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Autore: Neko    07/10/2011    4 recensioni
Una nuova avventura travolge inaspettatamente i Mugiwara partiti per affrontare le sorprese del Nuovo Mondo.
Da una strana isola dove avvengono fenomeni strani, si ritroveranno a che fare con quello che il destino ha in serbo per loro.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19: Catturati

 

Nell’intera base, grazie alle auto parlanti sparse per i corridoi, risuonò l’avviso della cattura di due membri dell’equipaggio di Mugiwara.

 

“Accidenti, quei due si sono fatti catturare!” disse Franky.

“Che facciamo ora Cyborg-san?” chiese Brook.

“Direi di continuare a cercare informazioni su come uscire da questo posto. Lo spadaccino e il cecchino, sapranno cavarsela!” disse Franky prima di ritrovarsi nuovamente circondato da numerosi marine, sta volta per niente intenzionati ad abbassare le armi.

“Mani in alto! Ti comunico che sei in arresto per pirateria, per esserti intrufolato in una base della marina e per esserti preso gioco di alcuni marine!”

“Tra cui te?” chiese Franky.

“Il gioco finisce qui. Non è stato chiesto nessun nuovo scheletro per l’infermeria, quindi per forza di cose tu devi essere  un membro dell’equipaggio di Mugiwara. Se collaborerai e ci dirai dove sono i tuoi compagni, potremmo esserti magnanimi ed eliminarti in fretta!” disse il marine.

“Oh ma che bontà di cuore fratello, ma se speri che voi quattro omuncoli della marina possiate fermarmi allora…” cominciò Franky  mostrando alcune delle sue armi uscite dalla braccia che corrispondevano a dei cannoni.

I marine fecero tutti un passo indietro, ben consapevoli che potevano poco contro quel Cyborg, che già diverse volte aveva costituito un problema per la marina.

“Se fossi in te, sarei meno sicuro di me stesso e abbasserei quelle armi, affinchè non mi faccia del male!” disse una voce.

“Chi parla?” chiese Franky.

I marine si divisero in due file per lasciare libero il passaggio e si misero sull’attenti.

Una donna dai capelli azzurri lunghi fino al fondo schiena, camminò maestosa verso il cyborg e lo scheletro, fermandosi davanti a loro con aria sicura e con sguardo altezzoso.

“Salve Mugiwara. Mi presento, il mio nome è Shiori e sono il vice ammiraglio incaricato della guardia all’ala ovest!”

Brook, cercando di liberarsi dal gancio che lo teneva sollevato invano, disse “Scusi signorina, sarebbe così gentile da liberarmi da questa scomoda posizione?”

Il vice ammiraglio guardò lo scheletro senza fare una piega, diversamente dagli altri marine che rimasero shoccati nel vedere uno scheletro che si muoveva da solo e che oltretutto parlava.

La donna, rimanendo ferma nella sua posizione, allungò i suoi capelli a dismisura e muovendoli come se essi avessero vita propria, afferrò lo scheletro per il collo e sollevandolo, lo liberò dal gancio che aveva in mezzo alle costole, senza però allentare successivamente la presa alla gola.

Tuttavia, la presa non essendo ancora molto forte, diede il coraggio allo scheletro di domandare se la donna gli avesse mostrato le mutandine e come risposta, si ritrovò a lottare con la stretta morsa che rischiava di soffocarlo.

Brook!” lo chiamò Franky, per poi sparare quattro colpi che gli uscirono dal braccio destro, tutti parati dalla folta massa di capelli che fecero da scudo a Shiori.

“Non m-mi a-arriva p-più a-aria  nei p-polmoni!” disse Brook, afferrando la sua spada, nascosta dietro la sua fedelissima chitarra, per tagliare i capelli con successo.

“Interessante! Sembra che tu possa morire nonostante tu sia uno scheletro!” disse con una faccia disgustata la donna.

I due pirati cercarono di lottare contro il vice ammiraglio e i marine, ma se i secondi non presentavano alcuna minaccia, il primo, a causa del suo potere donatogli dal frutto del diavolo Kushi kushi, era davvero pericolosa grazie alla sua difesa difficile da abbattere e i suoi colpi resi efficaci dall’immobilità della preda una volta che questa veniva catturata dai capelli.

