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Autore: _Mirtilla_    05/10/2011    3 recensioni
Dal prologo:
C'era una volta un meraviglioso, immenso lago dalle acque limpide e scure, nelle Higlands scozzesi. Nel centro del lago sorgeva un'isoletta rocciosa, quasi uno scoglio naturale, in parte ricoperto da arbusti di un verde selvaggio e profondo.
C'erano una volta un lago, un'isola e un vecchio maniero in rovina arroccato sul lato dello scoglio. Aveva un fascino misterioso, ma tutti se ne tenevano alla larga, ne avevano il terrore: si diceva che fosse abitato dai fantasmi.
C'erano una volta un lago, un'isola, un vecchio maniero circondato da superstizioni ed una bambina dai capelli ricci e l'espressione intelligente, che era l'unica che quei fantasmi li vedeva.
Il suo nome era Minerva McGrannitt."

Un piccolo omaggio ad una donna straordinaria.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Fantasmi e sorprese



La monotonia del villaggio di Caithness si rispecchiava nella routine che ogni giorno si ripeteva, sempre uguale, sempre agli stessi orari, d'estate e d'inverno, sole o pioggia.

Sveglia. Lavoro. Pranzo. Riposo. Lavoro. Cena. Letto.

Quella monotonia fu spezzata in un pomeriggio di marzo insolitamente soleggiato dalle grida laceranti e terrorizzate di una strana bambina dai capelli ricci, che correva lungo la strada principale del paese, diretta alla canonica.

 

Quando entrò in casa, la prima cosa che il reverendo Robert notò fu l'espressione profondamente sconvolta di sua figlia: la piccola giaceva rannicchiata vicino al caminetto, mordicchiandosi le unghie; il vestitino giallo era strappato e sporco di fango in più punti e ricadeva formando pieghe innaturali sul corpicino magro.

“La m-mamma d-dorme. Non v-volevo sveglia-a-arla”, disse Minerva con voce esile e rotta dal pianto.

Robert si impressionò notevolmente: non aveva mai sentito sua figlia parlare con quel tono, non l'aveva mai vista così sconvolta. Le si accovacciò vicino, la strinse in un abbraccio protettivo e le chiese con tono caldo e rassicurante: “Che cosa è successo, piccola?”

“P-pa-pà...io...io...ho visto i fantasmi! Lo so che sembra una pazzia, ma ti giuro, che in q-quel castello al c-centro del lago c-ci sono davvero!” Notando l'espressione spiazzata di suo padre, ricominciò a piangere. “T-ti giuro c-che non s-s-sto mentendo! Papà, sto impazzendo? E' vero quello che dicono di me, che sono strana? P-Papà...” I singhiozzi quasi la soffocavano.

Il reverendo rassicurò sua figlia, la tenne stretta a sé finché non si addormentò.

Poi la mise nel suo lettino di olmo, che prese a tremare scosso dal corpicino della piccola in preda agli incubi, e andò in camera della moglie.

“Isobel...amore...Minerva crede di stare impazzendo. Bisogna spiegarle tutto. E' il momento”

 

Espressioni discordanti si rincorrevano sul volto della bambina, quasi dipinte da un pittore pazzo e visionario che stesse cercando di rappresentare, tutte insieme, le emozioni dell'animo umano. Paura, rabbia, stupore, gioia, terrore, infine una strana calma. Quadri di una vita che cambiava.

   
 
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