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Autore: Bale    10/10/2011    2 recensioni
Emily (un po' diversa da quella che conoscete) nasconde un terribile segreto e l'unico ad accorgersene è Spencer Reid. Cercherà di aiutarla, di farle vincere le sue paure, ma la situazione è più complicata di ciò che sembra!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emily Prentiss, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO II

Si sentiva nervosa, non a suo agio. Hotch, seduto accanto a lei, finse di non notarlo, eppure con la coda dell’occhio osservava le sue mani irrequiete.
Si alzò per andare in bagno e fu allora che si accorse di Morgan e Reid. La fissavano insistentemente. Morgan pareva cercare qualcosa in lei, qualcosa che non riusciva a vedere, Reid la guardava preoccupato.
Forse avevano notato il suo nervosismo, la sua ansia.
Non ci fece caso ed andò dritta verso il bagno. Rossi stava uscendo proprio in quel momento.
-Freddo, eh? Ho chiesto al pilota di spegnere il condizionatore.-
Sorrise.
L’agente Rossi era come un padre per lei, quel padre che non aveva mai avuto.
Era stato il suo maestro, quando da studentessa leggeva e rileggeva i suoi libri di notte con la torcia accesa per non dare fastidio alla sua coinquilina. L’aveva aiutata a integrarsi nella squadra, si era affezionato a lei e lei a lui. Eppure non lo aveva mai toccato, non ne aveva neanche avuto l’impulso. In certi momenti era stato così carino con lei che un’altra donna avrebbe sicuramente risposto con un abbraccio, ma lei no. Non poteva toccarlo. Se lo avesse fatto sarebbe svanito, così come il suo vero padre, così come tutti gli uomini che aveva incontrato sul suo cammino. Se solo avesse sfiorato le sue mani curate o il suo viso serioso avrebbe vissuto per la seconda volta tutto quell’orrore.
Forse lui se n’era accorto, forse aveva notato che lei aveva sempre evitato il contatto fisico. Non le importava. Lei doveva vivere in quel modo, non poteva fare altro.
 
Entrò nel bagno e lì trovò un po’ di pace. C’era silenzio e c’era anche più caldo. Buttò fuori aria e con essa i brutti pensieri, i cattivi ricordi. Chiuse gli occhi e cercò di non pensare. Rimase in quella posizione per diversi minuti, poi sentì qualcuno bussare alla porta: era Hotch.
-Tutto bene lì dentro? Stiamo per atterrare.-
Non rispose. Semplicemente aprì la porta ed uscì.
Fece dei respiri profondi e quando il portellone si fu aperto uscì all’aria aperta. Il sole le accarezzò il viso e finalmente si sentì pronta ad affrontare quel caso che le ricordava la sua terribile esperienza.
 
*
 
Il detective di riferimento era una donna. Non doveva avere più di quarant’anni. Anche lei sembrava molto presa da quel caso e presto ne capirono il motivo: una delle vittime era una sua amica e lei sembrava fin troppo coinvolta emotivamente.
-Cerchi di calmarsi-    le ripeté Hotch mentre illustrava il caso con foga, con rabbia.
-Non posso calmarmi! Questo maledetto bastardo stupra e uccide le donne della mia città libero e indisturbato! Dobbiamo prenderlo!-
-Lo prenderemo!-
Hotch, con la sua solita calma e rigidità andò a sedersi ad una scrivania al centro della stazione di polizia che la detective aveva preparato per loro. Le lavagne erano già lì, pronte con le foto delle scene del crimine, pronte ad essere esaminate con accuratezza.
Morgan e Rossi erano sull’ultima scena del crimine, per cui in centrale si ritrovarono ad essere soltanto in tre.
-Cominciamo con la vittimologia.-
-Sembra seguire un certo schema-   rispose prontamente Reid.
-Giovani, belle, brune. Cerca donne benestanti, donne di successo. Vivevano tutte in villette fuori città. Può agire indisturbato.-
Un conato di vomito le salì alla gola. Lo respinse.
Il caso non sembrava affatto semplice, soprattutto per Emily. Non era in grado di lavorare lucidamente, era sopraffatta dai ricordi.
Si accorse all’improvviso che Reid la stava osservando. Per un attimo pensò di parlare con lui, di buttargli addosso quella verità che tanto le pesava. Ricambiò lo sguardo e si trattenne: nessuno doveva sapere.
   
 
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