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Autore: Leliwen    11/10/2011    0 recensioni
Draco si trova a dover ospitare l'anima di Regulus e finisce con l'interagire con personaggi usciti dalle serie televisive più disparate. Più che una storia, la definirei una serie di flash, leggibili più o meno indipendentemente le une dalle altre.
Già "Illness".
CROSSOVER: cap1 - Grey's Anatomy; cap2 - Ghost Wisper; cap3 - Doctor House
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Regulus Black
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Titolo: Whisper
Fandom: Harry Potter + Ghost Wisperer
Personaggio/Coppia: Regulus/Draco (SI'! Avete letto bene!!!)
Prompt: Divergenze per [info]bingo_italia
Rating: Pg15
Beta: momentaneamente assente, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico
Avvertimenti: Crossover, Possessione, Post 6° libro
Genere: Crossover, avventura
Riassunto: Quando l'avevano convocato per una missione non pensava certo una cosa simile. Avrebbe molto volentieri gridato allo scandalo, se suo padre non fosse stato tra i promotori di quella follia.




Non ho molto altro da dire... a parte che anche questo è un Crossover... e lo è con una serie televisiva che non amo particolarmente e di cui ho visto appena una manciata di puntate: Ghost Wisperer.




 

Melinda Gordon era appena arrivata a Londra. Una mostra d'antiquariato, la più importante nel mondo per pezzi esposti e per il circolo di collezionisti che richiamava, l'aveva spinta a lasciare la sua ridente cittadina americana per quel lunghissimo viaggio verso il Vecchio Continente.

Ma l'occasione era davvero imperdibile.

Suo marito aveva deciso d'accompagnarla e così, mano nella mano, stavano superando la costa bretone, quando lei si sentì attraversare.

La sensazione durò appena un istante, ma sulle sue labbra era rimasto un nome e un luogo: Malfoy a Grimmauld Place numero 12.

 

Suo marito, come sempre, tentò di appoggiarla, andando alla ricerca, con lei, di questa piazza di periferia, cui sembravano mancare molti numeri. Melinda si era fossilizzata a controllare i numeri tra l'11 e il 13, ma quei due palazzi non nascondevano alcuna viuzza privata o stradina per la raccolta dei rifiuti, dunque, come poteva essere quello? Melinda Gordon continuava a ripetere che la voce gli avesse detto qualcosa ma, veramente, a Jim sembrava un'assurdità più grande di tutte quelle cui si erano già imbattuti. Dopo quasi un'ora passata ad osservare una piazza, lugubre ed un po' squallida, stavano per tornare verso i luoghi dove si sarebbe tenuta la mostra quando la Melinda si accorse di un piccolo pub, dall'insegna scura e dal nome accattivante: "Il Paiolo Magico". Guardò quel luogo, inclinando appena la testa, quando, con la coda dell'occhio, vide due uomini avvicinarsi. Il primo, i capelli biondo scuro, un impermeabile scolorito che era di moda probabilmente quarant'anni prima, stava gesticolando animatamente.

"Lo sai che dovete nascondervi anche voi!" stava ringhiando, decisamente preoccupato "Non è solo la vita di tuo figlio ad essere in pericolo!" sembrava completamente incurante delle persone che lo circondavano e stava veramente quasi urlando.

L'altro era un uomo distinto, vestito con abiti di sartoria, dai capelli biondo platino completamente tirati indietro "Lupin, sai bene che questo non è possibile." il bastone da passeggio con le testa di serpente intrappolata tra i guanti di pelle sembrava vivo per il numero spropositato di riflessi argentei che emanava "Se lo facessimo, ci inimicheremmo tutta una fazione politica, che non svanirà alla fine della guerra."

La ragazza sgranò gli occhi. Guerra? Nascondersi? Di cosa stavano parlando quei due uomini?

Il mondo attorno al lei sembrò fermarsi per un istante e quasi implodere, completamente concentrato sui due uomini, incurante del marito che l'aveva raggiunta e che la stava ora tenendo.

