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Autore: Vagabonda    09/10/2011    2 recensioni
No, il titolo non è sbagliato. C’è scritto proprio Callen, avete letto bene. Perché così è come Elisabetta chiama all’inizio la più famosa e invidiata famiglia di vampiri. Elisabetta ha molte cose in comune con Bella Swan. Per esempio, è timida come lei, con una particolare predisposizione per catastrofi e un’assoluta mancanza di equilibrio. Un giorno, quasi per caso, il libro Twilight capita tra le sue mani. E lei comincia a leggere, e si ritrova in un mondo incredibile, talmente simile al suo da sembrare quasi lo stesso. Che sia tutta una questione di coincidenze? La ragazza non ne è poi tanto sicura…
Rimasi a bocca aperta, fissando la faccia del volume con un misto di sorpresa e ilarità. La lucida copertina nera ricambiò il mio sguardo, le lettere rosse che parevano dichiarare prepotentemente il loro nome. Twilight lessi.
Fui presa dall’insensata voglia di ridere e un singulto isterico uscì dalle mie labbra serrate. Quando si parla del diavolo…
Ma ero soddisfatta e abbastanza impaziente, quando cominciai a sfogliare le pagine del libro. Finalmente avrei appreso la storia del vampiro più discusso del momento direttamente dalle parole dell’autrice, e non sarei più apparsa una completa ignorante di fronte alle acclamazioni della mia amica.
Non avevo mai pensato seriamente alla mia morte, recitava la prima frase, seguita da molte altre. Sorrisi, afferrando quel libro così improbabile tra le mie mani, e mi sistemai comoda sul sedile. Mi rimanevano ancora pochi minuti di viaggio, ma perché non sfruttarli al meglio? A dir la verità, quel volume mi incuriosiva e non poco, e già le prime parole avevano stuzzicato il mio istinto di lettrice. E poi, non ero forse impaziente di conoscere meglio questo Edward?
Con quei pensieri e la pioggia scrosciante che accompagnava i miei occhi avidi di sapere, cominciai a leggere il libro
Twilight.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Guardai sorpresa quel poco che potevo vedere del mio ragazzo. Umberto doveva essersi bevuto il cervello.
-Ehm, amico…qui ci siamo solo noi…-
Scoccai a Giorgio un’occhiata fuggevole: anche lui sembrava perplesso e, a dirla tutta, un pochino spaventato.
-Arriveranno, anzi, penso siano già fra di noi- rispose tranquillo Umberto.
Incrociai lo sguardo di Nicolò, distogliendolo immediatamente; l’espressione sul viso di Rosaspina era più che eloquente.
A quanto pareva non ero l’unica a non aver capito: di cosa stava parlando il mio ragazzo?
Udii un rumoroso respiro vicino a me –Come potete non capire? Non sapete nemmeno di chi sto parlando, vero?-
Non avendo ricevuto altre risposte che quattro facce accigliate, Umberto si volse verso Nicolò.
-Vuoi salvare Alessia sì o no?- chiese spazientito.
Il mio amico sussultò – Certo!-
-E come credi di poterla salvare senza un aiuto?- riprese Umberto.
Nicolò non rispose, ma lo vidi abbassare lo sguardo e stringere i pugni, impotente. Continuavo a non capire: perché il mio ragazzo si comportava così?
-Avanti Nicolò, concentrati!- proruppe Umberto all’improvviso, facendomi sussultare –perché pensi di non essere riuscito a colpire Alessia, quella volta a casa sua? Sì, so tutto- aggiunse in risposta allo sguardo sbalordito del mio amico –rifletti: cosa ti ha fermato?-
Dopo un attimo, Nicolò rispose lentamente -È stato qualcosa dentro di me…una voce che…che mi ha impedito di farle del male-
-Esatto!-
Umberto sembrava esaltato –Una voce! Ma di chi?-
-Io…non lo so…la mia coscienza…?-
Ma vidi il mio ragazzo scuotere la testa –Non stiamo parlando di sentimenti. Questa è la realtà, o almeno credo. Nicolò…quella voce non era tua. E sono sicuro che, se era la prima volta che la sentivi, non sarà stata di certo l’ultima-
Vidi Nicolò sussultare, ma Umberto si era già voltato verso Rosaspina.
