inchinò a pochi passi dalla coppia di scranni. -Vostre Maestà.-
-Stefano Fiervento.- tuonò la voce della regina. -Ti ordino di alzarti immediatamente e di chiamarmi per nome, se non vuoi finire sotto tortura.- proseguì, facendo ridere il suo compagno, che le sedeva accanto.
-Cosa vorresti farmi stavolta? Mandarmi in paese coperto solo dalla biancheria?- domandò divertito il castano, alzandosi in piedi.
-In realtà, pensavo di proclamarti insegnante di storia di mio figlio.- rispose lei, con un ghigno.
-Miyo, amica mia, vedo che sei sempre splendente come un raggio di sole!- esclamò l’uomo, stampandosi un sorriso sulla faccia.
-Ruffiano…- replicò lei, scendendo dal trono per avvicinarsi all’amico e abbracciarlo. -È tanto che non ti fai vedere, come te la passi?-
-Non c’è male, trascorro le giornate a pescare, intrecciare cesti, coltivare l’orto, spaccare legna e rimandare indietro tutti i giovani che mi chiedono di insegnargli a tirar di scherma.- raccontò, staccandosi e stringendo la mano all’altro uomo. -E voi? Come state?-
-Bene, qui non ci si annoia mai, dovresti saperlo!- rispose Terra, ricambiando la stretta.
-Hai ragione!- affermò Stefano, ridendo con i due sovrani. -Il giovanotto che fine ha fatto? Ero passato per salutare anche lui.-
La bionda regina rifletté per qualche istante. -Se non ricordo male, a quest’ora dovrebbe essere con Alexander ad allenarsi con l’arco.-
-Mi piacerebbe che fosse così, mamma!- si lamentò una voce, alle loro spalle.
Voltandosi, Miyo sospirò e osservò suo figlio farsi avanti a grandi falcate, il volto attraversato da tanta -troppa per i suoi gusti- irritazione e un’invisibile ma chiaramente percettibile, nuvola di temporale sulle scompigliate ciocche bionde.
-Cos’è successo?- domandò il re, stupito quanto lei di vedere il giovane principe in quello stato emotivo.
-Zio Alexander mi ha mollato neanche a metà della lezione.- spiegò indispettito, guardando i tre adulti dal basso in su con i suoi profondi occhi azzurri.
-E perché mai di grazia? Hai detto o fatto qualcosa che l’ha fatto arrabbiare? Anche se ce ne vuole per farlo arrabbiare.-
-Non ho fatto o detto nulla!- sbraitò, incrociando le braccia sul petto.
-Ventus Blackeagle Sunsky, abbassa il tono di voce e spiega una volta per tutte perché Alexander se ne sarebbe andato…- intervenne Miyo con severità, facendo scappare una risata al cavaliere.
-Vedo che la faccenda del “pronunciare il nome per intero” non la usa solo con me.- disse Stefano, trattenendo l’attacco di ilarità.
Il ragazzo di ormai quattordici anni sbuffò. -Stavo per tirare quando ho sentito che la corda dell’arco stava per spezzarsi, quindi mi sono girato per avvertirlo che sarei andato a cambiarla, ma non l’ho trovato seduto alla panca.- spiegò. -Mi giro del tutto e lo vedo andarsene con una ragazza!- sputò stizzito.
Il silenzio dei tre adulti parve irritarlo ancora di più.
-L’ho chiamato e gli sono corso dietro. Quando l’ho raggiunto mi ha detto che la lezione era finita! Avevamo appena cominciato!- concluse, mettendosi una mano tra i capelli. -Accidenti!-
-Era bionda o mora?- domandò Terra, guadagnandosi un’occhiata incredula e scioccata dal figlio.
-Papà, sei serio?-
-Non dovrei?-
-…mora.- soffiò, sedendosi su uno dei gradini che portavano agli scranni.
-Dai campione, non fare così!- esclamò Stefano, mettendo una mano sulla spalla del ragazzo. -Visto che il sole è ancora alto, posso riprenderla io la lezione interrotta.-
Il volto del principe parve accendersi come una stella nel buio dell’universo. -Davvero zio Stefano?!-
-Potrei mai dirti una bugia?- chiese lui di rimando, donandogli un sorriso. -Su, precedimi e vai a cambiare la corda a quell’arco, ti raggiungo subito.-
