Tsubasa si
fermò al ponte e
stoppò il pallone sotto la suola della scarpa. Una volta
tanto era lui ad
arrivare per primo e si aspettava di veder spuntare da un momento
all’altro la
figura di Sanae. Di certo non poteva sapere che la sua compagna di
scuola, quella
mattina, si era alzata all’alba per la fretta di vedere i
risultati. Rimase ad
attendere ancora, finchè non vide passare Ishizaki e Izawa,
allora si rese
conto che doveva essere tardissimo, data la fama di ritardatari
conquistatasi
dai due compagni. Con un tocco mosse il pallone, per dirigersi nella
loro
direzione, anche se non potè fare a meno di gettare un
ultimo sguardo verso il
viale da cui si aspettava di vederla arrivare.
Finalmente,
i tabelloni erano
stati esposti e Sanae non contenendosi alzò in alto i pugni
in segno di
vittoria per il risultato. Aveva fatto di tutto per ottenere dei voti
così
alti, aveva dovuto rifiutare anche di aiutare i compagni di classe a
studiare
per evitare di perdere tempo prezioso, tutto per l’accordo
che avevano raggiunto
lei e suo padre. Felice per aver ottenuto il suo scopo, estrasse il
cellulare
dalla borsa e digitò in fretta il messaggio.
Inizia a pianificare
il mio soggiorno negli
States. ;)
- Ehi,
Anego!- la voce di
Ishizaki la fece voltare, mentre faceva ricadere il cellulare nella sua
borsa. Con
un cenno salutò i ragazzi che le si stavano avvicinando.
L’espressione di
Tsubasa si fece improvvisamente seria, solo in quel momento si era reso
conto
che lei non lo aveva aspettato al ponte, realizzando poi dopo che non
era una
cosa dovuta. Stava per chiederle come mai tanto mattiniera, quando un
suono
proveniente dalla borsa della ragazza catturò la sua
attenzione. Sanae lesse il
messaggio e un bellissimo sorriso si allargò sulle sue
labbra.
Wicked cool![1]
La
risposta di Yoshiko le
ricordò che aveva un sacco di cose da fare, quindi
salutò i suoi amici per
congedarsi.
- Ma come,
già te ne vai?-
chiese Ryo.
- Scusate,
ma devo scappare.
Ciao!- e corse fuori in direzione dei cancelli.
Tsubasa
non ebbe nemmeno la
forza di risponderle, non riusciva più a capirla da un
po’ di giorni. Prima
l’allenamento saltato, poi il rifiuto di aiutarlo per la
preparazione agli
esami “perchè era rimasta troppo
indietro” e ora quella fuga improvvisa. Per un
attimo gli tornò in mente quel ragazzo,
“Tacchan”, e si chiese se non fosse lui
ad averle mandato l’sms di poco prima che le aveva suscitato
quel luminoso
sorriso. Qualcosa di indefinito, ma di assolutamente fastidioso
continuava a
torturargli le meningi.
- Ehi,
capitano, vogliamo
vedere i risultati o no?- gli chiese Izawa che lo stava invitando ad
avvicinarsi ai pannelli con la mano.
Si
avvicinò agli amici con una
scrollata di spalle: in fondo, se Sanae aveva un appuntamento con quel
tizio
non era affar suo. Eppure, quella sensazione di ansia non accennava a
lasciarlo
in pace.
La signora
Nakazawa mise sul
tavolo la pentola del Sukiyaki
regalando una strizzatina d’occhio alla figlia. Il marito
spezzò le hashi per
dividerle, osservando
soddisfatto l’appetitosa pietanza che bolliva nella pentola
tenuta al caldo dal
fornellino sottostante.
- A cosa
dobbiamo questa
delizia?- chiese alla moglie.
- Per
festeggiare il primo
posto in graduatoria di nostra figlia.-
Il signor
Nakazawa rivolse uno
sguardo ammirato alla sua primogenita e congratulandosi con lei
afferrò il
primo pezzo di carne dalla pentola fumante.
- Domani
andiamo in agenzia per
quel viaggio, d’accordo?-
Sanae
rivolse un sorriso
raggiante a suo padre: aveva faticato molto e fatto grandi rinunce per
ottenere
quella valutazione.
