POV BELLA
Mama, just killed a man, put a gun against his
head
Pulled my trigger, now he's dead, mama
Life had just begun, but now I've gone and thrown it all away
Mama, oooh
Didn't mean to make you cry
If I'm not back again this time tomorrow
Carry on, carry on, as if nothing really matters…
Oh
Queen vi adoro. Non ci sono
parole per descrivere questa canzone.
Affondo
il piede
sull’acceleratore. Mancano pochi chilometri e finalmente
arriverò a Forks.
Ho
impiegato tanti anni per
ritrovarli e alla fine, la costanza, la tenacia e la perseveranza mi
hanno
aiutata.
Ops,
mi presento, sono
Isabella, o meglio Bella, ho 22 anni, anche se tutti mi scambiano per
una
diciassettenne, e sto andando a Forks, paese sperduto nello stato di
Washington
per rivedere mio padre e mia madre, e per conoscere la mia famiglia.
Avevo
sette anni l’ultima
volta che li ho visti. Mi hanno adottata, ma poi fatta crescere con le
migliori
badanti, i migliori istruttori, i migliori comfort, insomma mi hanno
fatta
crescere nel lusso e nell’agiatezza, senza però
pensare che forse avevo bisogno
di loro e non di tutto il resto.
Inizialmente
li avevo odiati.
Li odiavo per avermi lasciata in quell’ospedale, per avermi
abbandonata, ma poi
qualche anno fa, avevo 16 anni, ho scoperto per caso la
verità, e il mio amore,
seppellito dall’odio, è tornato a galla,
cancellando tutti quegli anni di
rancore e odio nei loro confronti.
Però
neanche una chiamata,
un biglietto, un messaggio, nulla. Solo uno stratosferico conto in
banca, le
migliori abitazioni, le migliori scuole, ma per il resto nulla.
Diciamo
anche che ho
approfittato di tutto ciò che avevo, anche se non sono
cresciuta altezzosa e
snob. Charlie e Renèe, la mia balia e suo marito, mi hanno
cresciuta come una
figlia, con sani principi ed ottima educazione.
BENVENUTI
A FORKS
Certo che sono proprio bravi a nascondersi.
Proprio
quando mi stavo arrendendo, ecco che ho visto uno spiraglio di
speranza.
Ho
pensato di mollare le
ricerche molte volte, ma poi ci ripensavo sempre. Due mesi fa, a
seguito della
morte di coloro che hanno sostituito i miei genitori a causa di un
incidente,
stavo mollando tutto. Anche loro mi avevano lasciata, poi
però un articolo di
giornale, un nome, tra tanti, o meglio delle iniziali, hanno attirato
la mia
attenzione.
Ho
basato le mie ricerche su
quelle iniziali, ho pagato i migliori investigatori, e alla fine ci
sono
riuscita.
Non
voglio nulla da loro.
Non spero che mi chiedano di restare con loro, bello ma impossibile,
voglio
solo che siano presenti il giorno della mia laurea e tra qualche mese.
Nulla di
più.
Mmm,
ma che posto delizioso.
Verde, verde, verde, o guarda un po’ ancora verde.
Se
prima desideravo vedere
un bosco con tanti alberi ora diciamo che ho fatto il pieno.
Ma
il sole è a conoscenza di
questo paese sperduto tra le montagne?
Arrivo
in…come posso
definirla? Città? Cittadina? Paese? Insomma arrivo a Forks.
Ho
prenotato una camera
nell’unico albergo, ops, affitta camere, presente in
città, ma ci vado dopo. Ho
pagato in anticipo per tre notti, però la situazione
potrebbe mettersi male e
richiedere una mia partenza immediata, perciò evito di andar
a posare il
trolley per poi tornare a riprenderlo.
Ma
dove diavolo si sono
nascosti? Ci vuole una bussola per orientarsi, altro che navigatore.
Ahhh,
ecco finalmente una
casa, anzi una villa, simile alla mia. Si trattano bene anche loro.
Sicuramente
mi hanno sentita
arrivare. Sono veramente emozionata, ma devo cercare di controllarmi.
Ho
raccolto varie informazioni su di loro e una di queste è che
percepiscono tutto. Diciamo che il mio viaggetto in
Italia, è stato veramente proficuo, insieme a delle
amicizie particolari.
Parcheggio.
Vorrei
scendere
ma sono bloccata. Ok Bella, respira e inspira, brava così,
un’altra volta,
continua così. Ora prendi coraggio e scendi, infondo non hai
nulla da temere
devi solo confrontarti con coloro che ti hanno prima adottata, e poi
lasciata
sola a sette anni. Certo mi hanno adottata che ero in ospedale e
lì mi hanno
lasciata.
