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Autore: Mike72    08/10/2011    3 recensioni
Billie Joe Armstrong è un cantante e chitarrista di fama mondiale, membro della punk band Green Day insieme ai suoi amici di sempre Mike Dirnt e Tré Cool e idolo di milioni di fan. La sua vita, a quanto sembra dalle numerosissime interviste che rilascia, è incentrata esclusivamente sulla famiglia, sulla band e sul comporre canzoni per nuovi album.
Ma sarà vero?
All'alba della mia prima FF suggerisco: dateci una lettura, al massimo avrete perso mezzo minuto.
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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« Va bene così, signor Armstrong? »

« Mmmmh... »

Billie girò la testa a destra e a sinistra, passandosi una mano sulle guance e osservandosi da tutti i lati nell'enorme specchio che gli stava di fronte, nella sala da bagno di Tré. Erano seduti lì da circa venti minuti su tre comodissime sedie in pelle, ognuno con il suo garzone che gli radeva la barba, di fronte ad un enorme specchio che si allungava per la maggior parte della parete.

« Sì, va bene. Già che ci sei dammi una spuntatina anche ai capelli, è da un secolo che non li taglio e ricrescono troppo in fretta... Diamine, sarò pieno di doppie punte ».

La ragazza si lasciò sfuggire un lieve sospiro, al quale Billie non aveva voglia di rispondere, e prese dalla busta un paio di forbici per capelli cominciò a tagliuzzare le punte della chioma corvina.

Dopo circa un quarto d'ora i tre ragazzi levarono le tende, venendo accompagnati alla porta da Tré mentre gli altri due si sbattevano davanti alla televisione, e quando arrivò il momento di ricevere il compenso per quella mezz'oretta di lavoro uno dei due maschi si girò verso il batterista e cercò imbarazzato di introdurre il discorso.

« Ehm, signor Wright, per quanto riguarda il... »

« Compenso? » lo interruppe Tré. « Non ti preoccupare, giovanotto, ho già pensato a tutto io! »

I tre rimasero lievemente spiazzati ma anche compiaciuti: chiedere soldi non era mai una faccenda piacevole né facile; osservarono il batterista mentre rientrava in casa e prendeva da una mensola il portafoglio e restarono ancora più sbalorditi quando l'uomo lo aprì di fronte ai loro occhi scoprendo una mazzetta di banconote da 50 e 100 dollari.

« Accidenti, » bofonchiò Tré, « non ho spiccioli! Billie, Mike, voi ne avete? » domandò agli altri due spaparanzati sul divano.

I due amici tirarono fuori dalle tasche i rispettivi portafogli, senza staccare lo sguardo dalla televisione da cui provenivano delle risate registrate, e dopo averci buttato un occhio solo Mike rispose, dicendo che “Ieri non aveva prelevato e quindi aveva solo due pezzi da 100”.

Tré sbuffò, mentre i tre ragazzi si domandavano tramite sguardi quanto volesse dargli per non mollare la banconota da 50, poi si illuminò e si cacciò una mano in tasca.

« Quanto facciamo, dodici? » chiese loro senza tirare fuori la mano.

« Ehm... »

Il ragazzo che aveva parlato all'inizio rispose titubante, scambiando un'occhiata con gli altri due e decidendo che alla fine dodici dollari a testa per mezz'ora di lavoro non era poi così male.

« Sì, grazie signor Wright ».

« Perfetto » ribatté Tré tirando fuori dalla tasca due banconote sgualcite e mettendogliele in mano. « Ecco qua, divideteli senza litigare. Se la matematica non è un'opinione dovrebbero essere... Uhm... Tre a testa? »

« Quattro » lo corresse la ragazza. « Dodici diviso tre fa quattro ».

« Ah già! » esclamò il batterista battendosi una mano sulla fronte. « Oggi sono proprio fuso... Be', tanto di guadagnato per voi allora! A presto » e chiuse la porta in faccia a tutti e tre.

 

* * *

 

« Diamine, » esclamò Tré buttandosi sul divano accanto a Mike, « prima o poi mi dissangueranno quelli là ».

« Davvero » ribatté Billie. « Quanto gli hai dato alla fine? Diciotto? »

« Diciotto? » replicò l'amico indignato. « Ti ha dato di volta il cervello? Gli ho dato dodici e che se li facciano bastare! »

« Bei tempi quelli in cui dovevamo fare la fame per avere dei soldi » commentò Mike con un sorriso nostalgico.