Il biondino saltò in piedi come una molla, dimentico della rabbia e carico di nuova energia da spendere. -Corro zio! Ti aspetto!- esclamò, fiondandosi fuori dalla sala tramite una porta laterale.
-Disgraziato d’un figlio… non correre!- urlò la regina, non venendo udita. -Quanta pazienza…- sospirò sconsolata, prima di voltarsi verso il marito. -Terra, ti consiglio di fare due chiacchiere con tuo fratello appena torna.-
-Non preoccuparti, avevo già in mente di farlo…- rispose il bruno. -Stefano, ora vuoi dirci il reale motivo della tua visita? Non hai una bella cera.-
L'uomo prese un profondo respiro, chiudendosi per qualche istante tra i suoi pensieri, facendo nascere una nota di preoccupazione nell'amica dagli occhi color violetta. -Mi sono svegliato all’alba come sempre, ma quando sono uscito per fare i miei soliti esercizi, il keyblade e Omi sono comparsi davanti a me.-
-Significa che…?- intervenne il sovrano, sgranando gli occhi.
-Già, non sono più un custode, proprio come Alexander.- confessò con amarezza, abbassando lo sguardo. -Omi mi ha spiegato che il mio compito come prescelto si è esaurito, ma ha voluto lasciarmi un dono per un futuro che ancora non conosco…- proseguì, spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio sinistro, mostrandone il lobo, su cui brillava una piccola pietra di zaffiro.
-Mi dispiace…- mormorò Miyo, prendendo la mano dell’amico tra le sue.
L’ex custode scosse il capo. -Ero preparato, sapevo che sarebbe accaduto, però… è solo strano non avere più la Via per l’Alba…- disse con un sorriso sghembo. -Volevo che lo sapeste…- concluse, ricambiando la stretta dell’amica.
-Stefano, perché non rimani per un paio di giorni?- domandò Terra, posandogli una mano sulla spalla.
-In realtà, volevo chiedervi se potevo restare per la notte.-
-Puoi restare tutto il tempo che vuoi, lo sai…- disse la bionda. -La tua vecchia stanza è sempre lì e viene sempre tenuta in ordine.-
-Questa notte sarà sufficiente, però vorrei usare l’altra stanza. È possibile?- chiese, guardando i due e pregandoli con lo sguardo.
Miyo comprese e sorrise dolcemente all’amico. -Ma certo Stefano, non preoccuparti.-
-Grazie.- disse, esponendo la sua gratitudine a parole e con lo sguardo. -Ora sarà meglio che vada, altrimenti finisce che vostro figlio mi farà una lavata di capo!- rise, riacquistando il consueto buonumore. -Ci vediamo a cena!-
La regina non tolse lo sguardo dal compagno di tante avventure, finché non fu sparito oltre la soglia imboccata poco prima dal figlio, dopodiché si lasciò andare ad un sospiro. -Vado a preparargli la stanza.-
-Come mai vuoi pensarci tu?- le domandò il marito, anche se conosceva già il motivo.
-Sembrerà una cosa sciocca… ma non voglio che qualcun altro oltre a noi vi entri, sarebbe come violare l’intimità che Anike che ci aveva concesso.-
Terra annuì, donandole un bacio sulla guancia. -Vuoi che ti accompagni?-
-Stai cercando di fuggire dai tuoi doveri di sovrano?- chiese Miyo, gettandogli un’occhiata furba.
-Forse…- ghignò lui.
-E poi ci domandiamo perché Alexander faccia ancora certe cose!- esclamò ridendo. -Dovrò punirti per questa tua negligenza…-
-Non vedo l’ora…-
-Scemo…- rise lei, prendendolo sotto braccio. -Andiamo.-

Pochi giorni dopo la scomparsa della compagna, Miyo aveva fatto modificare l'intaglio sulla porta di quella stanza. Ora, chiunque vi fosse passato davanti, avrebbe potuto ammirare il seducente e oscuro filo dell'ultima arma, incrociato a quello della Via del Tramonto, la cui ala era stata chiusa molti anni addietro: il keyblade dell'Oscurità, che durante quella limpida notte di luna piena, era passato nelle mani di una nuova guardiana.
Ciò che rimase della precedente proprietaria, quel braccio ormai privo di corpo e vita, non si seppe mai che fine fece…




Spero che vi sia piaciuto! Alla prossima! ^^
See ya!
  
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