Fu così che i due pirati, caddero nelle mani della marina.

 

Mugiwara Rufy, ti avvisiamo che abbiamo in nostra custodia, quattro dei tuoi compagni. Gli ultimi presi sono il cyborg Franky e la rock star Soul King!”

 

“Come temevo siamo finiti in una base della marina tranquilla solo apparentemente. Se i marine non costituiscono un problema, c’è qualcun altro in grado di rappresentare un pericolo per noi. Zoro, Usopp, Franky e Brook sono in gamba e riescono a cavarsela nelle situazioni più impensabili, ma qui dentro siamo come dei topi intrappolati che aspettano di essere divorati dai gatti!” disse Robin seria.

“Io non voglio essere divorato! Disse Chopper con le lacrime agli occhi.

“Tranquilla Robin-chwan, finchè sarai con me, sarai al sicuro!” disse Sanji con gli occhi a forma di cuore.

“Ma davvero? Vediamo allora come te la cavi con il sottoscritto!” disse una voce roca di un uomo alto almeno due metri, con muscoli evidenti.

“E tu chi saresti?” chiese Sanji

“Sono lo chef di questa base e per vostra sfortuna sono anche un ammiraglio. Il mio nome è Ryoory, di sicuro avrete sentito parlare di me, miei cari aiuto cuochi e selvaggina parlante!”

Chopper cominciò a sudare freddo.

“No, mai! Il che la dice lunga. Forse ammiraglio è un nome con cui ti presenti tu, ma in realtà è un titolo che non ti spetta!” disse Sanji guardandolo storto.

Sanji, non farlo irritare. Io lo conosco e un uomo molto pericoloso a causa del potere che gli deriva dal frutto del mare Abura abura. Il suo corpo è fatto di olio bollente, basta anche sfiorarlo per rimanerne scottati!” lo informò Robin.

Chopper cominciò ad agitarsi “Mi basterà sfiorarlo per diventare una pietanza bella croccante pronta per essere mangiata!”

Sanji sapeva bene cosa potesse comportare l’olio bollente e sapeva bene che erano in guai seri, ma provò comunque ad attaccare.

L’ammiraglio venne colpito diverse volte dai calci del cuoco, il quale però venne scottato dalle gocce di olio che schizzavano via a causa dell’impatto del colpo.

“Fermati Sanji!” disse Robin, senza però che il cuoco la potesse sentire a causa di un nuovo attacco che aveva provato a mandare a segno, ma l’ammiraglio, intercettando il suo colpo, afferrò la gamba del cuoco ustionandogliela pesantemente.

Sanji cadde a terra tenendosi la caviglia dolorante. Robin e Chopper vedendo che il nemico  si stava avvicinando al loro compagno, si misero in mezzo, la prima alzando le mani in alto in segno di arresa, ben consapevole di non avere le armi adatte per combatterlo.

 

Nella base un nuovo avviso risuonò “Nico Robin, Sanji gamba nera e Tony Tony Chopper sono stati catturati. Mancate solo tu Nami, conosciuta come la gatta ladra e tu Rufy cappello di paglia. Che intenzioni avete? Lasciare i vostri compagni in gatta buia?”

 

Nami, che stava correndo con Rufy verso l’ala nord, si fermò di colpo a sentire quell’annuncio.

Si morse il labbro inferiore cercando di riflettere.

Rufy strinse i pugni “Se tutti si sono fatti catturare, vuol dire che non abbiamo davanti un nemico semplice da battere!”

“Me lo aspettavo da una base della marina così ben strutturata e nascosta. Mi domando quali capacità avessero coloro che hanno avuto la meglio sui nostri compagni!” si domandò Nami.

“Ha importanza?” chiese Rufy che ricevette uno sguardo interrogativo da parte della navigatrice.

“Qualsiasi capacità possono avere, non possiamo abbandonare i nostri amici in cella, quindi Nami cerca di scoprire dove si trovano le prigioni!”