Se
vi chiedete cosa sia
successo, semplicemente ho avuto un gravissimo incedente insieme ai
miei
genitori biologici che ha portato alla loro morte, mentre io ero
conciata
veramente male. Avevo circa sei anni e ho passato circa un anno in
ospedale. Lì
ho conosciuto prima lui, il mio principe e poi lei, la mia adorata
mamma.
Ricordo
come erano felici
quando li ho chiamati mamma e papà, i loro abbracci e le mie
lacrime di gioia
quando il giorno dopo mi comunicarono di essere i miei genitori a tutti
gli
effetti.
Bene,
sono pronta per
affrontarli.
Scendo
dalla mia Maserati e
inforco i miei Ray-ban grigi, anche se non sono necessari, abitudine.
Chiudo la portiera e mi ci appoggio.
Sanno
che sono qui,
usciranno.
Le
mie speranze non sono
vane.
La
porta si apre e mi
appaiono davanti un folletto e un armadio. Alice ed Emmett.
Dietro
di loro una ragazza
bellissima, forse è un’offesa dire bellissima,
è semplicemente favolosa.
Oh
ecco il biondo, Jasper,
ma ne manca uno, il rosso. Ah eccolo, Edward. cazzo che figo.
Mi
faccio i complimenti
mentalmente per la bellezza dei miei fratelli e delle mie sorelle. Se
quelle
stronze che si spacciano mie amiche, solo per i miei soldi ovviamente,
li vedessero,
sarebbero ancora più invidiose.
Li
scruto silenziosamente e
loro fanno lo stesso con me.
Ma
perché non parlano? Non
hanno la lingua? Ohhhh, forse dovrei dire qualcosa io, infondo sono io
l’intrusa. Cosa dico? Ecco ora che tutta la mia spavalderia
è andata a farsi
fottere. Se mi avesse sentita Renèe mi avrebbe dato uno
scappellotto talmente
forte da mandarmi a terra. Ecco che torna la tristezza se penso a loro.
Scrollo
il capo e sorrido.
I
cinque mi fissano sconcertati
e curiosi. Sono ancora in attesa di qualcosa, ma cosa? Giusto ancora
non apro
bocca.
“Ciao.”
Ecco qualcuno mi ha
tolto dall’imbarazzo. Sposto lo sguardo sul folletto che mi
rivolge un sorriso
abbagliante. Lei sa, e sa che io so. Almeno io suo sorriso furbo mi
conferma
tutto. Le sorrido di rimando.
Ora
che fa? Saltella sul
posto e batte le mani? Per poco non cado a terra. Ma che le prende?
È per caso
pazza?
Ora
la guardo confusa, ma
lei saltella ancora di più. Oddio, ma dove sono finita.
“Chi
sei?” Gentile la
bionda, forse il mio giudizio è stato troppo affrettato.
“Ehm…si…ciao.
Sono…sono…”
Cosa sono?
“Sei?”
Oddio il rosso oltre
a farmi uno strano effetto, ha anche una voce da stupro. Volgare,
depravata e
sconcia Bella. Ma che pensieri sono questi!!!
“Ecco
bella domanda.” L’orso
scoppia a ridere.
“Hai
un vuoto di memoria? Ti
sei per caso persa? Stai male? Mio padre è un dottore,
può aiutarti.” Ecco le
parole che mi fanno riprendere.
“Cerco
i signori Cullen,
sono in casa? Sono una ehm…conoscente.” Si
così può andare.
“Conoscente?”
Rosso non
parlare, potrei stuprarti seduta stante e non sarebbe bello dare
spettacolo e
ti assicuro che, forza o non forza, non riuscirai a sfuggirmi.
Mi
faccio ribrezzo da sola
per i miei pensieri a luci rosse, su me ed Edward, e in tutti questi
pensieri
ci siamo io e lui nudi, ma in luoghi e posizioni diverse.
“Si?”
“Perché
lo chiedi a noi? Sei
stata tu a dire di essere una conoscente.” Simpatico Jasper,
gira il coltello
nella piaga, prego continua tranquillamente.
Cerco
di rivolgergli il mio
peggior sguardo omicida, per quanto possa far loro paura, ma credo che
con gli
occhiali da sole, non rendo bene l’idea.
“Giusto.
Vedete è complicato
da spiegare e anche lungo. Vorrei solo sapere se sono in casa, in caso
contrario, vorrei sapere quando posso trovarli.” Il folletto
continua a
saltellare sul posto.
