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Autore: Josie_    12/10/2011    2 recensioni
Ora permettetemi di introdurvi i nostri personaggi, i protagonisti di questa storia semplice ma turbolenta, di amicizia e di amore. Due giovani ragazzi con una passione ed un taglio di capelli in comune che senza neanche accorgersene illuminarono pian piano l'uno il mondo dell'altro.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La bocca serrata. Lo sguardo fisso fuori dalla finestra. Le orecchie che non ascoltano, il cuore che vorrebbe non battere. Ogni volta era sempre la stessa emozione a dominarlo: l'indifferenza. La mente aveva lasciato il corpo, in modo da rimanere il più intatta possibile e poter osservare indisturbata dall'alto. Da lassù sembrava tutto meno importante, meno reale. Quello schiaffo, poi, non era stato dato a lui, ma al ragazzo che aveva imparato a non reagire. 
"Perché non puoi essere come tuo fratello?" ripeteva quella donna dallo sguardo furioso e le mani tremanti. 
Avrebbe avuto tante cose da dire, lui, a quel punto ma si ostinava a tacere.
"Cosa abbiamo fatto di male io e tuo padre per meritarci un figlio così? Dio, Alexander, perché sei così sbagliato?!" strillava.
Il ragazzo alzò lo sguardo al cielo, dove immaginava di essere. Lì, tra le nuvole, quel dolore opprimente si azzerava perché non era più lui a provarlo, ma poteva gettare tutte le sue angosce al corpo senz'anima del ragazzo colpevole. 
Cercò con tutte le sue forze di tenere qualsiasi pensiero lontano, ma non riuscì ad evitare di domandarsi perché sua madre non potesse semplicemente stringerlo a sé e chiedergli perché fosse tornato da scuola con tutti quei lividi anziché dare per scontato che fosse lui la causa di tutto. Si sarebbe accontentato di poco. Gli bastava uno sguardo, un cenno del capo, una parola...
"Oh, al diavolo! Parlare con te è come parlare col muro! Via! Non ti sopporto più! Sparisci dalla mia vista all'istante!"
Una spinta non troppo leggera accompagnò Alex verso le scale. Le salì velocemente, correndo, desiderando di poter scappare lontano. Spalancò la porta della sua camera e vi si chiuse dentro lasciandosi scivolare fino al pavimento. Si coprì il viso con le mani fredde e lasciò che le lacrime gli riversassero addosso tutte le sue colpe.
 
