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Autore: artemide88    07/10/2011    17 recensioni
Isabella Swan ha iniziato a lavorare presso la sede newyorkese di una multinazionale. il suo capo? Edward Cullen, ovviamente. non si sopportano ma lei ha bisogno di un lavoro e lui di una segretaria. e poi c'è una promessa da mantenere...buona lettura!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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cap 14 sl
Hoilà! eccomi qua!! =)
Ricevuta la benedizione per postare, non perdo tempo!
non mi sono dimenticata di voi, il capitolo è stato difficile da scrivere.
spero ora di avere più tempo, di sciuro non vi abbandono dopo la fine di questo capitolo (ih ih ih....)
quindi non abbandonatemi voi!
il prossimo capitolo arriverà presto, ma datemi un segnale che ci siete ancora o perderò tempo a domandarmi perchè la storia non va...

BUONA LETTURA




CAPITOLO 14 – FORSE...FORSE AVEVA RAGIONE CHARLIE!



La mattina dopo arrivò in ufficio alle sette e venti. La città era spettrale...poche le macchine che correvano sulle strade libere. Un taxi che si era fermato vicino al bar in cui aveva fatto colazione, aveva scaricato quattro persone, due ragazze con rispettivi accompagnatori, al ritorno da una serata di bagordi. Un caffè nero non avrebbe fatto male a nessuno dei quattro.

Isabella raggiunse il palazzo della multinazionale con un caffelatte in mano e una brioche nell’altra.

La guardia notturna non credeva ai suoi occhi, nessuno entrava così presto e non la smetteva di controllare il pass della ragazza.

“posso aspettare qui mentre faccio colazione?” l’uomo la guardò stranito, ma felice che non avesse chiesto di salire negli uffici. Se fosse stata una spia e lui avesse permesso di entrare indisturbata durante la fine del suo turno! Per sua fortuna da lì a dieci minuti sarebbe arrivata la guardia del mattino, gli avrebbe dato il cambio alle otto, ma almeno avrebbe potuto confermare l’identità della sconosciuta.

La guardia del mattino arrivò, si puntuale, ma con lei entrò un altro uomo,  più anziano.

“oh, puntuale come un orologio svizzero, signor Dywer.” Si complimentò Isabella gettando il bicchiere del caffelatte nella spazzatura. Si salutarono con una stretta di mano. “se vuole possiamo andare subito o bere un caffè prima.” Fremeva, voleva conoscere tutto il più possibile di quell’uomo e scoprire avida, i segreti del suo successo. Lo ammirava molto e lo stimava professionalmente.

“ehi, dove andate?” la guardia notturna fremeva dalla guardiola. Era palesemente agitato.

“oh Frank rilassati.” Intervenne l’altro. “è la segretaria del capo.”

Il modo con cui lo disse, non piacque per nulla a Isabella, il sottointeso era palese: essere la segretaria di Edward Cullen significava essere anche la sua amichetta di sesso.

“se voi gentili signori aveste più palle, le cose le direste in faccia. Non mi scopo il mio capo, faccio solo il mio lavoro e sarebbe bello che voi faceste altrettanto, invece di perdere tempo in inutili pettegolezzi.”

Avrebbe voluto rimangiarsi ogni parola dopo averla detta. Philip Dywer la guardava sconcertato.

“mi scusi. Sono cresciuta solo con mio padre che mi ripeteva ogni giorno di mettere a tacere le malelingue e di non avere mai peli sulla lingua. Danno fastidio. e poi odio che si insinuino cose del genere.” Sbuffò.

Il signor Dywer rimase in silenzio per qualche secondo, prima di parlare. “immagino di dovermi scusare per averla disturbata ieri sera. Suo padre non avrà gradito l’intrusione telefonica.”

“vorrei rassicurarla del contrario, ma mio padre non è un tipo facile. Burbero direi, ma davvero un ottimo padre.”

“è fortunata.” Isabella sorrise, mentre strisciava il suo badge per usare l’ascensore privato che portava nel seminterrato, sede dei laboratori. Presto anche il signor Dywer ne sarebbe stato dotato. In ascensore rimasero in silenzio, ma una volta che l’allarme venne disinserito, le luci accese, e si furono spostati nella sala del prototipo, Dywer riprese a parlare.