“Stai
bene?” Le chiedo di
getto.
“Sta
benissimo.”
“Calma
tesoro, non ho
chiesto a te.” Il biondo mi fulmina ma io non abbasso lo
sguardo.
“Sfortunatamente
gli
sguardi, per quanto truci, non hanno il potere di uccidere, puoi anche
smetterla di guardarmi così.” Diciamo che non
siamo partiti con il piede
giusto.
“Ma
come ti permetti
stronza.” L’avevo giudicata troppo presto la bionda.
“Jazz,
Rose chiedete subito
scusa. Cara, scusa l’impeto del mio ragazzo e di mia sorella,
però anche tu,
che caratterino.” Sorrido al folletto.
“Mangia
per non esser
mangiato.” Questa battuta potrebbe essere un invito per loro.
Spero non mi
prendano in parola. Ecco ora ridono. Ridono tutti, ma che gli prende.
Sono
proprio degli svalvolati.
“Ora
vuoi dirci chi…”
“Ragazzi?
Oh siete qui. Ma
abbiamo un ospite. Siamo entrati dal garage e non vi abbiamo trovati.
Salve, ci
conosciamo?” Mia madre. Come è bella.
Dietro
di lei la figura di
un uomo, Carlisle, mio padre.
Sento
le lacrime salirmi
agli occhi. Prendo un grande respiro e tolgo gli occhiali da sole
fissandoli
negli occhi.
Papà
spalanca gli occhi,
mentre mia madre si porta una mano alle labbra. sono sorpresi ed
esterrefatti,
non si aspettavano di certo una mia visita. Anzi credo proprio che
contavano di
non rivedermi più.
“Se-sei
veramente tu?”
Chiede mio padre. Annuisco e li fermo alzando una mano. Ora sono tutti
curiosi.
Fissano prima loro e poi me.
“Vi
ho odiato. Non potete
neanche immaginare quanto odio, rancore, rabbia, indifferenza abbia
provato nei
vostri confronti. Non potete immaginare come mi avete ridotta, come mi
avete
lasciato. Per anni…” La mia voce si incrina,
prendo un bel respiro e torno a
parlare.
“Per
anni ho sperato di
rivedervi solo per urlarvi contro, per dirvi che mi fate schifo, che
non avrei
più voluto vedervi. Per rinfacciarvi le vostre false
promesse, per dirvi che i
vostri soldi ve li potevate tenere, che io non avevo bisogno di voi.
Non
sapete quanto abbia invidiato le mie compagne, loro avevano qualcuno
che le
volevano bene, che le amava, ed io? Io chi avevo? Nessuno. Certo a
parte tutte
le badanti che mi avete rifilato. Tutte puntualmente scappate via per
il mio
carattere e la mia maleducazione, per il mio mutismo e i miei scatti
d’ira. Poi
un giorno sono arrivati Charlie e Renèe e la mia vita ha
ripreso a scorrere. Ma
più amavo loro e più odiavo voi. Il mio primo
giorno di scuola, quando sono
uscita dall’ospedale, è da dimenticare. Tutti
all’uscita avevano qualcuno, io
un autista ed una badante. Ora mi dispiace per lei, Margaret se non
sbaglio,
l’ho fatta scappare dopo 5 giorni.” Prendo un altro
respiro dando loro il tempo
di assimilare le mie parole, voglio che capiscano come mi sono sentita.
“Quando
ho perso i primi
dentini c’era Kate, poverina, le ho fatto passare le pene
dell’inferno. Poi per
più di un anno c’è stato il mutismo da
parte mia, rifiutavo anche di mangiare.
In quel periodo c’era Marika, è durata un anno
perché non parlavo, poi l’ho
cacciata perché aveva i capelli color caramello.”
Mi fermo di nuovo guardando
dritto negli occhi Esme, voglio farle capire che l’ho
cacciata perché aveva i
capelli simili ai suoi.
“A
dieci anni vidi per la
prima volta Cenerentola, appena vidi il principe azzurro, con un vaso
frantumai
il televisore. Il mio principe, colui che aveva detto che sarebbe stato
per
sempre il mio principe, mi aveva abbandonato, lì iniziarono
i miei scatti
d’ira.” Ora fisso Carlisle, è il suo
turno.
“In
quell’occasione
licenziai l’autista, troppo biondo. Poi arrivarono loro,
Charlie e Renèe.” Un
sorriso malinconico arriccia le mie labbra.
