Prima al Multifandom Prompt Contest indetto da Alister con un maxicommentone che t'illumina la giornata :] Il mio prompt era Luce Artificiale. Volevo omaggiare in qualche modo Snow prima che il seguito (o il fandom post-seguito) lo ignori ancor più di quanto già non faccia ora, con l'aggiunta di un simpatico palco di corna. A me piace Snow, dannazione, è la versione scema della fusion fra Tidus e Wakka. Cosa c'è da non amare? Visto che non ho confidenza col fandom e ne è uscita una Fic Da Poca Confidenza Col Fandom, il gesto d'amore per Snow ha il punto di vista di qualcun altro e si ambienta durante la partita senza aggiungere granché – Fifth Ark per la precisione, una location di cui mi ero detta “Mi piacerebbe scriverci qualcosa” ma non pensavo che sarebbe mai successo. Yay?
Altre noticine in fondo!
Il testimone brucia
Lightning Farron è, agli occhi di chi le sta
intorno, una persona che conosce il rispetto. Non il rispetto delle
mascelle altrui, né quello di molte facce della debolezza,
ma sa
riconoscere il limite privato delle persone e non v'intrude. Nessuno
si aspetta che osservi le conversazioni a fil di voce fra Snow e
quello che resta di sua sorella; di conseguenza, nessuno la nota.
Certo non Snow, riflette quando lo vede reggere il cristallo come una
reliquia, non Snow con il cuore troppo grande e la testa troppo
piccola per concentrarsi su più di una cosa alla volta
(questa del
cuore troppo grande è un'aggiunta recente, la questione
principale
resta comunque la testa, si dice). Lightning si ferma, mostra
indifferenza e osserva in tralice gli unici sorrisi onesti e distesi
che escano da quella loro banda di disperati. Non sente l'impulso di
cancellarglieli di faccia a schiaffi. Resta ferma a distanza di
sicurezza e per qualche minuto riesce a condividere la speranza di
tornare ad abbracciare Serah.
Oggi avrebbe bisogno di uno di
quei momenti. Oggi il mondo ha deciso di diventare più buio
e più
sporco, il suo marchio brucia sul petto allungandosi in due frecce
aguzze e sotto al marchio il sangue ribolle d'indignazione, ma la
lacrima di cristallo di Serah resta chiusa nel pugno di Snow. L'ha
visto prenderla di tasca, prima, tenerla fra pollice e indice a
aggrottare la fronte mentre la luce artificiale dell'Arca non
arrivava a far rifrangere l'azzurro della pietra sul palmo della sua
mano. Snow l'aveva ripresa in pugno con un gesto molle e si era
spento assieme a quel riflesso fioco.
Proseguono in silenzio
lungo gli infiniti corridoi dell'Arca, le cui svolte continue
confondono e opprimono. Li fanno sentire al centro di un labirinto
che si ricompone sotto i loro piedi mentre i globi allineati sui
pavimenti spargono un verdastro freddo, sporco, distante, la luce
cupa di un inferno cui non importa di cosa morirai né
quando, né se
riuscirai a salvarti, perché non hai speranza. La luce di
Pulse.
E
Snow si trascina in quella penombra. Snow striscia i piedi davanti a
lei e Lightning vorrebbe mandarlo avanti a calci perché non
ha il
diritto di toglierle – non può togliere a tutti
loro – la
certezza stupida e infondata di un domani migliore. Si limita a
tirargli uno schiaffo rabbioso sulla spalla mentre lo supera e sulle
dita le resta uno sporco unto. Ricorda che si era seduto con la
schiena contro una colonna nell'ultima pausa, mentre Fang montava la
guardia e Hope studiava la stanza assieme a Sazh, e vorrebbe dirgli
che è una giacca bianca quella che indossa: che è
un simbolo, uno
dei modi cretini in cui brillava, che ha la responsabilità
di
prendersene cura.
Soldato rispondi, vorrebbe dirgli, hai la tua
missione speciale. Come a Bresha, quando i frammenti confusi del loro
Focus erano diventati un inconfutabile “Proteggiamo
Cocoon!”
perché Serah e perché sì. Come a
Palumpolum, con tutti i mirini di
PSICOM puntati addosso e credendo a ogni singola maledetta parola.