"Un'alleanza politica la puoi ricomprare, la vita tua e di tua moglie, no!" fece un passo più lungo, ormai erano a pochi metri dal Paiolo Magico e da Melinda "Ascoltami bene, Malfoy: tu non mi sei mai stato simpatico, e la tua famiglia ha fatto talmente tanti sbagli da poterci riempire gli annali di storia di tutta la biblioteca di Hogwarts, ma non ho alcuna intenzione di farti continuare con questa follia. Tu non sei adatto a fare la spia: sei troppo ricattabile al momento. Quindi se vuoi continuare a stare dalla nostra parte, dovrai venire con me a Grimmauld Place."

Melinda Gordon si divincolò dalla stratta al braccio con cui il marito la teneva per evitare che la perdesse in quella folla imponente da primo giorno di saldi. Aveva seguito anche lui il percorso fatto dai due uomini, ma non aveva sentito nulla di quello che si stavano dicendo. Ad ogni modo, sua moglie si fiondò tra i due, gli occhi piantati su quell'uomo troppo affascinante per non essere considerato una minaccia.

"Signor Malfy, suo figlio è a Grimmauld Place?" il bastone sbatté due volte per terra, mentre l'altro uomo osservava la signora Clancy con occhi sgranati.

 

Come si fossero trovati tutti a Grimmauld Place i due abitanti di Grandview non riuscivano davvero a comprenderlo: era tutto così incredibilmente assurdo! L'attimo prima erano in mezzo ad una folla di persone, trascinati verso l'entrata del Paiolo Magico. Subito dopo erano davanti al numero 12 di una piazzette sperduta della periferia londinese. O meglio, soli davanti ai numeri 11 e 13 con un biglietto in mano. Lessero ancora una volta l'indirizzo, poi si avvicinarono alla palazzina e la casa apparve, come per magia, tra i due edifici, facendosi largo mattone dopo mattone. Era stato uno spettacolo impressionante.

Jim si guardò attorno sconvolto e sua moglie non stava poi messa meglio. Avevano entrambi sentito parlare dei maghi e, considerati i poteri della donna, erano tutti e due sufficientemente convinti che il paranormale non fosse poi così... para. Ma... ma nessuno dei due avrebbe mai immaginato che la Magia esistesse ad un simile livello.

Ed ora, con gli occhi di tutta una piccola comunità magica addosso, persino Melinda aveva serie difficoltà a spiccicar parola.

Erano tutti seduti attorno ad un grande tavolo di quella che aveva l'aria di essere la casa di un'antica famiglia. Davanti a loro, un vecchio mago con una lunghissima barba bianca incastonata nella cintura delle veste più assurda che avessero mai potuto vedere stava ascoltando con attenzione le parole della donna. Accanto a lui, una signora minuta con enormi occhiali che la facevano rassomigliare ad un grosso insetto, seguiva con vivido interesse tutta la sommaria spiegazione che Melinda stava cercando di imbastire - cosa non certo facile con gli occhi di ghiaccio del biondo mago puntati contro.

Jim Clancy si guardò attorno, la sua mente che cercava di mettere assieme i pezzi.

Poi il vecchio parlò, gli occhi azzurri brillarono di gioia da sopra gli occhiali a mezzaluna, e iniziarono delle farneticazioni, più o meno condivisibili su veli, tombe, corpi, anime e resurrezioni.

 

Quando l'avevano convocato per una missione non pensava certo una cosa simile. Avrebbe molto volentieri gridato allo scandalo, se suo padre non fosse stato tra i promotori di quella follia.

Una donna, una Babbana mezza Magonò con marito preoccupato al seguito, s'era presentata alla porta dell'Ordine della Fenice dicendo che Regulus Black l'aveva contattata per potersi mettere in comunicazione coi Malfoy. La faccia che aveva visto fare a Dumbledore dal suo posto nascosto di osservazione, prima quando quella donna aveva suonato il campanello - svegliando l'augusta Walburga Black - poi quando sentì quello che aveva da dire, fu impagabile. Effettivamente, rimuginò per un istante, avrebbe quasi potuto accettare senza batter ciglio anche solo per ripagare...

Scacciò quel pensiero tornando a concentrarsi sulla serie di eventi che l'avevano portato verso quel drammatico momento: la tipa aveva detto che poteva vedere e sentire i fantasmi.

Bella cosa, le avrebbe voluto dire, noi lo facciamo tutti i giorni, ma non ce ne vantiamo in questo modo e non lo diciamo con quegli occhioni da cucciolo bastonato!

