“Ma
dai, hai per amici una coppia di
vampiri che seguono la dieta classica e non vuoi stare da noi che siamo
vegetariani e inoltre la tua famiglia?” Tutti ci fissano
confusi e sorpresi.
“Alice,
fino ad ora solo in tre
eravate a conoscenza della mia esistenza, vorrei che anche gli altri
realizzassero ehm...me, e poi sinceramente non credo che mi troverei a
mio
agio.” Subito Esme abbassa il capo imbarazzata.
“Oh
no, non per la vostra natura o
per i nostri…trascorsi, ma per il semplice motivo che da
quando sono andata a
Yale ho sempre vissuto da sola e comunque a casa eravamo in tre, non
sono
abituata a tutta questa…folla.” Sospirano di
sollievo.
“Ora
vado.”
Entro
in macchina velocemente e
riparto con ancor più fretta. Voglio stare un po’
da sola. Devo assimilare
tutto ciò che è successo.
POV
CARLISLE
Guardo
l’auto della mia bambina andare via. Stringo tra
le mie braccia mia moglie.
“Carl…”
Singhiozza sul mio petto. le accarezzo la
schiena.
“Abbiamo
sbagliato tutto.” Le sussurro e lei annuisce
con il capo.
Mi
torna in mente quella bambina di sei anni che è
stata portata urgentemente in ospedale, appena la vidi il mio cuore si
riempì
nuovamente di amore, amore paterno. Era piena di lividi, di
escoriazioni, la
gamba e il braccio destri rotti, il polso sinistro slogato, tre costole
rotte e
tre incrinate. La schiena era ricoperta di sangue e c’erano
schegge di vetro
ovunque. La testa era piena di tagli. Era svenuta e non si sapeva se
avrebbe
superato la notte. Mi dissero subito che i genitori erano morti sul
colpo. A quelle
parole il mio amore per lei crebbe ancora di più.
L’intervento
durò tantissimo, speravo di averla
salvata. Restai al suo fianco per tre giorni. Volevo che riaprisse
nuovamente
gli occhi, volevo vederla ridere, giocare, parlare.
Esme
fu al mio fianco in quei tre giorni e nel suo
sguardo potevo leggere amore e adorazione per lei e per me.
L’avevo chiamata
spiegandole la situazione e in breve l’ho avuta al mio fianco.
Al
terzo giorno ero solo, Esme doveva sbrigare delle
faccende.
Stavo
perdendo le speranze, quando il mio udito
sviluppato mi avvertì che si sarebbe svegliata a breve. Un
sorriso spontaneo e
sincero apparve sulle mie labbra.
La
bambina aprì gli occhi, erano profondi, bellissimi,
del colore del cioccolato.
Si
guardava intorno spaesata fino a che il suo sguardo
si posò su di me e arrossì. Mi faceva troppo
tenerezza e la trovai la bambina
più bella del mondo, anche piena di lividi, graffi,
escoriazioni. Era semplicemente
perfetta.
Mi
sorrise, prima timidamente e poi apertamente. Non
dimenticherò
mai le sue parole.
“Tu
sei il principe di Biancaneve!” La guardai prima
sconcertato e poi iniziai a ridere.
“No
tesoro, sono solo un dottore, e poi il principe di
Biancaneve non ha i capelli neri?”
“Hai
ragione, tu sei più bello. Allora vuoi essere il
mio principe?” Se avessi potuto sarei scoppiato a piangere.
“Ne
sarei onorato.”
“Ma
lo sai che sei proprio un bel dottore? Di solito
sono tutti brutti e vecchi.” Scoppiai a ridere di cuore. Da
quel giorno non l’abbandonai
mai. L’aiutavo nella riabilitazione, l’aiutavo a
mangiare, l’aiutavo in tutto,
solo per lavarsi non voleva farsi aiutare, diceva sempre che non era da
signorine educate ed io ridacchiavo sempre. Il problema era che non
voleva
farsi aiutare neanche dalle infermiere, così chiesi ad Esme.