- Ogni
promessa è un debito.-
concluse facendole l’occhiolino.
Yukari
enunciava una ad una le
voci sulla lista che Sanae aveva compilato: quando partiva aveva una
tale fobia
di scordarsi qualcosa che le poteva servire, che si faceva sempre una
lista,
per evitare di avere sgradite sorprese una volta a destinazione. Ogni
volta che
un indumento o un effetto personale veniva inserito nel bagaglio, la
ragazza,
seduta con le gambe incrociate sul letto, spuntava la voce.
- Fine.-
alzò lo sguardo dalla
lista sorridendo alla sua amica, che soddisfatta sistemò
meglio gli ultimi
indumenti per chiudere, una volta per tutte, la valigia e poi si
andò a
sdraiare sul letto, accanto a lei.
-
Finalmente, domani si parte.-
sorrise.
- Mi
spiace che non sarai qui
durante queste vacanze.- confessò sconsolata Yukari.
- Ti
porterò un bel souvenir per
farmi perdonare.-
- Allora
facciamo due, visto
che mi dovrò sorbire Ishizaki da sola.-
Entrambe
scoppiarono in una
fragorosa risata.
- Mi
mancherai anche tu, Yukari-chan.-
la abbracciò dolcemente.
La ragazza
annuì, comprendeva
benissimo perchè avesse preso quella decisione improvvisa. I
sentimenti che
provava per il capitano della Nankatsu la stavano consumando,
rendendola
l’ombra della persona che aveva imparato a conoscere e
apprezzare.
- Hai
progetti per queste
vacanze?- chiese Sanae.
- Mah,
qualche uscita con la
squadra, poi sicuramente andremo dai miei zii vicino Nagasaki.
Chissà come se
la passa quello yeti di mio cugino
Hiroshi?-
Sanae
rispose con una risata
all’ultima affermazione della sua amica.
- Senti,
se qualcuno mi chiede
dove sei, posso dire la verità o vuoi che nessuno sappia del
tuo viaggio?-
chiese, spiazzandola.
Sanae
sospirò, non voleva
andarsene con l’interrogativo sull’eventuale
reazione di Tsubasa a quella notizia.
Si erano un po’ allontanati negli ultimi giorni e quindi,
probabilmente, non
avrebbe nemmeno chiesto il perchè della sua assenza.
- Certo
che puoi, mica sto
scappando come una ladra.- fece una risatina forzata.
- Allora
perchè hai detto solo
a me che vai via?- insistette Yukari, notando di averla colpita come
una
mazzata con quella domanda.
- Lascia
perdere.- si affrettò
ad aggiungere subito dopo.
- Grazie.-
bisbigliò
mestamente.
Tsubasa
arrestò la sua corsa
davanti al cancello blu cobalto. Staccare la spina dal calcio non era
poi una
brutta idea e forse, finalmente, avrebbe potuto scambiare due parole
come si
deve con Sanae che non vedeva nè sentiva da ben tre giorni.
Scostò l’anta del
cancello per entrare e dirigersi alla piscina all’aperto, ma
appena giunto a
destinazione vide che lui e i suoi amici non erano i soli ad avere
avuto l’idea
di rinfrescarsi: una moltitudine di lettini e qualche ombrellone
costellavano
il bordo della vasca. Si diresse dal bagnino per chiedergli, intanto,
di
portare almeno tre lettini, che si sarebbero divisi facendo un
po’ a turno e
rivolgendosi al ragazzo che stava sotto l’ombrellone con la
scritta
“Salvataggio”, si trovò di fronte al
fantomatico “Tacchan”.
- Ma tu
sei...- si lasciò
scappare.
Tatsuya lo
squadrò, notando la
strana reazione di quel ragazzino, il cui volto, però, non
gli era del tutto
sconosciuto.
- Ci
conosciamo?- chiese, quasi
scocciato.
Tsubasa
incassò il colpo.
- Sono un
compagno di classe di
Sanae Nakazawa.- rispose.
- Ecco
dove ti avevo visto. Eri
anche tu al campo, giusto?-
- Ehm,
sì.- si grattò la nuca.
