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Autore: SweetTaiga    03/10/2011    1 recensioni
SECONDA CLASSIFICATA AL CONTEST "CHE GEMELLO SEI SENZA DI LUI, GEORGE?".
"Aspettarono in silenzio, avvolti dal dolore.
«Gli avevo dato tutto, e lui se n’è andato! Gli avevo dato tutto, e lui non è tornato! »
George Wealsey si accasciò al suolo, e per la prima volta nella sua vita si accorse di essere solo."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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SECONDA CLASSIFICATA AL CONTEST “CHE GEMELLO SEI SENZA DI LUI, GEORGE?”




Frase scelta: Gli avevo dato tutto il mio cuore, e forse non lo avrei mai riavuto indietro. Ma a che serve avere un cuore se non si ha con chi condividerlo? {E. Jong}
Personaggio bonus: Lee Jordan
Note:essendo una mini-longfic di soli due capitoli, ero indecisa se inserirli insieme creando una One-Shot o se lasciarli divisi. Ho scelto la seconda opzione, quindi non scandalizzatevi per la scarsa lunghezza di entrambe le parti della storia : ) Inserirò i giudizi del contest alla fine del secondo capitolo.




Alle mie sorelle,
perché senza di loro mi sentirei persa.





Oggi si vola
Capitolo 1





« Non ho alcuna intenzione di ricominciare » borbottò George Weasley per l’ennesima volta, scompigliandosi i capelli rossi con la mano sinistra.
« Ma George… » tentò di replicare Lee Jordan.
Un cuscino gli sbatté in faccia, azzittendolo.
George sbadigliò con finta noncuranza dall’altro lato del letto – il letto di Fred – su cui ormai passava gran parte delle sue notti.
Lee alzò gli occhi al cielo, rilanciandogli il cuscino. « Perché dormi qui? », domandò, scorgendo il letto di George completamente in ordine e quello di Fred, su cui sedevano a gambe incrociate, con le lenzuola storte ed il piumone macchiato.
Il ragazzo dai capelli rossi sospirò, guardandosi intorno. Poi un sorriso incurvò le sue labbra.
« Per dispetto », replicò. « Lui non mi faceva mai dormire nel suo letto, ma si intrufolava sempre nel mio quando da bambino aveva gli incubi. E mamma mi sgridava perché il mio letto era sempre in disordine ».
« Degno di un Weasley, no? » aggiunse qualche secondo dopo.
« No, degno di un gemello Weasley », lo corresse Lee, esibendo un sorriso che sfiorava entrambe le orecchie.
George annuì, ricominciando a tormentare il bordo delle lenzuola, su cui stava disegnando qualcosa che somigliava solo vagamente ad una scopa.
« Un troll di montagna saprebbe disegnare meglio di te » esclamò Lee, senza curarsi di trattenere una risata.
Stavolta fu una rivista di Quidditch a volargli sul naso.
« Ehi! », esclamò, sbuffando rumorosamente.
« A Fred piacevano i miei disegni! », borbottò George, con una punta di orgoglio.
« Fred ti prendeva per il culo, amico », rispose l’altro, avvicinandosi per dargli una consolatoria pacca sulla spalla.
George parve pensieroso, ma dopo un attimo scoppiò a ridere, annuendo. « Già, forse hai ragione. Una volta mi disse che la scopa che avevo disegnato somigliava a uno Shiopodo Sparacoda », aggiunse, pensieroso. « Maforse non era un complimento ».
Lee Jordan scosse la testa. I gemelli Weasley avevano sempre avuto una strana percezione in fatto di complimenti e calunnie.
« Io penso che dovresti ricominciare », tentò nuovamente il ragazzo, dopo qualche minuto di silenzio durante il quale George aveva disegnato un boccino che somigliava vagamente alla testa spelacchiata di Mrs Purr.
« Non rompere, Lee, altrimenti sarai la prossima vittima su cui testerò le mie nuove Caccabombe extra-lusso ».
La minaccia sembrò fare effetto, perché Lee sbiancò all’istante, chiudendosi in un rassegnato mutismo per qualche minuto.
«Dovresti ricominciare, George ».
C’era qualcosa, nel tono di Lee Jordan, che costrinse il ragazzo a voltarsi.
Una nota di panico, apprensione e paura.
« Perché ci tieni così tanto, Lee? », domandò.
«Perché so che il Quidditch ti aiuterebbe a sfogarti », rispose scrollando le spalle, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
