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Autore: sayuri_88    07/10/2011    3 recensioni
Extra dalla mia storia "Beastly". Daniel è un vampiro da molti secoli condannato a una vita di tenebre contro la sua volontà. E' una bestia. Tutto cambia quando, lungo il suo cammino incontra Isabel, giovane matricola della Dartmouth.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Beastly'
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Ecco la seconda parte che conclude il racconto di Daniel. Il prossimo extra si chiamerà "La neve cade rossa come il sangue" (sarà una OS a parte).
Ringrazio tutti i lettori silenziosi e quelli che hanno recensito lo scorso capitolo e chi ha messo tra le seguite, preferite e ricordate la storia. Grazie 1000
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La Bella, la Bestia e la strega cattiva

 
Aveva percorso tutto il tragitto con lo stesso spirito di un carcerato condannato alla forca. Il suo profumo si era diffuso nell’aria arrivando alle sue narici come un fulmine a ciel sereno, forte e deciso. Era uscita dalla Villa, in cuor suo sperava che lo stesse raggiungendo pronta a dargli la sua risposta ma aveva atteso invano, di lei nessuna traccia se non il suo odore che si faceva sempre più labile. E il timore si era insinuato in lui.
Spalancò la porta delle sue stanze ma come aveva sospettato di lei nessuna traccia, solo il suo intenso profumo a ricordargli cosa aveva appena perso. Lei aveva deciso e così aveva firmato la condanna a morte di Daniel. Fino all’ultimo aveva sperato che le concedesse una possibilità ma era troppo per Isabel e come poteva biasimarla. Lui era solo un mostro e lei, l’essere più puro e candido che il mondo avesse mai conosciuto e le aveva dato la possibilità di scegliere e ora a malincuore doveva rispettare la sua decisione.
Daniel raggiunse il letto e si lasciò cadere a peso morto tra quelle lenzuola che sapevano ancora di lei. Come avrebbe potuto vivere senza di lei? Domanda inutile perché non sarebbe sopravvissuto a lungo.
Rimase in quella posizione per un tempo indefinito, le lenzuola, strette nel suo pugno, vicino al naso per non perdere nemmeno una fragranza, per imprimere nella sua memoria tutto quello che gli era possibile. Voleva che il suo ricordo lo accompagnasse fino alla fine nella sciocca idea che in un modo o nell’altro lei non lo aveva comunque abbandonato.
— Problemi in paradiso? — al suo di quella voce Daniel scattò in piedi in posizione di attacco e liberando un ruggito che fece tremare la stanza. Da fuori il grido degli uccelli e il battito frenetico delle loro ali in fuga.
— Ma che accoglienza… mi piacciono gli uomini aggressivi — mormorò languida la vampira che aveva iniziato ad avanzare verso Daniel con movimenti lenti che avevano l’intento di provocare e accendere il desiderio.
­— Che ci fai qui Jacqueline? Non sei la benvenuta — il tono duro per farle intendere che la sua presenza non era gradita.
­­­­­— Beh, avevo bisogno di un po' di compagnia — gli mormora una volta che lo ebbe raggiungo. Si lasciò andare sul corpo di lui, portando le mani dietro il suo collo e il viso a poche spanne da quello di lui. Con mala grazia la scostò disgustato per poi guadagnare la porta in un chiaro invito ad andarsene.
— Daniel… Daniel… Daniel, quando lo capirai che non hai altra scelta? — Jacqueline per nulla intimidita dal vampiro scendeva le scale lentamente con un sorriso che non aveva nulla di rassicurante. Saltò aggraziata l’ultimo gradino e si esibì in una piroetta nel piccolo salone. — Ti farò terra bruciata ovunque andrai. Ogni singola persona a cui ti avvicinerai morirà — un avvertimento, una minaccia che aveva messo in atto più e più volte nel corso della vita di Daniel ma ormai non aveva più nulla da perdere, quello che più fremeva di avere con se, lo aveva perso. Poi un lampo.