Dal suo risveglio
non era più venuta, aspettava che fossi io a dirle di
venire. Questo perché le
persone hanno paura di noi, anche se non sono a conoscenza del nostro
segreto,
ma lei non ha mai mostrato paura.
“Doc
quando divento grande mi sposi?” Mi spiazzava
sempre.
“Amore
io sono già sposato.”
“Ohh
veramente? Me la fai conoscere? Dai ti prego, ti
prego, ti prego.”
“Certo
Bella, anzi se vuoi sarà Esme ad aiutarti con
il bagnetto e il pigiamino.”
“Che
bel nome. Quando viene? Dai, dai, dai.” Era una
forza della natura, ma mai una volta mi ha parlato dei suoi genitori ed
io non
sapevo come affrontare l’argomento.
“Veramente
è qui fuori, aspetta solo di poter entrare.”
Mi guardò allibita e poi si mise ad urlare.
“Falla
entrare, chiamala, anzi no aspetta. Come sto?”
Sentii Esme sorridere.
“Sei
più bella di una principessa.” Stavo per aprire
per far entrare Esme quando venni bloccato di nuovo.
“Papà,
ma anche se sei sposato, sei sempre il mio
principe?” Smisi di respirare e mi paralizzai. Mi aveva
chiamato papà. Con gli
occhi lucidi corsi ad abbracciarla.
“Certo
amore, io sarò sempre il tuo principe e tu la
mia principessa.”
“La
mamma allora è la regina.” Esme era paralizzata,
proprio come me. Lei mi guardava curiosa ma avevo capito che voleva
dirmi
qualcosa così la incitai con lo sguardo.
“Ma
io posso chiamarti papà? L’altro mio
papà ora è in
cielo, ma tu non mi lasci?”
“No
amore, io non ti lascio e sono onorato di essere
il tuo papà.”
Dopo
un altro caloroso abbraccio finalmente Esme e la
mia principessa si incontrarono.
“Ohhh
avevo ragione che tu sei il principe, lei è
Biancaneve.” Esclamò cercando di sedersi.
“Vuoi
essere la mia mamma? Sei bellissima, anzi sei
più bella di Biancaneve. Ti posso dare un bacino?”
Se mia moglie avesse potuto
sarebbe prima scoppiata a piangere e poi sarebbe svenuta dalla
felicità. In quel
momento, vedendo le mie donne abbracciate seppi cosa fare. Mi scusai e
corsi
subito da Jasper. Gli spiegai cosa volevo fare e dopo avermi chiesto se
ne ero
sicuro, corse a fare quanto chiesto.
Tornai
in ospedale nel giro di poche ore con tutti i
documenti in mano e mi ritrovai una scena dolcissima. Esme si faceva
spazzolare
i capelli da Bella e ridevano tranquille. Sapevo che Esme mi aveva
sentito
arrivare.
“Mamma
piaceremo a papà?”
“Certo
tesoro, ci siamo fatte belle apposta per lui.”
Sorrisi a quelle parole e bussai per palesare la mia presenza.
Quando
dicemmo a Bella che l’avevamo adottata ed era
nostra figlia a tutti gli effetti ha pianto tantissimo di gioia e non
smetteva
di abbracciarci e baciarci ringraziandoci in continuazione.
È
stato l’anno migliore della nostra esistenza, solo
che la piccolina purtroppo è dovuta stare molto in ospedale
perché ha dovuto
fare molta riabilitazione.
Con
il passare del tempo le domande sulla nostra pelle
fredda e sugli occhi che diventavano neri si facevano frequenti. Edward
sentiva
i nostri pensieri e Jasper le nostre emozioni e ci proposero di andare
via,
anche perché era da un po’ che eravamo
lì. Non sapevamo come fare con la piccolina,
ma l’unica soluzione, la più giusta era quella di
lasciarla, ovviamente
assicurandole tutto il meglio. Le assicurammo le migliori cure,
assumemmo
personale affinché fosse stata sempre bene e nominammo un
tutore che lei non ha
mai visto. Lui ci aggiornava costantemente e le badanti e tutto il
resto del
personale si rivolgevano direttamente a lui. Sappiamo che a sofferto
molto, ma
non potevamo portarla con noi, siamo pericolosi e lei è
umana.
