Capitolo 22: La perfidia umana
Nami si trovava di fronte a Marena. Aveva una
gran voglia di correre da Rufy e di liberarlo dalla
sua prigionia, ma la donna della marina le impediva qualsiasi proposito.
Non si arrese e si preparò a dare battaglia.
Tirò fuori dai suoi calzari, tre bastoni di metallo azzurro e unendoli,
formò la sua arma da combattimento: il climat attack.
Nami sapeva di non avere molte speranze contro
un rogia, non essendo in possesso dell’Haki, ma sperava di tenere duro fino all’arrivo dei suoi
compagni.
Loro avrebbero potuto mettere fine a quella assurda situazione, mentre lei
continuava a sentirsi ancora la debole del gruppo, non avendo la potenza
mostruosa e la resistenza eccezionale dei suoi nakama.
A volte pensava che se non fosse per le
sue abilità nautiche, la ciurma di Mugiwara, avrebbe
fatto ben volentieri a meno di lei, ma quando le veniva quel pensiero in testa,
come se Rufy le leggesse nel pensiero, esso l’abbracciava
da dietro e le sussurrava nell’orecchio quanto lei fosse importante per lui,
indipendentemente dal ruolo che ricopriva sulla Sunny.
Questo la rincuorava ogni volta, ma in situazioni come quella in cui si
trovava in quel momento, i suoi dubbi cominciavano ad affollarle la testa,
rendendola insicura.
Scosse la testa cercando di scacciare quei cattivi pensieri. Il nemico, se
solo avesse saputo cosa la sua mente le suggeriva, avrebbe riso di lei e le
avrebbe anche dato anche ragione, in modo tale da sbarazzarsi più facilmente di
lei.
Marena sorrise “E così tu saresti venuta in aiuto di cappello di paglia?”
chiese divertita, poi girandosi a guardare Rufy disse
“Certo che potevi sperare in qualcosa di meglio, credi che una mocciosa riesca
anche a durare un minuto contro di me?”
“T-ti f-farà a p-pezzi!” disse Rufy per poi gemere nuovamente quando un nuovo peso sulla
schiena, gli venne aggiunto ai precedenti.
Marena si fece curiosa “Voglio proprio vedere, se questa ragazzina è in gamba
quanto tu affermi che sia!” disse preparandosi ad attaccare.
Lanciò per iniziare dei proiettili di acido, schivati abilmente dalla navigatrice.
“Sei veloce, lo devo ammettere, ma ti servirà a poco schivare i miei colpi.
Basta che ti colpisca una sola volta e sei finita…certo
se decido di ucciderti velocemente, ma potrei divertirmi anche con te. Sai il
tuo amichetto qui non mi da tante soddisfazioni. Non vuole emettere nemmeno un
piccolo grido e io mi annoio!”
Gli occhi di Nami si assottigliarono e stringendo
la presa sul climat attack,
cominciò ad emettere dal suo bastone diverse bolle azzurre e rosse che unendosi
insieme e condensandosi, formarono una nuvola carica di acqua. Una pioggia
fitta comincio a scendere, ma essa non provocò nessun effetto che potesse
nuocere ai nemici.
“Bhe? Tutto qua? Mi deludi!” disse notando che la
pioggia continuava a cadere sempre di più. “Devo ammettere che è un bel trucchetto di magia, ma niente di più!”
“Ne sei sicura?” chiese Nami, saltando su di un
tavolino allontanandosi dall’acqua che aveva allagato il pavimento.
“Thunderbold tempo!” urlò la ragazza, facendo si
che un fulmine colpisse il pavimento e che l’acqua conducesse l’elettricità
fino ai piedi di Marena.
Il colpo andò a segno, ma la tempestività della donna, di saltare durante
il colpo, fece sì che l’elettricità che la colpì non fosse così elevata da
metterla ko.
Nami approfittò del momento di caos per
dirigersi verso Rufy, ma Marena le bloccò la strada
con un ghigno divertito. “Ottimo metodo di distrazione, ma non è sufficiente.
Dovrai impegnarti di più!”
Nami fece qualche passo indietro e impugnando
nuovamente il bastone urlò “Rainbow mirage!”
Dalle nuvole temporalesche ancora presenti nella sale nacquero centinaia di
arcobaleni.
