DEDICA: A Cloud per la
sua incrollabile
fiducia nelle mie capacità nonostante tutto, a feyilin
perché non ci vediamo da
un po’, a xMoonyx per le sue recensioni bellissime e
perché è una merthuriana
doc e a BeaLovesOscarinobello che shippa Merthur perché le
ho fatto una testa
così.
NOTE: Innanzitutto mi
scuso per il
mostruoso ritardo. E’ imperdonabile, vista la
brevità vergognosa di questo
capitolo, ma giustificabile: mi è preso il blocco dello
scrittore. Quel poco
che sto per sottoporvi l’ho scritto facendo violenza su me
stessa. Non so se
sia colpa dello sfasamento dato dall’inizio
dell’università, dal poco tempo o
dalla stanchezza: più di così non sono riuscita a
fare. Avrei potuto, forse,
farvi attendere ancora e cercare di mettere insieme un capitolo degno
di questo
nome, ma non potevo dilungarmi oltre. Dovevo
superare in qualche modo la crisi da pagina bianca, fosse
anche per
scrivere due righe. Spero mi sia stato d’aiuto, e di veder
tornare al più
presto l’ispirazione per potervi ammorbare con i miei deliri.
Comunque non
disperate (?), questa fiction s’ha da fare e si
farà.
Detto
questo, buona -si fa per dire- lettura!
Dopo quella
fatidica, fatale, fantomatica e fantasmagorica (ops, troppe
allitterazioni!)
sera, per Merlin parecchie cose non furono come prima.
Più
dell’esibizione canora e canina di Arthur, più
della sua mise scandalosamente
improbabile, più dell’inaspettata quanto dolorosa
dichiarazione di Gwaine, a
shockare il giovane mago era stata la malignità gratuita
dimostrata in quel
frangente dall’Asino Reale.
Non
c’era mostro
dagli occhi verdi che potesse
giustificare
la sua sgarbataggine. In fin dei conti, Gwaine non aveva attentato alla
virtù
di Merlin, tant’è che si era fatto da parte una
volta verificata la genuinità
dei sentimenti di quest’ultimo. D’altra parte non
lo si poteva nemmeno accusare
di aver tramato alle spalle della coppietta felice, anzi. Aveva
mostrato non
poco fegato ad ammettere il proprio errore di giudizio e a chiedere
umilmente
perdono.
E poi,
maledetta sia Polly Pocket, non riusciva a capire quello stupido
biondino che
così comportandosi poneva Merlin in una situazione alquanto
spinosa e
compromettente?
Gwaine era suo amico: il migliore,
dopo Will. Teneva enormemente a lui, che peraltro era
l’unico, oltre a Lancelot,
Gaius e la madre, ad essere a conoscenza dei suoi poteri. Scoprirlo
innamorato
di sé era senza dubbio stato un brutto colpo, ma confidava
nel fatto che la
loro amicizia ne sarebbe potuta uscire sostanzialmente illesa, con un
po’ d’impegno
da parte di entrambi. Ne avevano passate talmente tante, insieme.
Avrebbero
superato pure questo ostacolo.
Peccato
però
che un certo regal babbeo non sembrasse disposto a facilitare la loro
riconciliazione. Aveva anzi messo il broncio -certe abitudini sono dure
a
morire, purtroppo- e con tono petulante aveva accusato Merlin di
essersi preso
gioco della trasparenza dei suoi sentimenti, di non amarlo veramente,
di averlo
sedotto e abbandonato (blablabla) e di tenere maggiormente alla sorte
di quell’insidiosa
serpe nota con il nome di Gwaine,
osando addirittura insinuare che i due avessero una tresca. Onde
evitare di
mandarlo a farsi un giro in un certo pertugio
stretto e buio dove il sole non è solito battere, il mago
non aveva dato peso
alle lagne dell’altro e l’aveva liquidato. Proprio
così, liquidato come
l’ultimo degli scocciatori o dei
Testimoni di Geova, con uno sguardo capace di far tremare la
più spaventosa e
sanguinaria creatura magica e un secco: “Non dite idiozie,
per l’amor di Priapo”
che aveva impedito al bizzoso erede al trono di replicare
alcunché, facendolo
sentire un bimbo capriccioso ed inopportuno e gelandolo per
l’improvviso
ritorno al ‘voi’.
