Libri > Eragon
Segui la storia  |       
Autore: laramao    02/10/2011    1 recensioni
Una nuova alleanza si sta formando all'interno di Alagaësia. Le forze di Galbaorix crescono a dismisura e Eragon e Saphira, insieme ai Varden, dovranno trovarsi di fronte ad un nuovo drago, con o contro di loro. Alagaësia vedrà affrontarsi amori, tradimenti, scelte difficili che non solo il nostro Argetlam dovrà affrontare, ma che ognuno dovrà, nel suo piccolo, prendere. E fra le perdite, la vittoria sarà del più puro dei cuori.
" - E questo è il mio, Eragon - la sua mano si allungò verso il Cavaliere, mentre questo la prendeva delicatamente fra le sue. Piangeva, perchè l'aveva appena ritrovata, per poi perderla nuovamente."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Galbatorix, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Shruikan


Camminava lungo i corridoi come fosse inseguito da qualcosa, e per la prima volta aveva veramente paura. Si sentiva in pensiero per quel ragazzo, non in modo paterno, ma ogni minuto che non aveva sue notizie sentiva l’ansia aumentare. Non poteva permettersi di perdersi un Cavaliere. Ne aveva bisogno e non avrebbe lasciato che un mucchio di stupidi Varden gli mettessero i bastoni fra le ruote.
Erano quasi tre settimane che aveva mandato Airad sulle tracce di Murtagh e l’ultima volta che l’aveva sentita le sue parole non erano state delle migliori. “Murtagh è stato catturato dai Varden”.
Quando i Gemelli gli avevano detto che il figlio di Morzan lottava coi Varden lui sperava in un Cavaliere dalla stessa forza del suo predecessore; ma Murtagh non aveva niente di suo padre. Perfino il coraggio veniva meno in lui!
Passò a grandi passi davanti ad una guardia che sonnecchiava, che si alzò immediatamente in piedi salutando Galbatorix.
Questo si voltò, bloccandosi poco più avanti dell’uomo, guardandolo minaccioso.
- Si evince dal lavoro?
- No signore stavo solo… - la guardia si guardò intorno, cercando lo sguardo di un suo compagno al di là del corridoio. Questo non si mosse, spostando lo sguardo freneticamente da lui a Galbatorix.
- E dunque? – Galbatorix lo guardava dritto negli occhi mentre questi cercava le parole per salvarsi la vita.
Già Galbatorix era pericoloso quando allegro, quando era nervoso era meglio evitare di stargli a contatto.
- Nelle segrete! – urlò infine il re al soldato che gli stava accanto, il quale andò subito a guardare sconcertato il compagno.
Ma nulla poteva far cambiare idea a Galbatorix. Si sentiva sconfitto e messo con le spalle al muro e considerare che erano un insieme di sudici vermi come i Varden che erano riusciti a catturare un suo Cavaliere, che lui stesso aveva istruito, lo faceva andare su tutte le furie, rendendolo cieco a qualunque ragione.
Lasciò il corridoio svoltando un angolo che portava alla Sala dei Draghi, la più grande del palazzo. L’aveva fatta costruire quando era salito al potere, lasciando che Shruikan riposasse all’interno. Ovviamente non l’aveva fatto per il drago, bensì per rendere più sfarzoso e più visibile il suo potere. Agli angoli di Alagaesia si parlava di quella stanza come fosse la stanza divina, un’enorme cerchio cui all’interno si stagliavano alte rocce di perla nera rivestite da lucide perle rosse, dove il drago del re riposava e si accingeva a mangiare coloro che Galbatorix riteneva più “gustosi”.
In realtà era una si, enorme stanza, ma di semplice legno, ripiena di scaffali di libri e in cima, raggiungibile con una scala a chiocciola in ebano, il giaciglio di Shruikan. L’unica cosa vera è che il drago spesso mangiava i Varden o i cittadini che avevano osato ribellarsi all’Impero.
Galbatorix entrò sbattendo la porta con violenza e destando il drago dal suo sonnellino, il quale fece capolino dall’alta rupe che si stagliava sulla stanza circolare.