“mi racconti qualcosa di lei.” Si era tolto la giacca e si stava rimboccando le maniche, mentre osservava l’ammasso di ferraglia davanti a lui. Non portava la cravatta.

“come?”

“ma si, da dove viene, che studi ha fatto, come è finita a lavorare per Edward...” Isabella lo guardò stranita. Il suo interesse verso il Philip Dywer era del tutto professionale ma non sembrava così per l’uomo. “mi racconti, voglio sapere qualcosa di lei. È una ragazza così affascinante...”

Ok, forse...forse aveva ragione Charlie. Non era stata una mossa molto furba acconsentire a fargli da guida nel seminterrato a quell’ora del mattino.

La ragazza rimaneva in silenzio, così Philip tornò alla carica. “mi scusi se glielo dico, ma credo che le guardie avessero ragione. Una segretaria va sempre a letto con il proprio capo.” Per poco Isabella non gli tirò un ceffone per la sua cafonaggine.
 
“non si permetta signore. sono professionale sul lavoro e non ho nessun interesse nei confronti del mio capo.”

“oh, ma cara, non c’è nulla di male. Io mi sono sposato la mia segretaria!” ride mentre punta un faretto sull’automezzo blindato. “stando così a stretto contatto è normale, si hanno certi pruriti e si soddisfano. Immagino che la sua vita privata non sia troppo attiva, vero? In queste aziende così grandi, il lavoro è sempre troppo e si resta in ufficio fino a tardi e...”

Isabella non ascoltava più le parole senza senso dell’uomo, la sua convinzione era che Charlie avesse ragione. Era un figlio di puttana che voleva portarla a letto.

Dava così tanto l’idea di una cattiva ragazza, arrivista e basta?

“dannazione, mi servirebbe...ah, non posso farlo da solo. Vede quella scatola degli attrezzi? Mi dovrebbe passare...si esattamente questo...” disse sorpreso e ammirato vedendosi porre davanti lo strumento desiderato. “come faceva a...”

“non ho ascoltato una sola parola di quello che ha detto, ma mi sono concentrata sul suo lavoro. Preciso e pulito. È fantastico vederla al lavoro, anche se in azioni così preliminari.” Spiegò la ragazza, una nota ammirata nella voce e gli occhi che scintillavano. Finalmente avrebbe potuto imparare davvero qualcosa in quel lavoro. “concentrazione, precisione e invettiva. Oltre a poche chiacchiere.”

Il signor Dywer la guardava con un sorrisetto furbo. No, non si era sbagliato. La sua prima impressione su Isabella era quella giusta e l’aveva messa alla prova stuzzicandola.

“dove hai studiato Isabella?”

“ho avuto una borsa di studio per MIT. Mi sono laureata con il massimo dei voti, ma purtroppo non ho avuto molto successo nel trovare un lavoro. Non conta quanto sei bravo, se sei una donna che ne sa più di un uomo.” La sua faccia si tinse di profondo disgusto per tutte le porte sbattute in faccia.

Non era arrivata a fare la segretaria perché era il massimo a cui poteva aspirare, proprio no. aveva passato sei mesi a cercare un posto adatto a lei, ma sembrava che tutte le porte per lei fossero chiuse.

Quando era stata chiamata alla Guns ‘n Cullen, non poteva crederci. Era alla canna del gas, le bollette si accumulavano e i risparmi che si assottigliavano sul suo conto in banca. La delusione era stata tanta quando aveva scoperto che doveva solo fare da segretaria a quel damerino.
 
Intanto posso vivere e imparare qualcosa, si disse.

“ma sei brava...molto brava...” le si avvicinò ma lei istintivamente fece un passo indietro. In quell’esatto momento entrò anche il capo degli ingegneri, Roger.

“devo tornare al mio lavoro, se ha bisogno chiami pure l’interno 005 e le risponderò io. Arrivederci.” Senza aggiungere altro si diresse di gran carriera, sotto lo sguardo incuriosito di Roger e quello divertito di Philip, verso gli ascensori.

“che ci faceva qua quella ragazzina impertinente?” sbottò Roger, senza rivolgersi a nessuno in particolare.

“credo che la ragazzina sia molto più in gamba di voi.” Ribatté Dywer, tornando al suo lavoro. Nonostante l’età, l’uomo era ancora arzillo e non si stancava facilmente. Analizzava con un occhio i progetti, srotolati sul tavolo e tenuti fermi negli angoli opposti da una tazza di caffè e da una chiave inglese, con l’altro controllava il rottame, come lo aveva soprannominato.

