Libri > Twilight
Ricorda la storia  |       
Autore: maryc    11/10/2011    7 recensioni
Tratto dal capitolo 1:
“Ciao.” Ecco qualcuno mi ha tolto dall’imbarazzo. Sposto lo sguardo sul folletto che mi rivolge un sorriso abbagliante. Lei sa, e sa che io so. Almeno io suo sorriso furbo mi conferma tutto. Le sorrido di rimando.
Ora che fa? Saltella sul posto e batte le mani? Per poco non cado a terra. Ma che le prende? È per caso pazza?
Ora la guardo confusa, ma lei saltella ancora di più. Oddio, ma dove sono finita.
Ciao ragazze, una mini ff che avevo in mente in questi giorni e che oggi mi sono decisa a mettere nero su bianco. Spero vi piaccia!
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Faccia a faccia

POV BELLA

Mama, just killed a man, put a gun against his head
Pulled my trigger, now he's dead, mama
Life had just begun, but now I've gone and thrown it all away
Mama, oooh
Didn't mean to make you cry
If I'm not back again this time tomorrow
Carry on, carry on, as if nothing really matters…

 

Oh Queen vi adoro. Non ci sono parole per descrivere questa canzone.

Affondo il piede sull’acceleratore. Mancano pochi chilometri e finalmente arriverò a Forks.

Ho impiegato tanti anni per ritrovarli e alla fine, la costanza, la tenacia e la perseveranza mi hanno aiutata.

Ops, mi presento, sono Isabella, o meglio Bella, ho 22 anni, anche se tutti mi scambiano per una diciassettenne, e sto andando a Forks, paese sperduto nello stato di Washington per rivedere mio padre e mia madre, e per conoscere la mia famiglia.

Avevo sette anni l’ultima volta che li ho visti. Mi hanno adottata, ma poi fatta crescere con le migliori badanti, i migliori istruttori, i migliori comfort, insomma mi hanno fatta crescere nel lusso e nell’agiatezza, senza però pensare che forse avevo bisogno di loro e non di tutto il resto.

Inizialmente li avevo odiati. Li odiavo per avermi lasciata in quell’ospedale, per avermi abbandonata, ma poi qualche anno fa, avevo 16 anni, ho scoperto per caso la verità, e il mio amore, seppellito dall’odio, è tornato a galla, cancellando tutti quegli anni di rancore e odio nei loro confronti.

Però neanche una chiamata, un biglietto, un messaggio, nulla. Solo uno stratosferico conto in banca, le migliori abitazioni, le migliori scuole, ma per il resto nulla.

Diciamo anche che ho approfittato di tutto ciò che avevo, anche se non sono cresciuta altezzosa e snob. Charlie e Renèe, la mia balia e suo marito, mi hanno cresciuta come una figlia, con sani principi ed ottima educazione.

BENVENUTI A FORKS

Certo che sono proprio bravi a nascondersi. 

Proprio quando mi stavo arrendendo, ecco che ho visto uno spiraglio di speranza.

Ho pensato di mollare le ricerche molte volte, ma poi ci ripensavo sempre. Due mesi fa, a seguito della morte di coloro che hanno sostituito i miei genitori a causa di un incidente, stavo mollando tutto. Anche loro mi avevano lasciata, poi però un articolo di giornale, un nome, tra tanti, o meglio delle iniziali, hanno attirato la mia attenzione.

Ho basato le mie ricerche su quelle iniziali, ho pagato i migliori investigatori, e alla fine ci sono riuscita.

Non voglio nulla da loro. Non spero che mi chiedano di restare con loro, bello ma impossibile, voglio solo che siano presenti il giorno della mia laurea e tra qualche mese. Nulla di più.

Mmm, ma che posto delizioso. Verde, verde, verde, o guarda un po’ ancora verde.

Se prima desideravo vedere un bosco con tanti alberi ora diciamo che ho fatto il pieno.

Ma il sole è a conoscenza di questo paese sperduto tra le montagne?

Arrivo in…come posso definirla? Città? Cittadina? Paese? Insomma arrivo a Forks.

Ho prenotato una camera nell’unico albergo, ops, affitta camere, presente in città, ma ci vado dopo. Ho pagato in anticipo per tre notti, però la situazione potrebbe mettersi male e richiedere una mia partenza immediata, perciò evito di andar a posare il trolley per poi tornare a riprenderlo.

Ma dove diavolo si sono nascosti? Ci vuole una bussola per orientarsi, altro che navigatore.

