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Autore: micRobs    14/10/2011    8 recensioni
"«Merlin, sai a cosa stavo pensando?» domanda Arthur, posando la testa sulla sua spalla.
«No.» risponde Merlin, tentando di tenere a bada il suo cuore apparentemente impazzito.
«Mhh.» mugugna l’altro «Neanche io.»
E Merlin non può fare a meno di considerare che Arthur è nobile e principesco anche da ubriaco."
Prima storia che pubblico in questo fandom! Sono sinceramente emozionata e spero sinceramente che possa piacermi! Fatemi sapere cosa ne pensate! Scritta per il Three Days Of Slash!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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together for tomorrow nvu

Note: Prima fic per pubblico per il fandom di Merlin, abbiate pietà di me, dunque! è incredibile quanto io abbia resistito prima di lasciarmi conquistare da questi due adorabili piccioncini e violare anche questo fandom!  Avevo in mente questa fic da secoli, ma ho approfittato del fenomenale "Three Days Of Slash" con il prompt "Beltane". Se vi va,dunque, fatemi sapere cosa ne pensate!

Hope you like it!

Discalimer: Merlin e Arthur non mi appartengono ma si appartengono l'un l'altro! Dal mio delirare io non mi guadagno proprio nulla!

Note di Betaggio: La storia è stata betata dalla favolosa Fyki alla quale la dedico anche! Non ho mai saputo quanto fosse bello fangirlare follemente con qualcuno prima di guardare Merlin con te!


A Fyki.
Perchè lei per me farebbe qualunque cose,
mentre io per lei mi limito ad esistere
e a scrivere fic su Merlin.
Ti adoro!
Together for Tomorrow

Il profumo pungente di Arthur gli solletica piacevolmente le narici, mentre il suo braccio gli si stringe, mollemente, intorno al collo.
Merlin non sa esattamente come si è cacciato in quella situazione, ma qualcosa gli suggerisce che quella non sia stata un delle sue idee più gloriose.
Arthur lo guarda e sorride e Merlin decide di ignorare deliberatamente il suo stomaco che si stringe piacevolmente: avrà poi modo di pensare in seguito alle strane sensazioni che, ultimamente, gli regala la vicinanza del principe.   
La sua mente è vuota mentre cammina, lentamente, al fianco di Arthur, reggendogli un fianco e impedendogli di cadere.
Arthur mugugna qualcosa e poi ride da solo e Merlin pensa, illogicamente, che, prima di imbarcarsi in quella stana avventura, aveva immaginato che il corpo del suo padrone fosse molto più pesante.
Vi era stato un tempo in cui Merlin non avrebbe mai trasgredito agli ordini del re, ma poi quel tempo era passato e Merlin aveva notato che resistere al sorriso di Arthur era diventato davvero troppo difficile.
«Arthur,» mugugna faticosamente «State fermo.»
Ma Arthur è troppo impegnato a inciampare nei proprio piedi per ascoltare Merlin e così, un istante dopo, sono entrambi a terra, Arthur che ride e Merlin che si massaggia il gomito dolorante.
«Sei troppo serio, Merlin» lo accusa il principe «Dovresti provare a lasciarti andare di più.» propone cercando di rimettersi in posizione eretta con scarsi risultati.
Merlin decide di ignorarlo per il bene della sua sanità mentale e dei suoi nervi a fior di pelle.
Gli si fa vicino,afferrandolo per il fianco e rabbrividendo, inevitabilmente, al contatto con la sua pelle calda.
«È poco carino non rispondere quando qualcuno ti parla.» lo informa Arthur. «Sono il tuo principe e ti ordino di parlare.»
«Per quel che vale, Sire, adesso siete solo un povero Asino ubriaco.» risponde paziente  Merlin, incamminandosi nuovamente verso il palazzo.
«Mi hai forse dato dell’asino?» biascica Arthur.
«Non mi permetterei mai.» nega Merlin con convinzione.
Arthur pare pensarci un po’ su poi, scrollando le spalle, decide che probabilmente non è così importante e si lascia distrarre dall’elsa della sua spada –Hai viso come brilla, Merlin?- mentre il mago sospira afflitto.

