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Autore: koigumi    04/10/2011    3 recensioni
Da dieci anni ormai aveva smesso di farsi chiamare Lizzy.
Così come accadde al piccolo conte Phantomhive, anche lei smise di sorridere.
Non indossò più abiti rosa. Dimenticò di amare le “cose carine”.
Genere: Dark, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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5. THE SOUND OF Silence

Passi di donna risuonarono lungo il corridoio e interruppero il religioso silenzio che dominava la residenza dei Midford.
Sola, in cucina, ed intenta a preparare la cena c’era la cameriera Paula, governante della magione e cameriera personale della marchesina Elizabeth sin dalla tenera età.

Il legame che si era creato tra la marchesina e la sua cameriera in tutti quegli anni di fedele servigio da parte sua al casato Midford, era paragonabile solo a quello tra due sorelle.
Ma oramai gli anni passavano sempre più in fretta e per la sua padroncina era arrivato il momento di metter su famiglia: ciò da un lato rattristava molto Paula, visto il fatto che sarebbe stata costretta ad abbandonare quella casa a lei tanto familiare, ma dall’altro la rendeva molto felice sapere che avrebbe servito la marchesina anche dopo il matrimonio e che, magari, avrebbe cresciuto anche i figli della sua signorina.

La voce di Elizabeth che proveniva dal corridoio, interruppe nuovamente il silenzio.
-“Paula, sono tornata. Raggiungici in salotto: ho bisogno di parlarti!”

“Finalmente, dopo tutte queste ore la signorina è tornata!” pensò “… ma, cosa avrà voluto dire con ‘RAGGIUNGICI in salotto’?”

Ad aspettarla in salotto vi era la marchesina, interamente vestita di una camicia da notte bianca e sporca di terra e polvere e con i capelli sciolti che le cadevano davanti le spalle, assieme ad una donna dai suoi stessi abiti da cameriera.
-“S-Signorina, che piacere rivederla … ma cosa sono quegli abiti?! Chi è questa cameriera?”

Lo sguardo di Elizabeth era basso, quasi interamente nascosto dalla frangia che le cadeva davanti agli occhi coprendole la fronte.
La voce mozzata e tremante esitava ad uscire dalla sua bocca, come se le parole fossero mille aghi che le perforavano la gola.

-“Lei … Lei è la nostra nuova cameriera.”
-“Ma signorina: sono io la vostra cameriera! Lo sono da ormai venti anni e più!”
-“… ho detto che lei è la nostra nuova cameriera.”
-“M-Ma signorina! Non più farmi questo! Mi dica almeno il perché, ne ho il diritto!!!”
-“PERCHÈ HO DECISO COSÌ!”

A quelle parole, Elizabeth alzò di scatto il volto verso Paula: i suoi occhi pieni di lacrime luccicavano a quella tenera luce di tardo pomeriggio ed il suo volto, completamente rigato dal pianto, si presentò alla stessa Paola con un’espressione sofferta che mai era apparsa sul volto della sua signorina.

-“Ti prego, Paula, non complicare le cose più di così: fa’ le tue valigie e lascia questa casa. Ti saranno date tutte le referenze che desideri ma, per carità, non fare altre domande … non capiresti.”
-“Come desidera, signorina …”

Così dicendo la cameriera Paula si allontanò dal salotto con passo incerto ed animo sconvolto. Tutto si sarebbe aspettata purché quelle parole uscire dalla bocca della sua signorina.

Rimasero sole nel salotto Elizabeth e la sua nuova cameriera.
-“Signorina, non si preoccupi, ha fatto la cosa giusta.”
-“Taci! Per colpa tua ho dovuto cacciare dalla mia stessa casa la persona a me più cara …”
-“Ne era consapevole al momento del patto che, arrivati a questo punto, avrebbe dovuto rinunciare a qualcosa che le sta a cuore. Io non ne ho nessuna colpa: questo era l’accordo. Invocare un essere come me di propria spontanea volontà è risaputo essere un atto degno di un animo debole, poiché non comporta mai nulla di buono. Crede davvero che il suo riprovevole gesto possa essere considerato come un'impresa di coraggio?”
-“Non mi importa di cosa pensi sul mio conto: se avessi avuto anche solo una minima alternativa, stai certa che non ti avrei mai invocata!”
-“Ma guardi che un’alternativa c’era …”
-“Oramai non ha più importanza: ho ceduto la mia anima in cambio del mio più grande desiderio e non intendo sprecare altro tempo prezioso per discutere con te su cosa avrei o non avrei dovuto fare!”
-“D’accordo, come desidera lei, signorina.”
-“ … e non osare chiamarmi ‘signorina’: per te io sono la SIGNORA Elizabeth Midford!”
-“Oh, se la mettete così, allora: Gern, Meine Herrin.”


