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Autore: ReneesmeCullen    06/10/2011    1 recensioni
Due ragazzi alla apparenza normale, sono costretti ad un amore combinato. Lei una fata del Tempo e lui un vampiro. Due razze che sono sempre state in conflitto con loro, vengono unite dalla strana e misteriosa gravidanza di lei. Con il pericolo che incombe dal ex fidanzato che nasconde un segreto mai rilevato prima.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6
Pesandomi mi spaventai, ero sempre più magra. Ora pesavo 35 chilogrammi. Vincent, aveva chiamato mamma, dicendo che aveva trovato una soluzione per la mia gravidanza. Io temevo il peggio, volevo bene ai miei bambini, anche se mi facevano del male, ero sempre una mamma. Vincent mi aveva proposto di provare a bere del sangue animale, per vedere se al neonato vampiro potesse andare bene come alimento. All’inizio non ne volevo sapere di berlo, ma alla fine lo dovetti bere per il mio bene. Dopo alcuni giorni che avevo iniziato a berlo, mi sentivo molto meglio, e potevo mangiare anche alimenti normali. Avevo sempre voglia di uova strappavate. Quindi la mia dieta, ora si basava soprattutto su sangue animale, e uova. Jasper era ritornato a farmi visita ma non mi raccontò mai cosa era successo fra lui e Matias. Ora passava la maggior parte del tempo con me, e non mi lasciava per un secondo. Dicendomi che era per il mio bene e di non fidarmi più di Matias. Non era un immortale affidabile mi disse. Bah io non ci capivo più niente. La settimana successiva arrivò finalmente mia madre. Gli costo caro lasciare il nostro pianeta, ma era contenta di vedermi. Gli raccontai come avevo passato gli ultimi dieci anni. Ma la sua maggior preoccupazione era la mia gravidanza. Jasper e mia mamma andavano d’accordo naturalmente, si conosceva prima che io venissi al mondo. Le mie due famiglie ora passavano più tempo assieme, per il mio bene. Temono per me. Io non stavo poi così male, mi sentivo più che altro sempre stanca e affamata. Vincent, il giorno dopo arrivò alle 9 del mattino per visitarmi. Poteva vedere solo il neonato della mia specie, il neonato vampiro era nascosto da una membrana più resistente. “Si può sapere che sesso sono? C’è almeno quello che si vede?”. “Ora provo Luna, non si è mai saputo nulla di una gravidanza fra fate e vampiri”. “Lo so, non fate altro che ripetermelo”. Alzai gli occhi al cielo, e lui se ne rese conto. “Scusami Bella, non volevo, ma come tutti noi vogliamo il meglio per te”. “Lo so, Vincent e ti… ringrazio”. “Figurati. Ora alza la maglietta”. Lui mi guardò pensieroso, stavo per chiedergli cosa ci fosse di strano, quando osservai con i miei occhi cosa stava osservando. Su un lato della mia pancia, c’erano chiazze viola e grigie come fossero dei lividi, ne sfiorai uno, e sentì un dolore fortissimo. “Cosa sono?”. Vincent li esaminò, sfiorandomi leggero come una piuma, mi disse che il bambino vampiro era incompatibile con il mio corpo. Per questo stavo crescendo più in fretta dell’altro feto, e avrebbe potuto anche spezzarmi le ossa del mio corpo. “Fantastico direi”. “Farò altre ricerche, per sapere se ci sono stati altri casi”. “Va bene, grazie, mi mandi Jazz per favore?”. “Certo, intanto bevi questo”. Presi il bicchiere pieno di sangue, e lo bevvi con gusto, ora mai non sentivo più il disgusto del sangue che provavo. Jasper mi prese fra le sue braccia e mi coccolo, finché non mi addormentai. Svegliandomi, ero ancora in dormiveglia quando senti che Jasper parlava con qualcuno al telefono. “No non ti avvicinare a lei, ho ti uccido con le mie stesse mani”. Dalla sua voce era molto arrabbiato, ma con chi c’è l’aveva?. Vedendo che non parlava più al telefono, aprì gli occhi, e mi ritrovai lui che mi osservava. “Buongiorno amore”. “Buongiorno tesoro, tutto bene? Ti ho sentito urlare.”. “Scusami, non ti volevo svegliare. No parlavo, con una persona che non ti deve stare vicino in questo momento e mai”. “Scommetto Matias?”. Lui non rispose, ma avevo indovinato la risposta. “Devo andare al bagno”. Mentre mi alzai sentì, una fitta allucinante al fianco sinistro e un rumore sordo. “Ahi!”. “Lunaaa!”. Crollai a terra, tenendomi il fianco. “Che succede?”. Mi mancava il respiro. “Stai tranquilla ti porto da mio padre”. Mi prese fra le sue braccia, e in pochi minuti eravamo già a casa sua. Suo padre aveva uno studio, creato per me come sala parto. Visitandomi mi disse che il bambino mi aveva rotto tre costole. Mi fascio il fianco, e non sentì più dolore. “Forse Luna è meglio che per il resto della gravidanza, ti trasferissi da noi. Se ti dovesse capitare qualcosa almeno saresti già qui a mia disposizione. E saresti anche al sicuro”. “Va bene, la mamma non sarà molto contenta, almeno credo”. “Tranquilla, ne abbiamo già parlato anche con lei”. “Ok e dove dormo? Voi non dormite!”. “Te la senti di venire con me di là?” mi disse Jazz. “Certo amore”. Stavo per mettere un piede a terra che mi ritrovai fra le sue braccia. Lo bacia nel collo, e a Jazz piaceva molto. “Eccoci questa è la nostra camera”. Mi voltai e rimasi a bocca aperta. Era la camera dei miei sogni. Un grande letto circolare era in mezzo alla stanza. Un piumone bianco, scendeva ai lati, e un vasto assortimento di cuscini era presente. Lo guardai, e lo baciai, “Grazie amore”. “Figurati”. Andai sotto alle coperte, iniziavo ad avere freddo. Lui si mise sopra alle coperte, per non farmi morire congelata. Ci baciamo per quasi tutta la sera, ma alla fine lui fu costretto a venire sotto alle coperte con me, per il fatto che ci eravamo uniti l’uno fra l’altro. Fu una sera indimenticabile. Lui era gentile nei movimenti, e non sentivo nessun dolore, e non creava nessun problema a me e ai bambini. Stavo per addormentarmi, quando Jasper mi prese la mano. “Amore posso chiederti una cosa?”. “Certo”. Mi accomodai meglio fra le sue braccia e lo guardai. “Mi vuoi sposare?”. Mi mostro un anello pieno di diamanti, con uno al centro blu. Rimasi impietrita, e scoppiai a ridere. “C’è qualcosa che non va?”. “No scusami, ma mi sento in un sogno”. “Certo che ti voglio sposare”. Mi infilò l’anello e ci baciamo per il resto della serata, ma alla fine io caddi nelle braccia di Morfeo. 
   
 
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