Quando Arthur lo aveva informato che sarebbero sgattaiolati fuori dal castello per prendere parte ai festeggiamenti per Beltane, Merlin aveva pensato che quella fosse solo una delle innumerevoli situazioni in cui Arthur chiedeva la sua complicità per contravvenire ai perentori divieti del re.
Non credeva davvero che sarebbero arrivati a quel punto.
«Gwaine se l’è cercata.» mugugna Arthur dopo qualche minuto.
«Ne dubito fortemente sire.» risponde, docile, Merlin.
Se Arthur da solo era perfettamente in grado di comportarsi dall’asino che in realtà era, in compagnia di Gwaine sembrava dimenticarsi di qualsivoglia titolo nobiliare ed etichette di sorta.
Nonostante il principe cercasse di mantenere un certo contegno e di non darlo a vedere, Merlin sapeva che ad Arthur Gwaine non stava particolarmente simpatico, anche se ancora non era riuscito a trovare il bandolo della matassa e capirne il motivo.
Quella sera, poi, sembrava avercela particolarmente con il cavaliere moro per ragioni di cui solo lui sembrava essere a conoscenza.
«Hai visto come l’ho steso?» domanda entusiasta
«Io non ne andrei così fiero se fossi in voi.» conviene divertito Merlin.
«Secondo me sei solo invidioso.» suppone Arthur, gli occhi semichiusi.
«E di cosa, di grazia?» domanda Merlin roteando gli occhi.
Arthur sembra rifletterci un po’ su, poi risponde sicuro «Del mio mantello.»
«Non indossate il mantello, Arthur.» gli fa notare Merlin.
«Ecco perché non lo trovavo.» borbotta il principe, stupidamente. «Dov’è il mio mantello, Merlin?» chiede poi.
«Esattamente dove lo avete lasciato, idiota di un principe: nelle vostre stanze» Merlin è sull’orlo dell’isteria e la vicinanza con Arthur non aiuta di certo.
Riesce a sentire il suo odore, quella fragranza fresca e virile che sa di Arthur, mentre il suo fiato caldo e vagamente alcolico gli solletica il collo. Merlin pensa che Arthur sia esattamente così: alcolico e sì, anche tossico. Merlin si rende conto di essere irrimediabilmente ubriaco di lui, della sua risata e dei suoi sorrisi storti.
«Merlin, sai a cosa stavo pensando?» domanda Arthur, posando la testa sulla sua spalla.
«No.» risponde Merlin, tentando di tenere a bada il suo cuore apparentemente impazzito.
«Mhh.» mugugna l’altro «Neanche io.»
E Merlin non può fare a meno di considerare che Arthur è nobile e principesco anche da ubriaco. Oltre ad essere pericolosamente vulnerabile e sì, anche tanto adorabile.
Camminare trascinandosi Arthur dietro sta iniziando a diventare davvero complicato. Merlin sente i muscoli del braccio dolergli e le gambe cedergli sotto il corpo del principe, però non molla. Arthur Pendragon sarà anche un borioso e sconsiderato principino viziato, ma Merlin è un bravo valletto e sa che è suo preciso compito far sì che quegli ritorni illeso nelle sue stanze.
La parte difficile si presenta quando giungono all’imbocco delle scale: a Merlin basta davvero poco per rendersi conto che, in quelle condizioni, salire sarebbe un’impresa disperata.
«Gwaine mi ha sfidato ai dadi.» dice dopo un po’.
«Lo so.» conferma Merlin sistemandoselo meglio addosso per iniziare la salita.
«Ho perso.» continua, incurante, il principe.
«So anche questo.» Merlin trattiene a stento una risata al ricordo della faccia indignata di Arthur.
«Lo ha fatto apposta. Sa che non sono bravo.»
Il broncio di Arthur è quanto di più dolce Merlin abbia mai visto e lo stregone deve combattere contro se stesso per non sporgersi e baciargli le labbra a tradimento.
«Su questo non c’è dubbio.» ridacchia, divertito.
«Con il vino sono bravo, invece.»
«Si, ce ne siamo accorti tutti.» risponde Merlin. «Potreste andare a combattere con il calice invece che con spada.» suggerisce.
