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Autore: Saerith    12/10/2011    9 recensioni
"Occhio per occhio, dente per dente" era in sintesi la logica dietro il codice di Hammurabi. Cosa succederebbe se Sanae iniziasse a ignorare Tsubasa?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tsubasa si fermò al ponte e stoppò il pallone sotto la suola della scarpa. Una volta tanto era lui ad arrivare per primo e si aspettava di veder spuntare da un momento all’altro la figura di Sanae. Di certo non poteva sapere che la sua compagna di scuola, quella mattina, si era alzata all’alba per la fretta di vedere i risultati. Rimase ad attendere ancora, finchè non vide passare Ishizaki e Izawa, allora si rese conto che doveva essere tardissimo, data la fama di ritardatari conquistatasi dai due compagni. Con un tocco mosse il pallone, per dirigersi nella loro direzione, anche se non potè fare a meno di gettare un ultimo sguardo verso il viale da cui si aspettava di vederla arrivare.

 

Finalmente, i tabelloni erano stati esposti e Sanae non contenendosi alzò in alto i pugni in segno di vittoria per il risultato. Aveva fatto di tutto per ottenere dei voti così alti, aveva dovuto rifiutare anche di aiutare i compagni di classe a studiare per evitare di perdere tempo prezioso, tutto per l’accordo che avevano raggiunto lei e suo padre. Felice per aver ottenuto il suo scopo, estrasse il cellulare dalla borsa e digitò in fretta il messaggio.

Inizia a pianificare il mio soggiorno negli States. ;)

- Ehi, Anego!- la voce di Ishizaki la fece voltare, mentre faceva ricadere il cellulare nella sua borsa. Con un cenno salutò i ragazzi che le si stavano avvicinando. L’espressione di Tsubasa si fece improvvisamente seria, solo in quel momento si era reso conto che lei non lo aveva aspettato al ponte, realizzando poi dopo che non era una cosa dovuta. Stava per chiederle come mai tanto mattiniera, quando un suono proveniente dalla borsa della ragazza catturò la sua attenzione. Sanae lesse il messaggio e un bellissimo sorriso si allargò sulle sue labbra.

Wicked cool![1]

La risposta di Yoshiko le ricordò che aveva un sacco di cose da fare, quindi salutò i suoi amici per congedarsi.

- Ma come, già te ne vai?- chiese Ryo.

- Scusate, ma devo scappare. Ciao!- e corse fuori in direzione dei cancelli.

Tsubasa non ebbe nemmeno la forza di risponderle, non riusciva più a capirla da un po’ di giorni. Prima l’allenamento saltato, poi il rifiuto di aiutarlo per la preparazione agli esami “perchè era rimasta troppo indietro” e ora quella fuga improvvisa. Per un attimo gli tornò in mente quel ragazzo, “Tacchan”, e si chiese se non fosse lui ad averle mandato l’sms di poco prima che le aveva suscitato quel luminoso sorriso. Qualcosa di indefinito, ma di assolutamente fastidioso continuava a torturargli le meningi.

- Ehi, capitano, vogliamo vedere i risultati o no?- gli chiese Izawa che lo stava invitando ad avvicinarsi ai pannelli con la mano.

Si avvicinò agli amici con una scrollata di spalle: in fondo, se Sanae aveva un appuntamento con quel tizio non era affar suo. Eppure, quella sensazione di ansia non accennava a lasciarlo in pace.

 

 

La signora Nakazawa mise sul tavolo la pentola del Sukiyaki regalando una strizzatina d’occhio alla figlia. Il marito spezzò le hashi per dividerle, osservando soddisfatto l’appetitosa pietanza che bolliva nella pentola tenuta al caldo dal fornellino sottostante.

- A cosa dobbiamo questa delizia?- chiese alla moglie.

- Per festeggiare il primo posto in graduatoria di nostra figlia.-

Il signor Nakazawa rivolse uno sguardo ammirato alla sua primogenita e congratulandosi con lei afferrò il primo pezzo di carne dalla pentola fumante.