Non che
Merlin si divertisse a prendere a male parole il principe, ma scoprire
un
aspetto così meschino ed immotivatamente geloso della sua
personalità (il modo
in cui aveva trattato il povero Gwaine era imperdonabile)
l’aveva mandato non
poco in crisi. Incredibile a dirsi, cominciava a rimpiangere
l’Arthur di un
tempo, sbruffone, dispettoso ed irrimediabilmente asino, ma mai
volutamente
crudele.
Che poi, a
ben pensarci, non lo si poteva nemmeno incolpare più di
tanto per i suoi modi
riprovevoli o per l’insana possessività che gli
dava diritto di credere che
Merlin fosse roba sua, proprietà privata, off limits; era
pur sempre sotto
l’effetto di un incantesimo con i contro-attributi. Il suo
stato mentale, così
come la percezione della realtà, era alterato, e la passione
amorosa nei
confronti del mago un semplice fuoco fatuo, un’allucinazione
indotta dalla
pozione –un po’ come uno svarione da LSD, per
intenderci.
Al nostro
eroe sanguinava il cuore al solo pensarci, ma in mezzo a quel delirio
collettivo e ad alto tasso di slash qualcuno doveva pur mantenersi
lucido e
fare i conti con la triste realtà, ovvero che lui ed Arthur
erano tutt’al più
destinati a fondare Albion (sempre che quel bidonaro di Kilgharrah dicesse la
verità) e a rimanere grandi amici,
non ad anticipare di qualche secolo
la legalizzazione delle unioni omosessuali e adottare qualche pargolo
per
vivere per sempre gai e… gay. Non era questo, il loro destino: le due facce di una stessa moneta non
possono fondersi assieme.
Il problema
era farlo capire al principe, una volta per tutte.
Nei giorni
che seguirono la fatidica, fatale, fantomatica -ok, ok, la smetto-
sera, Merlin
tentò a più riprese di parlare con Gwaine.
Intendeva spiegargli che, nonostante
lo addolorasse moltissimo vederlo soffrire a causa sua, teneva troppo
alla loro
amicizia per permettere che un incidente di percorso li allontanasse.
Erano
fratelli, compagni di ventura, e questo contava più di un
innamoramento
passeggero. Tuttavia, come era prevedibile, l’amico
preferì evitarlo. Gli fece
sapere, tramite Gaius (cui pareva di vivere in una puntata di
Beautiful), che
intendeva lo stesso fermarsi a Camelot per un po’ e cercarsi
un’occupazione, ma
che per il momento non se la sentiva di rivederlo. Un confronto
vis-à-vis lo
avrebbe debilitato ulteriormente.
Seppure a
malincuore, il mago accettò l’imposizione
dell’amico. E Arthur approfittò
dell’occasione propizia per tornare alla carica con il suo
corteggiamento.
E fu
così,
gentile pubblico, signore e signori, slashers e merthuriani/e, che ci
riallacciamo con il prologo (alla buon’ora!).
Ecco quindi il nostro eroe chiuso a chiave nella sua stanzetta,
sull’orlo di
una crisi di nervi. La situazione sembra sfuggirgli di mano, i suoi
timpani, violentati
dall’angelica voce dell’Asino Reale, hanno
raggiunto il massimo grado di
sopportazione. Provvidenziale gli si accende la lampadina in testa:
deve
conferire urgentemente con il drago. Quella sera stessa. Costi quel che
costi.
Ooook,
qualche annotazione veloce prima di mettermi in salvo dalla gogna
(tanto per
restare in tema con il telefilm).
Gwaine a
conoscenza del segreto di Merlin è una licenza poetica, mi
serviva a rendere il
loro legame ancora più saldo. Il finale fa proprio schifo,
me ne rendo conto da
sola, ma spero possiate perdonarmi comunque.
Visto che
ormai ci ho preso gusto, a postare link, vi consiglio caldamente la
visione di
questo video totalmente Arlin: guardatelo e capirete perché
ho intenzione di
erigere un monumento in onore della sua geniale autrice. Lo amerete
anche voi,
spero. http://www.youtube.com/watch?v=VR65XpfBWBw
Doverosi i
ringraziamenti alle splendide donne che seguono, ricordano,
preferiscono e
recensiscono: siete la mia forza, davvero.
Alla
prossima!