«Un cavaliere non rifiuta mai una sfida.» spiega Arthur con la voce impastata. «Fatti avanti, vigliacco.» urla al buio, agitando pericolosamente una mano dinanzi a sé.
Merlin vorrebbe provare a zittirlo ma Arthur ci pensa da solo, iniziando a chiacchierare amabilmente con la sua mano –sei felice di essere attaccata al mio braccio?.
«Non sia mai che si dica che non siete stato coraggioso.» risponde Merlin, ironico, ridendo dell’assurdità della scena.
Merlin è in una posizione incredibilmente scomoda. Con una mano cerca disperatamente di reggersi al muro mentre con l’altra sorregge Arthur per la vita impedendogli di scivolare per le scale.
Arthur ridacchia stupidamente giocando, distrattamente, con la casacca di Merlin, un braccio intorno al collo del mago e la testa posata sulla sua spalla. Per Merlin è decisamente troppo.
«Hai un buon profumo.» sussurra Arthur qualche secondo dopo.
Il cuore di Merlin fa una capriola scontrandosi, dolorosamente con il suo stomaco. È ubriaco, continua a ripetersi. Sa perfettamente che, in condizioni normali, Arthur non gradirebbe tutto questo contatto fisico tra loro. Questa consapevolezza è come una fastidiosa spina nel fianco: c’è e Merlin lo sa, ma cerca di non pensarci sperando che vada via da sola, senza particolare dolore. Poi però Arthur si muove e la sua spina inizia a dolere furiosamente, come a ricordagli che è lì e che, nonostante tutto, non ha intenzione di andare da nessuna parte.
Quando giungono alle stanze di Arthur, Merlin sospira di sollievo.
Con un po’ di fatica, complice l’oscurità, riesce ad adagiare il principe sul letto sentendo tutti i suoi muscoli ringraziarlo, festanti. Il freddo innaturale che prova dopo essersi separato dal corpo di Arthur è talmente intenso da essere quasi doloroso e Merlin si sente stordito mentre si domanda come ha potuto permettere alla situazione di sfuggirgli di mano in quel modo.
Arthur è stranamente silenzioso. Il suo sguardo è fisso su un punto non ben identificato della stanza in penombra.
«Tutto bene, Sire?» domanda, sinceramente impensierito, mentre si appresta a prepararlo per la notte.
L’altro non risponde e Merlin immagina che, con tutto il vino che ha ingurgitato, stia per dare di stomaco molto poco elegantemente.
«Gwaine se l’è cercata.» dice all’improvviso.
«Sire io non cred-» prova a ribattere, ancora, Merlin.
«Ti stava troppo vicino.»
Lo sguardo di Arthur è sempre ben fissato in un punto che Merlin non può vedere. I suoi occhi sono stranamente lucidi e svegli e Merlin, se non avesse assistito ai suoi deliri di poco prima, avrebbe quasi potuto affermare che Arthur e quel calice di vino non erano mai entrati in contatto.
Merlin è troppo scosso e sorpreso per ricordarsi di rispondere, o di respirare.
Ti stava troppo vicino.
Ti stava troppo vicino.
Ti stava troppo vicino.
In effetti aveva passato molto tempo con Gwaine quella sera. Avevano riso e scherzato, qualche pacca sulla spalla e un paio di abbracci sinceri. Niente di nuovo, dopotutto.
Gwaine gli stava abbastanza simpatico e Merlin lo aveva sempre considerato un vero amico. Non ci vedeva nulla di male nel suo comportamento ma, forse, per il principe non era così.
Il cuore gli suggerisce che quello può, in effetti, essere esattamente quel genere di motivo che spiega l’antipatia di Arthur per Gwaine, ma Merlin decide di evitare di dargli ascolto.
«Ti…insomma…mi scoppia la testa.» blatera Arthur, sconclusionato, prendendosi il volto tra le mani.
Il cuore di Merlin batte forte e la sua testa ruota veloce e dentro di lui è tutto uno spettacolo di luci che si accendono e tamburi che suonano.
«Ti… ti toccava troppo.» ritenta, stavolta con voce più sicura.
