CAPITOLO XIV
Qualcuno bussò alla porta.
Reid esitò qualche istante. L’astinenza era terribile: gli tremano le gambe e anche le mani. Si sentiva irrequieto.
Aprì dopo diversi minuti, convinto che chiunque avesse bussato alla sua porta fosse già andato via.
-Credo che dovresti parlare con qualcuno-
Un’unica frase e poi se ne andò.
La sua rigidità, il suo distacco avevano convinto Reid: Hotch aveva ragione.
*
Aprì la porta senza neanche pensare a chi potesse essere a quell’ora.
Era lui. Era Spencer.
Aveva un sorriso stampato sul volto e un sacchetto bianco stretto nella mano destra.
-Non dirmi che hai già cenato!-
Sembrava allegro, sembrava quello di sempre.
Emily non rispose. Si spostò leggermente per lasciarlo entrare.
-Che vuoi, Spencer?-
Era fredda.
-Voglio solo cenare con te. Sono passato dal cinese all’angolo. Non puoi dire di no ad una bella cena cinese.-
-Ti sembra normale tutto questo?-
-Normale? No che non lo è! La normalità è noiosa!-
Ebbene sì, sembrava davvero quello di sempre.
Mangiarono quasi tutto, il cibo era davvero squisito.
Emily aveva una fame da lupi, non mangiava da giorni, non mangiava da quando lei e Spencer avevano avuto quel battibecco.
Rimase comunque sull’attenti. Anche se sembrava tutto normale, per lei Spencer era ancora una bomba ad orologeria: non si sarebbe affatto stupita se, all’improvviso, avesse cambiato atteggiamento nei suoi confronti. Dopotutto era già successo una volta.
-In realtà sono qui per chiederti scusa-
-Spencer, non è affatto necessario…-
-Invece sì!-
Emily desiderava ardentemente le sue scuse, ma allo stesso tempo la facevano stare male. Ricordare quell’episodio, quelle parole le avrebbe fatto soltanto del male.
-Vuoi sapere perché ho detto quelle cose?-
Per Emily era una tortura.
-Lo vuoi sapere? Beh, è semplice! Ti ho detto quelle cose perché ho avuto paura di morire, di non rivederti mai più!-
-Che cosa diavolo vorrebbe dire questo?-
-Se io fossi morto, se Raphael mi avesse ucciso avrei avuto un solo grande rimpianto.-
-E quale sarebbe stato?-
Gli occhi di Emily traboccavano di lacrime. Era un supplizio, una sofferenza immane. Non voleva ricordare, non voleva dover rivivere di nuovo quell’ennesima delusione.
-Avrei rimpianto di non averti baciata quella notte a casa mia, avrei rimpianto di non aver fatto l’amore con te!-
Fu allora che il mondo si fermò, la terra smise di girare, il tempo smise di scorrere.
Emily era in piedi, immobile. La bocca spalancata, le mani ferme a mezz’aria. Stava per replicare, avrebbe voluto farlo, ma qualcosa l’aveva bloccata lì, inchiodata al parquet del suo salotto.