* * *
 
"Jack, non vorrei sembrare ripetitivo ma sei sicuro che sia questa la via?"
Rian allungò il passo per raggiungere l'amico poco distante che camminava fingendosi sicuro di sè lanciando occhiate a destra e a sinistra furtivamente. 
"Ma si! Abbi fede!" minimizzò lui. Non era completamente sicuro che si trovassero nella strada giusta, forse avrebbero dovuto girare all'incrocio precedente. 
"Almeno mi vuoi dire qual è il piano? Mi hai trascinato qui senza dirmi nulla!"
"Non c'è un piano, Ri. Andiamo lì e gli chiediamo se vuole far parte della band, tutto qui."
Rian si sbattè la mano sulla fronte.
"E' questo che hai in mente? Sul serio?"
Anche Jack si fermò riconoscendo il tono perplesso e dubbioso che aveva utilizzato Rian e lo guardò strizzando gli occhi, come per vederci chiaro.
"Perché cosa c'è che non va?"
"Non credi che se scoprisse che hai letto quel quaderno a sua insaputa si arrabbierebbe? Insomma, mi è parso di capire che è piuttosto personale..."
"Cazzo!" -esclamò Jack scendendo dalle nuvole- "Non ci avevo pensato!"
"Questo succede perché-"
"Chissene frega perché! Siamo fregati! Bisogna trovare una soluzione! Oh, Rian! Come farei senza di te?" sorrise amabilmente.
"Non fare il ruffiano! Torniamocene a casa, piuttosto."
"No, no! Ormai siamo qui. E poi vorrei vedere come sta..."
Rian annuì sorridendo. La bontà di Jack gli scaldava sempre il cuore, era il ragazzo più gentile che avesse mai conosciuto ed era orgoglioso di essergli amico. 
Ripresero quindi a camminare lungo quella via interminabile in religioso silenzio, finché Jack si illuminò.
"Mio Dio! Perché non ci ho pensato prima?"
Si voltò verso Rian esultante, sembrava avesse appena scoperto l'elisir di lunga vita.
"Ha una SG-X! Diavolo, se ha una Gibson scommetto che la sa suonare!"
Jack ottenne subito il consenso del suo migliore amico che si esaltò quasi quanto lui.
"Perfetto! Basterà chiedergli di entrare nella band come chitarrista e poi gli diremo di scrivere i testi!"
Si guardarono un momento in silenzio immaginando entrambi un futuro idilliaco e teoricamente perfetto. Le loro menti volavano veloci negli anni,  si vedevano già a riempire stadi e arene quando ancora, in realtà, non avevano nemmeno un nome per la band. Ah, beata gioventù direbbe qualcuno!
Dopo un'altra mezz'ora passata a girare pressoché intorno, Jack riconobbe la villa con i nanetti nel giardino e un numero esagerato di parabole sul tetto. 
"Ma stanno gridando?" si preoccupò Rian quando ormai erano nel portico.
"Sarà la TV." alzò le spalle e premette il campanello.
Passarono diversi minuti di assoluto silenzio, così tanti che Rian stava già insistendo per andarsene, quando finalmente una donna venne ad aprire.
"Salve!" -salutò allegro Jack con il suo particolare accento strascicato- "Siamo amici di Alex, è in casa?"
La signora, la madre ipotizzarono i ragazzi, li squadrò dalla testa ai piedi un paio di volte, poi parlò con un tono così glaciale da farli indietreggiare.
"Alexander non ha amici." e chiuse la porta senza dar loro possibilità di ribattere.
"Ma che cazzo...?"
Jack guardò stupito Rian in cerca di una possibile spiegazione al comportamento della donna, ma lui gli rimandò indietro lo stesso sguardo sorpreso.
"Oh, bè. Vorrà dire che parleremo con Alex a scuola." sentenziò il ragazzo più grande tornando in strada.
"Ma non voglio aspettare lunedì! Dai, Robert, fermati!"
"Non chiamarmi Robert! E poi non hai sentito sua madre? Non ci vuole far entrare."
"Questo non vuol dire che non possiamo..." rispose prontamente Jack con uno sguardo malizioso alquanto preoccupante.
"Teniamoci fuori dai guai. Ascoltami bene: non entreremo in quella casa senza permesso, okay?"
"Oh, andiamo! So dov'è camera sua! Entriamo dal retro, attraversiamo il salotto, saliamo le scale e la...seconda porta a destra è la sua!"
"E se non è in casa?"
"Ce lo avrebbe detto quella tipa, no?"
"E se non è in camera allora?"
"Se non è in camera siamo degli sfigati!"
"Dai, Jack, è troppo rischioso."
"Oddio, Ri, se non è in camera ce ne andiamo!"
Rian sbuffò consapevole che in quella conversazione Jack avrebbe sempre avuto l'ultima parola, tanto valeva assecondarlo senza troppe discussioni.
"Andiamo, Robert, sei con me?"