Ahhh, ecco finalmente una casa, anzi una villa, simile alla mia. Si trattano bene anche loro.

Sicuramente mi hanno sentita arrivare. Sono veramente emozionata, ma devo cercare di controllarmi. Ho raccolto varie informazioni su di loro e una di queste è che percepiscono tutto. Diciamo che il mio viaggetto in Italia, è stato veramente proficuo, insieme a delle amicizie particolari.

Parcheggio. 

Vorrei scendere ma sono bloccata. Ok Bella, respira e inspira, brava così, un’altra volta, continua così. Ora prendi coraggio e scendi, infondo non hai nulla da temere devi solo confrontarti con coloro che ti hanno prima adottata, e poi lasciata sola a sette anni. Certo mi hanno adottata che ero in ospedale e lì mi hanno lasciata.

Se vi chiedete cosa sia successo, semplicemente ho avuto un gravissimo incedente insieme ai miei genitori biologici che ha portato alla loro morte, mentre io ero conciata veramente male. Avevo circa sei anni e ho passato circa un anno in ospedale. Lì ho conosciuto prima lui, il mio principe e poi lei, la mia adorata mamma.

Ricordo come erano felici quando li ho chiamati mamma e papà, i loro abbracci e le mie lacrime di gioia quando il giorno dopo mi comunicarono di essere i miei genitori a tutti gli effetti.

Bene, sono pronta per affrontarli.

Scendo dalla mia Maserati e inforco i miei Ray-ban grigi, anche se non sono necessari, abitudine. Chiudo la portiera e mi ci appoggio.

Sanno che sono qui, usciranno.

Le mie speranze non sono vane.

La porta si apre e mi appaiono davanti un folletto e un armadio. Alice ed Emmett.

Dietro di loro una ragazza bellissima, forse è un’offesa dire bellissima, è semplicemente favolosa.

Oh ecco il biondo, Jasper, ma ne manca uno, il rosso. Ah eccolo, Edward. cazzo che figo.

Mi faccio i complimenti mentalmente per la bellezza dei miei fratelli e delle mie sorelle. Se quelle stronze che si spacciano mie amiche, solo per i miei soldi ovviamente, li vedessero, sarebbero ancora più invidiose.

Li scruto silenziosamente e loro fanno lo stesso con me.

Ma perché non parlano? Non hanno la lingua? Ohhhh, forse dovrei dire qualcosa io, infondo sono io l’intrusa. Cosa dico? Ecco ora che tutta la mia spavalderia è andata a farsi fottere. Se mi avesse sentita Renèe mi avrebbe dato uno scappellotto talmente forte da mandarmi a terra. Ecco che torna la tristezza se penso a loro. Scrollo il capo e sorrido.

I cinque mi fissano sconcertati e curiosi. Sono ancora in attesa di qualcosa, ma cosa? Giusto ancora non apro bocca.

“Ciao.” Ecco qualcuno mi ha tolto dall’imbarazzo. Sposto lo sguardo sul folletto che mi rivolge un sorriso abbagliante. Lei sa, e sa che io so. Almeno io suo sorriso furbo mi conferma tutto. Le sorrido di rimando.

Ora che fa? Saltella sul posto e batte le mani? Per poco non cado a terra. Ma che le prende? È per caso pazza?

Ora la guardo confusa, ma lei saltella ancora di più. Oddio, ma dove sono finita.

“Chi sei?” Gentile la bionda, forse il mio giudizio è stato troppo affrettato.

“Ehm…si…ciao. Sono…sono…” Cosa sono?

“Sei?” Oddio il rosso oltre a farmi uno strano effetto, ha anche una voce da stupro. Volgare, depravata e sconcia Bella. Ma che pensieri sono questi!!!

“Ecco bella domanda.” L’orso scoppia a ridere.

“Hai un vuoto di memoria? Ti sei per caso persa? Stai male? Mio padre è un dottore, può aiutarti.” Ecco le parole che mi fanno riprendere.

“Cerco i signori Cullen, sono in casa? Sono una ehm…conoscente.” Si così può andare.

“Conoscente?” Rosso non parlare, potrei stuprarti seduta stante e non sarebbe bello dare spettacolo e ti assicuro che, forza o non forza, non riuscirai a sfuggirmi.

Mi faccio ribrezzo da sola per i miei pensieri a luci rosse, su me ed Edward, e in tutti questi pensieri ci siamo io e lui nudi, ma in luoghi e posizioni diverse.

“Si?”

