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Autore: DuediCuori    14/10/2011    1 recensioni
Senza una meta precisa, continuò la sua camminata per alcuni minuti, finché il vialetto che stava seguendo non virò verso il Lago e lo accompagnò silenzioso su di un ponte basso che innalzava i passanti da una riva piena di sassi. Voltò il viso, nel proseguire, guardando l'acqua calma e le piccole increspature sulla sua superficie. Non c'erano neppure lampioni a sfalsare la luce naturale che faceva da cornice a quel quadro meraviglioso, e gli ultimi raggi di Sole stavano lasciando posto man mano alla timida luce di una luna piena.
In questo contesto, Jeannot si accorse troppo tardi di essere andato quasi addosso a una persona - un giovane uomo che, perso altrettanto nei suoi pensieri, non l'aveva visto arrivare. Riuscì a fermarsi in tempo prima di una vera e propria collisione, ma fu ugualmente imbarazzante svegliarsi all'improvviso da quella specie di trance che l'aveva rapito dal mondo per qualche minuto.
Rosso di imbarazzo, lo vide sorridere con cordialità - ormai, anche volendo, non potevano certo ignorarsi l'un con l'altro, e l'uomo non pareva avere paura di questo, anzi.
Lo salutò con voce tranquilla e pacatissima.
-Buona sera...-
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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infiniment -fino al mattino *Titolo: Infiniment - Fino al mattino, veglierò sui tuoi sogni
*Autore: Rota
*Fandom: Originali/Generale
*Personaggi: Jeannot van Hallen, Carmine Vigentin; CarmineJeannot
*Generi: Introspettivo, Generale
*Avvertimenti: Pre- Slash, One shot
*Rating: Giallo
*Note: Ho pensato abbastanza a lungo al tema da fare per questa seconda one shot. In realtà avrei voluto pubblicare altro, già pronto e corretto, ma siccome per ora mi è impossibile farò del mio meglio per regalarvi altro di loro due (L)
Qui si parlerà del loro primo, effettivo incontro, avvenuto durante una sera in una pineta, a pochi metri dalla riva del Lago. Una cosa assai romantica, a mio dire, e che rispecchia in qualche modo la prima role che fecero a loro tempo questi due personaggi.
Non penso che ci sia altro da dire più di quanto già detto e scritto.
Buona lettura a tutti voi (L)


Dimenticavo. Ogni CarmineJeannot che scriverò sarà dedicata a lei. Che sappia che questi due esistono essenzialmente per merito suo (L)





Infiniment - Fino al mattino, veglierò sui tuoi sogni





Era solo da qualche giorno che calpestava il suolo di quella terra ma già sentiva nei polmoni odore di buono: quel luogo gli era piaciuto a pelle e Jeannot era una persona che si fidava molto delle prime impressioni.
Era florido di tutto, benché l'umanità intaccasse col suo degrado di cemento e di ferro una bellezza che sapeva di antico e incontaminato a tratti. Flora e fauna davano il miglior spettacolo disponibile di sé stesse, in un connubio che attirava stranieri e turisti in ogni momento dell'anno. Eppure, nonostante tutta l'animosità della zona, il belga aveva in corpo una serenità assoluta - forse il lento stiracchiarsi del Lago era capace di contagiarlo con il suo molle movimento, liberando l'animo dagli affanni almeno per qualche istante, quando lo si mirava a lungo.
A conti fatti, quello era un ottimo posto dove studiare e rilassarsi assieme.
Una delle prime sere del suo stage, ancora pieno di curiosità e di emozione, aveva abbandonato i propri compagni di corso, intenti a sondare il terreno dell'entroterra alla ricerca di una birreria degna di questo nome. Jeannot, che con la birra in casa era cresciuto, aveva di gran lunga preferito staccarsi dal gruppo e andare per conto proprio verso altre mete più tranquille e silenziose. Aveva intravisto, uno di quei pomeriggi, una bella e isolata pineta proprio in riva al Garda, e per passare qualche ora in solitudine gli era sembrato un luogo perfetto, almeno ipoteticamente.
Una volta arrivato lì - fatto due isolati appena dritto, uno a destra e infine percorso un piccolo viale tra le canne e il Lago stagnante - si congratulò con sé stesso aver fatto una buona scelta.
Si addentrò nel piccolo parco seguendone il viale di ciottoli bianchi, ammirando le cortecce scure degli alberi e le loro fronde alte. Per terra, vi era una distesa di aghi che non faceva crescere molta erba, ma qualche ciuffo verde nel mucchio compariva di tanto in tanto, come una virgola di colore su quel tappeto uniforme. Jeannot incontrò solo una signora con cane al seguito, per il resto non vide anima viva per tutta la sua passeggiata.