-Lo so che sai di cosa stiamo parlando, non fare quella faccia- disse, in risposta al’occhiataccia della ragazza –anche tu senti qualcuno parlarti dentro la testa-
Rosaspina borbottò qualcosa che assomigliava molto a “non sono pazza”.
-Nessuno qui è pazzo, eppure siamo tutti sulla stessa barca!- urlò Umberto.
Guardò Giorgio, che si ritrasse spaventato –Va bene lo ammetto, anche io sento una voce, ma ormai ci ho fatto l’abitudine, non è colpa mia!-
Il mio ragazzo parve soddisfatto e non gli disse niente. Infine, lo vidi girarsi verso di me. Non potei evitare di arretrare di un passo. La cosa parve ferirlo più di tutte le nostre espressioni perplesse.
-Elisabetta- sussultai, sentendo pronunciare il mio nome da lui –pensavo che almeno tu avresti capito-
-Non ha senso- sussurrai.
Lui sospirò –Anche io non potevo crederci, fino a quando…fino a quando non ho visto Bella-
Aprii la bocca, ma non uscì niente. Non potevo crederci. Umberto, lui…?
-Sì, quel giorno a casa di Alessia- disse, lanciando un’occhiata a Nicolò –è stato un attimo, ho creduto di essermela immaginata. Ma poi tu- mi guardò dritta negli occhi –mi hai fatto convincere che non era così-
-Io?- mormorai.
Annuì –Il tuo comportamento. Eri strana, con gli altri ma soprattutto con me. Spesso sembrava che tu volessi parlare, ma che non trovassi il coraggio. E ho capito che non mi ero immaginato niente, e che anche tu l’avevi vista-
-Bella…- dissi piano il suo nome, eppure esso riecheggiò nell’aria.
Poi, sentii un fruscio alle mie spalle, gli altri trattenere il respiro, e Giorgio esclamare –Urca!
Col cuore che batteva velocissimo nel petto, mi girai lentamente.
E lei era lì, bella come non mai. Non era proprio corporea, ma nemmeno un fantasma. La sua figura brillava, pulsando lievemente e illuminando l’ambiente oscuro. I grandi occhi castani, così simili ai miei, mi guardarono dolcemente.
-Ciao, Elisabetta-
La sua voce era completamente diversa dall’aspetto: forte e stabile, sebbene con un leggero accenno di eco dietro di sé. Lanciai un’occhiata agli altri, di sbieco.
-Anche loro possono sentirmi, sì- disse Bella, come leggendomi nel pensiero –non siamo più solo noi due- aggiunse poi, con un sorriso che però mi parve triste.
-Come…- guardai prima Umberto e poi lei, poi ancora Umberto. La mia mente si rifiutava di credere a una cosa così inverosimile.
Il mio ragazzo scosse il capo.
-Tu lo sapevi?- chiesi con voce innaturalmente acuta.
-Non ne ero sicuro. Per questo vi ho portati tutti qui. L’ultima volta che ho visto Bella era quasi trasparente, eppure il cielo era buio perché era sera. Ho pensato che in un posto ancora più oscuro sarebbe stato meglio…per tutti-
-Ma perché anche loro?- dissi, indicando gli altri tre.
Umberto mi guardò compassionevole –Non penserai che Bella sia sola, non dopo tutto quello che ho detto-
E infatti, come a voler rispondere a un suo muto richiamo, un Edward opalescente comparve al suo fianco. Trattenni a stento un grido.
-Sei un ragazzo molto intelligente- lo lodò Bella, guardando verso Edward. Lui le sorrise.
-Non è possibile…non ci credo…-
Presi a tremare come una foglia, fissando con gli occhi sgranati le due apparizioni.
-Voi non esistete…non siete reali…-
-Possiamo esserlo, se voi ci credete- disse Bella, con voce calda e affettuosa.
E improvvisamente, capii. Intuii ciò che aveva provato Umberto, perché anche io mi sentivo così. Senza rendermene conto, avevo chiamato Bella. L’avevo chiamata fuori dalla mia mente.
-Perché non hai dovuto pronunciare il nome di Edward?- chiesi a Umberto, brusca. Ce l’avevo un po’ con lui perché io avevo dovuto chiamare ad alta voce Bella, per farla comparire.