“Perché lo chiedi a noi? Sei stata tu a dire di essere una conoscente.” Simpatico Jasper, gira il coltello nella piaga, prego continua tranquillamente.

Cerco di rivolgergli il mio peggior sguardo omicida, per quanto possa far loro paura, ma credo che con gli occhiali da sole, non rendo bene l’idea.

“Giusto. Vedete è complicato da spiegare e anche lungo. Vorrei solo sapere se sono in casa, in caso contrario, vorrei sapere quando posso trovarli.” Il folletto continua a saltellare sul posto.

“Stai bene?” Le chiedo di getto.

“Sta benissimo.”

“Calma tesoro, non ho chiesto a te.” Il biondo mi fulmina ma io non abbasso lo sguardo.

“Sfortunatamente gli sguardi, per quanto truci, non hanno il potere di uccidere, puoi anche smetterla di guardarmi così.” Diciamo che non siamo partiti con il piede giusto.

“Ma come ti permetti stronza.” L’avevo giudicata troppo presto la bionda.

“Jazz, Rose chiedete subito scusa. Cara, scusa l’impeto del mio ragazzo e di mia sorella, però anche tu, che caratterino.” Sorrido al folletto.

“Mangia per non esser mangiato.” Questa battuta potrebbe essere un invito per loro. Spero non mi prendano in parola. Ecco ora ridono. Ridono tutti, ma che gli prende. Sono proprio degli svalvolati.

“Ora vuoi dirci chi…”

“Ragazzi? Oh siete qui. Ma abbiamo un ospite. Siamo entrati dal garage e non vi abbiamo trovati. Salve, ci conosciamo?” Mia madre. Come è bella.

Dietro di lei la figura di un uomo, Carlisle, mio padre.

Sento le lacrime salirmi agli occhi. Prendo un grande respiro e tolgo gli occhiali da sole fissandoli negli occhi.

Papà spalanca gli occhi, mentre mia madre si porta una mano alle labbra. sono sorpresi ed esterrefatti, non si aspettavano di certo una mia visita. Anzi credo proprio che contavano di non rivedermi più.

“Se-sei veramente tu?” Chiede mio padre. Annuisco e li fermo alzando una mano. Ora sono tutti curiosi. Fissano prima loro e poi me.

“Vi ho odiato. Non potete neanche immaginare quanto odio, rancore, rabbia, indifferenza abbia provato nei vostri confronti. Non potete immaginare come mi avete ridotta, come mi avete lasciato. Per anni…” La mia voce si incrina, prendo un bel respiro e torno a parlare.

“Per anni ho sperato di rivedervi solo per urlarvi contro, per dirvi che mi fate schifo, che non avrei più voluto vedervi. Per rinfacciarvi le vostre false promesse, per dirvi che i vostri soldi ve li potevate tenere, che io non avevo bisogno di voi. Non sapete quanto abbia invidiato le mie compagne, loro avevano qualcuno che le volevano bene, che le amava, ed io? Io chi avevo? Nessuno. Certo a parte tutte le badanti che mi avete rifilato. Tutte puntualmente scappate via per il mio carattere e la mia maleducazione, per il mio mutismo e i miei scatti d’ira. Poi un giorno sono arrivati Charlie e Renèe e la mia vita ha ripreso a scorrere. Ma più amavo loro e più odiavo voi. Il mio primo giorno di scuola, quando sono uscita dall’ospedale, è da dimenticare. Tutti all’uscita avevano qualcuno, io un autista ed una badante. Ora mi dispiace per lei, Margaret se non sbaglio, l’ho fatta scappare dopo 5 giorni.” Prendo un altro respiro dando loro il tempo di assimilare le mie parole, voglio che capiscano come mi sono sentita.

“Quando ho perso i primi dentini c’era Kate, poverina, le ho fatto passare le pene dell’inferno. Poi per più di un anno c’è stato il mutismo da parte mia, rifiutavo anche di mangiare. In quel periodo c’era Marika, è durata un anno perché non parlavo, poi l’ho cacciata perché aveva i capelli color caramello.” Mi fermo di nuovo guardando dritto negli occhi Esme, voglio farle capire che l’ho cacciata perché aveva i capelli simili ai suoi.

“A dieci anni vidi per la prima volta Cenerentola, appena vidi il principe azzurro, con un vaso frantumai il televisore. Il mio principe, colui che aveva detto che sarebbe stato per sempre il mio principe, mi aveva abbandonato, lì iniziarono i miei scatti d’ira.” Ora fisso Carlisle, è il suo turno.