Il pavimento, d’avorio, era decorato da vari intarsi di perla azzurra e al centro vi era infisso lo stemma di Galbatorix, di un rosso sangue che ricordava molto quello che anni orsono era sgorgato fatidicamente dalle ferite dei draghi, e dei loro cavalieri, sconfitti dal re.
Galbatorix si avvicinò ad uno scaffale prendendo un libro e lanciandolo contro la parete di fronte con un grido, mentre il drago si metteva a sedere e univa le zampe, guardandolo con i suoi due occhi rossi. Qualcosa ti infastidisce mio signore?
Galbatorix lanciò un’occhiata al drago poggiando le mani sui fianchi, ringhiando.
Murtagh è stato catturato dai Varden e non ho più avuto notizie da parte di Airad!
Probabilmente devi solo darle il tempo necessario.

Galbatorix alzò nuovamente lo sguardo sul drago corrugando la fronte a quelle parole, e stavolta rispondendogli ad alta voce e con tono poco carino.
- Galbatorix non deve niente a nessuno!!!
Il drago si allontanò, nascondendosi dietro il giaciglio, mormorando flebili scuse.
Sta arrivando qualcuno.
Aggiunse poi, mentre flebili ma veloci passi si avvicinavano, divenendo percettibilmente più acuti.
Galbatorix si voltò verso il suono, rispondendo viscidamente a Shruikan un L’avevo sentito!
Dal buio comparve una figura esile e bionda ma di una tale bellezza da attrarre anche il più integerrimo degli uomini.
Airad si avvicinò al re con passo lento e con un sorriso soddisfatto sul volto, che lasciava presagire solamente che ciò che le era stato ordinato era andato a buon termine. Galbatorix si lasciò fuggire un sospiro di sollievo e rivolse alla creatura lo stesso sorriso soddisfatto, senza darle però la possibilità che lui era stato, anche se per poco, in ansia.
- Allora? Hai portato a termine ciò che ti ho chiesto?
La donna annuì porgendo al re una pietra rosa che vacillò sotto il tocco del sovrano, che reagì con un’enorme sorriso.
- Ho dato al Cavaliere il Cuore del drago di suo padre. Non ci sarà problemi per voi farlo scappare quando ne sentiate il bisogno – rispose Shiel lasciando che i capelli le ricadessero leggeri sul seno – E’ stato legato e torturato dalla gente chiamata Varden, e la ragazza non ne è stata così contenta
Un sorriso radioso comparve sul sorriso di entrambi, mentre con solo uno sguardo si erano lasciati intendere.
Galbatorix chiuse sul palmo la pietra, lasciandola scivolare all’interno dei calzoni e facendo un gesto soddisfatto alla ragazza. Per lui era un bene che qualcuno all’interno dei Varden dubitasse di loro, che anche solo non fosse d’accordo con i loro mezzi, o con le loro decisioni.
Era già riuscito a far entrare delle spie all’interno del Farhen Dur, ma ora che i Gemelli non c’erano più una persona di cui i Varden si fidavano non gli avrebbe fatto scomodo.
- Hai scoperto altro? - chiese. Per poter incastrare la giovane così perdutamente innamorata di Murtagh, doveva saperne di più.
Guardò la ragazza dritta negli occhi, ma questa non abbassò lo sguardo. – Me ne sono andata appena dato il Cuore al cavaliere, ma ho sentito abbastanza da capire che i Varden vogliono muoversi contro di noi. Non so in che modo, ma so che vogliono farlo in fretta.
Galbatorix soppesò il libro che aveva raccolto, lasciandolo scivolare con la magia nuovamente al suo posto. Il libro non si era sciupato di nulla. La magia era davvero utile, e spesso il sovrano si riteneva fortunato ad essere stato scelto come Cavaliere. Rammentava spesso il suo drago morto, ma la cosa non lo toccava minimamente: i draghi sono solo delle cavalcature dedite a servire i loro cavalieri.
- Capisco – guardò la roccia nera incurvando di poco le sopracciglia sottili. Si domandava cosa potevano avere in mente i Varden per essere così tentati ad attaccarlo. Già li considerava stupidi a resistergli, ora volevano perfino andargli contro a muso aperto? Cosa avevano bevuto i loro capi per fare una mossa così avventata? O forse semplicemente avevano un asso nascosto?