Umberto sorrise, un sorriso così simile a quello di Edward da farmi paura –Non c’è bisogno di parlare. Basta pensarlo-
Si rivolse ai tre ragazzi, che fissavano sbalorditi Edward e Bella che, con grazia, si portò al mio fianco. La guardai e lei mi sorrise leggermente. Ricambiai, un po’ più tranquilla. Cominciavo a capire cosa aveva in mente Umberto.
-Tocca a voi, ora. Non abbiate paura, aprite la mente e pensate-
Ma la paura era proprio quella che potevo leggere sulla faccia dei miei amici. Mi avvicinai a Nicolò e gli presi la mano.
-Fallo per Alessia- gli sussurrai, guardandolo negli occhi.
Dopo un attimo lo vidi annuire e, lasciata la mia mano, chiuse gli occhi, concentrandosi. Lentamente, al suo fianco apparve l’immagine sfuocata di un ragazzo alto e biondo, con profonde occhiaie sotto le iridi dorate. Jasper mi sorrise, mentre Nicolò apriva gli occhi e lo guardava spaventato.
-Tu saresti…-
-Jasper- rispose il vampiro, con voce bassa e tranquilla –sono il compagno di Alice-
-Il…fantasma di Alessia?-
Jasper sorrise –Non siamo fantasmi. Memorie, ricordi…speranze-
-Ma come…-
Le parole di Nicolò furono interrotte da un forte sbuffo. Tutti, umani e apparizioni, ci voltammo verso Giorgio che aveva gli occhi serrati e il colorito di un pomodoro un po’ troppo maturo.
-Io…non…ci…RIESCO!- disse tra i denti, continuando a sbuffare come una locomotiva.
-Non sforzarti in quel modo!- esclamò Umberto, preoccupato dalla sfumatura bordeaux che stava assumendo il mio amico –basta pensarlo!-
Giorgio interruppe la sua odissea per guardare Umberto. Poi chiuse gli occhi e, con un ultimo sforzo, chiamò al suo fianco un enorme ragazzone dalla faccia divertita.
-Emmet, sei sempre il solito- disse Edward, guardando accigliato il fratello.
-Lasciami divertire un po’!- replicò quello –il nostro amico qui mi fa morire- aggiunse, mollando una pacca sulla spalla di Giorgio, che trasalì.
Mi chiedi cosa avesse provato: era come essere sfiorati da una brezza, o come un tocco tangibile?
-Una via di mezzo- disse Bella. Ovviamente riusciva ancora a sentire i miei pensieri.
-Ma come mai adesso anche gli altri possono sentire la tua voce?- le chiesi.
Lei alzò le spalle –Così hai voluto tu- rispose semplicemente.
Guardai Emmet, che stava facendo una cosa molto strana: si era avvicinato a Rosaspina e sembrava aspettare qualcosa.
-Bè, allora?- proruppe, guardandola male.
Lei lo fissò allucinata, allontanandosi –Non mi toccare!-
-Tu non mi interessi, carina! Dov’è Rosalie?-
Rosaspina sbiancò –Non…non capisco di cosa tu stia parlando-
Emmet sbuffò, voltandosi verso Umberto e alzando un sopracciglio –Sicuro di aver preso quella giusta?-
Il mio ragazzo sorrise –Sicurissimo! Rosaspina, per favore, chiama Rosalie-
-No!- esclamò lei, con voce acutissima –io non sono matta!-
Vidi Umberto fare uno sforzo per trattenersi da alzare gli occhi al cielo –Lo sappiamo che non sei matta! Ora, per favore, potresti fare quello che ti chiedo? Ne va della vita di una ragazza-
Nicolò sobbalzò, fissando Rosaspina intensamente. Lei lo guardò e arrossì, poi lanciò un’occhiataccia a Umberto, e chiuse gli occhi. In un attimo, la scintillante figura di una ragazza dalla bellezza mozzafiato apparve al suo fianco. Rosaspina e Rosalie erano di certo le due che più si somigliavano: entrambe alte e bionde, dalla pelle chiara e le gambe lunghe e snelle. Si guardarono e, per la seconda volta, vidi un sorriso sfiorare le labbra della mia compagna.
-Ora che ci siamo tutti- disse Umberto –direi di cominciare-







Non dico nulla, niente spoiler, niente commenti, niente di niente! Voglio proprio vedere la vostra reazione a questo capitolone! Ah, ovviamente:
commentare è obbligatorio!
Bye!
   
 
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