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Autore: _Veronica    12/10/2011    3 recensioni
Hayden non era come tutti gli altri.
Non voleva essere come tutti gli altri.
Necessitava solo di quel piccolo sfogo chiamato musica.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II
Only a matter of Time.

 

Avevano appena concluso un grandissimo concerto, dopo la serata al One Night, i Beyond the Path si erano resi conto, più del solito, che il pubblico li amava.
Avevano visto la folla accalcarsi verso di loro. O meglio Hayden aveva visto una folla di ragazzine, che cercavano di essere il più dark possibile lanciargli le magliette, ma lui continuava a cantare ci faceva poco conto. Il sudore sulla fronte, i capelli appiccicaticci alla nuca, quella barbettina incolta, tempo fa aveva pensato di farsi un piercing, al sopracciglio, lo aveva visto in un catalogo di tatuaggi e piercing dal suo tatuatore di fiducia e la cosa lo aveva intrigato.
Si, aveva svariati tatuaggi, sulla schiena aveva la riproduzione della propria chitarra, elettrica nera, era una normalissima Gibson, il manico scuro passava tra le scapole e al fondo dello strumento c’erano i versi di una canzone scritta da lui, fili delle casse intorno al manico andavano a sparire sui fianchi e il body della chitarra era lucente, nero. Era enorme, questo era vero, ma tanto enorme quanto direttamente proporzionale all’amore verso la propria chitarra e la musica stessa.
Su una spalla aveva una croce celtica. Molto elaborata. Poco importava dei pensieri altrui a lui piaceva. Aveva una Y sul collo che nessuno, sapeva cosa stesse a significare poiché non lo aveva svelato a nessuno, nemmeno gli altri componenti della band lo sapevano.
Nick come al solito interruppe i suoi pensieri esordendo con un « Ehi amico, andiamo a farci una birra? »
« Mmh. Non lo so Nick non ne ho molta voglia. » stava cercando di riacchiappare i pensieri che gli stavano sfuggendo via ma troppo tardi, erano spariti.
« Dai Hay! » rise Tommy. « Ho conosciuto due.. » si limitò a fare un movimento di bacino avanti e indietro. Hayden avrebbe capito.
« Dai Hayden non rompere i coglioni. Vieni con noi e stop. » anche se voleva essere amichevole il tono, troppo severo di Joe fece sembrare la propria frase un rimprovero. E Matt si limitò a sorridergli amichevole agitandogli una birra davanti. Hayden sbuffò rumorosamente, si passò una mano nei capelli, e alzatosi le maniche, corte, della maglia tanto da farla sembrare una canotta li guardò.
« E va bene basta che mi offrite da bere! » rise e i suoi amici risero con lui.

Mal di testa, birra, tette, Nick, birra, sigarette, Joe.
Ecco cosa ricordava. Non capiva se avesse partecipato ad un’orgia o avesse semplicemente scopato con una perfetta sconosciuta.
Apre gli occhi e trova al suo fianco una ragazza, capelli neri, curve da urlo, il sedere perfetto e la pelle liscia e candida come la porcellana. Guardandola le tornarono alcuni ricordi alla mente e si sorprese del fatto che quella ragazza le ricordasse qualcuno. Sposta il braccio dal fianco di lei che ancora dormiva e sente un rumore sordo di vetri.
« Birra. » mormora, in effetti erano totalmente circondati da bottiglie di birra. Fa un giro della casetta sorprendendosi di trovare Nick, Joe, Matt e Tommy sdraiati a terra, dormienti, con quattro ragazze diverse sul petto. Soffocò una risata e facendosi largo tra le bottiglie e i posacenere colmi di mozziconi andò nel e piccolo bagnetto rosa in fondo a destra al corridoio appena attraversato.
Si sciacquò le mani, il viso passandosi le mani nei capelli, si guardò nello specchio. Stette li, in quella posizione almeno venti minuti. Gli occhi verdi, due smeraldi, ciuffetti di capelli sugli occhi che finì per tenersi con una mano, la barbetta che lo faceva sembrare più grande di almeno tre o quattro anni, i pettorali scolpiti, gli addominali. Eppure non faceva sport. Si infilò nella doccia benedicendo chissà quale santo che fosse Sabato e non Lunedì.
Dopo essersi fatto una doccia fredda per svegliarsi e farsi passare la sbornia tornò verso la camera dove aveva la sue cose e vestitosi, uscì da quella casa. Non si curò di vedere cognomi o altro. Stava prendendo la chitarra dal furgoncino rosso metallizzato del gruppo quando sentì la voce di Nick ridotta ad un sussurro.
« Dove vai? »
« Secondo te? »
« E dai resta. » il tono sembrava supplichevole. Alcol.
« A fare cosa? » disse infine un po’ stizzito.
« Ce la spassiamo ancora » disse Nick con una risatina.
« Me la spasso a casa! » Hayden, canzonandolo prese la chitarra chiuse il cofano lanciò le chiavi a Nick e si incamminò verso casa.

