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Autore: NonnaPapera    13/10/2011    2 recensioni
Stare con Sabrina era sempre un’avventura, lei affrontava il mondo con una sua personale e quanto mai singolare prospettiva. Tutto era spunto per creare qualcosa di originale, ogni cosa –anche la più banale- lei riusciva a renderla straordinaria. E con semplicità rendeva le difficoltà della vita, i problemi e i dubbi che avrebbero fermato chiunque, dei semplici sassolini irrilevanti.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Straordinaria Sabrina

Stare con Sabrina era sempre un’avventura, lei affrontava il mondo con una sua personale e quanto mai singolare prospettiva.
Tutto era spunto per creare qualcosa di originale, ogni cosa –anche la più banale- lei riusciva a renderla straordinaria. E con semplicità rendeva le difficoltà della vita, i problemi e i dubbi che avrebbero fermato chiunque, dei semplici sassolini irrilevanti.
La cosa più bella di lei era il fatto che nulla di ciò che faceva era in qualche modo artefatto, niente era calcolato o fittizio. Non faceva fatica ad essere così, lo era e basta… uno spirito libero senza eguali.
Aveva trentacinque anni, ed ancora la sua freschezza e allegria per la vita sorprendevano chiunque, anche e soprattutto quelle scialbe ragazzette adolescenti che facevano del mimetismo e del gruppo un’arte.
Ecco perché Carlo la amava.
Da ormai sei anni le aveva donato il cuore, senza mai pentirsene una volta.
Forse in quell’ultimo anno si era sentito un po’ costretto, ma non perché si fosse stancato di lei anzi, se possibile il problema era l’inverso.
Carlo voleva di più, la voleva sposare, creare con lei una famiglia, avere dei figli.
Però non aveva mai avuto il coraggio di palesare i suoi sentimenti a Sabrina. Gli pareva quasi di essere egoista, come si può intrappolare in gabbia un essere così unico come lo era la ragazza?
Ebbene, non si poteva!  Carlo lo sapeva bene, incatenare il suo spirito nelle classiche costrizioni sociali avrebbe significato perderla. Non temeva che Sabrina avrebbe potuto decide di lasciarlo, no assolutamente, però aveva paura che la vera vita di coppia potesse uccidere quella sua originalità che tanto adorava.
Insomma non c’era via d’uscita.
Quei pensieri non erano dei più rosei e riuscivano sempre a immalinconirlo.
Oltre tutto anche il tempo in quel momento sembrava remargli contro, la pioggia non gli era mai piaciuta, fin da piccolo l’aveva sempre associata nella sua mente allo sporco e al freddo –solo quando stava in compagnia di Sabrina riusciva ad apprezzarla-.
Sorrise tra sé ripensando alla ragazza che ridendo scappava lontana dall’ombrello e si bagnava tutta solo per una scommessa fatta pochi attimi prima, oppure a quel giorno in cui tornando verso casa avevano incontrato un signore che -colto dalla pioggia improvvisa- si era rifugiato sotto uno dei portici. Sabrina senza pensarci troppo gli aveva dato il suo ombrello sorridendo, e alla flebile protesta dell’uomo aveva risposto che così era meglio, perché avendo solo un ombrello  si sarebbe potuta stringere di più al suo fidanzato.
Carlo scosse il capo, avrebbe voluto averla li vicino in quel momento, purtroppo però Sabrina era ancora al lavoro e non ne sarebbe uscita prima di tre ore.
Fissò l’orologio a muro e sbuffò annoiato, senza sapere bene il perché scostò quell’assurda tenda con su le fragole -che lei gli aveva regalato due anni prima- e sbirciò fuori.
Ci mise qualche secondo per capire che attaccato al  cancello d’ingresso, c’era qualcosa di strano e di insolito.
Attraverso le goccioline di pioggia che cadevano lievi a Carlo pare di scorgere un mazzo di fiori appesi alla staccionata.
L’unico pensiero che ebbe fu…
Sabrina.
Di certo c’era dietro il suo zampino!
Con la stessa trepidazione di un bambino che apre i suoi regali di Natale, Carlo si avviò verso il cancello, senza neppure curarsi di coprirsi per non bagnarsi.
Quando arrivò davanti al cancello capì di non essersi sbagliato, attaccati a testa in giù, c’erano un mazzo di fiori… degli iris viola se non andava errato.
Non era un esperto di fiori e, per quanto ne sapeva, non lo era neppure la sua deliziosamente stramba ragazza, ma era certo che fosse stata Sabrina a metterli lì.
Le domande che si affacciarono subito alla sua mente furono due:
Perché mi ha portato dei fiori? E perché li ha appesi qui andandosene anziché darmeli in mano?
A quei validi dubbi sperò potesse rispondere il biglietto vergato in bella calligrafia che aveva trovato tra i petali. Ma le sue speranze vennero deluse, sul foglietto c’era solo scritto:


Questa sera a casa mia alle nove
Ti amo, Sabrina

Niente altro.
Carlo sospirò rassegnato, conoscendola- anche se l’avesse chiamata- lei non le avrebbe fornito risposte esaurienti, l’unica soluzione era attendere la sera.
Fu con una curiosità enorme che alle nove meno dieci Carlo suonò al citofono della sua fidanzata.
Il clang del cancello gli fece capire di salire e che Sabrina non aveva tempo neppure per andare al citofono per rispondere.
Chissà cosa aveva combinato quella volta!
Carlo salì le scale, lasciando dietro di sé una scia umida, dovuta all’ombrello bagnato che ad ogni passo gocciolava.
Aprì la porta senza suonare o chiedere permesso, in fondo era ormai di casa.
Certamente Carlo ormai era abituato alle stranezze di Sabrina, era quasi arrivato a convincersi che nulla avrebbe più potuto sorprenderlo, ma quella sera appena entrato in casa rimase a bocca aperta.
Il tavolo era apparecchiato per tre e già seduto ad uno dei posti stava un ragazzino di circa otto anni che lo fissava con curiosità e timidezza.
“C-ciao! Sono arrivato… Sabrina dove sei?”
Dalla cucina un gran trambusto palesò la presenza della ragazza, che infatti pochi istanti dopo comparve sulla soglia.
“Sei in anticipo! Amore ho una straordinaria notizia da darti!” disse correndogli incontro entusiasta.
Carlo guardò prima lei e poi il bambino senza sapere bene cosa dire.
“Allora Carlo ti presento Jamali, Jamali ecco qui Carlo è di lui che ti ho parlato tutto pomeriggio!”
I due maschi si guardarono e poi timidamente si sorrisero.
“Se non sono indiscreto potrei chiederti chi è quel bambino?” domandò titubante l’uomo, incerto sul voler conoscere o meno la risposta.
“Lui è Jamali, purtroppo la sua mamma e il suo papà hanno avuto delle difficoltà, perciò da qui a quattro anni, lui vivrà con me… ed anche con te se lo vorrai”
Lo aveva detto con semplicità, come se fosse la cosa più naturale del mondo, sorridendo felicissima della nuova avventura che li attendeva.
Stranamente Carlo non ribatté nulla, non cercò di dare una logica a quella stringata spiegazione e non volle indagare oltre.
Si limitò a vivere quel momento magico, perché aveva finalmente capito che Sabrina –sebbene con il suo solito modo fuori dagli schemi- era pronta a creare una famiglia con lui.
Se Carlo non l’avesse conosciuta bene avrebbe di certo pensato che la decisione della fidanzata fosse stata incauta e poco ponderata. Però Carlo conosceva Sabrina veramente nel profondo, perciò quel pensiero non lo sfiorò minimamente.
Fu così che si sedette a tavola e tutti e tre iniziarono la loro prima cena insieme.
Nel giro di una settimana Carlo venne lentamente a conoscenza di tutti i retroscena e delle motivazioni profonde che avevano spinto la sua bella a prendere una decisione tanto importante e all’apparenza così avventata.
Jamali era un bambino che faceva parte di un programma per l’affido familiare, era stato temporaneamente tolto ai genitori perché il padre era sconosciuto e la madre si stava disintossicando in un centro di recupero per alcolisti.
Sabrina aveva fatto domanda un anno prima per essere messa nella lista delle possibili famiglie affidatarie, dopo che -per puro caso- aveva scoperto la triste storia di una sua vecchia amica d’infanzia.
Una sua compagna di scuola che da un giorno all’altro si era trasferita in un altro paese, tutti loro avevano pensato ad un semplice trasloco invece era stata tolta dalle violenze famigliari per finire appunto in una famiglia affidataria, che le aveva dato l’amore necessario per riprendersi.
Così lei colpita da quella storia inaspettata si era iscritta senza dire nulla a nessuno.
Infine, una settimana prima, l’assistente sociale l’aveva contattata per parlare di Jamali e per chiederle se era ancora disponibile per il programma.
Ovviamente Sabrina aveva detto subito di si!
Carlo se possibile, era certo di essersi innamorato ancora di più di Sabrina.
Certo, inizialmente le sue paure si erano intensificate, non solo aveva paura di fare errori nella crescita di un bambino che già aveva sofferto, ma temeva che Sabrina si spegnesse, che il suo entusiasmo venisse lentamente smorzato dalla routine.
Ovviamente le sue paure si rivelarono infondate e dopo svariati mesi finì con il riderci sopra.
Sabrina non era per nulla costretta nella nuova vita, anzi sembrava averne ottenuto una carica nuova.
Fu così che cominciò la loro straordinaria vita insieme, reale ed abitudinaria quel tanto che bastava per non essere folle ma comunque sempre speciale e insolita, esattamente come era Sabrina.
Alla fine Carlo riuscì anche a scoprire che significato avevano quegli iris appesi al suo cancello:
Buone notizie, stiamo per intraprendere qualcosa di importante

 

Piccolo spazio privato:
Storia partecipante alla challenge Haiku:la bellezza della semplicità

L’haiku su cui ho dovuto creare la storia era: pioggia:/attraverso il mio cancello/ un mazzo di iris

Spero vi sia piaciuta, il tema è particolare ma mi è decisamente caro, perciò se vi è parsa banale mi scuso l’intenzione era quella i creare qualcosa di particolare senza per forza scrivere di grandi avventure di cavalieri e di elfi^^

   
 
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