“In quell’occasione licenziai l’autista, troppo biondo. Poi arrivarono loro, Charlie e Renèe.” Un sorriso malinconico arriccia le mie labbra.

“Li ho trattati malissimo, ma loro non si sono arresi, fino a che capii che erano loro che avrei avuto al mio fianco. Imparai a voler loro bene, li amai tantissimo e loro amavano me. Ero la figlia che non potevano avere. Eravamo una famiglia. Ma a me mancava sempre qualcosa. La prima volta che ebbi il ciclo ero spaventata da morire. Ho ripreso con il mutismo, per quanto volessi bene a Renèe, volevo che fosse mia madre a spiegarmi cosa dovevo fare, come comportarmi, ma dopo un mese di vane speranze e un esponenziale aumento dell’odio verso te, capii che non saresti venuta. Il mio primo bacio, l’ho trovato disgustoso e umido, e anche lì c’era Renèe a consolarmi e ad abbracciarmi perché la sua bambina aveva dato il primo bacio. C’era Charlie che stava per svenire perché la sua bambina aveva dato il primo bacio, non c’eri tu.” Questa volta fisso duramente Carlisle.

“Al mio primo appuntamento, avrei tanto voluto mia madre a calmare i nervi e le mie sorelle a consigliarmi sull’abbigliamento, ma anche quella volta c’era Renèe e la mia malinconia. Ad aprire la porta  a quel ragazzo tremante, non c’era Charlie. È stato lui a minacciarlo delle peggiori torture, a intimarlo di tenere sempre le mani in tasca, a non sfiorarmi neanche con lo sguardo. Non c’era mio padre, e non c’erano i miei fratelli a seguirmi camuffati per non farsi scoprire.” Le lacrime scendono silenziose dai miei occhi. Ho iniziato a camminare nervosamente sotto e sopra. Accendo una sigaretta per cercare di calmarmi.

“Non dovres…” Fulmino Rosalie con lo sguardo. Fumo velocemente tre sigarette per stendere i nervi, ma ottengo l’effetto contrario.

“Oh non vi ho parlato della mia prima volta. Dopo quella volta ho giurato di non fare più sesso per tutta la vita, maledicendo mentalmente Renèe per avermi detto che mi sarebbe piaciuto e concordando con Charlie, dopo essersi ripreso dallo shock durato tre giorni, che non dovevo fare mai sesso, che era una cosa brutta. Voi dove eravate? Oh certo a fare i ricchi con gli altri figli. Eravate nella vostra bella casa a fregarvene di me. Mai un bigliettino, mai una chiamata, mai un messaggio, anche solo che avevate fatto un enorme sbaglio adottandomi. Dove eravate? Dove cazzo eravate?” Sto praticamente urlando in faccia ad Esme e Carlisle. Lei singhiozza tra le sue braccia e lui ha il capo chino.

Una mano sulla spalla cerca di farmi calmare, e ci riesce, anche se so che è innaturale. Fulmino Jasper e mi scrollo la sua mano dalla mia spalla.

“Non cercare di calmarmi, non immagini quanto odio ho dentro di me.” Riprendo a camminare e accendo un’altra sigaretta.

“Ora stai esagerando ragazzina. È la quarta.” Fulmino Emmett. Si ce l’ho anche con loro.

“Cosa mi può succedere? Un cancro ai polmoni? Tranquillo a breve sarà tutto risolto.” Tutti mi fissano sbalorditi.

“Il giorno che compii 16 anni tutto cambiò.” Ricordo tutto con un sorriso sulle labbra.

“Ho incontrato un uomo, James.” Sorrido ripensando al mio amico vampiro e a Victoria, la sua compagna. Volevano uccidermi, ma leggendo arrendevolezze e dolore nei miei occhi, cambiarono idea. Mi raccontarono di loro, della loro natura ed io raccontai di me, dei signori Cullen, degli Swan. Al nome Cullen, mi spiegarono di loro e mi fecero aprire gli occhi. Capii che non mi avevano abbandonata perché non mi volevano, ma mi avevano lasciato vivere una vita normale. Quel giorno il mio odio sparì, però sono comunque arrabbiata. Ho accettato la loro natura da lontano, lo avrei fatto anche se loro fossero stati con me.