« Non ne ho bisogno », fu la secca risposta di George.
« Sì, certo, ed io mi eccito ogni volta che vedo Madame Maxime », sbuffò Lee, rabbrividendo.
« Ti ci vedo con lei, sai? Potrebbe portarti in braccio fino al letto, dopo il matrimonio, e… », iniziò a elencare George, senza nascondere il suo divertimento.
« Idiota, non cambiare discorso! », sbottò Lee, e George ammutolì all’istante. « E’ dalla morte di Fred che non piangi. Sono passati due anni, ed in questi due anni continui a comportarti come se non fosse successo nulla. Fred è morto, George. Non è partito per una vacanza, non tornerà. Non fingere », urlò, liberandosi dal peso che per due anni gli aveva premuto sul cuore.
Uno dei suoi migliori amici era morto, e l’altro si stava trasformando nell’ ombra di se stesso, chiuso nell’illusione che tutto fosse solo un brutto sogno dal quale prima o poi si sarebbe risvegliato.
« Fred è morto », ripeté Lee, per ricordare a se stesso tutto il dolore, per punirsi di non averlo salvato, per il terrore di perdere anche George.
« Esci da questa stanza ».
Lee Jordan guardò l’amico senza capire.
Gli occhi marroni del ragazzo erano fissi verso la finestra, il lenzuolo stretto in pugno.
« Esci », ripeté George.
Lee Jordan non si mosse.
« Non voglio perdere anche te, George. Svegliati, torna nella realtà ».
Detto questo, si alzò lentamente, lasciando il suo amico in quel dolore che per troppo tempo aveva tenuto nascosto, o che forse nemmeno si era accorto di provare.
Abbandonò la stanza scuotendo la testa, auto-convincendosi di aver fatto la cosa giusta.
Incontrò la signora Weasley, e la salutò con un rapido cenno del capo.
Molly gli posò una mano sulla spalla.
« Grazie, Lee. Qualcuno doveva dirglielo. Ma nessuno di noi ne era capace ».
Lee Jordan si allontano a passi svelti dalla Tana, e non si accorse che un paio di occhi marroni seguivano la sua figura attraverso spessi vetri appannati.
Affondò le mani nelle tasche.
L’inverno non era ancora finito. La neve rendeva silenzioso persino il suo cuore, e Lee si chiese se stesse davvero continuando a battere o se anche il suo, come quello di Fred, si fosse fermato per sempre.
« Addio, George », sussurrò al vento.
Sentiva di aver perso un’altra parte di se stesso.
Erano tre.
Adesso era solo.
Quando Lee Jordan aveva lasciato la sua stanza, qualcosa, nel cuore di George Weasley, si era mosso.
Qualcosa di grande, appuntito e doloroso.
George si alzò velocemente, senza curarsi di aver lasciato il pennarello aperto sulle lenzuola un tempo bianche del letto di Fred.
Fu allora che iniziò a realizzare.
Dormiva in quel letto per fare un dispetto a Fred.
Ma cosa gli aveva fatto Fred?
Controllò sotto il suo letto: nessuna Caccabomba nascosta.
Solleticò tutti i gufi della casa: nessuna lettera ricevuta.
Ruppe il suo salvadanaio a forma di Drago della Cornovaglia: i suoi soldi erano ancora lì.
Analizzò con cure tutte le sue scorte di dolciumi: nessuna caramella Mollelingua era nascosta tra esse.
Poi se ne accorse.
Fred non era tornato.
Diede un calcio al baule, ed il suo urlo risuonò in ogni angolo della Tana.
Ginny singhiozzò, nascosta tra le mura della sua stanza, e con mano tremante macchiò d’inchiostro la lettera che stava scrivendo per Harry.
Arthur Weasley, appena rientrato dal lavoro attraverso il camino, fece cadere i fogli che aveva portato a casa dall’ufficio. Sospirò, forse per rassegnazione, forse perché aspettava quel momento da due anni.
Molly Weasley sobbalzò, lasciando cadere la pentola che aveva in meno. Non si chinò a raccoglierla. Si accasciò su una sedia, in attesa che l’urlo finisse.
« Sapevamo che sarebbe successo », sussurrò Arthur alle spalle della signora Weasley.
Lei annuì.
Aspettarono in silenzio, avvolti dal dolore.
«Gli avevo dato tutto, e lui se n’è andato! Gli avevo dato tutto, e lui non è tornato! »
George Wealsey si accasciò al suolo, e per la prima volta nella sua vita si accorse di essere solo.









   
 
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