Doveva muoversi anche lui al più presto.
Tornò a guardare Shiel assumendo uno sguardo serio e risoluto – Torna là e vedi di scoprire altro, appena sai qualcosa di importante torna a farmi rapporto –
La creatura annuì scomparendo veloce come si era mostrata. Galbatorix rimase nuovamente solo con Shruikan.
Sorrise, leccandosi le labbra.Sono degli sciocchi se pensano di potermi battere.
Non dovresti sottovalutarli.
Rispose il drago, tornato ad osservare e ad ascoltare la scena.
Tsk, e tu saresti il drago che dovrebbe servirmi? Tu vigliacco fratello di quei bastardi traditori.
Shruikan abbassò il capo, osservandosi le scaglie nere brillare sotto la luce delle torce, flebile, ma abbastanza per permettere di leggere. Probabilmente, lui era l’unico drago in grado di farlo.
Sospirò, volgendo nuovamente lo sguardo al suo cavaliere. Al cavaliere che lo aveva destato dal suo sonno troppo presto. Colui che lo aveva costretto a schiudersi.
Si, era fratello di Saphira e Castigo, e invidiava i suoi fratelli che erano potuti nascere sotto il loro vero cavaliere. Se anche Castigo aveva sofferto le pene dell’inferno, ed era stato costretto a crescere troppo in fretta, almeno serviva l’uomo in cui credeva, mentre lui poteva solamente fare ciò che Galbatorix voleva, e mai avrebbe incontrato il cavaliere giusto per lui.
Si era ritrovato molte volte a pensare, quando era solo, a chi sarebbe potuto essere il suo cavaliere. Se un elfo, un uomo, una donna, oppure un nano, il primo nano cavaliere della storia di Alagaesia. Si chiedeva se potesse essere come Galbatorix, oppure buono come tutti i cavalieri che si erano opposti al dominio del re. Come tutti quelli che egli aveva abbattuto, anche col suo aiuto.
Ricordava il dolore, le grida e le lacrime versate dai cavalieri alla morte dei loro draghi, o i draghi che cadevano vittima dello stesso fato dei loro cavalieri. Lui lo invidiava, quel legame. Quel legame che mai avrebbe potuto avere con nessuno.
Osservò Galbatorix uscire dalla stanza a passo deciso ora soddisfatto. Soddisfatto, ma preoccupato al tempo stesso. Lui lo sapeva, la sua mente, se anche per le uniche volte che il re lo accettava, era legata al suo cavaliere e poteva sentirne l’angoscia che ne deriva dal non conoscere le prossime mosse dei suoi nemici.
Sospirò nuovamente, lasciando fuggire una nuvoletta di fumo nell’aria e acciambellandosi sul giaciglio, poggiando l’enorme testa su una delle sue zampe, lo sguardo perso in avanti.
Avrebbe voluto prendere e volare via, andarsene e dare man forte ai Varden. Ma non avrebbe potuto. Sarebbe rimato a guardare il mondo che cadeva in rovina giorno dopo giorno.
Si alzò sulle zampe, rimanendo a fissare il soffitto che lasciava intravedere il cielo stellato. Quant’era che non volava? Settimane? Mesi? Un anno? Gli sembrava fosse passata un’eternità da quando non si era librato in aria l’ultima volta. Ricordava a stento il tocco dolce dell’aria sulle squame, o l’accarezzare del vento sulle membrane delle ali, o il brivido di cadere giù in picchiata. Per lui la quotidianità era diventata quella di rimanere in quel giaciglio a leggere e rileggere quei tomi che oramai aveva stampato in testa. L’unica cosa che gli impediva di uccidersi di noia.
Aveva provato, una volta, a chiedere a Galbatorix di lasciarlo libero, di tanto in tanto, per prendere una boccata d’aria, anche tenuto sott’occhio, ma di poter rivivere quelle emozioni. La risposta di Galbatorix però fu chiara e concisa: Non hai il diritto di chiedere niente. Non sei il mio drago.
