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Autore: detoxIretox    09/10/2011    4 recensioni
Il Paese delle Meraviglie è un classico. Impossibile resistere ai colori vivaci, alle straordinarie creature, alla vita travolgente di un mondo così vivo.
Un mondo dei balocchi nel quale si sono perse tante persone, e dal quale nessuno ha fatto ritorno.
Per Haruna sarà un viaggio di sola andata nelle tenebre di un paese distorto, una favola a lieto fine mancato, dolce come lo zucchero e amara come la morte.
***
So che dovrei aggiornare tante altre cose, ma non ho saputo resistere.
[accenni Haruna/Fubuki, Endou/Kazemaru, la mia solita roba, yada yada yada]
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Celia/Haruna, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’ombra si fece più vicina, ma Haruna era troppo assorta nei suoi pensieri per notarla. Camminava col naso all’insù, guardando con occhi vacui le nuvole che si addensavano e cambiavano forma e dimensione. Faceva ondeggiare il cestino al ritmo dei suoi passi e non si accorse nemmeno di aver superato la radura delle rose da un pezzo.
O forse se n’era accorta. Forse l’aveva fatto apposta, di saltarla. Non le andava di obbedire ancora, non aveva voglia di passare nuovamente per la piccola obbediente Haruna. Avrebbe voluto andarsene, sì, andarsene via, lontano, in un posto adatto a lei. Un posto divertente, allegro, colorato, dove non la trattavano più come una bambina. Purtroppo non esisteva un posto così, al mondo, e lei era costretta lì.
Lasciò cadere il cestino, incurante di dove si trovasse, e si lisciò la gonna con relativo grembiule, guardandosi intorno. Era tutto silenzioso, e per un po’ non sentì alcun rumore.
Avrebbe dovuto.
Così non sarebbe rimasta sorpresa, voltandosi, nel vedere un ragazzo davanti a lei che le porgeva il cestino che aveva appena lasciato.
Era un ragazzo strano. Haruna giurò di non averlo mai visto prima di allora, anche perché era di una bellezza sfolgorante, e se ne sarebbe sicuramente ricordata se lo avesse notato in paese, o in una delle feste organizzate dai suoi genitori. Era ad occhio e croce più grande di lei di un paio di anni, e la superava in altezza di almeno cinque centimetri. I capelli grigi chiaro riflettevano la luce del sole, che li facevano sembrare più brillanti di quanto fossero, e le punte si muovevano pigre a ritmo della brezza che le accarezzava. Aveva degli occhi grandi, grigi anch’essi, e le labbra modellate in un sorriso sereno. La pelle chiarissima si adeguava perfettamente ai vestiti che indossava: una camicia e un paio di pantaloni stretti bianchi immacolati, che gli calzavano a pennello. Così bianco e bello, assomigliava tanto a un angelo. Haruna arrossì di botto, sgranando gli occhi. Non era mai stata sola con un ragazzo che non fosse Yuuto, per di più così attraente.
Il ragazzo socchiuse gli occhi con fare affascinante. “Questo è tuo, vero?”
Haruna, non sapendo come reagire, annuì senza dire una parola, e allungò la mano per prendere il cestino che il ragazzo le porgeva. Non appena le dita si sfiorarono, Haruna venne attraversata da un brivido lungo tutta la schiena, e si ritrasse timorosa. La sua pelle era fredda, più fredda di quanto la sua figura potesse suggerire, il che era tutto dire.
“Mi chiamo Shirou” si presentò, affilando lo sguardo. “E tu sei...?”
Haruna deglutì, ma non riuscì a spiccicare una parola.
Shirou sorrise malizioso. “Perdonami, sono un maleducato. È ovvio che ti abbia spaventato, non avrei dovuto avvicinarti nel bel mezzo di un bosco. Scommetto che hai paura di venirci. Potrebbe sempre esserci qualcuno con cattive intenzioni, e una dolce fanciulla come te deve sentirsi intimidita. Ho ragione?”
In verità Haruna non aveva mai avuto paura di andare nel bosco da sola. Ma le parole di Shirou la inquietarono, e con un movimento quasi involontario si guardò intorno.
“Non avere paura, ora ci sono io.”
La ragazzina, in un qualche modo, più che essere tranquillizzata da quelle parole, ne fu spaventata. Nonostante ciò, c’era qualcosa in Shirou che la ipnotizzava. Forse la sua voce profonda, o la sua bellezza strabiliante, o il suo modo di muovere le labbra. Non riusciva a muoversi.
Shirou le si avvicinò, e lei non si mosse. “Mi hai preso in parola! Non hai paura di me?” chiese, allungando la mano verso la spalla di Haruna. Lei arrossì, ma non si scostò.
Shirou scoppiò in una fragorosa risata, che interruppe il silenzio piatto dello spazio che li circondava. “Sei coraggiosa! Un’altra ragazza sarebbe fuggita a gambe levate, sai? Sì, sei... interessante.”
Haruna sembrò scorgere un luccichio poco rassicurante nei suoi occhi.