Senza una meta precisa, continuò la sua camminata per alcuni minuti, finché il vialetto che stava seguendo non virò verso il Lago e lo accompagnò silenzioso su di un ponte basso che innalzava i passanti da una riva piena di sassi. Voltò il viso, nel proseguire, guardando l'acqua calma e le piccole increspature sulla sua superficie. Non c'erano neppure lampioni a sfalsare la luce naturale che faceva da cornice a quel quadro meraviglioso, e gli ultimi raggi di Sole stavano lasciando posto man mano alla timida luce di una luna piena.
In questo contesto, Jeannot si accorse troppo tardi di essere andato quasi addosso a una persona - un giovane uomo che, perso altrettanto nei suoi pensieri, non l'aveva visto arrivare. Riuscì a fermarsi in tempo prima di una vera e propria collisione, ma fu ugualmente imbarazzante svegliarsi all'improvviso da quella specie di trance che l'aveva rapito dal mondo per qualche minuto.
Rosso di imbarazzo, lo vide sorridere con cordialità - ormai, anche volendo, non potevano certo ignorarsi l'un con l'altro, e l'uomo non pareva avere paura di questo, anzi.
Lo salutò con voce tranquilla e pacatissima.
-Buona sera...-
Era biondo, ed era il primo italiano ad avere fattezze tanto settentrionali che Jeannot avesse visto. Non che fosse conscio come l'Italia fosse stata nella sua lunga storia un crocevia incredibile di razze e di culture diverse, ma la persona che gli si presentava davanti sembrava nei tratti di un'altra nazionalità, fermo restando che aveva una cadenza nelle parole forzatamente dell'Italia Settentrionale, con tutte quelle vocali chiuse e le finali quasi mangiate via.
Senza accorgersene, forse ancora preso dall'imbarazzo che provava, Jeannot gli rispose nella sua lingua madre, in francese.
-Bonsoir...-
L'altro sembrò capire qualcosa - qualcosa che classificò Jeannot come un turista e non una persona del luogo - e tentò di rivolgersi a lui in quello che era decisamente un francese assai maccheronico e sicuramente non frutto di un accurato studio.
Se Jeannot avesse saputo che il dialetto bresciano aveva un ché di assai familiare con il francese, avrebbe anche capito dove l'altro avesse imparato a parlare la sua lingua.
-Oh, lei è francese?-
Il ragazzo sbatté le palpebre dalla sorpresa e, facendosi ancora più piccolo per la vergogna, cominciò a parlare in italiano.
Quasi due anni di università smontati da una semplice figuraccia: sembrava una barzelletta e Jeannot avrebbe sicuramente riso se solo non fosse stato il protagonista di una tale disavventura.
Come primo approccio con la popolazione locale sicuramente non era dei migliori.
-Sono uno studente universitario venuto dal Belgio...-
Vide il suo sorriso sorriso farsi più largo. Evidentemente sapeva che nei paraggi ci fosse un'università che organizzava progetti simili, non era una cosa così inusuale incontrare un tale tipo di straniero.
-Sta facendo qualche stage in Italia?-
-Sì, resterò qui un anno...-
-Capisco...-
L'uomo gli sorrise ancora una volta e, come il Lago che con la sua calma infondeva serenità, l'uomo gli comunicò abbastanza pace e buone intenzioni da farlo sentire - un pochetto solo - a proprio agio. Era una bella sensazione, dopotutto.
L'italiano gli si fece più vicino, indicando il suo polso con un'espressione più vivace.
-Mi sa dire l'ora, per favore?-
Non era difficile vedere l'orologio che Jeannot teneva al polso: essendo un nordico abituato a climi e temperature ben rigidi, una volta approdato in Italia e specie sul Lago aveva cominciato a indossare completi estivi che lasciavano liberi alla vista gli arti. Insomma, poco mancava che per l'afa Jeannot non andasse in giro in mutande e canottiera.
Il ragazzo alzò il braccio, leggendo quanto richiesto nelle lancette ferme.
-Sono le otto e trentasei...-
Probabilmente quella che l'uomo gli aveva rivolto non era altro che una domanda come un'altra - per fare conversazione bisognava riempire i vuoti anche con formalità inutili - ma Jeannot ebbe la sensazione, dato il respiro rassicurato che l'altro ebbe, che dietro ci fosse l'apprensione tipica di un abitudinario incallito, di quelli che dovevano avere un controllo quasi assoluto del tempo, del luogo e dei fatti.
In effetti, l'uomo era davvero di quel genere di persona.
-Grazie, è molto gentile...-
Sentendosi più a suo agio, anche Jeannot si propose. Ormai sentiva di non avere più nulla da temere, e chiacchierare con un locale poteva essere benissimo una fonte di apprendimento, senza contare che non era per niente restio a fare qualche conoscenza durante il periodo che avrebbe trascorso in quelle zone.
-Lei è di qui?-
-Io lavoro in un bar in riva al Lago...-
L'uomo alzò una mano verso di lui a quel punto, gentile e premuroso.