Neanche al suo drago avrebbe dato quel permesso.

Si ritrovò a pensare in quel momento, mentre i suoi occhi rossi bramavano le stelle di quella notte. Scese dalla rupe andando a riprendere un tomo che aveva lasciato sul tavolo lì vicino, riaprendolo, oramai era divenuto abile a sfogliare i libri pur avendo zampe enormi, immergendosi nella lettura che lo aveva accompagnato la notte prima.
Preferiva dormire di giorno e stare sveglio di notte. Vedeva meglio al buio, e poi amava le stelle. Il tomo parlava della letteratura di Alagaesia. Vi era tutta, fin dai primi tempi antichi, ma nulla che potesse risalire all’età di prosperità del Paese. Galbatorix a quanto pare lo temeva, o comunque temeva che cose del genere potessero gravare al suo dominio.
Sbuffò seguendo le righe di quelle pagine e cercando di non pensare alle stelle.



Stelle. Aveva sempre amato le stelle fin da bambina, e si era spesso ritrovata affacciata alla finestra di camera sua ad ammirarle, almeno fino a che sua madre non veniva a dirle che era tardi per stare alzata e non la sgridava, costringendola a mettersi sotto le coperte. Però, ora che poteva vederle quanto voleva, non erano più la sua prima preoccupazione. Già, ora che si muoveva scaltra assieme a Eragon e Roran verso Uru’bean le sue apprensioni erano ben altre. Per prima cosa, aveva costantemente il pensiero di Murtagh in testa; di come potesse stare, se lo stavano trattando come avevano promesso, o se invece era già morto. No…lo percepirei. Continuava a ripeterselo sperando così di convincersene. Ma il fatto che si ritrovava a pensarlo più volte, voleva dire che la cosa non funzionava così bene.
L’altro pensiero fisso era cosa avrebbe fatto una volta raggiunta Uru’bean. Si, si era vantata di sapere dove si trovavano gli ingressi segreti, ma era sicura di ricordarseli per bene? Era sicura che Galbatorix non vi avesse messo sentinelle di guardia? Era certa di non portare Eragon e Roran a morte certa così?
Fissò la schiena del cavaliere innanzi a sé mentre le sue orecchie percepivano i passi di Roran dietro di lei. Avevano accettato di accompagnarla sotto consiglio di Nasuada, probabilmente perché non si fidavano di lei, oppure perché non la vedevano in grado, e in effetti neanche lei se ne reputava. Era stata catturata dai soldati del re, si era fidata del nemico giurato dei Varden, e quasi stava aiutando Galbatorix senza saperlo. Tutto questo in quanto? Un mese?
Si ritrovò a ricordare il periodo di tempo passato con Murtagh, mentre volavano verso i Varden. Era stata con lui circa tre settimane, mentre i Varden l’avevano accolta per circa due.
Si…è un mese.
Non si era mai accorta di quanto potesse passare veloce un mese, e ora che ne aveva coscienza, le prese paura: sarebbe riuscita nel suo intento prima di morire?
Vide Eragon fermarsi e fece lo stesso, alzando un sopracciglio: - Che succede?
Roran la sorpassò affiancandosi al cugino. – Eragon che succede?
Il cavaliere era alquanto inquieto, e la cosa mise in allarme Elvin, che mise mano alla spada che le pendeva al fianco e che le avevano donato i Varden. “Forgiata da un Dio”, le avevano detto quando gliel’avevano porta. “Si” aveva pensato “certo”.
Eragon si guardò attorno mentre sentiva la saliva secca in gola. – Sento la puzza di Dras-Leona, siamo vicini. Quelle parole lasciarono un senso di fretto ai due giovani, Roran ed Elvin, che si scambiarono una fugace occhiata, mentre entrambi si stringevano nel mantello.
- Andiamo – disse Eragon ricominciando a camminare.
Elvin non era mai stata a Dras-Leona, ma mai le era venuto lontanamente il pensiero di andarci. Sapeva che era una città in “putrefazione”, e che i soldati del re erano in maggior concentrazione lì, forse anche più che a Uru’bean. Quasi Galbatorix credesse di farcela da solo per un imminente attacco. Pensò, osservando una pietra a terra.