— Che cosa hai fatto? — sibilò scendendo dalle scale con velocità sovrumana. Un cattivo presentimento si era insinuato nel suo animo e il terrore di scoprire che fosse vero lo annichiliva.
— Sai, non dovresti far andare in giro senza protezione la tua biondina. Non sai chi può nascondersi nell’omb… — ma non la lasciò finire che afferratala per un braccio, la scaraventò contro la porta finestra che s’infranse in mille pezzi. Non poteva essere vero, si disse nella disperazione più nera. Se aveva anche solo torto un capello a Isabel, Daniel gliela avrebbe fatta pagare.
— Che cosa le hai fatto? — ringhiò fiondandosi fuori dalla finestra infranta. Jacqueline nel frattempo era atterrata con grazia nel grande portico e si stava sistemando l’acconciatura, per nulla toccata dal vampiro.
— Per ora nulla mio caro. Ma si sa, il mondo di oggi è pieno di insidie…
Isabel aveva fatto la sua scelta e non avrebbe permesso che il suo mondo la coinvolgesse più di quello che già aveva fatto.
— Cagna — l’insulto parve divertire la vampira che si lasciò andare a una fragorosa risata. — Perché non mi lasci in pace! Mi hai già condannato a una dannazione eterna perché non mi lasci in pace! — sapeva che Isabel era il bersaglio della vampira solo perché voleva danneggiare lui. E forse la natura narcisista della sua creatrice non accettava che un’umana era riuscita dove lei aveva fallito.
— Perché mio caro Daniel, non mi piace quando qualcuno mi nega qualcosa… — e, infatti, tutto si riduceva all’egoismo di una sciocca donna viziata.
— Tutto questo perché non sono diventato il tuo giocattolino? — Daniel non ebbe il tempo di realizzare che la vampira si era avvicinata che si vide scaraventato oltre la balaustra per poi sprofondare nello spesso strato di neve bianca che copriva il giardino. Jacqueline si materializzò davanti a lui e subito percepì un dolore all’addome.
— Nessuno mi dice di no, chi lo fa ne paga le conseguenze — gli sibilò prima di allontanarsi con un balzo e portandosi un pugnale alla bocca per leccarne il liquido rosso che colava dalla lama. Daniel era appena stato ferito da un’arma d’argento, e quelle ferite, lo sapeva bene, ci mettevano maggior tempo per rimarginarsi e se prima aveva qualche possibilità di farcela contro la vampira secolare adesso era in netto svantaggio.
— Ma sono magnanima e ti concedo l’onore di essere il mio servitore… ovviamente a delle condizioni — disse con voce melliflua. — Per esempio la biondina — e il suo sguardo si accese di cattiveria nel nominare la giovane umana.
 — Piuttosto, la morte — affermò con vigore il vampiro, — tu non ti avvicinerai a Isabel. Ti ucciderò prima io.
­­­­­­­­Il viso della vampira mutò sotto gli occhi pieni di rabbia di Daniel, assumendo l’aspetto della bestia che era in tutti quelli della loro specie: la fronte corrugata, gli occhi completamente neri e i canini ben in vista.
Quello che seguì fu una lotta per la sopravvivenza, Daniel cercava di difendersi alla bell'e meglio ma la superiorità dell’altra era nettamente evidente. Avevano raggiunto il piccolo anfiteatro, completamente innevato, era uno scenario quasi fiabesco ma in quel momento sembrava un film dell’orrore con i due vampiri che combattevano, senza risparmiarsi colpi, nello spazio della scena.
— Suvvia, Daniel, perché lottare così tanto per una stupida umana? Ti ha abbandonato, è scappata da te. Ti considera un mostro — le parole della vampira avevano aperto ancora di più la ferita nel suo cuore, non si vedeva ma faceva più male di quella provocata dal coltello d’argento. Era chiaro che Jacqueline godeva nel vederlo soffrire ma per lui la sicurezza di Isabel era la priorità, le aveva promesso una vita normale e voleva mantenere la promessa.