*******

Quello stesso pomeriggio pareva che il silenzio fosse sovrano d’ogni dove: nelle stanze e lungo i corridoi della residenza Phantom non un soffio di vento, né un battito d’ali risuonava nell’aria.
Erano oramai passate da molto le cinque ed il sole filtrava i suoi stanchi ed quasi spenti raggi oltre le finestre della Town House.
Nel salotto, seduti sulle solite poltrone di pelle rossa, il conte ed il maggiordomo passavano le ore in silenzio l’uno di fronte all’altro con aria molto più contrariata del solito, finché il piccolo conte non prese la parola.

-“Avevi specificato che quella dell’invocazione di un demone da parte di Lizzy era solo una REMOTA POSSIBILITÀ, o sbaglio!?”
-“… era pur sempre una possibilità da prendere seriamente in considerazione. Non è colpa mia se la marchesina è così perspicace e veloce, signorino.”
-“Tsk! ‘Perspicace e veloce’ un bel niente! È solo colpa tua se ci troviamo in questa situazione: avresti dovuto provvedere a nascondere il marchio con la benda prima di farmi incontrare ‘la preda’ al ballo!”
-“Se ben ricordo ero leggermente impegnato a fronteggiare un sadico pazzoide vestito di rosso, quella sera. E poi come potevo sapere che quella ragazza era proprio Lady Elizabeth Midford?”
-“Bastava che ne ascoltassi il nome per intero, razza di idiota!”
-“M-Ma …”
-“Ma un bel niente! Esigo che tu ripari a questo tuo madornale errore recuperando quell’anima a tutti i costi! Non intendo pagare per un tuo sbaglio, è chiaro?!”
-“Temo che questa volta non possa risponderle con il mio consueto ‘Yes, my Lord’ …”
-“Come sarebbe a dire?!”
-“Intendo dire che ciò che mi sta chiedendo non solo rasenta l’impossibile, ma il solo tentativo potrebbe compromettere l’esistenza di entrambi.”
-“Eh?”
-“Mi ascolti, signorino: il testo usato dalla marchesina risale a molti anni fa. Sicuramente il libro nel quale è riportata quella formula appartiene ad una collezione molto antica riguardante la magia nera e di solito le formule contenute in questi volumi riguardano principalmente demoni o creature infernali di un certo ‘calibro d’importanza’ …”
-“E con questo cosa vorresti insinuare?”
-“Intendo dire che, purtroppo, la formula usata dalla marchesina è una delle più comuni, ma anche una delle più pericolose: il demone con cui abbiamo a che fare è risaputo essere uno tra i più potenti. Non sarà un’impresa semplice!”

Le ultime parole di Sebastian sembravano aver spiazzato il conte, il quale non rispose, colto da un attimo d’esitazione. Ma subito dopo ribatté con voce ferma.

-“D’accordo: vorrà dire che ci sarà più lavoro per te!”
-“Signorino! Ma allora non mi ha ascoltato!?”
-“Oh, mio caro Sebastian, ho ascoltato ogni tua parola dalla prima all’ultima … ma vorrei ricordarti che ‘chi rompe paga’: tu ,a causa dei tuoi errori, hai distrutto il mio piano ed ora devi ripagarmi!”
-“Non posso assicurarle la vittoria, questa volta …”
-“SEBASTIAN, È UN ORDINE: RIPORTAMI QUELL’ANIMA A QUALSIASI COSTO!!!”
-“Oh, se la mettete così, allora: Yes, my Lord.”




NELLA CAMERETTA DELL'AUTORE
Hola Hola, lettori carissimi ed affezionati!

Scusate il ritardo con cui ho postato (causa: incidenti di percorso che non sto qui ad elencare)
Lo so, lo so: vi avevo promesso un capitolo più “emozionante” e invece vi ho rifilato questo polpettone introspettivo.
Purtroppo la storia sta prendendo una piega FIN TROPPO SERIA,
quindi sono costretto ad inserire questi capitoli di passaggio che non piacciono nemmeno a me!
Ci tengo a portare a termine in modo (spero) decente la mia PRIMA fan fiction in assoluto,
quindi per questo (e credo anche per il prossimo) capitolo sono costretto a dilungarmi
su queste scene quotidiane tanto odiate e tanto monotone…
[P.S.: "Gern, Meine Herrin" è tedesco e significa "Sì, mia signora"]

Spero comunque che troviate un po’ di tempo da dedicare anche a questo capitolo.


Piccolo angolo dei ringraziamenti:

non ho mai lasciato spazio ai ringraziamenti, ma adesso mi sento in dovere di farlo.

Ringrazio tutti coloro che hanno letto anche solo una misera riga di questa storia;
ringrazio tutti coloro che hanno lasciato anche solo una mezza recensione (per me è molto importante);
infine ringrazio i miei lettori più accaniti: AliYe - Mione1986 - Rebl_fleur - PoisonAlice
Grazie di cuore a tutti quanti !

Un saluto a tutti voi!
   
 
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