Ricominciarono a camminare finché in lontananza non videro mura nere.
Si acquattarono dietro delle rocce e rimasero a fissare quelle mura. A nessuno veniva in mente un’idea per entrare, e nemmeno c’avevano pensato prima.
- Dove sono i passaggi Elvin? – chiese Eragon voltandosi verso la ragazza.
Quella si voltò incontrando gli occhi castani del giovane. Erano ricchi di apprensione e preoccupazione e la cosa la agitarono. Tutto dipendeva da lei, dalle sue memorie, e questo le metteva un’ansia addosso da far paura. Mai si era ritrovata a dover reggere il destino di un intero popolo, e i Varden contavano su di lei.
Si sforzò di ricordare chiudendo gli occhi, ma la cosa era difficile – Ci vorrebbe una cartina della città.
- Eccola – la voce di Roran arrivò quasi come una bomba alle orecchie. Non perché avesse parlato ad alta voce, bensì perché i due erano così concentrati a trovare un modo per entrare che lo avevano quasi “dimenticato”.
Roran aprì lo zaino che teneva in spalla, tirando fuori un rotolo di pergamena – Me l’hanno data i Varden – l’aprì e la pergamena mostrò una grande mappa di una città circondata da mura. Al lato, in alto, citava: “Uru’bean”.
Eragon strabuzzò gli occhi guardando il cugino – Come…?!
Roran sorrise, soddisfatto di averlo stupito. – Oh bè sai com’è, sono Fortemartello io.
- No davvero
- Realmente
Eragon gli lanciò un’occhiataccia, ricambiata da un sorriso beffardo, quando Elvin si intromise, indicando veloce un punto sulla mappa. –Uno è di sicuro qui!
Il dito indicava un punto vicino ad un ponte, subito dietro l’entrata principale.
- Eh! È una parola andarci! L’entrata sarà difesa da chissà quante guardie! – sbottò Eragon poggiandosi con la schiena ad uno dei massi dietro di lui.
Elvin abbassò lo sguardo, cercando sulla cartina un altro punto più facile. Poi lo indicò. Questi era al lato sinistro delle mura e portava al lato maggiore del castello.
- Non so che stanze vi siano, ma sarebbe un buon passaggio per i Varden quello. – osservò continuando ad osservare la cartina.
- Ma com’è possibile che Galbatorix non sappia di queste entrate?! – Eragon ed Elvin si voltarono verso Roran, interrogativi. Quando questo continuò – Insomma! Se perfino Elvin se ne accorta, senza offesa, come può il grande re Galbatorix non sapere dell’esistenza di quei passaggi?!
In effetti Roran non aveva tutti i torti. Era forte, Galbatorix, lo sapevano tutti, e non accorgersi…i pensieri di Eragon furono interrotti quando fu Elvin a prendere la parola.
- Ma Galbatorix lo sa – si rivolse ad entrambi, guardando maggiormente Fortemartello. – Ed è per questo che ha messo delle barriere magiche ed è per questo che Nasuada ti ha mandato con me, Eragon – stavolta si rivolse direttamente a lui – Ed è per questo che sei tu quello che rischia di più. Sei tu che devi dirci che quel passaggio è sicuro.
Eragon la guardò, poi passò ad osservare la reazione di Roran, ma anche nei suoi occhi si leggeva la cieca fiducia in lui. Inghiottì, e per un attimo cercò la mente di Saphira.



Ok, questo capitolo è più lungo degli altri e ho deciso di pubblicarlo subito grazie a Stefy, che mi ha riempito il cuore di gioia.
stefy_81 non hai idea di quanto mi hai fatta felice. Sono entusiasta di non aver perso almeno te. Mi hai seguita fin dall’inizio e vorrei arrivare in fondo con te! Sono felice ti siano piaciuti e spero apprezzerai anche questo capitolo, dove è evidente come io vedo Shruikan, il drago di Galbatorix.
QUINDI LO DEDICO A TE STEFY!! QUESTO CAPITOLO E’ PER TE!!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Eragon / Vai alla pagina dell'autore: laramao