“Credo
sia meglio rientrare e ragionare con calma.” Ecco
Jasper, pratico e razionale.
Ci
accomodiamo in salotto tutti in silenzio.
“Ci
piacerebbe sapere tutto.” dice Rosalie breve e
coincisa. Edward ha sempre rispettato la mia privacy ed ha cercato di
restare
fuori dai nostri pensieri il più possibile, ma anche lui
è curioso.
Raccontammo
tutto con precisione, senza lasciare alcun
particolare o emozione. Ovviamente erano a conoscenza del fatto di
avere una
sorella umana, ma non li abbiamo mai presentati, anche se erano
curiosi,
soprattutto Rose ed Alice.
“Bene
e questo è tutto.”
“Ora
dobbiamo cercare di riprenderci nostra sorella. L’abbiamo
fatta soffrire molto, ma lei ci ha cercati e ci sta concedendo
un’altra
possibilità, non distruggiamola.” Guardiamo
sorpresi Rose e lei ci mette a
tacere con un gesto secco della mano.
“Anche
io sono d’accordo e poi hai visto Rose? Ha veramente
gusto, sia nell’abbigliamento che in fatto di
auto.” Anche Alice è partita.
“Ha
carattere la mia sorellina.” Emmett è con noi.
“Mi
ha fronteggiato senza aver paura, anzi si è fatta
beffe di me. È una tipa tosta.” Anche Jasper ha
acconsentito, manca solo
Edward. ci voltiamo verso di lui e sembra assorto nei suoi pensieri.
“E-Edward?”
Sussurra Esme. Lui sembra risvegliarsi e
noi lo guardiamo stralunati mentre Jasper ridacchia.
“Credo
proprio che qualcuno qui si sia preso una cotta
per la sorellina.” Lo fissiamo prima sbalorditi, poi Esme si
illumina mentre io
ringhio.
“Come
puoi innamorarti della mia bambina?” Tutti mi
fissano sorpresi e Edward si passa una mano tra i capelli imbarazzo e a
disagio.
“Non…non
l’ho deciso io. È arrivata qui con quel suo
odore che subito mi ha ammaliato, poi Carlisle non puoi non ammetterlo
è
bellissima e i suoi occhi, ohhh che occhi, e le
labbra…” Lo blocco con un
ringhio.
“Ne
riparleremo ma cerca di non parlare di MIA figlia
in questi termini, almeno non davanti a me.” Tutti
ridacchiano e se potesse,
Edward, sarebbe rosso pomodoro. Non ha mai detto nulla del genere su
una
ragazza. Poi mi blocco e fisso Esme stralunato.
“Ha-ha
parlato di primo bacio e di-di p-prima volta? L’ho
immaginato vero?” La guardo speranzoso.
“No
caro, è tutto vero.” I miei occhi diventano neri e
inizio a ringhiare. Nessuno deve toccare la mia bambina.
“Ahio.”
Uno scappellotto mi fa riprendere e lo sguardo
infuocato di mia moglie placa in parte la mia furia omicida,
però un altro
ringhio ci sorprende, questa volta è Edward, ed anche lui
viene ripreso con uno
scappellotto di Emmett.
“Smettetela,
con questo comportamento non otterremo
nulla. Ricordatevi che l’abbiamo abbandonata e lei ha avuto
le sue esperienze. Se
ora vai da lei in modalità padre geloso, penso che avrai una
porta in faccia ed
urla che si sentirebbero in tutta Forks. Edward poi tu devi cercare di
conquistarla con la dolcezza e la tua galanteria, non volendo uccidere
tutti
gli uomini presenti sulla faccia della terra.” Giusto ha
ragione.
“Bene,
ragioniamo. Innanzitutto ci serve un bel
regalo.” Fissiamo Emmett.
“Giusto
abbiamo dimenticato che la mia principessa si
laurea. Sono emozionato.”
“Papà
noi ci siamo laureai tante volte ma non hai mai
fatto così?”