"No se mi chiami ancora una volta Robert!"
Jack sghignazzò trotterellando intorno alla casa, gettò qualche occhiata attraverso le finestre e raggiunse in fretta la porta sul retro, seguito a ruota da un Rian indubbiamente preoccupato.
"Okay, amico, ora zitto e mosca!" si raccomandò Jack.
"Dovrei essere io a dirlo a te, idiota!"
Col sorriso sulle labbra il più piccolo aprì la porta, cercò di non pensare al cuore che gli martellava nel petto e si assicurò che non ci fosse anima viva in giro.
"La nostra dolce mammina dev'essere in cucina." -sussurrò voltandosi leggermente- "Andiamo!"
Percorsero in punta di piedi l'atrio accelerando in prossimità della porta della cucina e si ritrovarono in salotto, esattamente come Jack si ricordava. Proseguirono velocemente su per le scale fino alla seconda porta a destra.
"Dio, Jack, ma hai visto quel salotto? Non c'è una sola cosa fuori posto!"
"Che ne so! Saranno dei maniaci della perfezione! Piuttosto che faccio, busso?"
"Mah, vedi tu. Se vuoi possiamo aspettare che qualcuno ci scopra."
Jack gli scoccò un'occhiataccia e bussò piano alla porta.
"Alex? Alex ci sei?" sussurrò avvicinandosi alla serratura.
Niente. 
"Sta arrivando qualcuno! Jack, sta arrivando qualcuno!" -disse Rian a denti stretti in preda all'ansia- "Entra! Apri questa cazzo di porta!"
"Non posso! E' chiusa!"
"Oddio! Arriva qualcuno! Fai qualcosa!"
"Rian, stai zitto!" -Jack riprese a bussare, con un po' più di forza questa volta- "Alex? Sono Jack! Per favore, aprimi!"
Questa volta si sentì un rumore sordo di passi e i due ragazzi si guardarono speranzosi con la paura negli occhi. Per fortuna il rumore di una  chiave nella serratura li tranquillizzò e in pochi secondi si ritrovarono nella stanza di Alex.
"Oh mio Dio, Alex! Perché diavolo ci hai messo tanto?" si lamentò subito Jack tirando un sospiro di sollievo.
Alex aveva gli occhi incatenati in quelli di Jack. Sorrideva sorpreso e stranamente felice di vederlo, incapace di parlare o di chiedergli anche solo il motivo della sua visita. Realizzò che lui riusciva, attraverso un semplice sguardo, a trasmettergli quella tranquillità che solo con Jack provava. Incredibile. 
Jack parlava, parlava e parlava ma lui non lo stava a sentire. Era troppo scosso emotivamente per stare ad ascoltare le sciocchezze di quel ragazzino. Anche se aveva imparato che erano proprio quelle sciocchezze a farlo stare bene, ora era impegnato a capire come fosse possibile che Jack avesse una così forte influenza sul suo stato d'animo.
"Ehi, mi senti?"
Jack gli sventolava davanti al viso la mano come per ristabilire un contatto.
"Sei un po' pallido, sicuro di star bene?"
"Se...se sto bene?"
"Eh, si. Stai bene?"
Jack sembrava preoccupato. Sì, quello sguardo attento era decisamente preoccupato. Ma com'era possibile? Nessuno si era mai curato di Alex, perché Jack avrebbe dovuto?
"Io...no." 
Per la prima volta c'era qualcuno ad ascoltarlo. Per la prima volta c'era qualcuno pronto a capirlo e sostenerlo. Per la prima volta Alex poteva essere sincero.
"No, non sto affatto bene."
Abbassò gli occhi vergognandosi improvvisamente delle lacrime che minacciavano di uscire, e si ritrovò stretto in un abbraccio.
"Alex, ci sono io con te adesso, non sei solo." gli sussurrò dolcemente all'orecchio.
Il ragazzo rimase immobile per qualche secondo, troppo sorpreso per poter reagire, poi si abbandonò tra le braccia gentili di Jack aggrappandosi alla sua felpa.
"Ho...ho davvero bisogno di aiuto?" singhiozzò ricordando le parole di Jack.
"Oh, no. No, Alex, tu non hai bisogno di aiuto, ma semplicemente di un abbraccio." e con queste parole lo strinse di più a sè, dimostrandogli di avere ragione.



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N.d.A

Salve! (: 
Allora, ci tenevo a precisare che io non ho la più pallida idea di come sia la madre di Alex! xD Voglio dire, per quanto ne so potrebbe essere la donna più dolce e gentile del pianeta, ma questa è una fiction quindi nulla, e dico NULLA, si rifà alla realtà. (A parte il profondo amore tra Alex e Jack v.v ma questo si sa)
Detto questo, passo e chiudo! Grazie a chi ha letto (e recensito), legge (e recensisce)o leggerà (e recensirà)! (:
Adieu
  
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