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Autore: lames76    03/10/2011    2 recensioni
Questo racconto è nato quasi per caso, letteralmente fluito fuori dalle mie dita. Non saprei come classificarlo: il protagonista è un dio, con tutti i poteri del caso. Un dio alla greca o simile agli dei che si possono intepretare nei giochi per computer come Blacks & White. Questo dio, improvvisamente, scopre che non esiste solo il popolo che lo ha sempre adorato ma anche altre genti e decide di andare ad incontrarle. Spero vi piaccia. Ultima avvertenza, è arancione perchè, essendo un dio ha poche regole e, soprattutto una moralità tutta sua.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 – Selezione innaturale



Tornò all’isola delle lucertole e si sorprese.
Quei trogloditi avevano iniziato a temerlo e venerarlo dedicandogli uno spartano culto in cui gli sacrificavano parte della cacciagione.
Era compiaciuto.
Vide anche che i candidati si erano ridotti solo a tre.
Con il potere derivatogli dalle preghiere del suo popolo e da quello delle lucertole fece emergere una piccola isoletta vulcanica, la appiattì e vi mise sopra qualche arma del popolo dei Kon.
Poi afferrò i tre candidati e li pose sopra di essa.
Inviò nei loro crani primitivi l’informazione che solo uno di loro sarebbe tornato e sarebbe diventato capo di tutti gli altri e di molte altre creature.
Bastò quello per farli iniziare a combattere.
Fu una lotta molto affascinante che gli permise di riposarsi e ricaricare le energie.
Alla fine rimase solo una lucertola, che era la più forte e la più intelligente.
C’era solo più una cosa da fare, ma sarebbe stata la parte più difficile.
Fece qualche miracolo sulle isole di Kon e su quella delle lucertole poi raccolse ogni singola oncia di potere che aveva, ogni singola preghiera e supplica a lui dedicata.
Quando capì di non avere più nulla da accumulare, scaricò tutto sulla lucertola che aveva scelto.
Riplasmò le parti che gli interessavano: il fisico, rendendola immortale e molto più forte, il cervello, rendendola molto più intelligente e completamente devota a lui. Ma soprattutto rendendola capace di poterlo contenere senza problemi.
Le ultime forze le usò per trasportare il suo avatar sulla principale isola di Kon dicendo al suo sacerdote che quello sarebbe stato la loro guida ed il suo rappresentante e di eseguire tutti i suoi ordini.
Quando terminò crollò esausto sulla sua poltrona.

Sentì le forze tornargli ben prima di quanto si sarebbe aspettato.
Diede uno sguardo in basso e vide che il suo avatar aveva agito bene.
Con il pugno di ferro ma in modo giusto aveva fatto terminare la costruzione delle navi. L’ammiraglia, la più grande, aveva come albero maestro un totem e questo gli avrebbe permesso di seguirli.
Aveva inquadrato la casta dei sacerdoti in un corpo di guerrieri formidabili. Aveva preparato la migrazione rendendola molto più simile ad una forza di invasione.
Aveva anche scelto un nome: AgathosKon.
Aveva anche creato per sé un harem.
A quanto pare aveva detto che il volere del dio AidiosKon era quello di avere sempre a disposizione le fanciulle più belle per lui. Abbuonò la cosa passandoci sopra anche se era incuriosito. Quella lucertola trovava affascinanti le femmine umane? Probabilmente era un effetto secondario della riplasmazione del suo cervello, qualcosa di lui stesso era colata nell’avatar. Restò a guardarlo e scoprì che quando si accoppiava con le femmine prendeva forma umana.
Controllò il tempo e si accorse che erano trascorsi 90 anni dall’ultima volta che aveva guardato, mancavano ancora 10 anni al presunto cataclisma.
Decise che era giunto il momento di testare la possibilità di impossessarsi della sua creazione per agire sul piano materiale. Avvisò AgathosKon dell’imminente possessione e poi si lasciò fluire dentro di lui. Era piacevole non dover ricorrere al rituale delle ossicine per comunicare, questo modo era molto più diretto ed efficace e non dava adito a fraintendimenti.
Inizialmente fu sconcertante, visto che era abituato a possedere corpi umani, ma lo trovò piacevole. Aveva scelto bene il suo avatar, sentiva che avrebbe potuto usarlo per un tempo indefinito. Passò qualche istante a saggiare l’uso delle gambe, delle braccia e della coda poi uscì all’aperto.
Sentì il piacevole calore del sole sulle squame ed osservò con i suoi occhi di rettile il villaggio. Due sacerdoti che erano di guardia alla porta scattarono sull’attenti.
Li osservò piegando il capo: indossavano i soliti abiti succinti che il calore della zona imponeva, ma avevano anche delle placche formate da gusci di cocchi come piastre protettive per le braccia, gambe e torace. Indossavano anche delle maschere che ricordavano il muso di un rettile.
Avanzò tra di loro portandosi al centro del villaggio e ben presto una folla si accalcò vicino a lui. Probabilmente non era usuale che lui passeggiasse così.
«Popolo», si accorse che la voce appariva forte ma leggermente sibilante seppur comprensibile ai Kon, altro buon lavoro da lui fatto durante la rimodellizzazione delle corde vocali, «Il dio AidiosKon mi ha parlato», quasi in un istante tutti si gettarono ai suoi piedi prostrati, «Mi ha detto che il cataclisma annunciato ci sarà e quindi dovremo partire, ma un gruppo di voi dovrà restare e sarà protetto da ogni male. Scegliete venti di voi, dieci maschi e dieci femmine che formeranno il nuovo villaggio che sorgerà dalle ceneri del primo»
Si voltò e tornò all’interno della Sala del Potere.
Quei venti sarebbero stati la sua salvezza se il viaggio in mare fosse fallito. Loro gli avrebbero permesso di restare potente.
Attivò il potere di mutare aspetto del suo avatar e si trasformò in un giovane uomo poi, sorridendo, entrò nell’harem.



Note:Capitolo un pò più corto.
Ed ecco l'avatar del dio, un bel rettilone umanoide (quando l'ho immaginato vi confesso che ho pensato a Godzilla... no non quello americano ma quello originale giapponese Gojira!). Uhm... ora non è che vi immaignate un uomo infilato dentro una tuta da dinosauro vero? Perderebbe tutto il suo fascino! :-p
   
 
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