- Domani andiamo in agenzia per quel viaggio, d’accordo?-

Sanae rivolse un sorriso raggiante a suo padre: aveva faticato molto e fatto grandi rinunce per ottenere quella valutazione.

- Ogni promessa è un debito.- concluse facendole l’occhiolino.

 

 

Yukari enunciava una ad una le voci sulla lista che Sanae aveva compilato: quando partiva aveva una tale fobia di scordarsi qualcosa che le poteva servire, che si faceva sempre una lista, per evitare di avere sgradite sorprese una volta a destinazione. Ogni volta che un indumento o un effetto personale veniva inserito nel bagaglio, la ragazza, seduta con le gambe incrociate sul letto, spuntava la voce.

- Fine.- alzò lo sguardo dalla lista sorridendo alla sua amica, che soddisfatta sistemò meglio gli ultimi indumenti per chiudere, una volta per tutte, la valigia e poi si andò a sdraiare sul letto, accanto a lei.

- Finalmente, domani si parte.- sorrise.

- Mi spiace che non sarai qui durante queste vacanze.- confessò sconsolata Yukari.

- Ti porterò un bel souvenir per farmi perdonare.-

- Allora facciamo due, visto che mi dovrò sorbire Ishizaki da sola.-

Entrambe scoppiarono in una fragorosa risata.

- Mi mancherai anche tu, Yukari-chan.- la abbracciò dolcemente.

La ragazza annuì, comprendeva benissimo perchè avesse preso quella decisione improvvisa. I sentimenti che provava per il capitano della Nankatsu la stavano consumando, rendendola l’ombra della persona che aveva imparato a conoscere e apprezzare.

- Hai progetti per queste vacanze?- chiese Sanae.

- Mah, qualche uscita con la squadra, poi sicuramente andremo dai miei zii vicino Nagasaki. Chissà come se la passa quello yeti di mio cugino Hiroshi?-

Sanae rispose con una risata all’ultima affermazione della sua amica.

- Senti, se qualcuno mi chiede dove sei, posso dire la verità o vuoi che nessuno sappia del tuo viaggio?- chiese, spiazzandola.

Sanae sospirò, non voleva andarsene con l’interrogativo sull’eventuale reazione di Tsubasa a quella notizia. Si erano un po’ allontanati negli ultimi giorni e quindi, probabilmente, non avrebbe nemmeno chiesto il perchè della sua assenza.

- Certo che puoi, mica sto scappando come una ladra.- fece una risatina forzata.

- Allora perchè hai detto solo a me che vai via?- insistette Yukari, notando di averla colpita come una mazzata con quella domanda.

- Lascia perdere.- si affrettò ad aggiungere subito dopo.

- Grazie.- bisbigliò mestamente.

 

 

Tsubasa arrestò la sua corsa davanti al cancello blu cobalto. Staccare la spina dal calcio non era poi una brutta idea e forse, finalmente, avrebbe potuto scambiare due parole come si deve con Sanae che non vedeva nè sentiva da ben tre giorni. Scostò l’anta del cancello per entrare e dirigersi alla piscina all’aperto, ma appena giunto a destinazione vide che lui e i suoi amici non erano i soli ad avere avuto l’idea di rinfrescarsi: una moltitudine di lettini e qualche ombrellone costellavano il bordo della vasca. Si diresse dal bagnino per chiedergli, intanto, di portare almeno tre lettini, che si sarebbero divisi facendo un po’ a turno e rivolgendosi al ragazzo che stava sotto l’ombrellone con la scritta “Salvataggio”, si trovò di fronte al fantomatico “Tacchan”.

- Ma tu sei...- si lasciò scappare.

Tatsuya lo squadrò, notando la strana reazione di quel ragazzino, il cui volto, però, non gli era del tutto sconosciuto.

- Ci conosciamo?- chiese, quasi scocciato.

Tsubasa incassò il colpo.

- Sono un compagno di classe di Sanae Nakazawa.- rispose.

- Ecco dove ti avevo visto. Eri anche tu al campo, giusto?-

- Ehm, sì.- si grattò la nuca.