A mezzogiorno in punto, prese il telefono e compose l’interno 005. Quella mattina aveva stuzzicato Isabella, ora voleva delle risposte serie e concrete.

“posso invitarla a pranzo?” chiese a bruciapelo quando lei sollevò la cornetta.

“signor Dywer? Le passo subito il signor Cullen.” Ignorando la domanda rivolta a lei, Isabella stava per schiacciare l’interno di Edward, quando venne fermata dall’arrivo del capo alla sua scrivania. “il signor Dywer, capo.” Dal giorno precedente lo chiamava capo, solo per sottolineare che se si era ridotta a fare da Babbo Natale, era solo perché lui era, appunto, il suo capo e che non si doveva allargare dandole incarichi stravaganti.

Edward prese la cornetta e scambiò due chiacchiere sul prototipo, poi si voltò verso di lei, che fece finta di non vedere come la stesse fissando, e diceva solo si o no. Isabella doveva trattenersi per sibilare cattiverie.

“perfetto, Philip, a questo pomeriggio.” Edward C. chiuse la conversazione. “scendi pure a pranzo, Philip ti sta aspettando.” Non le diede il tempo di protestare che continuò. “è il migliore, sta facendo un gran lavoro e se vuole pranzare in tua compagnia, tu non ti rifiuterai.” Intanto dentro di sé se la rideva, Isabella Swan, il maschiaccio, a pranzo con un uomo così raffinato come Philip Dywer. Chissà cosa ne sarebbe uscito.

“ha sposato la sua segretaria, lo sapeva? Beh, io non diventerò la sua amante solo perché le sta salvando il culo con il consiglio, capo.” Prese il cappotto e la borsa e si avviò per il corridoio.

“torna pure all’ora che vuoi e sii carina con lui!” le urlò Edward ridendo sotto i baffi.

***

Isabella trovava quella sedia stranamente scomoda. In un ristorante di lusso, come potevano esserci sedie scomode? Ma soprattutto come poteva essere scomoda una sedia con anche lo schienale imbottito e rivestito di un morbido tessuto ecru?

Sotto sotto lo sapeva, la compagnia rendeva scomoda persino la sedia. Charlie aveva dannatamente ragione...quanto mai non gli aveva dato ascolto...

Il signor Dywer, invece, appariva rilassato e studiava la ragazza. Si domandava da dove iniziare con le domande, doveva sapere e non voleva spaventarla prima di aver avuto le risposte che cercava. Ovviamente avrebbe dovuto far ricorso a tutta la sua delicatezza, Isabella sembrava già seduta sulle spine.

Ordinò lui per entrambi, un pranzo leggero ma all’insegna della buona tavola.

“l’hai mai assaggiata?” chiese indicando la forchetta, il loro antipasto, una Caprese. Lei scosse la testa. “prendi il pomodoro e la mozzarella insieme, o non ne apprezzerai appiedo il gusto.”

Il gusto da cinquanta dollari solo per avere delle fettine perfettamente tagliate e disposte con arte su un piatto o il gusto di te, vecchio marpione scaduto, che tenti di sedurmi?

Andando avanti con questi pensieri Isabella non si sarebbe mai gustata il pranzo e se le sarebbe trovato tutto sullo stomaco nel pomeriggio. Posò la forchetta e prese un bel respiro.

“posso sapere perché mi ha invitata a pranzo?”

“deve esserci per forza un motivo?” ridacchiò l’altro, ma vedendo la faccia di Isabella, tornò serio. “voglio conoscerti meglio e provare a instaurare un...”

“il pranzo finisce qui.” la ragazza si alzò per uscire dal ristorante.

“aspetta!” Philip la trattenne per il gomito, impedendole di andarsene come avrebbe voluto. “lascia che ti spieghi...”

“perché dovrei?” l’uomo senza rispondere alla domanda scontrosa, estrasse il portafogli e da esso una foto, un po’ spiegazzata.
 
Gliela porse e disse: “è mia figlia, Renèe.”




p.s. dell'autrice: la mia opinione? Capitolo palloso con finale con il botto. la vostra, di opinione?
spero di leggerne tante =)
a presto!! ciao!!

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