Tutto quello che ricorda uscire dalla bocca di Snow sono i discorsi
di un illuso – follia, ora come allora. Ma anche i marchi
incisi
sulla loro pelle sono follia. Anche l'ombra di Ragnarok lo
è, quando
striscia nei suoi pensieri con un peso fin troppo reale e pianta gli
artigli nella sua testa prima di venire ricacciata indietro con
fatica sempre maggiore. Sono l'Cie: anche Lightning si è
dovuta
arrendere all'assunto che credere ai sogni è quello che
fanno. Tanto
vale andare fino in fondo.
Così Lightning prende il testimone.
Accelera il passo con fermezza militare, si porta davanti agli altri.
Guarda il suo piccolo gruppo con fierezza: c'è chi ha visto
crescere
tanto senza potersi appoggiare a nulla, chi sta imparando a conoscere
sotto una maschera da frantumare a pugni, chi per il momento rimane
un mistero ma ha camminato fino a qui con le sue gambe e ancora non
si ferma. È essenziale, per farli sopravvivere, che
mastichino
qualcosa in più dei brutti sogni di Barthandelus,
così Lightning
apre la bocca e prova a dare loro un futuro in cui credere. Si trova
la gola impastata di oscurità e non emette suono. La
realtà è che
non sa cosa dire. C'è un labirinto così vasto,
più antico del suo
mondo, e così buio, e non contiene vie dritte né
scopi. O lei è
piccola piccola e non riesce a vederli.
“Lightning?”,
chiama Vanille. “Tutto a posto?”
“Light. Ora più che mai è
Light.”
“Come vuoi tu”, sfuma la vocetta acuta. E
sì, lo
vuole, o almeno lo vorrebbe. Ma non è un sole:
può ambire a fare da
lampadina fra i macchinari, forse, se non già da scintilla
fra due
ruote poco oliate. Ma se la scintilla c'è, il meccanismo
è in moto.
Li illumina con la sua piccola luce artificiale: dirige, spiega nuove
tattiche, rivede insieme a ognuno gli equipaggiamenti. Li porta in
fondo vivi. Al resto dovrà pensare qualcun altro.
UNEXPECTED RAINES IS UNEXPECTED AND
AWFULLY PLOTTED BUT MAKES DO
Luce artificiale → Artificial
Light. Ahr ahr l'arguzia. Il tutto è
partito semplicemente da
questo doppio senso per cui dovrebbero ritirarmi la licenza di
fanwriter. L'idea originale era “Ok Snow è
l'uomo-morale del party
con il suo idealismo, è una luce naturale. Lo dice Light
stessa due
volte. All'Arca si spegne e Lightning lo sostituisce, ma lei
è
impostata, ergo luce artificiale. Oh quanto sono arguta oh quanto
sono leziosa.”
Poi però ho riletto le cutscene dell'Arca e
Lightning lì fornisce più o meno il contributo di
Kimahri alla
cutscene media di FFX, quindi 'sta gran leadership non s'è
manifestata. Ehr. Per contro, l'Arca contiene un salto di
difficoltà
non indifferente ed è il primo momento di party quasi libero
ma con
Lightning obbligatoriamente a capo. Ok, è un soldato, sa
combattere.
Può fare il leader militare, questo sì.
La particina su
Ragnarok è un mio nuovo headcanon, suppongo. Non ci avevo
pensato
prima di scriverlo ma... contrariamente a trame
replicanti
credenza popolare, non stiamo parlando dell'Evocazione Finale, il
fortunato vincitore non viene scelto da un evocatore e non serve
Yunalesca a trasformar la gente: dalla rivelazione sulla Palamecia in
poi, credo che tutti ci abbiano pensato e l'abbiano sentito come
possibilità concreta nel loro corpo. Trovo affascinante il
worldbuilding di Fabula Nova Cristallis, ma morisse se ci dà
una
qualche introspezione su come ci si sente a livello fisico come
l'Cie, oltre che a livello organizzativo-pratico. Ne sapevamo di
più
sul processo di evocazione di FFX, uffa (e anche lì avrei
gradito
un'enciclopedia apposta).
A proposito della qual Yunalesca, il
“qualcuno disse...” nell'intro è suo.
Perché... perché si
parla di speranza e quando si parla di speranza io inizio a citare
Yunalesca. O Bill Adama, ma principalmente Yunalesca.