- A
proposito, chissà come è
andato il viaggio di quella scimmietta, poi mi racconterà.-
disse, mentre il
suo sguardo si focalizzava in un punto ben preciso.
-
Viaggio?- si bloccò
all’improvviso.
Tatsuya si
alzò di scatto.
-
Sì, negli Stati Uniti.- e
detto questo si portò il fischietto alle labbra rivolto a
dei ragazzini che si
stavano tuffando, provocando numerosi schizzi e disturbando gli altri
natanti.
Tsubasa si
sentì come se gli
fosse crollata una zavorra di diverse tonnellate sulla testa, in cui
già
avevano preso a formularsi mille domande.
Sanae
è andata via? Negli Stati Uniti? E perchè questo
tizio sa queste cose, quando a
me non ha detto niente? Forse c’è un equivoco...
- Ehi,
Tsubasa!- la voce di Ryo
lo riscosse dai suoi pensieri.
Si
voltò speranzoso nella loro
direzione, ma quando vide i cinque amici che si avvicinavano un pugno
invisibile gli raggiunse lo stomaco.
Non
c’è, ma è mai possibile che...
- Sanae?-
chiese, cercando di
mantenere un tono controllato.
- Anego
è andata a farsi una
vacanza oltre oceano, alla faccia nostra.- rispose ironico Ishizaki.
Allora
è vero.
- Ma voi
lo sapevate?- la sua
voce suonò un po’ alterata.
- No,
capitano, lo sapevo solo
io.- rispose pacata Yukari.
Solo
lei? Non si direbbe, dato che Mister Salvataggio me lo ha detto per
primo.
- Ok,
andiamo a chiedere un po’
di lettini.- Izawa si tolse gli occhiali da sole e si legò i
capelli in un
codino.
Tsubasa
rimaneva mollemente
seduto a bordo piscina, mentre i suoi amici continuavano a farsi
scherzi e a
giocare in mezzo alla piscina con un pallone gonfiabile. Yukari passava
la
sfera con morbidi palleggi, mentre i ragazzi si limitavano a colpirla
di testa.
All’inizio la ragazza aveva deciso di rimanere sdraiata per
prendere un po’ di
sole in pace, ma non era durata nemmeno dieci minuti, perchè
subito quel
cretino di Ishizaki aveva preso in prestito un secchiello da un bambino
e lo
aveva riempito d’acqua per andarglielo a rovesciare addosso.
Lei lo aveva
rincorso furiosa, finchè non lo aveva raggiunto a bordo
piscina per spingerlo
in acqua, salvo poi essere trascinata con lui dentro la vasca.
Era stato
l’unico momento che
aveva strappato delle risate divertite a Tsubasa, che ora stava
lì a riflettere
sul perchè si sentiva come privato di qualcosa. Ogni tanto
il suo sguardo si
posava sul bagnino, immaginandosi di chiedergli una volta per tutte chi
fosse e
in che rapporti era con Sanae, per poi darsi mentalmente dello stupido,
dato
che non aveva alcun diritto di fare una cosa tanto ridicola. Lo vide
rispondere
al cellulare e, contro ogni suo principio, tese l’orecchio
per sentire.
- Sto
lavorando, amore.-
Già
quell’appellativo fu
sufficiente per mettere Tsubasa sul “chi vive”.
- Al
ristorante stasera? Ok.-
lo vide annuire.
Un
momento...
- Scegli
tu, piccola. A
stasera.- chiuse la chiamata, pressato dal fatto di essere sul luogo di
lavoro.
Ok, ora
era decisamente troppo
per continuare a farsi i fatti propri: se quel tizio aveva un rapporto
particolare con Sanae, quella era la prova che stava tenendo il piede
in due
scarpe e questa ipotesi fu sufficiente a renderlo ancora più
nervoso. Stava per
alzarsi quando un grido di Taki lo riportò alla
realtà: la palla stava
arrivando verso di lui e, inclinandosi di lato, alzò la
gamba per rispedirla al
volo verso i suoi amici.
- Nice pass![2]- esclamò
Tatsuya accompagnando il complimento con un accennato battito
di
mani.