« Fossimo stati ai “bei tempi” non gli avrebbero dato neanche un dollaro a testa, a quelli! »

« Dai, Tré, shhh! » lo zittì Billie. « Sta iniziando il Jersey Shore! »

 

Dopo quaranta minuti il Jersey Shore finì, lasciando Billie pieno di dubbi e perplessità perché avrebbe dovuto aspettare la prossima settimana per la nuova puntata, e i tre amici decisero di chiamare il ristorante cinese di College Avenue per farsi portare il pranzo. Mentre aspettavano seduti sul divano con in mano una birra a testa, Mike fece una domanda a Billie, sovrastando la voce di un tizio in camicia bianca e capelli tinti che pubblicizzava schiuma da barba spalmandosela anche dove non avrebbe dovuto.

« Ah, Billie, hai scritto nuove canzoni ultimamente? »

Billie si girò verso di lui, scambiando uno sguardo anche con Tré, poi dopo qualche secondo dove cercarono di reprimere la ridarella tutti quanti scoppiarono a ridere fragorosamente per venti secondi buoni.

« In effetti non scrivo niente da un po', » sospirò Billie con un sorriso mentre Mike e Tré non smettevano di ridacchiare, « devo sentirmi con la mia ispirazione... Ripensandoci potrei chiamarla! Tré, prendo il telefono ».

Detto questo si alzò, afferrò la birra dal tavolino basso di fronte al divano e prese il cordless sulla mensola accanto alla porta, sul quale compose un numero abbastanza lungo. Dopo tre squilli una voce maschile dall'altra parte della cornetta rispose.

« Pronto, parla Jason White ».

« Jason! » esclamò Billie tenendo alto il telefono. « Sono Billie! »

« Billie? » ribatté l'altro con tono perplesso. « Ciao. Ehm... Come stai? »

« Splendidamente! » replicò Billie senza notare il tono strano della risposta. « Tu? »

« Io... tutto bene, grazie ».

« Bene, bene. Sono qui con Mike e Tré che ti salutano! »

« Ah, grazie... Salutali ».

« Sì, sì... Senti, Jason, » cominciò Billie con un tono più che allegro, « ho pensato di chiamarti perché eravamo qui, con Mike e Tré, che parlavamo, e ad un certo punto Mike mi ha chiesto: “Billie, hai scritto nuove canzoni ultimamente?”. Quindi io mi sono detto: “Mike ha ragione, dovrei chiedere alla mia ispirazione! Ed eccoci qua ».

« Ah... » mormorò Jason, il cui tono di voce passò dal perplesso all'incerto. « Ecco, io... Sì, ho qualcos– »

« Perfetto! » esclamò Billie senza lasciargli finire la frase e scambiando un'occhiata d'intesa con gli altri due. « Sapevo che sarebbe stato il momento giusto per chiamarti. Allora ci vediamo qui da Tré tra... Uhm... diciamo un paio d'ore? »

« Tra... Un paio d'ore? »

« Tra un paio d'ore! » confermò Billie. « Ci sono problemi? »

« Ehm... » disse Jason con tono esitante. « In realtà dovrei accompagnare Linda alla festa di una compagna di scuola... »

« Sono sicuro che tua moglie la accompagnerà al posto tuo per non sottrarti al nostro impegno » ribatté Billie con tono consolatorio. « Allora ci vediamo alle due e mezza, a dopo! »

« A dopo » salutò Jason con un sospiro.

Billie chiuse la conversazione e posò nuovamente il cordless sulla base, prendendo un sorso di birra con aria soddisfatta e girandosi verso i due amici ancora sdraiati sul divano.

« La nostra fonte di ispirazione è in piena attività » annunciò trionfante.


_____________
Mike72's corner

Be', finalmente ho aggiornato la storia! Scusate ma era da un secolo che non avevo un po' di tempo libero e non mi potevo concentrare come si deve. Questo capitolo mi piace molto, soprattutto perché penso (forse qualcuno l'avrà già capito) a quello che verrà nel prossimo (muahahahahahahahaha è.é)...
Grazie come sempre a Vale e Dave, a coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, a quelli che recensiscono e a quelli che leggono :)

A presto prestissimo!
Mike72

  
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