Nami sorrise, per niente sorpresa dall’uscita del ragazzo e avvicinandosi a una cartina, studiò la loro posizione e il percorso più breve per giungere alle prigioni.

“Da questa parte!” disse Nami cominciando a correre.

Giunsero presto nella zona nord della base, dove vi erano numerose celle con all’interno numerosi pirati, tenuti in condizioni pietose.

“E poi siamo noi pirati a essere considerati disumani!” disse Nami disgustata e  dispiaciuta allo stesso tempo.

“Ragazzi, dove siete?” urlò Rufy.

Nami lo colpì alla testa e lo rimproverò per il suo comportamento sconsiderato.

Nami, che differenza fa se faccio piano o urlò, tanto ci sarà di sicuro qualcuno ad attenderci. Purtroppo la marina non è così sprovveduta come vorremmo!”

Nami provò a ribattere, ma si ritrovò a pensare che il ragazzo di gomma aveva ragione.

Dopo aver controllato vari corridoi e diverse celle, finalmente trovarono i loro nakama di avventura.

“Finalmente  vi abbiamo trovato!” disse Nami guardandosi intorno, sospettosa del fatto che nessuno fosse ancora intervenuto, ma come aveva detto prima Rufy, qualcuno ci sarebbe di sicuro stato.

Nami-swaaaan!” urlò Sanji felice di rivedere la ragazza, la quale non potè fare a meno di alzare gli occhi al cielo.

Rufy piegò la testa di lato confuso “non siete incatenati eppure non avete provato ad evadere!”

Zoro indicò Usopp,  il quale giaceva a terra privo di sensi e un po’ carbonizzato.

“Queste gabbie sono…” cominciò Robin interrotta dall’urlò di Chopper che invano gridò a Nami di non toccare le sbarre.

Nelle sbarre della prigione, correva elettricità ad alto voltaggio e Nami, cercando di scassinare la serratura con un piccolo pugnale che aveva nascosto nel reggiseno, prese una forte scossa, che la catapultò a terra.

Nami!” la chiamò Rufy, correndo al suo fianco e sollevandola.

La ragazza strinse gli occhi e tossì “C-che stupida. Sapevo che doveva esserci qualche tranello, ma non credevo avessero messo l’elettricità anche nella serratura, essendo le chiavi fatte con materiale che conduce elettricità!”

Rufy la appoggiò al muro e le disse “Tu riposa qui, ci penso io a buttare giù le sbarre!”

Nami sorrise e annuì, se qualcuno poteva farcela era solo Rufy.

Improvvisamente una voce sconosciuta ai presenti parlò “Ru-Rufy? S-sei tu?”

L’interpellato si girò a guardare in direzione della prigione che vi era alle sue spalle da dove proveniva la voce, ma a causa della lampadina fulminata che si trovava in quella direzione, il ragazzo non riuscì a identificare chi vi era dentro.

Lo ignorò, non conoscendo la voce e pensando che fosse semplicemente qualcuno che lo conosceva grazie alla sua fama.

Il ragazzo cominciò a dare forti calci contro la porta, usando anche l’haki busoushoku, rendendo i suoi colpi più duri. Di fatto la porta cominciava a cedere, ma il rumore di passi, costrinse Rufy a fermarsi e a guardarsi intorno.

Vide nel soffitto un’apertura che portava al condotto d’aria e dopo averla sfondata, posò il suo cappello in testa a Nami, per poi aiutarla ad arrampicarsi.

Rufy, vieni anche tu!” disse la ragazza quando era ormai al “sicuro”. Il capitano fece per allungarsi, ma comprendendo che non avrebbe mai fatto in tempo, lasciò perdere il suo intento, per non destare sospetti e  impedire che anche Nami venisse catturata.

Riprese a prendere a calci  la porta della cella dei suoi compagni, sperando di riuscire a liberarli prima dell’arrivo di qualche pezzo grosso, ma un forte bruciore alla schiena, lo fece urlare e voltare.