Daniel tentò un attacco frontale ma la vampira lo colpì al petto facendolo sbattere contro la parete di fondo del palco. Le forze lo stavano abbandonando, la ferita all’addome continuava a grondare sangue, così come altre ferite che la donna gli aveva provocato sulle braccia e sul petto e il respiro era ansante. Era ridicolo per un vampiro che non necessitava di respirare e non conosceva la fatica.
— Ho fatto un bel lavoro vero? — Daniel la guardò stranito, non capiva dove volesse arrivare. — lei crede che sia stato tu a uccidere quell’umano. Com’è stato bello torturarlo. — disse accompagnando la frase con un sospiro sognate — Sai, non mi divertivo così dalla seconda guerra mondiale.
Era stata lei. Lei aveva ucciso Drew! Lui c’era andato così vicino all’ucciderlo, ma non poteva farlo, che avrebbe pensato Isabel di lui, come poteva accettarlo se si trasformava in un assassino?
— Daniel! — una voce che non pensava avrebbe più sentito arrivò alle sue orecchie come la più bella delle melodie ma la gioia di sapere che era tornata venne sostituita dal terrore che Jacqueline potesse fargli del male. E fu proprio ciò che avvenne: la vampira raggiunse Isabel a velocità vampiresca e la scaraventò sulla scena. Con tutto le energie rimaste, Daniel si alzò riuscendo a prenderla al volo, non voleva pensare a cosa sarebbe successo se non l’avesse presa.
Era spaventata, anzi terrorizzata, tutto il suo corpo tremava ma non mollava la presa su di lui. L’avrebbe protetta, non sapeva perché lei fosse tornata indietro ma era certo che l’avrebbe salvata e se ciò comportava la sua dipartita non era importante, Isabel aveva scelto di tornare alla sua vita di sempre e lui preferiva di gran lunga morire sacrificandosi per lei che vivere quel poco tempo che gli rimaneva nell’apatia o ancora peggio nella pazzia prima che finalmente qualcuno ponesse fine alla sua vita.
— Non hai protetto Clara e pretendi di riuscire a proteggere lei? — gli chiese continuando a ridere. Era vero, non aveva potuto fare nulla per Clara ma ora sì, poteva fare qualcosa per la donna che amava.
— Uccidila, come hai ucciso Clara — disse usando un tono autoritario.
— Come? Hai ucciso Clara? — chiese Isabel scioccata. Ed ecco che aveva scoperto tutta la verità, era stato egoista a non confessare tutta la verità ma aveva paura di perderla, temeva che dopo quella confessione non gli avrebbe dato nessuna possibilità ma alla fine non era servito a nulla lei aveva fatto comunque la scelta che più temeva.
Jaqueline iniziò ad avanzare verso di loro con il pugnale pronto a colpire — Di addio alla tua bella Isabel — e con un balzo fu davanti a loro.
Daniel, riuscì a bloccarla e con un urlo disumano la lanciò contro un pilastro, facendole cadere il pugnale che volò alle spalle del vampiro.
Era la resa dei conti.
I due vampiri ricominciarono a lottare. Ogni volta che Jaqueline tentava di avvicinarsi a Isabel, Daniel la bloccava ma ogni colpo gli costava sempre più fatica, doveva trovare il modo di darle il colpo di grazia.
 
Poi in un attimo di distrazione, Jaqueline riuscì a superare la difesa di lui e scaraventarsi verso di Isabel. La vampira le era praticamente davanti, pochi centimetri e l’avrebbe presa. La ragazza si era rannicchiata a terra e aveva chiuso gli occhi in attesa della fine ma il vampiro riuscì ad afferrare Jacqueline e a bloccarla a terra, lei si dimenava ma lui riusciva a tenerla a bada fino a che Jaqueline con uno scatto di reni capovolse le posizioni. Erano in bilico e sarebbero andati avanti così se la vampira non lanciò un urlo bestiale inarcando la schiena. Solo quando la sua avversaria si rialzò a fatica per voltarsi verso il suo assalitore capì che Isabel aveva pugnalato la vampira ma non era abbastanza, doveva colpire il cuore per ucciderla.