- A proposito, chissà come è andato il viaggio di quella scimmietta, poi mi racconterà.- disse, mentre il suo sguardo si focalizzava in un punto ben preciso.

- Viaggio?- si bloccò all’improvviso.

Tatsuya si alzò di scatto.

- Sì, negli Stati Uniti.- e detto questo si portò il fischietto alle labbra rivolto a dei ragazzini che si stavano tuffando, provocando numerosi schizzi e disturbando gli altri natanti.

Tsubasa si sentì come se gli fosse crollata una zavorra di diverse tonnellate sulla testa, in cui già avevano preso a formularsi mille domande.

Sanae è andata via? Negli Stati Uniti? E perchè questo tizio sa queste cose, quando a me non ha detto niente? Forse c’è un equivoco...

- Ehi, Tsubasa!- la voce di Ryo lo riscosse dai suoi pensieri.

Si voltò speranzoso nella loro direzione, ma quando vide i cinque amici che si avvicinavano un pugno invisibile gli raggiunse lo stomaco.

Non c’è, ma è mai possibile che...

- Sanae?- chiese, cercando di mantenere un tono controllato.

- Anego è andata a farsi una vacanza oltre oceano, alla faccia nostra.- rispose ironico Ishizaki.

Allora è vero.

- Ma voi lo sapevate?- la sua voce suonò un po’ alterata.

- No, capitano, lo sapevo solo io.- rispose pacata Yukari.

Solo lei? Non si direbbe, dato che Mister Salvataggio me lo ha detto per primo.

- Ok, andiamo a chiedere un po’ di lettini.- Izawa si tolse gli occhiali da sole e si legò i capelli in un codino.

 

 

Tsubasa rimaneva mollemente seduto a bordo piscina, mentre i suoi amici continuavano a farsi scherzi e a giocare in mezzo alla piscina con un pallone gonfiabile. Yukari passava la sfera con morbidi palleggi, mentre i ragazzi si limitavano a colpirla di testa. All’inizio la ragazza aveva deciso di rimanere sdraiata per prendere un po’ di sole in pace, ma non era durata nemmeno dieci minuti, perchè subito quel cretino di Ishizaki aveva preso in prestito un secchiello da un bambino e lo aveva riempito d’acqua per andarglielo a rovesciare addosso. Lei lo aveva rincorso furiosa, finchè non lo aveva raggiunto a bordo piscina per spingerlo in acqua, salvo poi essere trascinata con lui dentro la vasca.

Era stato l’unico momento che aveva strappato delle risate divertite a Tsubasa, che ora stava lì a riflettere sul perchè si sentiva come privato di qualcosa. Ogni tanto il suo sguardo si posava sul bagnino, immaginandosi di chiedergli una volta per tutte chi fosse e in che rapporti era con Sanae, per poi darsi mentalmente dello stupido, dato che non aveva alcun diritto di fare una cosa tanto ridicola. Lo vide rispondere al cellulare e, contro ogni suo principio, tese l’orecchio per sentire.

- Sto lavorando, amore.-

Già quell’appellativo fu sufficiente per mettere Tsubasa sul “chi vive”.

- Al ristorante stasera? Ok.- lo vide annuire.

Un momento...

- Scegli tu, piccola. A stasera.- chiuse la chiamata, pressato dal fatto di essere sul luogo di lavoro.

Ok, ora era decisamente troppo per continuare a farsi i fatti propri: se quel tizio aveva un rapporto particolare con Sanae, quella era la prova che stava tenendo il piede in due scarpe e questa ipotesi fu sufficiente a renderlo ancora più nervoso. Stava per alzarsi quando un grido di Taki lo riportò alla realtà: la palla stava arrivando verso di lui e, inclinandosi di lato, alzò la gamba per rispedirla al volo verso i suoi amici.

- Nice pass![2]- esclamò Tatsuya accompagnando il complimento con un accennato battito di mani.