I suoi compagni videro cosa era successo. Rufy era stato attaccato alle spalle e ora aveva un grosso buco nella casacca che scopriva la sua pelle ancora fumante e rossa.

“Cattivo pirata, ti metto io a cuccia!” disse una voce di donna poco alta, dai capelli verdi ondulati lunghi fino a metà schiena, il viso paffuto e il corpo abbastanza in carne.

“Chi sei tu?” disse Rufy guardandola curiosa “Sembri una mongolfiera!”

La donna lo fulminò con lo sguardo e alzando una mano, cominciò a sparare proiettili  fatti di una strana sostanza, che a contatto con mura o pavimento o qualsiasi altra cosa, la scioglieva come il fuoco fa con il ghiaccio.

“Che roba è?”chiese Rufy sorpreso.

“Attento quella sostanza è acido!” disse la voce misteriosa che prima aveva interpellato il capitano dei Mugiwara.

“c-cosa? Ma è mostruoso! Una donna fatta di acido” disse Rufy.

“Ah si, perché tu sei normale, moccioso fatto di gomma!” disse la donna

“Si può sapere chi diavolo sei?” chiese  il ragazzo “Non che il tuo nome abbia importanza. Tu mi impedisci di salvare i miei amici e questo non mi sta bene, indipendentemente se ti chiami Genoveffa o Lucia!”

“Il mio nome è Marena e sono un vice ammiraglio incaricata della sorvegliata di queste prigioni. Solitamente se c’è un  fuggitivo tocca a me catturarlo, ma è difficile che riesca a riportarlo indietro vivo. Sapete, tutti hanno il brutto vizio di essere allergici all’acido, compreso tu cappello di paglia!” disse con un ghigno divertito.

“E pensi che questo possa fermarmi?” chiese Rufy.

Non riusciva a nascondere di essere preoccupato. Se  non riusciva a usufruire bene del suo Haki, quell’acido poteva anche complicare le cose e di fatto, durante la battaglia intrapresa con la donna, rimase ustionato diverse volte.

Rufy era in piedi davanti alla donna, con l’affanno e un braccio sinistro che era stato talmente ustionato da non riuscire più a muoverlo.

“So che sei un utilizzatore di Haki, ma vedo che il tuo Haki non è abbastanza forte da proteggerti dal mio acido. Riesci solo a evitare danni ingenti, dato che con la quantità che il tuo braccio ha assorbito a quest’ora non dovrebbe esistere più!”

Rufy sorrise “Ne ho passate di peggio e ciò che non ti uccide fortifica e anche lo scontro con te riuscirà a fortificarmi, perché non ho nessuna intenzione di farmi battere da te!”  disse determinato il ragazzo.

La donna sbadigliò annoiata e, dicendo ai marine che l’avevano accompagnata di tenersi pronti, attaccò nuovamente con dell’acido in modo tale da distrarre il ragazzo. Intanto fece scivolare dell’acido anche dentro la cella dei mugiwara, facendola espandere in modo veloce.

Rufy, sentendo Usopp e Chopper urlare, si rivolse a guardare i suoi compagno, venendo colpito all’occhio destro.

Rufy!” urlò nuovamente la voce dello sconosciuto all’interno della cella buia.

Esso cadde a terra urlando, ma riuscì a togliersi l’acido dal viso, bruciandosi anche il dorso della mano destra, prima che il bulbo oculare entrasse a contatto con quella sostanza.

Rufy si alzò nuovamente in piedi e facendo uso solo dell’occhio sinistro, vide che sette “serpenti” di acido, avevano circondato i suoi compagni senza sfiorarli, ma pronti per ucciderli.

“Allora Mugiwara Rufy, ora che mi dici? Sei ancora convinto di battermi? Fai un solo passo e i tuoi compagni moriranno!”

Rufy strinse il pugno destro e mordendosi il labbro, lasciò cadere le braccia lungo le braccia in segno di arresa.

“Bravo cagnolino!” disse la donna, facendo di Rufy suo prigioniero e per condurlo successivamente da un’altra parte, all’interno di una stanza da cui solo pochi individui erano riusciti a uscirne vivi.

 

  
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