Ehilà
a tutti, cari lettori! Con la risolutezza di Romeo, che ci rincuora e ci ridà
speranza, sono dunque iniziate le mie storie dei 7 anni!
È
difficilissimo abituarsi a un cambiamento tanto drastico, stavolta l’autore ha
proprio fatto venire un colpo a noi lettori… Del resto, per me restava meglio
se crepava solo Makarov (pur col bene che gli voglio), sarebbe stata
decisamente una bella scelta narrativa, se non altro non radicale quanto
questa…
Ad
ogni modo, ecco la seconda storia, con protagonista Macao, colui che ha preso
il timone della gilda nel suo momento più difficile, riuscendo a farla
sopravvivere anche nella rovina.
La
scena che vedrete è ispirata ad un episodio del film “Il Signore degli Anelli –
Le due Torri”, molto bella, che vi linkerò a fine capitolo ^__^
Buona lettura!
PS: GAZILLE X LEVI ORA E SEMPRE!
PPS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!
“MACAO,
IL MASTER DELLA DECADENZA”
Non
era più la Fairy Tail di una volta. Almeno vista da fuori.
La
dimora della gilda era assai meno munifica, assai meno spaziosa, ma se non
altro, anche con quattro gatti, lo spirito restava vivo, specie quando ci si
concedeva una tranquilla serata a tirar tardi; meno lavoro significava anche
più tempo libero.
Anche
una locanda abbandonata poteva risultare accogliente, per i superstiti di una
gilda abbandonata, il cui desiderio di restare vicini, almeno loro, era più
forte che mai.
“Beh,
io torno a casa.” disse Max Alors alzandosi.
“No,
dai, chiacchieriamo ancora un po’!”
“Volentieri
ragazzi, ma devo recuperare un po’ di sonno. Notte!”
“Notte!” salutarono Jet e gli altri.
Nell’andarsene,
udiva il rumore dei suoi passi sul legno del pavimento: un tempo non ci
riusciva, tanta della gente che c’era, tanto dello spazio in cui i rumori e le
voci, sempre alte in ogni momento, si confondevano.
Trasmetteva
come un senso di solitudine.
All’inizio
era stata dura abituarsi a sentirlo, ma, passati già alcuni anni, non ci faceva
più caso.
Aprì
la porta, e salutò ancora.
Nel
farlo, la luce dall’interno rischiarò il piccolo patio, e rese visibile, nella
penombra, lì davanti dove iniziavano i gradini, una figura ferma che subito
riconobbe.
“Toh,
Master! Cos’è, stai diventando anche tu uno di quei sentimentali che guardano
le stelle ora?”
Nell’avvicinarglisi,
notò sorpreso che non stava affatto guardando le stelle.
Il
suo viso non si alzava un centimetro più del dovuto, gli occhi erano fermi a
fissare davanti; fissare, senza guardare.
Quello
sguardo così vacuo raggelò il sangue di Max.
“Master?”
“…
Chi sono io, Max?” domandò Macao, con un voce roca che non sembrava sua.
“…
Sei il nostro Master.” capì che voleva sentirsi dire.
“E
voi vi fidate del vostro Master? Vi fidate di questo Master?”
Max ingoiò un boccone amaro: non aveva visto nessun uomo invecchiare così tanto
in così pochi anni. Aveva perso capelli, perso il senso dell’umorismo, perso il
sorriso di suo figlio, e ora, anche la forza di volontà, quella con cui aveva
tenuta unita la gilda nel momento più buio, che era stato costretto a far
uscire e che forse non aveva mai avuto realmente.
“Io
e gli altri resteremo fino alla fine… Seguiremo il nostro Master, nel bene e
nel male.” disse, stringendo i pugni, per dare alla sua voce la sicurezza di
cui l’altro aveva disperatamente bisogno.
“Nel
bene o nel male.” ripeté Macao, senza smettere di guardare avanti, come in
trance.
Il
bastone del Master, che doveva essere un simbolo del comando, sembrò diventare
un semplice appoggio per un uomo che aveva tentato con tutto sé stesso di
tenere insieme dei cocci, e che ora, con alle spalle quella vecchia taverna
ristrutturata alla bella e meglio, il posto migliore che aveva potuto
assicurare ai suoi pochi “ragazzi”, sentiva di aver fallito.