“Sei
geloso scimmione?” Non li ascolto neanche. Guardo
con amore mia moglie, lei è emozionata forse più
di me.
Le
prendo una mano e la conduco in camera, sa che
voglio rivedere tutte le foto che abbiamo della nostra bambina.
Passiamo così
il pomeriggio ripensando a quell’anno insieme, rivivendo quei
momenti e
soffrendo per ciò che ha passato a causa nostra.
Ci
riscatteremo.
POV
BELLA
Ancora
non mi rendo conto di ciò che ho detto e fatto.
Mi sono tolta un peso, un enorme peso. Non avrei retto ancora molto
prima di
crollare definitivamente. La perdita degli Swan mi ha resa ancora
più debole.
Mi
squilla il telefono e rispondo senza vedere chi mi chiama.
“Isabella,
carissima.” Ecco è lui.
“Ah
sei tu.”
“Oh
ma come sei gentile. Allora dimmi un po’, li hai
trovati?” Sospiro, infondo gli devo qualcosa e il compromesso
raggiunto mi
sembra la miglior cosa.
“Si.”
Dico sospirando.
“Come
è andata?”
“Ti
interessa veramente?”
“Effettivamente
no. Allora ricordi il nostro patto?”
“Come
potrei dimenticarlo. Non ho la memoria corta.”
“Bene,
ho chiamato solo per accertarmi di questo. A presto
carissima.”
Chiudo
senza rispondere e mi butto sul letto
sospirando.
Già
il nostro patto.
Sbuffo
e mi accendo una sigaretta, l’ennesima.
“Non
hai fumato troppo per oggi?” Non apro gli occhi,
aspettavo già da un po’ la loro comparsa.
“Vi
aspetto da un po’. potevate venire prima come
sostegno morale.”
“Oh
dai tesoro, non è andata male.”
“Certo
che no Vic, per poco non mi veniva una crisi
davanti a loro.”
“Sono
la tua famiglia.”
“Famiglia
che mi ha abbandonata e prima che tu
aggiunga qualcosa, non mi importa perché l’hanno
fatto, mi hanno comunque
abbandonata.”
“Vic,
amore, questa volta Bella ha ragione.”
“James
tu e lei vi siete trovati, andate sempre
d’accordo.”
Si allungano uno alla mia destra e l’altra alla mia sinistra.
“Cosa
si prova a fumare?” Corrugo la fronte alla domanda
di James, già cosa si priva? Non lo so neanche io, ma mi
piace e mi rilassa.
“Non
lo so, vuoi provare? Tanto non può accaderti
nulla, sei già morto.”
“A
volte hai un macabro senso dell’umorismo, cara.”
“Lo
prendo come un complimento James.” Accende una
sigaretta mentre Vic ci rimprovera per la nostra
superficialità.
“Sta
arrivando qualcuno, ne sono due, vuoi che andiamo
via?”
“Perché?
Sanno che ho amici vampiri e sanguinari,
sentirebbero il vostro odore e poi diciamo che in un certo senso sono
loro gli
intrusi, non voi.”
“Ehi
da quando ti conosciamo non uccidiamo nessuno,
prendiamo il sangue alla banca del sangue.”
“Era
solo per fare scena.”
“Ripeto
ha un macabro senso dell’umorismo.” Mentre
ridacchio
vedo entrare dalla finestra Emmett e Jasper. Ci guardano con gli occhi
spalancati. Certo non deve essere normale vedere un’umana
allungata su un letto
tra due vampiri che bevono sangue umano, mentre ridono e fumano
tranquilli.
“Oh
ciao ragazzi, noi siamo James e Victoria, siamo
amici di Bella. Voi siete Emmett e Jasper giusto?” annuiscono
incapaci di dire
altro.
Credo
che ci sarà di divertirsi.
Abiti
Bella: http://www.polyvore.com/cgi/set?id=38198422&.locale=it
Allora
ragazze ecco il secondo capitolo. Come
detto non durerà molto, ma ancora non scrivo gli altri
capitoli. Cosa ne
pensate di quella strana telefonata? Aspetto i vostri commenti, bacio
Mary.