Il ragazzo si voltò, sospirando. “Nel mondo dal quale provengo, comunque, non ci sarebbe questo problema. Lì siamo tutti amici, ci conosciamo a vicenda. E siamo sempre allegri. È davvero un bel posto dove vivere, decisamente meglio di questo. Nel mio c’è solo felicità, allegria, vivacità. Nessuno che ti dica cosa fare...”
Alle ultime parole, Haruna si fece davvero attenta. “Che posto è?” chiese, titubante.
Shirou sorrise con un ghigno. “Meraviglioso. E secondo me tu ci staresti benissimo.”
“Oh...” fece lei, indecisa su cos’altro dire, poi arrossì nuovamente.
Shirou le sfiorò la guancia con la mano, provocando nella ragazza un nuovo brivido che non riuscì a reprimere. “Che graziosa. Vorrei poterti portare con me. Sicuramente lo troveresti fantastico, non vorresti più andartene. Molto meglio un mondo di luci e fantasia, che questo grigiore, non credi?”
Aveva colpito nel segno. Haruna piegò la testa di lato, e una ciocca dei capelli scuri le sfiorarono la spalla destra. “Perché non puoi portarmi con te?”
“Sei davvero graziosa” ripeté Shirou, con sguardo vuoto, mentre continuava a tracciare disegni immaginari con l’indice sulla gota di Haruna. Poi ritrasse il braccio. “Potrei. Ma avresti bisogno di un invito ufficiale da parte della... Regina...”. Pronunciando l’ultima parola il suo sguardo si rabbuiò.
“Non puoi procurarmelo?” chiese speranzosa la ragazzina.
Shirou tirò le labbra in un sorriso strano, leggermente inquietante. “La Mia Regina non ama gli ospiti. Però, se me lo chiedi così... non potrei negarti nulla, sai? Sei davvero graziosa” ripeté per la terza volta. “Stavo vagando appunto per tornare da lei.”
“Dalla tua regina?”
Il ragazzo annuì.
“Fai parte della sua corte?” chiese con curiosità quasi infantile Haruna.
“Sì” confermò Shirou. Poi estrasse dal taschino della camicia un piccolo orologio. “Sono molto in ritardo, ad essere sincero. Dovrei muovermi, ma è così bello stare qui con te, da soli.”
Al sorriso troppo eloquente di Shirou la ragazza non poté fare a meno di sentirsi andare le guance in fiamme. Quel ragazzo era così sfacciato, e lei troppo ingenua. Non aveva mai imparato a rifiutare o ignorare un eventuale molestatore, siccome ogni volta che usciva era accompagnata da Yuuto, e nessuno si azzardava ad avvicinarsi se lo vedeva. Era un ragazzo che sapeva come farsi rispettare, e di conseguenza sapeva far rispettare anche sua sorella. Ma lei, da sola, era completamente indifesa.
Lo sguardo grigio di Shirou si fece pensoso. Poi schioccò le dita, facendo trasalire la povera Haruna. “Mi sa che ho un invito che mi avanza. Ti andrebbe di usarlo?” le chiese, con voce accattivante. Lei annuì solamente, ancora catturata dal tono ipnotizzante di Shirou. Era così dannatamente bello...
Quest’ultimo pescò dalla tasca dei pantaloni bianchi una carta da gioco. Poi lo porse ad Haruna. “Ecco qua. Quando ti senti pronta, torna a cercarmi qui.”
Lei la prese, attenta a non sfiorare di nuovo le dita di Shirou. Poi la osservò: era un asso di cuori. “Come può essere un invito...?” cominciò a chiedere esitante Haruna, rigirandosi la carta tra le dita, ma alzando lo sguardo vide che Shirou era sparito. Un parte di lei si sentì sollevata, ma l’altra desiderava prepotentemente che tornasse, per potersi nuovamente ipnotizzare con la sua straordinaria bellezza.
Guardò ancora la carta che le aveva lasciato. Profumava di gelsomino, un profumo che le aggredì le narici tanto forte da farle girare la testa.
Prese il cestino vuoto e si incamminò verso casa, con una sensazione di gelo impressa sulla guancia, lì dove i polpastrelli di Shirou l’avevano toccata.
 
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Dedico il capitolo a MiamChan. So che lei ama questa coppia (anche se qui non è esattamente una coppia, ma vabbè ò.ò) volevo solo dedicarle qualcosa ^w^ mi segue sempre e ovunque! Ha sempre recensito e inserito tra i preferiti ogni mia shot, è una delle mie lettrici più accanite quindi... Mimì, all’inizio la parte del Bianconiglio Sexy doveva andare a Gouenji, ma, siccome a te piace tanto la coppia e la Gouenji/Haruna non ci azzeccava assolutamente niente, ho deciso di inserire questa! Lo so che è una cosa idiota ma non sapevo come altro esprimerti la mia gratitudine per tutte le recensioni e per il tuo affetto, siccome non sono riuscita a scrivere una EndouAki da dedicarti >w< ci ho provato, giuro, ma non ce l’ho fatta! ç_ç
Va bene, grazie a tutti quelli che hanno letto, che recensiranno, o che continueranno a seguire la storia in silenzio <.< io vi vedo lo stesso! xD
Baci!! <3

  
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