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Autore: niki_    09/10/2011    2 recensioni
Quattordici lunghi e interminabili anni sono passati dalle vicende di Kingdom Hearts II e Riku è ancora alle Isole del Destino.
Riuscire a trovare un modo per conciliare la sua natura e i ristretti confini geografici, uniti al risentimento di gran parte degli isolani, sembra quasi un'impresa impossibile finché la parola più antica al mondo non verrà in suo soccorso per mostrargli la via.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Destiny Islands

Destiny Islands


Ritornare a casa era stato traumatico proprio come immaginava.
Trovarsi improvvisamente confinato nella stessa isola che già a quindici anni gli sembrava minuscola, ora che ne aveva trenta assomigliava quasi a una tortura.
Due anni di peregrinazioni per i mondi non erano bastati a Riku per saziare la sua curiosità e fargli venire voglia di tornare a casa, come invece era successo a Sora: la sua anima, semplicemente, non riusciva a stare in un posto per troppo tempo e ora si lamentava di vedere sempre la stessa spiaggia, lo stesso mare e lo stesso cielo tutti i giorni.
Ora che i passaggi fra i mondi si erano chiusi, sapeva che era impossibile viaggiare anche con la Gummiship. Eppure l’occasione per continuare il suo viaggio l’aveva avuta: Re Topolino aveva istituito, appena la pace era stata ristabilita, il cosiddetto gruppo dei Difensori dei Cuori che intervenivano là dove gli Heartless attaccavano e li respingevano, viaggiando per i mondi grazie a speciali amuleti di Frammenti di stella che li teletrasportavano dove ce n'era bisogno. Riku, però, aveva rifiutato il posto che il piccolo monarca gli aveva offerto per paura che Sora potesse seguire le sue orme e abbandonare la moglie.
Proprio così, Sora si era sposato qualche anno prima e, scherzando, diceva che Kairi era finalmente riuscita a mettergli il guinzaglio. Il loro matrimonio era, in seguito, stato coronato dalla nascita del piccolo Riku jr. e quando l’albino seppe del nome rimase così sorpreso che il Custode del Keyblade dirà sempre che quel giorno aveva mangiato così tante mosche da poter restare a digiuno per un mese intero.
Riku non fu l’unico stupito per la scelta del nome del primogenito del suo migliore amico, ma anche tutti gli abitanti delle Isole del Destino rimasero di stucco. Sora era, per loro, il Salvatore dei Mondi, Custode della Chiave e un’altra infinità di nomi altisonanti che a elencarli tutti ci vorrebbe un pomeriggio intero, mentre Riku era il reietto, il traditore: si erano ormai messi in testa che fosse stata colpa sua se il loro mondo era andato distrutto durante quella notte di quindici anni prima.
Riku, dal canto suo, non faceva niente per dimostrare la sua estraneità all'attacco degli Heartless.
La gente lo evitava, se possibile, e lui evitava loro. In fondo per l'albino stare da solo non era mai stato un problema.
Per questo gli isolani trovavano così strano che Sora andasse d'amore e d'accordo con Riku. Quei due erano come il giorno e la notte, totalmente diversi, ma proprio perché diversi non riuscivano a stare troppo lontani. Semplice e puro magnetismo: gli opposti si attraggono, è scientifico.
"Sono due facce della stessa medaglia", se ne era uscita Kairi mentre li osservava litigare, poi era scoppiata a ridere "Vuoi vedere che il Papou se lo sono mangiato loro?", si rivolse a Selphie che la guardava preoccupata e perplessa come se avesse preso troppo sole.