Dove sono il drago e
l’amazzone?
Dove i dominatori del
ghiaccio e delle stelle?
Dove sono il dio del tuono, e
il diavolo dal viso angelico?
Dov’è il master di Fairy
Tail?
Si
appoggiò al bastone ancora di più.
Sono andati via
Come il vento
Sulle macerie di un’antica
gloria perduta
Spazzati via
Dal ruggito dell’immonda
bestia
Che fa procedere le ere del
mondo
“Acnologia.
Possa tu essere maledetto in eterno, ovunque tu sia adesso.”
Solo
in quel frangente strinse un po’ i denti.
Le fate volano via da noi
Lontano, irrangingibili
Le loro code scompaiono,
tristi
Come gli ultimi lumicini
rimasti
In quello che era un cielo
allegro di stelle
“Come
siamo giunti a questo?”
Abbassò
il pesantissimo capo: “Perché è toccato a me, vivere, e vedere questi giorni? I
giorni della solitudine, del ricordo, e del rimpianto. È toccato a me essere
l’ombra di un master, quando la gilda non è ormai che è un ombra. Come siamo
giunti a questo?”
La
porta, lasciata aperta, illuminava il quarto master di Fairy Tail, nel
magnificare la sua decadenza, nel suo rendersi conto mestamente di non essere
che un futile ripiego, per una gilda che avrebbe meritato ben altro.
Fu
allora che Max si scorciò la manica della camicia, per mostrare il simbolo di
Fairy Tail, che recava sul dorso dell’avambraccio.
Macao
si girò.
“Io
sono un membro di Fairy Tail! Fairy Tail è la mia gilda, e io la seguirò
ovunque, non me ne frega niente se non torneremo mai a stare in un castello o
se ci contiamo sulle dita di una mano.”
Con
sorpresa di entrambi, i cardini della porta squillarono, e gli altri membri
uscirono fuori, dopo aver ascoltato tutto.
“Fairy
Tail è la mia casa!” disse Nab mostrando il suo simbolo.
“Fairy
Tail è la nostra famiglia.” fece Alzack facendo lo stesso insieme a sua moglie.
“In
fondo questo posto non è poi bruttissimo.” sorrise Wakaba.
Anche
Laki, e Reedus, e Jet, e Droy, e Warren, e Visiter, e suo figlio Romeo li
seguirono a ruota, mostrarono i loro simboli, a testa alta.
“Ma
perché ci sia una gilda ci deve essere un master.” dissero tutti, attraverso le
labbra di Max.
Come
aveva dimostrato proprio lui, diventandolo, e facendoli sopravvivere fino a
quel mesto punto.
La
nebbia davanti gli occhi di Macao si diradò, e il master di Fairy Tail tornò a
guardare.
“Vi
piace questa baracca, eh?” disse alla fine, dopo aver cercato invano di
esprimersi con altre parole.
Scoppio
a ridere, sommessamente.
“Noi
restiamo qui, e neanche tu te ne vai, dico bene?” chiese Max.
Il master rideva ancora: “Come siamo giunti a questo?” si domandava, scuotendo
il capo.
“Master?”
“Chiudete tutto, tiratardi: domani vi voglio tutti al lavoro, intesi?”
Probabilmente
domani non ci sarebbero state abbastanza richieste per tutti, ma la gilda, e il
suo master, sarebbero stati ancora tutti là, ancora per un po’.
Ecco
la scena da cui è tratta (se non l’avete ancora riconosciuta): http://www.youtube.com/watch?v=6xvcT__oOQs
Ho
reso Macao un bel po’ “epico” col suo discorso a Max, se lo sarà preparato
prima forse? Chissà…
Macao
è davvero un personaggio secondario coi controfiocchi: chi se non lui poteva
evitare, per quanto possibile, lo sbando della gilda, dopo la drammatica
riduzione della sua potenza? Che dire, in un certo senso sono rimasti proprio i
migliori!
Ma
anche la forza di volontà può cedere, con le provature del tempo, e col
rimpianto degli amici persi a pesare come un macigno…
Ma
la famiglia è ancora lì, ed ha ancora bisogno di un padre, che non la faccia
morire del tutto.
La
prossima storia, avrà dei toni meno tragici e più “rosa”, sarà infatti
incentrata su Arzack e Bisca! Vi aspetto! ^__^ Ciao ciao!