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Autore: _StayStrong    09/10/2011    5 recensioni
DAL SECONDO CAPITOLO:
“Draco, mia sorella non è sempre stata come l’hai conosciuta tu” disse la donna leggendo negli occhi del figlio solo disprezzo, la sua voce era melliflua “Bellatrix finché ebbe la tua età era una ragazza dolce, affidabile, completamente sbagliata per la casa dei Serpeverde. Lei con noi non c’entrava assolutamente nulla con tranelli, cattiverie, dispetti, era sempre stata calma e posata. Cambiò dopo, con l’ascesa di Tom Riddle. Se ne innamorò perdutamente...” disse, i suoi occhi erano acquei mentre pensava a ciò che una volta era stata la sorella, nulla in confronto alla donna tra le sbarre.
“Lei, lei è figlia di Voldemort?” chiese Draco in un misto tra lo schifato e lo spaventato, no, lei non poteva assolutamente essere figlia sua, non aveva nessuna caratteristica dei Riddle
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Quando Minerva Mc. Granitt entrò nel suo ufficio le fu impossibile non buttare l’occhio sul quadro vuoto di Silente, era stato chiaro nelle sue volontà voleva un po’ di tempo per mettere a posto i rapporti con la sorella e la madre, passava la maggior parte del tempo nei quadri delle due donne.
 

“Minerva, vedo che qualcosa di attanaglia” disse la voce di Severus Piton che sorrideva alla donna dall’alto della posizione del suo quadro, di fianco a quello di Silente. La donna scosse la testa e si lasciò cadere sulla poltroncina davanti al quadro dell’uomo.

“Pensieri Severus, pensieri” disse facendo materializzare davanti a se un bicchiere di acqua e una piccola pastiglia babbana per il mal di testa, era rimasta veramente scossa da quello che aveva visto; certo, non era una ragazzina aveva già visto due persone baciarsi, ma quando queste erano la Granger e Malfoy la situazione non era per niente normale.

“Non tenermi sulle spine, sai che odio aspettare” le fece notare il Mago che la guardava impaziente, leggeva nell’amica una notevole preoccupazione.


“Ho visto i due giovani baciarsi e parlare, Severus. Hermione parla con il giovane Malfoy come non parla neppure con i suoi amici di sempre, si fida e sembra stia per nascere un giovane amore” disse non sapendo se essere felice o schifata dalla situazione, era indubbiamente contenta per Hermione se questo la faceva sentire bene, ma non si fidava neppure lei del ragazzo e neppure dalla storia che era dietro a tutto quel sentimento scoppiato come un fulmine mentre il cielo e sereno.

“I Malfoy si sposano sempre tra cugini, non c’è nulla di scioccante o di pericoloso in questo, Minerva” disse Piton che invece non sembrava minimamente preoccupato, per lui tutte quelle scene da madre apprensiva della strega erano a dir poco esagerate.

“Non usare neppure la parola matrimonio” disse la Mc. Granitt alzandosi in piedi di scatto irritata e incominciando a camminare avanti indietro per la lunghezza della sala. Piton alzò gli occhi al cielo.

“Non l’ho usata infatti” disse, nutriva uno strano piacere nel torturare la vecchia strega che gli aveva dato così tanto filo da torcere mentre era in vita.

“Smettila di usare quel tono con me, Severus” lo rimproverò la Preside che ancora non aveva smesso di marciare come un’ossessa facendo evanescere il bicchiere ormai vuoto.

“Sai quanto me che la ragazza dovrà compiere presto il suo destino, Erin deve capire” disse il mago cercando di non alterare ancora di più Minerva che si era nel frattempo fermata appoggiando le mani alla sua cattedra.

“Non chiamarla Erin, il suo nome è Hermione” disse, era arrabbiata, non riusciva ancora a credere che tutto quello che le era stato raccontato fosse vero; Hermione non si meritava di ritrovarsi con tutta la sua vita sottosopra, aveva già sofferto abbastanza quella ragazza, e la donna lo sapeva bene, anche Piton, ma lui da dopo la morte di Lili era diventato un uomo insensibile.

“E’ ora di parlare con i ragazzi, Minerva, non c’è altra soluzione” disse severo Piton non lasciando spazio a troppe repliche da parte della donna che si era lasciata ricadere sulla poltrona, con la testa tra le mani.

“Non è necessario, lasciamo che i loro sentimenti crescano” rispose seccata lei e impotente, non avrebbe potuto far niente per impedire che la vita della ragazza fosse da ribaltare, alla fine tutti hanno il diritto di sapere la verità.

“No, da quello che mi racconti il rapporto con Draco potrebbe aiutarla, è nato spontaneamente senza vere e proprie costrizioni, ma le condizioni mentali di Hermionedisse calcando il nome della ragazza “potrebbero presto evolversi e peggiorare, potrebbe diventare come la madre, preda dei suoi stessi sentimenti. Deve essere preparata al peggio. Deve sapere la verità o farà la stessa fine della madre” disse mentre la Mc Granitt stava pulendo gli occhiali da vista nella gonna, cercando si sfuggire dagli occhi del collega, non voleva che lui potesse cogliere il tormento che la stava divorando.

“Va bene, e sia” rispose la donna ritirandosi poi nelle sue stanze.

Intanto il mago stava già viaggiando tra i quadri, cercando di raggiungere uno dei tanti di quelli appesi nella Sala Comune dei Grifondoro, quando riuscì a farsi spazio in uno dei quadri vuoti della Sala cercò con lo sguardo la ragazza, seduta sul divano che chiacchierava amorevolmente con il suo migliore amico e Paciock, aveva vegliato  su quei ragazzi per quasi tutta la loro vita, soprattutto su Potter, figlio dell’unico vero amore della sua vita. Ma con la ragazza era diverso.

Era stata una lotta continua vederla crescere così palesemente somigliante alla madre nei modi di fare e per l’atteggiamento da so – tutto – io. Persino la luce che sprigionavano i suoi occhi orati era la stessa luce di Bella, della Bella che era stata sua amica tra i corridoi della scuola. Della Bella che come lui non voleva far parte di Serpeverde, che voleva disfarsi di tutte le catene che la famiglia le imponeva. Della ragazza pura e sorridente che era prima, prima di essere corrotta dal male.

Guardava la ragazza sorridere e l’uomo poteva sentire una morsa al cuore, i ricordi di lui e dell’amica erano ancora vivi nella sua memoria, non lo lasciavano mai.

“E’ ora di riportare indietro tua madre, Erin” sussurrò guardando un’altra volta la ragazza sorridere. 

 

  
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