C'È
SEMPRE UNA SPERANZA
22 gennaio - Marsiglia - Francia
Ancora intontito dall’alcool
ingurgitato il giorno prima, attendo, appoggiato svogliatamente al muro, che
Bulma e il moccioso escano dalla locanda per riprendere il viaggio.
Con la mano destra, infilata nella
tasca dei pantaloni, mi rigiro nervosamente il pacchetto di sigarette, quando
di scatto lo tiro fuori, prendendone un’altra. La porto alla bocca tenendola
ferma con le labbra e, dopo aver preso l’accendino, cerco di rilassare i nervi
tesi.
Non avrei mai pensato che sarebbe
finita così... Che schifo di vita.
Rientro furiosa nella locanda. Fuma! Maledizione,
fuma! Perché non mi dice mai nulla? Speravo di contare qualcosa per lui,
credevo che si fidasse di me, pensavo che sarei riuscita a farlo aprire, ma
evidentemente mi sbagliavo.
Mi siedo allo stesso tavolo al quale,
poco prima, Vegeta aveva fatto colazione. C’è un piattino con sopra una brioche
calda ed una tazzina di caffè, Chichi deve averli portati per me.
Prendo il cornetto tiepido e dò un
morso quando, con la coda dell’occhio, vedo Goku e Chichi parlare in cucina. Sorridono
entrambi, sembra che ci sia affinità tra quei due.
Mangio lentamente la mia colazione,
forse l’ultima della mia vita. Ogni giorno mi chiedo quanti me ne rimarranno
davanti.
Dopo circa mezz’ora la porta della
locanda si apre e Bulma e il marmocchio escono andando verso la jeep. Io mi
stacco dal muro gettando a terra la seconda sigaretta, spegnendola con la
suola. Lei mi guarda con un’espressione che non so decifrare… Forse delusione,
forse tristezza… Oppure entrambe.
Faccio per salire e mettermi al
volante, ma l’italiano esce correndo.
“ Ehi! Aspettate, veniamo anche noi ”
sorride. Io mi fermo, fissandolo seccato.
“ -Noi- chi? ” rispondo incrociando le
braccia. Tempo di finire la frase, la cameriera che, poco prima mi aveva
servito la colazione, esce posando il grembiule sul primo tavolo vicino,
correndo verso l’auto.
“ Vieni anche tu? “ commenta Bulma
fissando la mora. Lei si volta a guardarla con un sorriso stampato in viso. Iniziano
a parlare e a ridere, cosa che ormai credo di non saper più fare. Sono l’unico
che si rende conto della situazione? Solo io realizzo che con una percentuale
del 99% moriremo come topi?
L’italiano insiste nel mettersi al
volante. Non ho proprio voglia di discutere, specialmente con lui, quindi mi
siedo al posto del passeggero, chiudendomi ancora di più nel mio mutismo.
Vorrei solo addormentarmi e dimenticare
tutto.
Vorrei svegliarmi in un futuro
indefinito senza ricordare chi sono e cos’ho fatto in questi anni.
Vorrei ritrovarmi a vivere una vita
non mia.
Intorno a me sento solo voci lontane,
echi indefiniti, risate che mi sfiorano appena e alle quali non voglio unirmi. L’unico
che, forse, prende le cose un po’ più seriamente è l’italiano che, con
espressione seria, fissa la strada davanti a noi.
Passiamo il giorno in macchina, finché
di sera l’italiano prende, al primo bivio, una strada secondaria, abbandonando
quella principale, la quale ci avrebbe portati sicuramente ad un posto di blocco.
Percorsi un paio di chilometri si
ferma.
“ Mi dispiace ragazzi, ma da ora in poi
dovrete proseguire da soli. Purtroppo non posso avanzare, li ho alle calcagna,
è meglio che per un po’ sparisca dalla circolazione. Buona fortuna “
“ Se vuoi ti faccio sparire io dalla
circolazione… Per sempre, però “ rispondo seccato. Lui mi fissa senza
rispondere e come lui, anche Bulma e la mora. Mi levo la cintura e scendo,
iniziando ad incamminarmi senza aspettare nessuno.
Non so se essere pentito della mia
scelta o no.
Ho fatto bene a fare questo casino?
Ho fatto bene a mettere davanti me
stesso al mio migliore amico?
Ho fatto bene a lasciare una bambina
orfana – per colpa mia – per i miei interessi?
Un rumore di portiere mi fa capire che
anche Bulma, il moccioso e la cameriera sono scesi dall’auto. L’italiano fa
inversione e poco dopo sparisce dal nostro campo visivo.
Ci incamminiamo lungo la strada di
campagna, parallela a quella principale, camminando per ore. Ormai è notte e in
lontananza vedo una piccola luce. Credo sia una locanda.
Faccio per accelerare il passo, quando
un urlo mi blocca.
“ Bulma! Stai male? “ esclama la mora in preda all’ansia. Io mi volto di
scatto, vedendo Bulma inginocchiata a terra con una mano sulla bocca.
“ Che succede?! “ domando allarmato
“ Non so, si è inginocchiata di colpo…
Bulma, dimmi che ti prende! “ continua la cameriera abbassandosi per aiutarla. Bulma
deglutisce strizzando gli occhi, levando poi la mano dalle labbra.
“ Non è niente… Ho… Ho solo avuto un
po’ di nausea, davvero, stai tranquilla… “ cerca di convincerla
“ Sei pallida come un lenzuolo. Sei sicura
di stare bene? Mi sto preoccupando “
“ Sì, sono sicura. Su, riprendiamo il
cammino, non possiamo fermarci “ dice rialzandosi. Si spolvera i pantaloni
impolverati e avanza di qualche passo, superandomi. Io la fisso mentre si
allontana, non capendo cosa mai le sia preso.
“ Si può sapere che ti succede? Hai
fame? “ dico pensando ad un calo di zuccheri, forse.
“ No. Ve l’ho detto, non è niente “
risponde senza guardarmi in faccia. Non mi convince, non mi convince per
niente, ma preferisco non andare oltre.
“ E’ solo un giramento di testa, sarà
di sicuro la stanchezza “ la mora e il marmocchio non dicono niente e stavolta
decido di imitarli.
Poco dopo, il puntino luminoso che
speravo fosse la lanterna di una locanda, conferma la mia ipotesi, illuminando
debolmente il vialetto che porta all’entrata. Apro la porta scaldandomi poi le
mani e, una volta entrati tutti, raggiungiamo il bancone.
“ Buonasera, desiderate? “ ci domanda
cordiale la donna dietro il banco. Io mi avvicino con in mano il portafoglio.
“ Sì, due stanze doppie, gentilmente “
lei, dopo aver controllato su una griglia, ci porge due chiavi. Pago, dopodiché
saliamo le scale.
…
To be continued…
Salve a tutti^^ spero che anche questo
capitolo sia stato di vostro gradimento :D a presto!!