La camera si saturò di colore, tanto da infastidire i sensi e le emozioni
del vice ammiraglio.
Essa quando poggiava lo sguardo sull’azzurro si sentiva calma e tranquilla,
un’emozione per lei rara. Se guardava il verde, si sentiva carica di speranza e
di sogni, infine se si soffermava sul rosso, la sua rabbia cresceva e questo
fece sì che la sua mente, incantata dal colore si risvegliasse e la magia si
annullasse.
Marena cominciò a stancarsi di quei giochetti, ma si accorse che Nami era giunta fino all’ara. La navigatrice, tirando la
leva che vi era accanto, fece sì che gli spuntoni che erano penetrati nella
carne del cpitano, si ritirassero e lo liberassero
dalla propria morsa.
“Rufy, stai bene?” chiese Nami
preoccupata.
Rufy strizzò gli occhi e li aprì lentamente,
giusto in tempo per vedere un attacco di Marena fiondarsi su Nami.
Dallo sguardo del ragazzo, la navigatrice riuscì a comprendere che qualcosa
non andava e vedendosi arrivare contro una grande quantità di acido, prese in
mano uno delle spesse lastre che pesavano sulla schiena di Rufy
per parare il colpo.
La lastra a contatto con l’acido si sciolse lentamente.
Nami prese anche le altre lastre e le lanciò
in direzione di Marena, la quale si difendeva lanciando altri proiettili di
acido.
“Questa è la giusta fine dei tuoi strumenti di tortura!” disse Nami.
“Stupida ragazzina, davvero credi che basti questo per distruggere i miei giochini. Ne ho talmente tanti, che perderesti il conto!”
disse la donna, premendo un bottone nel muro.
Dal soffitto cadde un tronco legato a delle corde robuste e si diresse
verso la navigatrice, la quale dovette gettarsi a terra per schivare il colpo
per ben due volte, ma la terza, con un salto, vi salì sopra e cercando di
mantenere l’equilibrio alle oscillazioni del tronco, attuò un'altra tecnica.
“Phon!” urlò e un vento caldo cominciò a soffiare, prima lentamente, poi
sempre più forte, tanto che gli oggetti presenti nella stanza cominciarono a
essere spazzati via e Nami, facendo cambiare
direzione al vento, fece in modo che gli oggetti volassero verso la nemica.
I due scagnozzi vennero messi ko da due oggetti pesanti che gli erano
finiti in faccia, mentre Marena, non faceva altro che difendersi con il suo
potere. Infatti qualsiasi sorta di oggetto la toccasse, la trapassava,
sciogliendosi al suo interno.
“Anche questa tecnica non ti è servita a nulla!” disse Marena, sparando un
altro colpo verso Nami.
La ragazza salto per schivarlo, ma calcolando male la distanza che vi era
fra lei e il pavimento, cadde a terra, battendo la schiena contro l’ara.
Rufy a fatica allungò il braccio e afferrò il climac attack di Nami. Esso prese una colorazione più scura e Nami comprese cosa fosse accaduto.
Senza perdere tempo Nami corse verso l’avversaria
e questa, convinta di non poter essere toccata, diede la possibilità alla
ragazza di sferrare il suo attacco.
Il colpo fu violento e preciso e Marena fini a terrà sputando sangue.
Nami si girò verso Rufy
e sorrise come a volerlo ringraziare.
Aveva capito che Rufy aveva impresso il suo haki all’interno del bastone, in modo tale da consentirle
di attaccare l’avversario in modo efficace.
“Maledetta!” urlò Marena alzandosi a fatica, sia per il colpo, sia per la
sua mole.
Nami però non le diede il tempo di
contrattaccare. Usò nuovamente il suo bastone, per creare un’aurora boreale.
Era uno spettacolo magnifico, ma essa scendendo sempre di più, fino a
toccare persone e oggetti intorno a sé, congelava tutto all’istante e Marena,
sottovalutando il pericolo, rimase prigioniera nel ghiaccio.
Nami fece passare un braccio di Rufy intorno al collo e cercò di aiutarlo a rimettersi in
piedi.
“Ce la fai?” chiese.
Rufy era molto ricurvo e faceva fatica a
contare sulle sue gambe, ma ci mise tutto se stesso, proprio come Nami aveva fatto per poterlo aiutare.