“Li
ho trattati malissimo,
ma loro non si sono arresi, fino a che capii che erano loro che avrei
avuto al
mio fianco. Imparai a voler loro bene, li amai tantissimo e loro
amavano me. Ero
la figlia che non potevano avere. Eravamo una famiglia. Ma a me mancava
sempre
qualcosa. La prima volta che ebbi il ciclo ero spaventata da morire. Ho
ripreso
con il mutismo, per quanto volessi bene a Renèe, volevo che
fosse mia madre a
spiegarmi cosa dovevo fare, come comportarmi, ma dopo un mese di vane
speranze
e un esponenziale aumento dell’odio verso te, capii che non
saresti venuta. Il mio
primo bacio, l’ho trovato disgustoso e umido, e anche
lì c’era Renèe a
consolarmi e ad abbracciarmi perché la sua bambina aveva
dato il primo bacio.
C’era Charlie che stava per svenire perché la sua
bambina aveva dato il primo
bacio, non c’eri tu.” Questa volta fisso duramente
Carlisle.
“Al
mio primo appuntamento,
avrei tanto voluto mia madre a calmare i nervi e le mie sorelle a
consigliarmi
sull’abbigliamento, ma anche quella volta c’era
Renèe e la mia malinconia. Ad
aprire la porta a
quel ragazzo tremante,
non c’era Charlie. È stato lui a minacciarlo delle
peggiori torture, a
intimarlo di tenere sempre le mani in tasca, a non sfiorarmi neanche
con lo
sguardo. Non c’era mio padre, e non c’erano i miei
fratelli a seguirmi
camuffati per non farsi scoprire.” Le lacrime scendono
silenziose dai miei
occhi. Ho iniziato a camminare nervosamente sotto e sopra. Accendo una
sigaretta
per cercare di calmarmi.
“Non
dovres…” Fulmino
Rosalie con lo sguardo. Fumo velocemente tre sigarette per stendere i
nervi, ma
ottengo l’effetto contrario.
“Oh
non vi ho parlato della
mia prima volta. Dopo quella volta ho giurato di non fare
più sesso per tutta
la vita, maledicendo mentalmente Renèe per avermi detto che
mi sarebbe piaciuto e
concordando con Charlie, dopo essersi ripreso dallo shock durato tre
giorni,
che non dovevo fare mai sesso, che era una cosa brutta. Voi dove
eravate? Oh certo
a fare i ricchi con gli altri figli. Eravate nella vostra bella casa a
fregarvene di me. Mai un bigliettino, mai una chiamata, mai un
messaggio, anche
solo che avevate fatto un enorme sbaglio adottandomi. Dove eravate?
Dove cazzo
eravate?” Sto praticamente urlando in faccia ad Esme e
Carlisle. Lei singhiozza
tra le sue braccia e lui ha il capo chino.
Una
mano sulla spalla cerca
di farmi calmare, e ci riesce, anche se so che è innaturale.
Fulmino Jasper e
mi scrollo la sua mano dalla mia spalla.
“Non
cercare di calmarmi,
non immagini quanto odio ho dentro di me.” Riprendo a
camminare e accendo
un’altra sigaretta.
“Ora
stai esagerando
ragazzina. È la quarta.” Fulmino Emmett. Si ce
l’ho anche con loro.
“Cosa
mi può succedere? Un
cancro ai polmoni? Tranquillo a breve sarà tutto
risolto.” Tutti mi fissano
sbalorditi.
“Il
giorno che compii 16
anni tutto cambiò.” Ricordo tutto con un sorriso
sulle labbra.
“Ho
incontrato un uomo,
James.” Sorrido ripensando al mio amico vampiro e a Victoria,
la sua compagna.
Volevano uccidermi, ma leggendo arrendevolezze e dolore nei miei occhi,
cambiarono idea. Mi raccontarono di loro, della loro natura ed io
raccontai di
me, dei signori Cullen, degli Swan. Al nome Cullen, mi spiegarono di
loro e mi
fecero aprire gli occhi. Capii che non mi avevano abbandonata
perché non mi
volevano, ma mi avevano lasciato vivere una vita normale. Quel giorno
il mio
odio sparì, però sono comunque arrabbiata. Ho
accettato la loro natura da
lontano, lo avrei fatto anche se loro fossero stati con me.
“Mi
fece aprire gli occhi.
Capii molte cose, cose che prima non avevo capito. Da quel giorno vi ho
cercato
ovunque. Il giorno che compii 18 anni speravo di vedervi comparire, ma
fu
un’altra delusione, sommata alle altre, così il
giorno del mio diploma. Oramai
non ci facevo neanche più caso. Dicevo che stavo bene anche
senza di voi, che
non mi mancava nulla, che avevo delle persone che mi amavano e tanto mi
bastava. Però la speranza non mi aveva mai abbandonata,
continuavo a cercarvi.
