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Autore: starliam    17/06/2006    1 recensioni
Nelle sue serate solitarie, Severus Piton sale a riflettere sul tetto di Hogwarts: perchè è più facile pensare, quando si è in comunione con gli angeli.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho preso lo spunto questo capitolo da una battuta del film "Crush - contatto fisico". Non ha niente a che fare con la saga di Harry Potter e con Severus Piton, ma mi piaceva l'idea che le persone sentano così tanto la mancanza di un contatto con il prossimo da cercarlo anche tramite lo scontro.



Non è facile per me relazionarmi con gli altri. A molte persone sembra che sia per mancanza di sentimenti da parte mia, ma non è assolutamente così. Anzi, è tutto il contrario. Di sentimenti e emozioni ne provo in abbondanza; spesso contrastanti, quasi sempre talmente forti da non riuscire quasi a gestirle.
Ricordo quando una volta Minerva mi chiese "Perchè tieni tutti a distanza? Hai paura di provare qualcosa?" No. Io provo qualcosa. Provo tante cose, e tutte insieme. Il mio modo di fare scontroso è l'unico modo che riesco a utilizzare per entrare in contatto con le persone a cui tengo. Cerco lo scontro pur di avere un contatto. Perchè non sono in grado di comportarmi in maniera amichevole. E la gente non lo capisce, e in fondo è normale che sia così. Sono io quello strano, non gli altri. Da che esiste l'umanità, se qualcuno ti tratta male e ti prende in giro lo fa perchè ti odia, non per altro. Io invece lo faccio per altro. Se odio una persona la ignoro e basta, non mi sforzo neanche di infastidirla. Gli altri non lo capiscono, e io di certo non vado a spiegarlo. L'unico che lo ha capito è Albus, e senza bisogno di parlarne con me. Ha capito fin da subito il mio carattere complicato, il mio bisogno di solitudine e la mia paura di soffrire, io che ho sofferto fin troppo.
E questo è uno dei motivi per cui il "grande vecchio" avrà sempre il mio affetto e rispetto: è l'unico che si sia sforzato di capirmi senza fermarsi all'apparenza. E ci è riuscito benissimo, anche meglio di quanto ci sia mai riuscito io.
Perchè i sentimenti possono anche farti del male. Me ne hanno fatto tanto, in passato, e continuano a farmene anche adesso. Ma non posso anestetizzarmi, non posso impedirmi di provarne; e anche se potessi, che senso avrebbe? Diventerei la persona arida e senza cuore che ho giurato di non diventare quando bussai alla porta di Silente una notte di tanti anni fa.
Vorrei che lo capissero tutti quanti: studenti e professori, per esempio. E tutte le persone che conosco, almeno quelle a cui voglio bene. Perchè anche se a voi non sembra, io sono capace di volere bene.
E ve ne voglio. Non è così difficile da capire, se vi sforzaste di vedere oltre i miei modi rudi, oltre il mio sguardo freddo solo in apparenza. Capireste che il modo in cui mi comporto con voi è un tentativo di stabilire un contatto, di entrare in relazione. Lo dovrebbe capire la McGranitt, quando la prendo in giro sul Quidditch. Lo dovrebbe capire Potter quando lo punzecchio con battutine stupide, Lo dovrebbe capire Paciock, e anche gli altri studenti. Lo dovrebbero capire tutti, ma non lo capisce mai nessuno.
  
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