Merlin percepisce il respiro morirgli in gola e le parole fermarsi molto più in basso. Scuote il capo, sorridendo mestamente.
«Sire, io credo davvero che-» ma non riesce a finire perché Arthur lo afferra saldamente per la casacca tirandolo a sé.
Merlin crede davvero di star per svenire e decide, saggiamente, di spegnere il cervello che continua a suggerirgli cose del tipo “ma non era ubriaco?” o anche “se aveva tutta questa forza perché non ha camminato da solo” o ancora “per l’amor del cielo, di qualcosa”.
Merlin crede che ascolterà solo il suo ultimo consiglio ma, nel momento in cui scopre il viso di Arthur così vicino al suo, ogni pensiero sensato gli rimane bloccato da qualche parte in gola e Merlin non fa nulla per tirarlo fuori. Gli occhi di Arthur sono seri e limpidi e lo guardano come se non  lo avessero mai visto o, meglio, come se lo vedessero per la prima volta.
La bocca di Arthur è rossa e schiusa e il suo respiro caldo gli solletica la pelle. Merlin vorrebbe davvero dire qualcosa, ma teme di non essere in grado di formulare un qualsiasi pensiero che non riguardi la mascella di Arthur, o il suo collo, o le sue mani che adesso si sono spostate tra i suoi capelli.
Manda giù quel respiro che non si era reso conto di star trattenendo.
«Hai un viso talmente bello, Merlin.» soffia Arthur, direttamente sulla sua guancia.
Merlin non sa esattamente quando hanno iniziato a sussurrare ma questo non è il momento di pensarci, conviene, così risponde semplicemente:
«Arthur, siete ubriaco.» con il cuore stretto in una morsa talmente dolorosa che anche respirare fa male.
«Io domani non sarò più ubriaco,» ragiona l’altra faccia della sua medaglia «ma il tuo viso sarà ugualmente bello.»
Merlin vorrebbe sinceramente dire qualcosa che non suoni come inutili mugolii e stupidi sospiri, ma davvero la mano di Arthur è ancora tra i suoi capelli e Merlin non riesce a pensare ad altro.
«Arthur io…»
Io cosa, poi? Merlin non lo sa di preciso.
Io credo che ciò sia sbagliato?
Io credo che dovreste andare a dormire e dimenticare tutto?
Io credo di volervi baciare più di quanto sia lecito?
Non ha bisogno di domandarlo perché, come al solito, Arthur sembra conoscere esattamente i suoi pensieri. Ci vuole poco, dunque, per far si che la sua mano gli accarezzi dolcemente una guancia e le sue labbra si posino delicatamente sulle sue.
È un bacio complicato, perché Merlin non sa esattamente come baciare un principe ed ha paura di sbagliare qualcosa, ma Arthur sembra sapere anche questo mentre la sua mano si sposta, rassicurante, sulla sua schiena attirandolo maggiormente a sé. E Merlin si lascia andare, stavolta per davvero, permettendo ad Arthur di approfondire quel bacio così inatteso e lasciando le sue mani libere di vagare per i suoi capelli.
Quando si separano il cuore di Merlin batte forte ed il suo respiro è corto e rapido. Potrebbe aver sognato tutto, ma la mano sulla sua schiena lo induce a pensare che probabilmente non è così.
Arthur gli accarezza dolcemente una guancia, sfiorandogli le labbra con il pollice e sorridendogli complice.
Il suo volto è disteso e le sue labbra arrossate in maniera talmente seducente che Merlin pensa dovrebbero essere considerate illegali.
Arthur chiude gli occhi, sospira e poi li riapre.
«Anche se ne dubito fortemente,» sussurra con voce roca, guardandolo negli occhi «Se domani dovessi aver dimenticato quanto accaduto, ti autorizzo a ricordarmelo.»
E Merlin sorride, con il cuore che scoppia e la mente che fluttua leggera, ringraziando Gwaine, Uther, Beltane e il vino casareccio in ordine sparso.
«Ai suoi ordini, Sire.»

   
 
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