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Autore: Bale    12/10/2011    1 recensioni
Emily (un po' diversa da quella che conoscete) nasconde un terribile segreto e l'unico ad accorgersene è Spencer Reid. Cercherà di aiutarla, di farle vincere le sue paure, ma la situazione è più complicata di ciò che sembra!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emily Prentiss, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO XIII

No, proprio non ce la faceva.
Ci aveva provato diverse volte, ma sempre senza successo.
Non riusciva proprio ad avvicinarsi a Spencer, a parlargli, a chiedergli di dirgli cosa c’era che non andava realmente. Temeva un’altra sfuriata, o forse il suo vero timore era che Spencer pensasse davvero ciò che le aveva gettato in faccia con tanta rabbia.

Era possibile? Spencer l’aveva aiutata a superare il suo dolore e le sue paure soltanto per portarsela a letto?
Doveva essere per forza così, per quanto assurdo potesse sembrare. 
Perché avrebbe dovuto dire quelle parole se non fossero state vere?

-Emily, stai bene?-

Hotch la sorprese a fissare il vuoto. Erano a Quantico e stavano aspettando che JJ presentasse il nuovo caso da affrontare. Lei era arrivata per prima e si era seduta. Hotch l’aveva appena raggiunta. Mancava ancora il resto della squadra.

Emily annuì evitando il contatto visivo con il suo interlocutore.

-Sei in anticipo-

-Anche tu-

Hotch si sedette accanto a lei e iniziò ad esaminare i fascicoli che un attimo prima teneva sotto il braccio.
Eppure il suo sguardo non era veramente rivolto a quei fogli, piuttosto alla sua collega.
Da qualche giorno sembrava triste…di nuovo.
Hotch aveva avuto l’impressione che si stesse riprendendo, che in qualche modo stesse cercando di superare i suoi problemi e di dimenticare il passato.
Da un po’ di tempo, invece, era ritornato tutto come prima. Emily si guardava intorno furtiva, indietreggiava se un uomo le si avvicinava più del normale, evitava qualsiasi contatto, anche solo visivo, con chicchessia.

-Sei sicura di stare bene?-

-No-

Fu incredibile: la risposta le uscì dalle labbra in un sussurro. Emily stentò a credere di averla pronunciata sul serio.

-Vorresti parlarmene?-

Emily non rispose; questa volta non vi fu nessuna risposta involontaria.

-Non vedermi per forza come il tuo capo, sono anche un uomo e conosco perfettamente il comportamento umano.
Spesso ho offerto un sostegno psicologico ai componenti della mia squadra, posso aiutarti se lo vuoi.-

Emily sgranò gli occhi. Aveva appena scoperto un lato di Hotch che forse soltanto sua moglie aveva avuto il privilegio di conoscere.

Il loro capo spesso sembrava insensibile, quasi inumano e invece aveva appena dimostrato di avere un cuore, dei sentimenti, una coscienza.

Fu tentata di acconsentire, di iniziare delle sedute con Hotch. Per la prima volta voleva parlare, voleva raccontare tutto. Erano finiti quei giorni in cui credeva che tenersi tutto dentro fosse la scelta migliore, erano finiti quei giorni in cui lasciava che le sue paure la sopraffacessero.

Eppure non rispose, si limitò a lanciargli uno sguardo carico di gratitudine.

E poi arrivò JJ.
 

*

 
Era molto tardi, ma Hotch era ancora lì. Attraverso il vetro del suo ufficio si vedeva il suo capo bruno chino sulla scrivania. Era decisamente quello il momento giusto, ma Emily non aveva ancora realmente deciso se farlo oppure no.

Fu il destino a decidere per lei quella sera: Hotch alzò lo sguardo e la vide e allora Emily seppe che non poteva più tirarsi indietro, che quella era la scelta giusta.
 

*

 
Erano seduti l’uno di fronte all’altro.

Hotch era seduto su di una poltroncina nera; il busto in avanti, i gomiti appoggiati alle ginocchia e le mani giunte. La sua cravatta penzolava nel vuoto lenta, ipnotizzante.

Emily era adagiata sul divano. Si era seduta all’estremità, pronta ad alzarsi da un momento all’altro.

Rimasero in silenzio non per molto. Presto Emily sentì il bisogno di parlare,  di raccontare tutto.
E lo fece. Raccontò veramente tutto, cominciando da quando aveva sedici anni.
Mentre raccontava, veloce e spedita come un fiume in piena, sapeva bene che Hotch conosceva la sua storia. Forse non c’era neanche bisogno di raccontargliela, ma per lei era quasi una necessità. Doveva liberarsi, svuotarsi. Doveva farlo ora che Reid sembrava aver dimenticato quanto lei si fosse aperta con lui.

-…ma questa storia la conoscevi già, non è vero?-

-No-

Emily lo guardò stupita.

-No, non conoscevo questa storia. Ho letto i fascicoli della polizia e ti assicuro che non è esattamente la medesima cosa.-

Proseguì senza mai fermarsi. Raccontò di Reid.
Le faceva male parlarne, ma sapeva che doveva farlo.

-Non voglio giustificare ciò che ha fatto o detto, ma credo che Reid abbia dei problemi seri-

-Di che si tratta? Te lo ha detto lui?-

-No, l’ho capito da solo.-

Hotch sospirò. Si sentiva quasi in difficoltà. Stava per darle altro dolore.

-Reid durante il rapimento è stato più volte drogato, ricordi?-

All’improvviso Emily capì. Fu come ricevere uno schiaffo in pieno volto.

-Lui…lui è diventato...? No, non può essere!-

-La droga crea dipendenza, questo lo sappiamo tutti. Sono certo che sta cercando di smettere, ma questo gli procura crisi d’astinenza non indifferenti.-

-Non può essere!-

-Mi dispiace, ma è proprio così-
   
 
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