Ho fatto ricerche su ricerche, ma eravate scomparsi nel nulla. Sono
stata sul
punto di abbandonare tutto, di lasciarvi alle mie spalle, di farvi
uscire
completamente dalla mia vita, ma non ci sono mai riuscita. Due mesi fa,
però, mi
arresi. Charlie e Renèe, morirono in un incidente ed io non
aveva più la forza
di combattere, non valeva la pena ricercare persone che mai si erano
fatte
vive. Era inutile e controproducente inseguire tale sogno. Poi
però un giorno,
un articolo, delle iniziali, un indizio. Il grande chirurgo C.C., un
nome in
mezzo a tanti, o meglio delle iniziali, in mezzo a tante. La speranza
è tornata
in me, mi sono detta che non avevo proprio più nulla da
perdere. Ho ingaggiato
i migliori investigatori, molti mi hanno chiuso la porta in faccia, mi
credevano pazza. Solo uno mi diede retta. Due settimane fa, mi
informò
dicendomi che vi avrei trovati qui. A quel punto non volevo venire, non
volevo
una porta in faccia, poi mi sono ripetuta di nuovo che non avevo nulla
da
perdere. Ed eccomi qui.” Li fisso con un sorriso timido.
Nessuno parla. Accendo
un’altra sigaretta bloccando sul nascere la critica di
Rosalie.
“Voglio
mettere in chiaro
che non sono qui per avanzare pretese, non voglio nulla da
voi.” Forse sono
stata troppo dura, ma anni di odio e rancore sono tanti.
“Vorrei
che per una volta,
solo una, foste presenti in qualcosa che per me è veramente
importante.”
Carlisle ed Esme si illuminano in volto.
“La
prossima settimana ci
sarà la consegna dei diplomi di laurea. Vorrei che ci foste,
tutti. Sempre se
non avete altro…”
“Ci
saremo. Tutti.” Sussurra
debolmente Esme.
“Bene.”
Spengo la sigaretta
e mi volto verso la macchina.
“Bella?”
Mi fermo ma non mi
volto.
“Non
vuoi entrare?” Mi
chiede timidamente mio padre.
“No
papà, sono stanca e vado
in albergo. Sarò qui per tre giorni. Credo che lo
conosciate, è l’unico qui a Forks.”
Sussulta a sentirsi chiamare così. Per quanto abbia amato
gli Swan, non li ho
mai chiamati mamma e papà. I Cullen sono i miei genitori,
per quanto mi abbiano
fatta soffrire.
“Perché
non stai qui con
noi?” Mi volto verso Emmett e gli sorrido. Il primo sorriso
sincero lo rivolgo
a lui. Mi è simpatico.
“Non
vorrei crearvi
problemi.”
“Non
creerai alcun problema,
anzi ne saremo lieti…”
Mi
volto verso di loro e
cerco di misurare le parole che usciranno dalle mie labbra.
“Io
so.” Mi fissano confusi.
“Ma
dai, hai per amici una
coppia di vampiri che seguono la dieta classica e non vuoi stare da noi
che siamo
vegetariani e inoltre la tua famiglia?” Tutti ci fissano
confusi e sorpresi.
“Alice,
fino ad ora solo in
tre eravate a conoscenza della
mia esistenza,
vorrei che anche gli altri realizzassero ehm...me, e poi sinceramente
non credo che
mi troverei a mio agio.” Subito Esme abbassa il capo
imbarazzata.
“Oh
no, non per la vostra
natura o per i nostri…trascorsi, ma per il semplice motivo
che da quando sono
andata a Yale ho sempre vissuto da sola e comunque a casa eravamo in
tre, non
sono abituata a tutta questa…folla.” Sospirano di
sollievo.
“Ora
vado.”
Entro
in macchina
velocemente e riparto con ancor più fretta. Voglio stare un
po’ da sola. Devo assimilare
tutto ciò che è successo.
Ciao
donzelle, so di avere altre due storie all’attivo,
ma questa sarà di pochi capitoli. L’avevo in mente
da un po’ e oggi mi sono
decisa a metterla nero su bianco. La concluderò in pochi
giorni, entro la fine
della prossima settimana sarà finita e saranno 5 capitoli,
capitolo più
capitolo meno. Spero che vi piaccia. A presto, bacio Mary.
Ps.
aspetto i vostri commenti.