Il piccolo Riku stravedeva per l'albino e cercava sempre di imitare il più possibile tutti i suoi comportamenti. Fisicamente, i capelli rossi erano l'unica cosa che aveva in comune con la madre, altrimenti era la copia sputata di Sora: stessi occhi, stesso sorriso, stesso corpo minuto. Da grande sarebbe diventato un grande spadaccino, data la sua naturale (o ereditaria) propensione verso la scherma, anche se Kairi pregava con tutto il cuore che non si ripetesse la stessa adolescenza del padre per il suo bambino. Senza contare che Sora non le dava una mano: per ben due volte l'aveva beccato mentre stava per far toccare l'arma maledetta - così lei chiamava ultimamente il Keyblade - al suo piccino e per due volte Sora era dovuto scappare a gambe levate per evitare di fare la fine di uno spiedino e correre da Riku a farsi ospitare per un paio di giorni. E l'albino rideva di lui: in fondo Sora non era mai cresciuto, forse un meccanismo di difesa per tutti gli orrori che aveva dovuto affrontare in un momento già abbastanza difficile e complesso come l'adolescenza. In fondo gli voleva bene anche per questo, ma un altro Sora in miniatura, però, non poteva gestirlo!
Fortunatamente, mini-Sora - come l'albino aveva ribattezzato l'omonimo - sembrava più serio e posato del padre, un'indole riflessiva e acuta dietro gli occhi cobalto. Insieme andavano spesso sull'isola, dove Riku giocava da piccolo, per vedere il tramonto. Si sedevano sull'albero dal tronco ricurvo a guardare il sole inabissarsi nel mare blu intenso e spegnersi in quelle acque calde e limpide.
"Quanti mondi ci sono là fuori, zio?", gli aveva chiesto a un certo punto il piccino con il naso all'insù.
Di solito guardare il tramonto era un momento di religioso silenzio in cui ognuno poteva perdersi nei propri pensieri e mai prima di allora era stato interrotto.
"Vedi le stelle nel cielo notturno?", Riku alzò la testa, riuscì a trovare una stella che brillava nello sfondo rosso infuocato della volta celeste e la indicò al nipotino acquisito "Ecco, a ogni stella corrisponde un mondo, piccolo o grande che sia. Anche le Isole appaiono come una stella a un abitante di un altro mondo".
Riku jr. rimase a bocca aperta pensando alle migliaia di mondi lassù rappresentati da un piccolo puntino di luce.
"Non ti piace proprio il nostro mondo?", il bambino, con aria serissima, lo fissò dritto negli occhi.
"E' piccolo", disse semplicemente tornando a guardare l'orizzonte "Ci sono mondi così grandi che i suoi abitanti non ne conoscono nemmeno tutti i luoghi"
"Ma la bellezza non sta nelle piccole cose?", diretto e schietto come il padre, ma ogni sua domanda era ben studiata per carpire ogni più piccola informazione. A volte dimostrava il triplo dei suoi sette anni...
"La bellezza è soggettiva".
Un minuto di silenzio fece riordinare le idee a entrambi mentre il sole affondò definitivamente nel mare.
"Sei claustrofobico?", Riku jr. divise in sillabe l'ultima parola per pronunciarla bene, ma lentamente.
"Forse sì", sorrise l'albino guardandolo.
"Mi riporti a casa? Mamma vuole che torni in tempo per cena se no non mi fa più tornare qui con te", cantilenò lui dimostrando, finalmente, la sua vera età.
Riku lo prese a cavalcioni e si avviarono verso la barca.
"E tu conosci una medicina per farmi passare la claustrofobia?", sogghignò dolcemente lui.
Il piccino, ancorato saldamente ai suoi lunghi capelli argentati, ci pensò su. "Beh, la mamma dice sempre che c'è un rimedio speciale per tutto".
"Ah sì? E quale?", il suo sorriso era più ampio.
"L'amore".
Riku rimase colpito dalla verità di quella parola. Scoppiò a ridere come a deridersi per non averci pensato prima: era stata proprio Kairi a ripetergli, tante di quelle volte da fargli venire il mal di testa, che lei e Sora sarebbero stati sempre con lui, come una vera famiglia. "Poco importa se quegli ottusi non vedono quanto tu abbia sofferto per liberarti di quelle tenebre", gli aveva posato la mano sulla guancia "Noi siamo una famiglia, lo sappiamo fin da quando siamo piccoli. Resteremo uniti per sempre". Non aveva mai pensato a Sora e a Kairi come a dei fratelli perché lo erano già, senza bisogno di assurde definizioni. E se... E se accettasse quella proposta? Di unirsi a quella famiglia a cui, in fondo, apparteneva profondamente?
L'albino raggiunse il molo di corsa e saltò nella barca e, posto a prua il piccolo, afferrò i remi.
"L'amore dici?", ripeté.
Riku jr. annuì.
"Ricorda: la mamma ha sempre ragione", ghignò divertito e si mise a remare.


Note dell'autrice:
In realtà questa one-shot doveva nascere come primo capitolo di una storia più lunga, ma mentre lo scrivevo pensavo che sarebbe stato meglio da solo invece che come prologo della mia prossima follia, perciò eccolo qui!
Non so cosa sia venuto fuori (l'orologio segna l'una e quaranta e il mio buonsenso se n'è andato a dormire da un po'), ma spero qualcosa di leggibile, per lo meno!
Una piccola recensione è sempre gradita e apprezzata.
Buona domenica a tutti!
Niki_
P.S.: so che la coppia KairixSora non piace molto (anch'io amo lo yaoi RiSo *w*), ma concedetemelo! Da dove salterebbe fuori Riku jr. altrimenti? xD
P.P.S.: la fine, per come l'ho impostata, sembra non avere molto senso, perciò cerco di spiegarla in poche parole: più che l'amore fra partner, Riku necessita (a mio parere) un amore più profondo come quello fra fratello e sorella. Kairi e Sora lo sono sempre stati, anche se con genitori biologici diversi, senza contare che Riku jr. adora alla follia l'albino e lo chiama candidamente "zio". Insomma alla fine Riku accetta l'amore di Sora, Kairi e loro figlio per completarsi e vivere più serenamente sulle Isole. E vissero tutti felici e contenti :D

  
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