— Il cuore Isabel! Colpisci il cuore! E non togliere il pugnale! — le urlò Daniel ancora sdraiato a terra. Isabel fece quello che gli aveva detto e conficcò il pugnale dritto nel cuore della vampira, ancora indebolita dal colpo alla schiena.
Era fatta! Jaqueline emise un rantolo strozzato e scivolò a terra inerme. Non avrebbe più fatto alcun male.
Guardò la donna che amava che a sua volta guardava con occhi sbarrati il cadavere della vampira, era ancora terrorizzata ma Daniel sapeva che era tutto finito. Emise un sospiro di sollievo certo che ora sarebbe stata al sicuro, lui se ne sarebbe andato il più lontano possibile in attesa della fine e, non avendo nessuno che li possa collegare, lei avrebbe potuto tornare da suo padre e dalle sorelle. Prima però voleva concedersi un po' di tempo con lei, un piccolo ritaglio di tempo.
— Isabel — al suono del suo nome Isabel girò la testa di scatto e corse verso di lui inginocchiandosi al suo fianco e abbracciandolo con tutta la forza che aveva. Daniel sorrise felice, aveva bisogno di quel contatto e delle sensazioni che gli trasmetteva. La abbracciò e le baciò i capelli, la allontanò da se quel poco che bastava per osservarla in viso, piangeva e stava per scacciare quei piccoli rivoli di acqua salata quando Isabel passò il dorso delle mani sugli occhi e guardò preoccupata la ferita sull’addome di Daniel.
— Dobbiamo fare qualcosa per questa ferita, dobbiamo pulirla dob… — ma lui non la lasciò continuare.
— Shh… non è grave si rimarginerà da sola — il fatto che nonostante la sua decisione lei si stesse preoccupando per lui lo riempiva di gioia.
— M…ma… — lui sorrise della sua insistenza, era nella sua natura preoccuparsi degli altri. sarebbe stata un ottimo medico, pensò già immaginando il suo futuro. Laurea, lavoro, fidanzamento e matrimonio, gli ultimi lasciarono l’amaro in bocca a Daniel, conscio che il fortunato non sarebbe stato lui.
— Te l’ho detto non è grave. Un paio d’ore e sarò come nuovo — le disse cercando di riassicurarla, appoggiò la sua fronte su quella di Isabel e dopo alcuni secondi di silenzio ricominciò a parlare — sei tornata — sussurrò stancamente, anche se per poco, aggiunse mentalmente — credevo che non ti avrei più rivisto.
— Perdonami per essermene andata, ma avevo paura, era tutto così assurdo — disse accarezzandogli il volto amorevolmente — ma ora non scapperò più. Voglio stare con te per sempre — gli confessò con le lacrime agli occhi. Daniel la fissava con occhi sbarrati. Che voleva dire? Ci aveva ripensato?
Il suo viso era così sincero, quel sorriso dolce e pieno d’amore era davvero solo per lui? Tutti i suoi desideri sarebbero davvero diventati realtà?
Le doveva porre solo una domanda per sapere la verità.
— Vuoi diventare la mia sposa? — biascicò con voce visibilmente emozionata. Il cuore sembrò battere nel suo petto in trepida attesa della sua risposta che non tardò ad arrivare.
— Sì — una sillaba che lo aveva riportato alla vita. Tutto era andato al suo posto, poteva dire che adesso aveva tutto quello che desiderava. Avvicinò il suo viso a quello di lei, quanto l’era mancato il suo calore, la morbidezza della sua pelle e… tutto, gli era mancato tutto.
— Per sempre? — le chiese Daniel a pochi centimetri dalle sue labbra.
— Per sempre — rispose Isabel.
 
 
   

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