Ad ogni modo, quelli che vedeva lei non erano unicamente fantasmi: lei sentiva tutta una serie di presenze di persone che ormai non erano più sul questo mondo e, tra di esse, era riuscita a sintonizzarsi sulla stessa frequenza d'onda di Regulus Black il quale... beh, in parole povere aveva tutte le intenzioni di resuscitare. Cosa in completa antitesi con ciò che solitamente faceva la bella Melinda Gordon. Da quanto si poté evincere da una conversazione non troppo sussurrata che ebbe con suo marito, lei solitamente aiutava le anime a trapassare, non a rientrare occupando il corpo di qualcun altro! Nemmeno se era per la salvezza del mondo, ecco.

Capiva, in linea teorica, il bisogno di riavere entrambi i Black tra le loro fila - nonostante si ricordasse perfettamente come Regulus fosse stato un fervente sostenitore delle idee di quel pazzo senza naso - ma davvero non capiva né come fosse possibile ritirare indietro l'anima di un morto, né perché dovesse farlo lui. Ma, effettivamente, mentre nell'ultimo paio di mesi i grandi maghi ne discutevano, lui aveva cercato di defilarsi il più possibile, evitando spiacevoli incontri che avrebbero potuto tentare di fargli pressioni per fare da cavia per qualche esperimento.

Dovette poi ammettere che la sensitiva Babbana non era tanto male: con lei sembrava che tutte le suddivisioni tra aldiquà e aldilà fossero puramente semantiche.

Ecco perché ora se ne stava lì, imbronciato, compostamente seduto al tavolo delle riunioni dell'Ordine della Fenice, con gli occhi azzurri di Dumbledore fissi sulla sua figura da sopra quelle irritanti lenti a mezzaluna.

"Perché io?" chiese a quegli occhi troppo vispi per i suoi gusti "Perché non un Weasley? È imparentato anche con loro."

Fu Narcissa a rispondere al posto del Preside con una domanda retorica "Tu condivideresti il corpo con un Weasley? Con tutto il rispetto di questo mondo, Molly cara."

Il biondo storse la bocca.

"Draco, abbiamo provato quel rituale più e più volte, l'abbiamo sviscerato così a fondo da capire come riportare indietro Sirius, ma nessuno dei presenti è mai riuscito a farsi ascoltare da Regulus." argomentò pacatamente Lucius.

"E cosa vi fa pensare che a me darà retta?"

"Forse che siete fatti della stessa pasta?" ghignò un Sirius Black completamente in forma dallo specchio della porta.

Potter, nemmeno a dirlo, si alzò senza la minima grazia per andare ad impattare tra le braccia del redivivo.

La fortuna di finire all'Inferno con tutte le scarpe era che era possibile anche uscirne con quelle stesse scarpe e non andando ad occupare part time il corpo di un altro.

Guardò i due sulla porta con la sua solita aria disgustata per poi tornare a fissarsi le mani strette in grembo. A onor del vero Potter aveva provato - molto rozzamente - a tirarlo fuori da quell'impiccio, ma la sua opinione non sembrava contare poi più della propria.

Sbuffò contrariato dall'intera situazione: lui non aveva alcuna intenzione di dividere il proprio bellissimo corpo con qualcun altro.

Suo padre lo guardò con quel cipiglio severo che lo costringeva ogni volta a mordersi la lingua prima di parlare ed esporre le proprie idee. Oltretutto al momento più che di idee si trattava di infruttuose recriminazioni.

Fu sua madre, inaspettatamente, a dargli il colpo di grazia "Draco, tesoro, lo sai, non sarebbe una cosa permanente e poi saresti comunque in grado di tenerlo a bada."

La faceva facile lei! Mica se lo doveva sciroppare lei il cugino!

Potter pensò bene che fosse giunto il momento di smolecolarizzare il suo cadavere, sganciando la propria bomba e, dalle braccia del proprio padrino, se ne uscì con un "Tu almeno non dovrai condividere la tua mente con Voldemort."

Draco rimase a guardarlo con tant'occhi. Dov'era finito il Grifondoro sempliciotto e bonaccione? Chi diamine era quella subdola serpe che aveva avuto il coraggio di rinfacciargli qualcosa che non dipendeva da nessuno dei presenti?

