-Oh, gioia.- mi prende in disparte. -Ma dove l'hai trovato quel … coso?- mi bisbiglia.

-È bellissimo, vero?- sospiro.

Lei mi fissa stordita. -Se va bene a te, cara.- Torniamo da Duncan.

-Allora … cosa vi serve?-

-Allora … diciamo un abito nero. Mi fido del tuo buon gusto.-

-Sì, intanto prendo le misure.- Mildred prende il puntaspilli e se lo lega al polso.

-Io do un'occhiata a questi abiti.- dico indicando dei vestiti da donna.

Mi allontano un po' da loro.

-Ahio!-

-Ma ho ancora tutti gli spilli sul polso! Non ti ho neanche sfiorato!-

-L'hai fatto col pensiero, forse.-

-Smettila Duncan!- urlo da dove mi trovo, stufa di questo battibecco.

Prendo in mano un abitino rosso senza spalline. -Che bello questo.- dico avvicinandomi.

-Sì … viene 70 $.-

-Che ne dici Duncan?- me lo poggio addosso.

-Puoi provarlo,- dice Mildred.

-Ah, grazie.- sparisco nel camerino, indosso il vestito ed esco, mettendomi in posa.

-Che ne pensate?- Duncan sbava.

-Ti sta bene.- afferma Mildred.

-Dici?- non mi sembra … -mi volto verso lo specchio e fisso la mia immagine. Sistemo i capelli, ma non riesco a piacermi.

-Forse dovresti provare un altro paio di scarpe … - Guardo le mie zeppe consunte.

-Sì, sarebbe meglio qualcosa col tacco.- decido.

-Vuol dire che passeremo la giornata in un negozio di scarpe?- Duncan è preoccupato.

-Perché, qualche problema?- riduco gli occhi a due fessure.

-N-no … nessuno. Per me va bene! Adoro le scarpe da donna!-

-Sì … tu adori quello che c'è sopra le scarpe da donna.-

Mi rivolgo alla sarta. -Questo lo prendo. Quando posso passare per il vestito di Duncan?-

-Mmh … direi di venire mercoledì.-

-Va benissimo.- Duncan si ricompone, Mildred mi imbusta il vestito e usciamo di lì.

-Ah … non è bellissimo fare compere?- inspiro l'aria di Toronto.

-Certo … ti rendi conto che quella tipa mi ha appena sfilato 70 $ per un pezzo di stoffa?-

-E te ne sfilerà di altri. Il tuo abito verrà a costare 400 $.-

-È? ma sei pazza?-

-Non sono mica io la sarta.- Lo guardo. -E poi sei tu che hai insistito tanto tanto per venire. “VENGO ANCH'IO! VENGO ANCH'IO!”. Sei stato semplicemente patetico.-

-Allora, queste scarpe?-

-Cerchi di cambiare discorso, eh? Che uomo!- ridacchio.

Sbuffa. -Posso andare a casa?-

-No, devi venire con me al negozio. Andiamo, non vuoi che la tua fidanzata sia tutta sexy?-

-Non per gli altri. Fosse per me ti manderei a quella festa con addosso un sacco di juta e delle pantofole.-

-Ah … ho capito. Sei geloso.-

-Non sono … ok, forse solo un pochino.-

-Allora … che ne dici di queste?- sono al quinto paio di scarpe che provo. -Non so … forse erano più belle quelle altre … -

-Uff … ma fai come ti pare … sappi che io a una certa ora devo pranzare.-

-Senti, metallo pesante, smettila di sbuffare. Prima abbiamo fatto quello che volevi tu, ora facciamo quello che voglio io.- affermo, prendendo un altro paio di scarpe.

-Quello che volevo io? Dimmi una sola cosa che abbiamo fatto da stamattina che sia stata di mio gradimento.-

Ci penso un po' su, ma non ho dubbi.

-La colazione. Ho sprecato un quarto d'ora della mia vita per prepararti quelle dannate uova e quella stupida pancetta.-

-Stupida pancetta? Ora te la prendi anche col cibo?- mi copro il viso con la mano e faccio un finto singhiozzo.

-Ecco, lo sapevo … ti interessa più la pancetta che me!-

-Ma che dici … dai … e va bene, scegliamo queste scarpe … - continuo a far finta di piangere. -Queste ti piacciono?- ha preso degli orribili mocassini marroni.

-Ma quelle sono orrende!- singhiozzo.

-Calma, calma … mi piacevano quelle che hai provato prima.-

-Queste?- ne prendo in mano un paio tra i sei sparsi per terra.

-S-sì … proprio quelle. Stano bene col vestito e .. ti risaltano gli occhi.-

-Davvero? Che belo, allora prendo queste.- le afferro e le rimetto nella scatola.

-Vuoi dire che abbiamo finito?!-

-Sì, che ti aspettavi?-

-Disperazione … urla … pianti … cose così.-

Alzo le spalle, lui prende la scatola e va a pagare alla cassa.