Per un
attimo si era scordato
di lui e del fatto che voleva assolutamente sapere cosa c’era
tra quel tizio e
Sanae. Conservando l’autocontrollo si alzò e si
diresse con calma verso la sua
direzione, non sapeva come avrebbe impostato il discorso, ma non si
sarebbe più
mosso di lì senza avere
le informazioni
che voleva. Quello che provava non aveva il minimo senso, ma dentro di
sè
giustificava quell’intromissione come un tentativo di
proteggere la sua amica,
come se qualcuno glielo avesse chiesto.
Si pose di
fronte al ragazzo
che rilassato sedeva con le gambe distese. L’ombra che gli
aveva oscurato il
sole catturò subito l’attenzione di Tatsuya.
- Hai
bisogno?- disse in tono
servizievole.
Tsubasa si
grattò la testa,
sentendosi un emerito cretino, non aveva la minima idea di come
attaccare
discorso.
- Ti
spiace se mi metto un po’
sotto il tuo ombrellone?- avrebbe voluto nascondersi per la figura
meschina che
stava facendo.
Il ragazzo
rimase in silenzio
per un momento, poi lo invitò ad accomodarsi sulla sedia
libera alla sua
destra.
- Manca la
presenza di quella
scimmietta, vero?- gli chiese rompendo il silenzio imbarazzante che si
era
subito eretto tra loro.
Si
limitò ad annuire,
infastidito da quel nomignolo.
- Vi
conoscete da tanto?-
incalzò subito dopo.
Chi
era che doveva fare le domande?
-
Più o meno tre anni. E tu?-
prese subito la palla al balzo per cominciare ad indagare.
- Da
sempre.- rispose
sorridendo.
Che
cazzo significa?
Tatsuya
scoppiò a ridere
divertito, punzecchiare quel ragazzo era un vero spasso. Tsubasa invece
non si
stava divertendo affatto, strinse le mani sui braccioli della sedia,
resistendo
all’impulso di mandarlo a quel paese.
-
D’accordo, vuoterò il sacco.-
Quell’affermazione
lo fece
diventare color magenta, possibile che il suo comportamento fosse stato
tanto
cristallino?
- Io e
Sacchan siamo vicini di
casa da sempre, anche se ultimamente mi sono spostato per andare a
vivere con
la mia ragazza.-
Il peso
che gli stava ballando
sullo stomaco iniziò a togliere gradualmente il disturbo, ma
c’era ancora una
cosa che non gli era chiara.
- Come
facevi a sapere che è
andata negli Stati Uniti?-
- Me lo ha
detto mia madre, la
quale lo ha saputo dalla sua.-
Sorrise,
poi si alzò.
- Certo
che quella scimmietta
lascia una bella scia...- si diresse verso la parte opposta della
piscina, per
dare una mano ad un’anziana signora che voleva sistemare
meglio la testiera del
lettino.
Tsubasa
avrebbe voluto
sprofondare per l’imbarazzo, si sentiva un fesso integrale,
ma dentro di lui un
altro sentimento contrastante e inspiegabile stava prendendo il
sopravvento. Si
alzò di scatto e andò a buttarsi in mezzo ai suoi
amici che erano ancora
intenti a giocare con la palla, provocando una fontana di schizzi.
Quando
riemerse dovette subire
un rimbrotto da Tatsuya che gli ricordò il regolamento per
quanto riguardava i
tuffi nelle piscine pubbliche. Si grattò la nuca, come al
solito, poi prese a
giocare con i suoi amici, deciso a passare serenamente il resto della
giornata.
Un aereo
passò sopra le loro teste e una
fitta di nostalgia lo colse, ricordandogli quel senso di vuoto che non
riusciva
minimamente a comprendere e che tuttavia non smetteva di sentire.
Muahahahahaha,
nota di perfidia per il trattamento che riservo a Tsubasa (tutto
meritato,
secondo me). Ebbene sì, Sanae si è
“involata” e il poverino non riesce ancora a
capire che la sua amica gli manca un po’ troppo. Il seguito
sarà ancora più
scoppiettante. Ringrazio molto chi ha letto fino in fondo, in
particolar modo
chi mi ha dato la possibilità di sapere cosa ne pensa
lasciandomi una
recensione: le vostre parole sono la mia gratificazione.