“A-andiamo!” disse Rufy
facendo un passo, ma si fermò subito “A-aspetta!”
“Rufy, cosa c’è? Dobbiamo andare!” disse Nami preoccupata.
“Ho…ho promesso a una persona c-che…”
il ragazzo non riuscì a terminare la frase che si ritrovò nuovamente a terra.
Alzò lievemente la testa, per vedere cosa fosse successo.
Nami era stata catturata. Era intrappolata in
una rete gettata dai due scagnozzi di Marena, che si erano ripresi dalla botta
ricevuta. Invece, la donna, liberandosi dal ghiaccio sciogliendolo con l’acido,
si avvicinò pericolosamente a lui.
“N-Nami!” urlò Rufy,
prima di ricevere un calcio da Marena.
“Ora stai a vedere come i miei cari sottoposti si divertono con la tua amichetta!”
disse la donna.
Rufy e Nami
sgranarono gli occhi, comprendendo cosa i due uomini volevano fare.
Si sentì uno strappo di abiti e la maglietta da marine che Nami aveva addosso, andò a finire per terra. Fu poi il
turno della maglietta della ragazza, la quale rimase solo in reggiseno.
“No! F-fermi!” urlò Rufy,
cercando di alzarsi e fermare l’intento dei due uomini, uno dei quali teneva
legata Nami, in modo tale che non potesse ribellarsi.
“Rufy!” urlò Nami
spaventata, vedendo il ragazzo in piedi, sebbene ricurvo. Ma esso, dopo un
passo, si ritrovò nuovamente con la faccia a terra.
“Patetico!” disse il vice ammiraglio
Rufy provò più volte a rialzarsi urlando il
nome di Nami, ma Marena gli diede una possibilità. “Scegli
ragazzino, vuoi guardare la scena oppure vuoi che ti uccida in modo tale da
risparmiarti una tale visione!”
Rufy la guardò con occhi pieni di rabbia, ma
essa scemò e chiudendo gli occhi disse “Non p-posso far niente per f-fermarti!”
disse ormai privo di forze “Ma ho p-promesso che n-non nessun altro avrebbe
sofferto –per colpa mia!”
Marena si fece attenta.
“N-non permettere che quegli uomini t-tocchino Nami. Usa me! Non credo che faccia differenza per te e per
i tuoi uomini se venga usato un uomo o una d-donna!” Strinse i pugni “I-il tuo scopo è quello di umiliarmi il più p-possibile. C-credo c-che non ci sia n-niente di peggio! ”
Marena scoppiò a ridere “Hai fegato ragazzo e ti dirò che un pochino
cominci a piacermi. D’accordo, facciamo che questo è il tuo ultimo desiderio, perché
dopo quello che i miei uomini ti faranno, ti ucciderò!” Marena spostò lo
sguardo e disse “Lasciate la ragazza ed esaudite il desiderio di questo
pidocchio!” disse Marena con voce dura, andando vicino a Nami
per vedersi lo “spettacolo”.
Nami urlò il nome di Rufy
a squarcia gola, vedendo Rufy che veniva girato a
pancia in giù, ma proprio un istante prima che gli uomini potessero spingersi troppo
oltre, questi caddero a terra con una x stampata nel petto per poi essere
guardati con disgusto da Zoro.
Un vento fortissimo si sprigionò all’interno della stanza e in una frazione
di secondo, Nami vide sparire Marena, per vederla
alzata contro il muro per volere di Dragon, che teneva la sua mano stretta al
collo della donna.
“Hai osato andare ben oltre di quello che mi sarei mai immaginato. La
faccenda si conclude qui!” disse dura la voce di Dragon che rimbombò nell’intera
stanza.
Ok! Siete shoccati quanto me?
Non posso credere di aver scritto quello
che ho scritto (mi riferisco all’ultima parte). Non mi piace scrivere né leggere
di queste cose (è la prima volta che lo faccio) e infatti ho cercato di
rimanere il più possibile nel vago.
Mi lascia un po’ troppo scombussolata
quella parte, nonostante alla fine non sia accaduto niente (ci mancherebbe O_O). Me la sono immaginata più o meno così inoltre penso
che potrebbe servirmi per qualche scena futura.
Boh ditemi voi cosa ne dite…
Intanto mi sa che mi conviene cambiare il
rating.
Allo prossima,
byebye
Neko =^_^=