Da questo Jeannot capì quanto fosse attaccato alle formalità - ma ancora a quel tempo credeva fosse semplicemente una caratteristica di tutti gli italiani del settentrione e non solo una cosa dell'uomo, per cui non si fece troppe domande.
-Mi chiamo Carmine Vigentin, signore. Molto piacere...-
Dopo solo qualche attimo di smarrimento, il ragazzo gli sorrise e gli strinse con energia la mano. Troppa, perché subito dopo si ritirò, di nuovo imbarazzato.
-Jeannot van Hallen!-
Formalità per formalità, Carmine diede sfoggio della sua capacità oratoria con tranquillità e senza fretta.
D'altronde era abituato a trattare sia con stranieri sia con turisti: era il suo mestiere e in una località come Sirmione era quasi da attribuire a una dote naturale di tutta la popolazione.
-Posso chiederle cosa studia all'università, signor van Hallen?-
-Lingue e Letterature straniere. Italiano, Spagnolo e Tedesco!-
-Oh, deve essere assai interessante. Di sicuro una laurea del genere le permetterà di viaggiare molto per l'Europa.-
-Lei ha una laurea, signor Vigentin?-
-Ho un diploma professionale nel campo del turismo e della ristorazione ma no, niente laurea...-
Jeannot fece una pausa più lunga delle altre, guardando per bene il proprio interlocutore.
Gli piaceva.
A pelle, aveva sentito d'essere attratto dalla sua calma e dalla maturità tranquilla che esprimeva in ogni singolo gesto e in ogni singola parola. Forse poteva essere anche paragonato a un educato signore d'altri tempi - come si esprimeva non gli parve troppo moderno, in effetti - ma era così cordiale che non riusciva a farci troppo caso.
L'unica pecca in quel quadro perfetto era la freddezza insita in ogni sorriso, difetto comune a ogni persona che lavorava nella ristorazione, troppo abituata a trattare con estranei.
Tuttavia, Jeannot non si trattenne affatto dal fare una semplice constatazione.
-Voi italiani siete molto gentili. Parlate sempre molto con noi stranieri...-
Carmine gli sorrise ancora e tornò a guardare il Lago.
Sembrò triste per un attimo, come se stesse rimuginando su una verità parecchio dolorosa che lo aveva toccato da vicino.
In quel frangente, Jeannot lo vide circondato da un'aurea romanticamente malinconica - e senza accorgersene ne fu ancora di più attratto.
-Siamo così impegnati a farci la guerra l'un con l'altro che è naturale essere gentili con chiunque sia fuori dal conflitto: perderemmo quel briciolo di umanità che conserviamo ancora in noi...-
-Questo è molto spiacevole...-
Carmine tornò a guardarlo in viso, tralasciando i propri affanni per rispondergli gentilmente.
Era di un'educazione assai imbarazzante.
-No, questo significa solo che siamo molto più impegnati a salvaguardare la nostra apparenza che la nostra essenza...-
Jeannot tentò di sorridergli ma alla fine abbassò semplicemente lo sguardo a terra.
Tuttavia si riprese e con quella solita sfacciataggine con cui di solito si proponeva alle altre persone, cercò di essere un poco più galante - il che suonò, dati i vent'anni appena passati del giovane, quasi una cosa fuori posto ma per questo ancora più da apprezzare per la determinazione e il coraggio.
-La vostra essenza, signor Vigentin, è elegante come la vostra apparenza?-
Sulla prime sembrò che Carmine non seppe rispondere alla domanda, preso alla sprovvista per la prima volta. Poi tornò a sorridere con gentilezza, abbassando di un poco la propria voce.
-Non spetta a me dirlo...
Tornò a essere cordiale come sempre però subito dopo.
-Quanto ha detto che resterà in suolo italiano?-
Anche Jeannot riprese la vivacità di sempre - perché avendo sondato il terreno e trovandolo non del tutto sfavorevole poteva solamente proseguire per la propria strada.
-Resterò qui un anno!-
L'uomo sfilò dalla tasca della propria giacca elegante un portafoglio di pelle e ci trafficò per qualche secondo tirando infine fuori un bigliettino da visita. Lo porse al ragazzo con un gesto gentile.
-Allora, magari, venga a farmi visita al mio bar. Lo trova subito, ha un nome talmente particolare che non può sbagliare. Si trova a poca strada da qui...-
"La cozza" era un nome assai orrendo per un locale e Jeannot si chiese fin dove poteva arrivare il limite del cattivo gusto di un uomo.
Tuttavia non si scoraggiò affatto.
-Le potrò parlare ancora?-
Carmine gli sorrise di nuovo, accondiscendente, per nulla contrario a rivedere quel vispo belga - senza minimamente pensare che così facendo avrebbe dato il via a una lunghissima serie di incontri successivi.
-Tutto il tempo che desidera, signor van Hallen...-
-Verrò senz'altro!-
   
 
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