In quel preciso istante seppe che la propria crociata in favore della libertà della propria mente era stata definitivamente persa.

 

Il giorno appresso - tanto per lasciargli qualche ora ancora in solitudine con se stesso - lo condussero in una stanza circolare, dai pavimenti in pietra grezza, da cui si accedeva dall'unica apertura nascosta dalla tenda scura che percorreva tutta la circonferenza.

Provò per l'ultima volta a fare gli occhi dolci a sua madre, ma nemmeno quelli ebbero successo.

Si ritrovò così svestito di una tunica bianca che lasciava ben poco all'immaginazione, adagiato su un letto di petali di fiori profumati sopra la grigia pietra sacrificale dell'altare centrale, ai polsi e alle caviglie dei bracciali d'oro e una tiara dello stesso metallo a cingergli la fronte.

Cinque adulti gli stavano attorno: Sirius e Narcissa per il legame di sangue, Remus e Severus per quello affettivo - anche se non aveva la minima idea del perché il licantropo dovesse essere un legame affettivo - e Dumbledore a dare potenza al tutto. Almeno quella dannata Babbana se n'era già tornata nella sua lontana America! Draco si sentiva umiliato. Sapeva di non averne motivo, che quel rituale non serviva a togliergli la dignità, ma si sentiva inutilmente esposto.

Quando i cinque adulti iniziarono a recitare le parole in latino che avrebbero attivato la connessione, sentì il gelo penetrare attraverso il sottile strato di stoffa, mozzandogli il respiro in gola.

Si sentì annaspare, mentre il cuore iniziava a battere con più violenza, scandendo un ritmo asincrono e spezzato.

Quegli adulti erano davvero convinti che non sarebbe morto durante quel maledetto rituale?

"Fa così male solo perché non mi vuoi."

Oh, bene, ora iniziava anche a sentire le voci!

La voce rise estremamente divertita "Mi pare ovvio che tu senta la mia voce! Vorresti ospitare la mia anima e non sentire la mia voce?"

Volerti? Ma chi ti vuole? Sono stato costretto!

La stessa risata di prima riecheggiò tra le pareti della propria mente, rimbalzando sul dolore sordo che sentiva invadergli il corpo ad ondate sempre crescenti "Pensi davvero che la coabitazione sia così terribile?" l'ombra di un sorriso aleggiò attorno a Draco che si sentì per un istante meglio prima che capisse che quella era la stessa sensazione di quando lui stesso sorrideva. Quel bastardo aveva già iniziato ad occupare i suoi spazi, prima ancora che lui gli desse il consenso!

"Scusami, hai ragione, non è stato molto educato da parte mia. Ma meno ne sei consapevole, meno dolore sentirai per questa transizione."

E questo dovrebbe tranquillizzarmi?

Una carezza: Draco sentì come se lunghe dita sconosciute lo stessero accarezzando in ogni punto più sensibile "No, ma dovresti distenderti."

Il corpo del biondo s'inarcò dal piacere, sotto l'assalto onirico di quelle dita, accogliendo un altro poco quell'anima estranea dentro di sé.

Smettila... smettila non ti... voglio...

"Lo so. Ma non sono mai stato un ingrato e il peso della mia presenza sarà ampiamente ricompensato." la sensazione di piacere dilagò nel corpo di Draco senza che questi riuscissa a far nulla per impedirlo, mentre gli ornamenti d'oro che gli avevano fatto indossare si scaldavano tanto da esser quasi fastidiosi "Vedrai, conosco un modo infallibile per appianare tutte le nostre divergenze!"

Un urlo strozzato fece inarcare il corpo longilineo mentre veniva su un altare, davanti a tutta una serie di persone che mai avrebbe voluto assistessero ad un simile evento. Il pensiero fastidioso venne però immediatamente accantonato da una presenza diversa dalla propria mente. Un sorriso malizioso incurvò le labbra di Draco, mentre i suoi capelli e i suoi occhi si oscuravano, prima di tornare del loro colore originale.

"Non vedo l'ora."

Regulus sapeva come farlo rilassare!




Ok... ehm... ciao ^_^

  
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