“Mi fece aprire gli occhi. Capii molte cose, cose che prima non avevo capito. Da quel giorno vi ho cercato ovunque. Il giorno che compii 18 anni speravo di vedervi comparire, ma fu un’altra delusione, sommata alle altre, così il giorno del mio diploma. Oramai non ci facevo neanche più caso. Dicevo che stavo bene anche senza di voi, che non mi mancava nulla, che avevo delle persone che mi amavano e tanto mi bastava. Però la speranza non mi aveva mai abbandonata, continuavo a cercarvi. Ho fatto ricerche su ricerche, ma eravate scomparsi nel nulla. Sono stata sul punto di abbandonare tutto, di lasciarvi alle mie spalle, di farvi uscire completamente dalla mia vita, ma non ci sono mai riuscita. Due mesi fa, però, mi arresi. Charlie e Renèe, morirono in un incidente ed io non aveva più la forza di combattere, non valeva la pena ricercare persone che mai si erano fatte vive. Era inutile e controproducente inseguire tale sogno. Poi però un giorno, un articolo, delle iniziali, un indizio. Il grande chirurgo C.C., un nome in mezzo a tanti, o meglio delle iniziali, in mezzo a tante. La speranza è tornata in me, mi sono detta che non avevo proprio più nulla da perdere. Ho ingaggiato i migliori investigatori, molti mi hanno chiuso la porta in faccia, mi credevano pazza. Solo uno mi diede retta. Due settimane fa, mi informò dicendomi che vi avrei trovati qui. A quel punto non volevo venire, non volevo una porta in faccia, poi mi sono ripetuta di nuovo che non avevo nulla da perdere. Ed eccomi qui.” Li fisso con un sorriso timido. Nessuno parla. Accendo un’altra sigaretta bloccando sul nascere la critica di Rosalie.

“Voglio mettere in chiaro che non sono qui per avanzare pretese, non voglio nulla da voi.” Forse sono stata troppo dura, ma anni di odio e rancore sono tanti.

“Vorrei che per una volta, solo una, foste presenti in qualcosa che per me è veramente importante.” Carlisle ed Esme si illuminano in volto.

“La prossima settimana ci sarà la consegna dei diplomi di laurea. Vorrei che ci foste, tutti. Sempre se non avete altro…”

“Ci saremo. Tutti.” Sussurra debolmente Esme.

“Bene.” Spengo la sigaretta e mi volto verso la macchina.

“Bella?” Mi fermo ma non mi volto.

“Non vuoi entrare?” Mi chiede timidamente mio padre.

“No papà, sono stanca e vado in albergo. Sarò qui per tre giorni. Credo che lo conosciate, è l’unico qui a Forks.” Sussulta a sentirsi chiamare così. Per quanto abbia amato gli Swan, non li ho mai chiamati mamma e papà. I Cullen sono i miei genitori, per quanto mi abbiano fatta soffrire.

“Perché non stai qui con noi?” Mi volto verso Emmett e gli sorrido. Il primo sorriso sincero lo rivolgo a lui. Mi è simpatico.

“Non vorrei crearvi problemi.”

“Non creerai alcun problema, anzi ne saremo lieti…”

Mi volto verso di loro e cerco di misurare le parole che usciranno dalle mie labbra.

“Io so.” Mi fissano confusi.

“Ma dai, hai per amici una coppia di vampiri che seguono la dieta classica e non vuoi stare da noi che siamo vegetariani e inoltre la tua famiglia?” Tutti ci fissano confusi e sorpresi.

“Alice, fino ad ora solo in tre eravate a conoscenza della mia esistenza, vorrei che anche gli altri realizzassero ehm...me, e poi sinceramente non credo che mi troverei a mio agio.” Subito Esme abbassa il capo imbarazzata.

“Oh no, non per la vostra natura o per i nostri…trascorsi, ma per il semplice motivo che da quando sono andata a Yale ho sempre vissuto da sola e comunque a casa eravamo in tre, non sono abituata a tutta questa…folla.” Sospirano di sollievo.

“Ora vado.”

Entro in macchina velocemente e riparto con ancor più fretta. Voglio stare un po’ da sola. Devo assimilare tutto ciò che è successo.

Abiti Bella

Ciao donzelle, so di avere altre due storie all’attivo, ma questa sarà di pochi capitoli. L’avevo in mente da un po’ e oggi mi sono decisa a metterla nero su bianco. La concluderò in pochi giorni, entro la fine della prossima settimana sarà finita e saranno 5 capitoli, capitolo più capitolo meno. Spero che vi piaccia. A presto, bacio Mary.

Ps. aspetto i vostri commenti.    

   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: maryc