Per un attimo si era scordato di lui e del fatto che voleva assolutamente sapere cosa c’era tra quel tizio e Sanae. Conservando l’autocontrollo si alzò e si diresse con calma verso la sua direzione, non sapeva come avrebbe impostato il discorso, ma non si sarebbe più mosso di lì senza  avere le informazioni che voleva. Quello che provava non aveva il minimo senso, ma dentro di sè giustificava quell’intromissione come un tentativo di proteggere la sua amica, come se qualcuno glielo avesse chiesto.

Si pose di fronte al ragazzo che rilassato sedeva con le gambe distese. L’ombra che gli aveva oscurato il sole catturò subito l’attenzione di Tatsuya.

- Hai bisogno?- disse in tono servizievole.

Tsubasa si grattò la testa, sentendosi un emerito cretino, non aveva la minima idea di come attaccare discorso.

- Ti spiace se mi metto un po’ sotto il tuo ombrellone?- avrebbe voluto nascondersi per la figura meschina che stava facendo.

Il ragazzo rimase in silenzio per un momento, poi lo invitò ad accomodarsi sulla sedia libera alla sua destra.

- Manca la presenza di quella scimmietta, vero?- gli chiese rompendo il silenzio imbarazzante che si era subito eretto tra loro.

Si limitò ad annuire, infastidito da quel nomignolo.

- Vi conoscete da tanto?- incalzò subito dopo.

Chi era che doveva fare le domande?

- Più o meno tre anni. E tu?- prese subito la palla al balzo per cominciare ad indagare.

- Da sempre.- rispose sorridendo.

Che cazzo significa?

Tatsuya scoppiò a ridere divertito, punzecchiare quel ragazzo era un vero spasso. Tsubasa invece non si stava divertendo affatto, strinse le mani sui braccioli della sedia, resistendo all’impulso di mandarlo a quel paese.

- D’accordo, vuoterò il sacco.-

Quell’affermazione lo fece diventare color magenta, possibile che il suo comportamento fosse stato tanto cristallino?

- Io e Sacchan siamo vicini di casa da sempre, anche se ultimamente mi sono spostato per andare a vivere con la mia ragazza.-

Il peso che gli stava ballando sullo stomaco iniziò a togliere gradualmente il disturbo, ma c’era ancora una cosa che non gli era chiara.

- Come facevi a sapere che è andata negli Stati Uniti?-

- Me lo ha detto mia madre, la quale lo ha saputo dalla sua.-

Sorrise, poi si alzò.

- Certo che quella scimmietta lascia una bella scia...- si diresse verso la parte opposta della piscina, per dare una mano ad un’anziana signora che voleva sistemare meglio la testiera del lettino.

Tsubasa avrebbe voluto sprofondare per l’imbarazzo, si sentiva un fesso integrale, ma dentro di lui un altro sentimento contrastante e inspiegabile stava prendendo il sopravvento. Si alzò di scatto e andò a buttarsi in mezzo ai suoi amici che erano ancora intenti a giocare con la palla, provocando una fontana di schizzi.

Quando riemerse dovette subire un rimbrotto da Tatsuya che gli ricordò il regolamento per quanto riguardava i tuffi nelle piscine pubbliche. Si grattò la nuca, come al solito, poi prese a giocare con i suoi amici, deciso a passare serenamente il resto della giornata.  Un aereo passò sopra le loro teste e una fitta di nostalgia lo colse, ricordandogli quel senso di vuoto che non riusciva minimamente a comprendere e che tuttavia non smetteva di sentire.

          

 

 

Muahahahahaha, nota di perfidia per il trattamento che riservo a Tsubasa (tutto meritato, secondo me). Ebbene sì, Sanae si è “involata” e il poverino non riesce ancora a capire che la sua amica gli manca un po’ troppo. Il seguito sarà ancora più scoppiettante. Ringrazio molto chi ha letto fino in fondo, in particolar modo chi mi ha dato la possibilità di sapere cosa ne pensa lasciandomi una recensione: le vostre parole sono la mia gratificazione.  



[1] Espressione derivante dallo slang che può essere tradotta con “fighissimo!”

[2] Bel passaggio

  
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