Capitolo 3 → All in good time



POV Jason

Avevo pensato a un bel discorso da farle quando lei fosse arrivata, avevo preparato le parole con così tanta cura, avevo scelto il luogo, il momento e il modo che mi sembravano più adatti per rincontrarla cosicché tutto fosse perfetto e rendesse la serata indimenticabile. Beh, quando la vidi, tutto ciò che avevo programmato mi sembrò così banale e di poco valore. Mi sforzai di sembrare calmo e rilassato, mostrando più che potevo il mio lato da duro, e sperai che Deborah non notasse la mia insicurezza e il mio sconcerto. Erano passati “solo” 6 mesi, eppure era così cambiata, e non soltanto esteticamente, ma anche il suo sguardo, il suo modo di camminare, di parlare… tutto era diverso: mi sembrò più sicura di sé, meno timida ed impacciata. Le dissi di avvicinarsi e la feci accomodare sulla tovaglia che avevo steso per terra, sulla quale c’erano ogni genere di prelibatezza. Cominciai a parlarle;le raccontai cosa mi era successo durante la mia assenza e lei stette zitta, annuiva qualche volta, ma non sembrava affatto interessata a ciò che le stavo dicendo. Ad un certo punto non sopportai più la sua passività nei miei confronti.
“Che hai?”
“Come scusa?”
“Sei così silenziosa… Non ti senti bene?”
“Secondo te?”
Eccoci. Arrivammo dove non sarei mai voluto arrivare.
“Dovrei fare finta che non sia successo niente? Dovrei ignorare tutto? Proprio come te hai ignorato me in questi 6 maledetti mesi?”
1 a 0 per lei.

POV Deborah

Stava scherzando, o almeno era quello che speravo.
Aveva avuto il coraggio di chiedermi come stavo… in modo stizzito!! Avevo scordato quanto fosse sfacciato. Mi sentii pulsare il sangue alle tempie e lui se ne accorse, perché aveva lasciato andare il pasticcino che stava mangiando ed era sbiancato in viso improvvisamente.
“Senti Debby, hai ragione ma se tu mi permettessi di spiegarti…”
“Sono tutta orecchie. Spiega pure tutto ciò che vuoi.”
“Non finché non ti sarai calmata.”
Aveva alzato la voce e questo voleva dire che lo stavo facendo arrabbiare e non poco. Presi un bel respiro, mi alzai in piedi e mi rivolsi con lo sguardo verso il cielo, pieno di piccolissime stelle luminose.
“Mi dispiace.” Era dispiaciuto? Jason era dispiaciuto? Impossibile.
Mi voltai di scatto verso di lui e mi accorsi che si era alzato come me... e che era troppo vicino. I suoi occhi verde smeraldo brillavano anche nella notte più buia. Sicuramente anche quelli avevano contribuito a farmi perdere la testa per lui.
“Sono stato uno stronzo a non farti avere notizie sul mio viaggio quando invece ti avevo promesso il contrario. Potrai mai perdonarmi?”
Allungò una mano verso di me e mi spostò una ciocca di capelli che mi era finita sugli occhi. Il contatto fra le sue dita e il mio viso mi scosse; fece scivolare la sua mano lungo il mio braccio destro facendomi rabbrividire; mi prese la mano fra le sue e sentii qualcosa cadere sul mio palmo.
“Un piccolo regalo.” Lo fissai negli occhi con uno sguardo interrogativo, poi aprii la mia mano e vidi un ciondolo, semplice, con un piccola pietruzza azzurra che brillava sotto la luce delle stelle.
“Purtroppo non mi ricordo più il nome di questa pietra, ma so che l’azzurro è il tuo colore preferito e…”
“Grazie. È bellissimo.” E lo era per davvero. Mi frugai in tasca e presi la catenina d’argento.
“È a questo che serve la catenina, vero?” Gli chiesi, sapendo già la risposta. Lui annuii. Infilai il ciondolo nella catenina. Tornai con lo sguardo su Jason.
“Puoi aiutarmi a metterla?” Ma cosa stavo facendo? La mia rabbia era così passeggera? Lo avrei perdonato così facilmente? Solo perché aveva fatto una cosa romantica per me?
Mentre mi ponevo tutte queste domande a cui non sapevo ancora dare una risposta, lui si avvicinò e prese la collana.  Mi voltai, dandogli le spalle, e spostai i capelli dal mio collo. Dopo avermela infilata, allungò il viso verso il mio orecchio e sussurrando disse:
“Sai perché ho scelto una collana? Perché ci ho rivisto noi due. Io sono come la catenina d’argento: senza il suo ciondolo, che saresti poi te, essa non è niente.”
Mi voltai di scatto. Aveva fatto centro. Il muro che avevo alzato fra noi era crollato tutto insieme. Vidi che aveva chiuso gli occhi e stava avvicinando il suo viso nuovamente al mio, questa volta non per sussurrarmi qualcosa all’orecchio.
“Sì” Dissi senza pensarci e sperai che lui si fermasse. Fortunatamente accadde ciò che volevo.
“Sì cosa?”
“Sì, ti perdono. Ma devi aspettare ancora un po’. 6 mesi di sofferenza non si dimenticano così facilmente in una sera.”
Stavo facendo una fatica enorme. Volevo baciarlo… Dio mio quanto volevo. Le sue braccia che mi cingevano a sé, le sue labbra poggiate sulle mie, le nostre lingue che si intrecciavano violentemente… tutto ciò lo volevo di nuovo. Ma avevo il mio orgoglio e la mia dignità e li dovevo mantenere saldi. Avrebbe dovuto soffrire anche lui per un po’ come avevo sofferto io. 
“È comprensibile. Ogni cosa a suo tempo.” E si andò a sedere sulla tovaglia per riprendere a mangiare.
“Già” sussurrai, giocando con la collana “Ogni cosa a suo tempo” E tornai a sedermi accanto a lui con un grosso peso in meno sul cuore. 

Hi Everyone!
Non sono morta e per fortuna sono riuscita a trovare un po’ di tempo per terminare questo capitolo che però non mi soddisfa affatto. Spero che a voi almeno piaccia. XD                                                                                                                           Ringrazio tutte coloro che hanno recensito e hanno messo la mia storia fra le seguite. Spero che tante altre persone facciano la stessa cosa…                                                                                                        
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo e della FF in generale, please.
Grazie mille a tutte!
                                      Always_Strong :)

Ps:scusatemi per eventuali errori… non ho ricontrollato ciò che ho scritto -_-