Il week-end passò tranquillo, sebbene Hayden stesso dovette ammettere che quella ragazza non le passava più di mente. E soprattutto ora ricordava molto più di quel sabato mattina. Somigliava a qualcuno ma a chi?

Arrivato a scuola, in leggero ritardo di un paio di minuti come al solito si vide osservare con rispetto dai giocatori di football e vide i visi neri delle ragazze verso di loro.
Che aveva fatto di tanto speciale da rivoltarsi le ragazze contro?
Oh, piccola parentesi, se facevi arrabbiare le ragazze ti meritavi il rispetto del quoterback e i suoi giocatori, se la squadra di football ti rispettava, sicuramente avevi o i superpoteri o avevi fatto qualcosa di veramente fico.

Stranamente Core non le correva incontro urlandogli di realizzare un’intervista con lei del giornalino scolastico e Becky.. Anche lei era come sparita.
Quella scuola sembrava diversa, tutta la settimana quella scuola fu diversa.
Niente giornalino. Niente polpettone alla mensa. Niente di niente. Capire cosa stesse succedendo per tutti era una grande ambizione, dal canto suo Hayden non ci faceva molto caso, entrava a scuola, faceva qualche noiosa lezione di letteratura o matematica e tornava a casa. Così fece per quattro giorni, al quinto, Venerdì all’ora di pranzo fu preso alla sprovvista vedendo che un gruppo di ragazze, molto arrabbiate a vedersi, gli stavano venendo incontro minacciose.
« Dove l’hai messa! » disse una biondina, un po’ brufolosa in vero, puntandogli un dito sul petto.
« Dove ho messo cosa? » disse tranquillo gettando la sigaretta oltre le loro teste.
« Coraline! »
« Ah siete del giornalino. »
« L’hai rapita vero? » chiese un’altra dai capelli color cioccolato e grandi occhiali da vista.
« Io? » scoppiò a ridere fragorosamente suscitando la soggezione delle ragazze. « Sentite se la vostra direttrice non è a scuola, sebbene intervisti sempre me, non è colpa mia. » continuò a ridere superando le ragazze, dirigendosi verso l’entrata della scuola.
« Dopo venerdì sera non l’abbiamo più vista è andata all’Irish Pub, dove c’eri anche tu e lei non è più tornata. » urlò una dalla vocina stridula.
Hayden fece un passo ma cessò di ridere immediatamente.
Irish Pub. Irish Pub. MA CERTO!
« Scusate! » invertì la propria marcia e corse verso il cortile, saltò in sella alla propria vecchia moto da cross e cercò di ritornare a quella casa.
Non si spiegava il perché del suo gesto, ma nella sua testa aveva solo una persona in mente. Coraline.
Che fosse stata lei la stupenda ragazza con cui si era svegliato quel sabato mattina?
  
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