Mi svegliai alle 6:00, non avevo molto sonno e il letto era freddo, vuoto e non profumava di "lei".
Mi alzai traballando e cercai a tastoni la luce del bagno; mi tolsi il " pigiama " composto dai pantaloni lunghi e una canottiera a mezze maniche.
Aprì l'acqua calda e la lascia scorrere attendendo la temperatura adatta; entrai e mi rilassai sotto il getto che mi accarezzava il viso.
"- I tuoi capelli da chocobo si sono afflosciati eh? Era ora! "
Ecco cosa mi avresti detto, ma ora non ci sei più, non potrai rinfacciarmelo e non potrai gioirne; dentro a quella doccia ogni cosa mi ricordava di te.
Quando hai aperto il getto dell'acqua gelata e mi ci hai buttato sotto scoppiando a ridere e donandomi la visione del tuo bellissimo sorriso.
Quando io ti ho spinta e tu sei volata contro i pomelli dell'acqua aprendoli...
Dove sei adesso? Posso sperare di riuscire a vederti ancora?
Mi dò un colpetto alla testa con il dorso della mano rimproverandomi; pensavo troppo al passato, ma questo è sempre stato un mio difetto.
Lei non avrebbe voluto che io cadessi in depressione, non avrebbe voluto vedermi così triste; gli unici miei sorrisi erano solo per lei, ma adesso che se n'era andata...
Per chi avrei dovuto essere felice? Per chi sarei tornato sano e salvo da una missione?
Presi lo shampoo, mi insaponai ma il mio dito sfiorò quel braccialetto, quello famoso che mi regalò per il mio compleanno, quello con incisi i nomi dei nostri due figli e il suo.
" Minato, Itachi e ... "
Fermo!
Non leggere quel nome, non farlo! Vuoi stare male un'altra volta?
Mi sciacquai velocemente la testa, uscì dalla doccia e indossai l'accappatoio; a passi lenti e incerti mi sedetti sul lato opposto al quale avevo dormito.
Rimasi per 10 minuti buoni a fissare il pavimento senza alzare mai lo sguardo, decisi in seguito di vestirmi.
Mentre mi infilavo la maglia suonò il campanello, scesi frettolosamente le scale, mi scompigliai i capelli come lei avrebbe fatto e aprì la porta.
- Ehi Cloud... - entrò un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi azzurro cielo.
- Ehi Zack... - non ero in vena di vedere nessuno, ma in fondo era il mio migliore amico, non potevo sbatterlo fuori.
- N-noi andiamo a t-trovare... - la ragazza dai lunghi capelli castani e dagli occhi smeraldini si fermò notando la mia espressione di dolore.
Non volevo che nessuno la nominasse, era mia, solo mia e io ne ero tremendamente geloso: annuì e afferrai una felpa.
- Arrivo, vengo anche io ovviamente... - uscì di casa seguito da loro, chiusi la porta a chiave e salì in macchina dove Zack partì per Nibelheim.
Arrivammo davanti a un campo fiorito, al centro del quale vi era posizionata una lapide bianca di marmo: ogni cosa era circondata da fiori, solo vicino alla sua foto vi erano posizionate delle rose blu, le sue preferite.
Non ce la facevo più; caddi sulle ginocchia, i miei occhi iniziarono a lacrimare, le mani iniziarono a tremare e la mia voce non riusciva ad ottenere un tono basso.
Poi un urlo... un mio urlò squarciò il dolce suono della pioggia.
- Tifa!