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Autore: Daisy Potter    23/06/2006    13 recensioni
...La mente di Sana si allontanò di nuovo da quel discorso e tornò sulla donna che aveva incontrato quel pomeriggio. Rivide nitidamente i suoi occhi, gli stessi occhi che un tempo l’avevano terrorizzata, gli stessi occhi che era riuscita ad addolcire, gli stessi occhi che erano lo specchio dell’anima del suo migliore amico … li avrebbe riconosciuti ovunque, ed era sicura che fossero uguali a quelli di Akito! E anche il colore dei capelli, quei ciuffi biondi che vedeva ogni giorno scompigliati dal vento … ma com’era possibile? Chi era quella donna?...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Altro Personaggio, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

 

Capitolo 7.

 

“Ryoko …??!”

Tutto ciò gli sembrava irreale. I suoi occhi gli stavano proiettando un’immagine falsa, frutto della sua fantasia. La figura che aveva davanti non poteva corrispondere al nome che aveva appena pronunciato. La stanza, i due ragazzi che si tenevano per mano, tutto iniziò a vorticare attorno a lui, tranne quella donna, che rimaneva fissa a guardarlo, un’espressione indecifrabile negli occhi dorati.

“Non ti aspettavi di rivedermi, vero … Hayama?”

La stanza smise di colpo di girare, e il padre di Akito tornò a quella che, a quanto pare, seppur avesse preferito negarlo, era la realtà. Quella voce … sembrava davvero …

“Ryoko …” riuscì solo a ripetere.

“È tutto ciò che hai da dirmi, dopo diciassette anni?” chiese la donna amaramente, lo sguardo rivolto a terra. Dopo qualche istante il Signor Hayama si riprese dalla sorpresa, e la sua espressione si tramutò in una maschera di freddezza.

“Cos’altro dovrei dire … ad una persona che per me è morta?”

Quelle parole tagliarono più di una lama affilata.

“Non ferirmi così, ti prego …” disse con un filo di voce Ryoko. “Non avevo scelta!”

“Sì che ce l’avevi! Potevi rimanere con noi!” alzò la voce il padre di Akito.

“Ho commesso un errore, lo so, ma ero giovane! Troppo giovane … come potevo oppormi?!”

“Tu … avresti potuto …!”

“Smettetela!!” fu il grido che uscì dalle labbra di Akito. Il suo sguardo aveva continuato a spostarsi da un genitore all’altro, cercando di seguire il filo del loro discorso, di capire le loro accuse o le loro spiegazioni, ma non c’era riuscito. Ora tutti tacevano, gli sguardi che evitavano di incontrarsi, il senso di colpe ancora sconosciute che aleggiava attorno a loro.

“Voglio una spiegazione …” disse il ragazzo. “Credo di meritarmela, dopo diciassette anni, non credete?!” pronunciò in tono accusatorio. Il Signor Hayama non disse nulla, e fu sua madre a prendere esitante la parola e a cercare di rincorrere i suoi ricordi …

“Io … avevo appena diciotto anni quando nacque Natsumi. Io e tuo padre eravamo ancora giovani, e la mia famiglia non vedeva di buon occhio la nostra relazione. Quando poi seppero che ero incinta, i miei si infuriarono, dicendo che non era ancora il momento per me di affrontare una cosa così grande. Volevano a tutti i costi separarci, mi dicevano di abortire, ma … ma vostro padre mi chiese di sposarlo, e dopo il matrimonio i miei genitori sembrarono accettare il fatto che ormai avessi anch’io una famiglia. Nacque Natsumi, e per qualche tempo vivemmo tranquillamente …”

Ryoko fece una pausa, cercando di riordinare i pensieri e di frenare quel groppo alla gola che sentiva nel rivivere i suoi ricordi peggiori.

“Poi, però … qualche anno dopo … rimasi di nuovo incinta …”

Sana sentì la mano di Akito, che ancora intrecciava le dita con le sue, stringersi un po’ di più sulla sua, e ricambiò la stretta, facendogli sapere che era al suo fianco e non l’avrebbe lasciato.

“Sapevo che i miei non avrebbero sopportato l’idea che avessi avuto un altro figlio alla mia età, così decisi di nascondere la gravidanza … Non dissi loro nulla, quando si cominciò a vedere la pancia evitai le loro visite, inventando impegni improvvisi o viaggi con mio marito … funzionò per un po’ di tempo, ma sapevo che non avrei potuto tener loro nascosto il nuovo bambino ancora per molto … 9 mesi erano un tempo troppo lungo, e prima o poi la verità sarebbe venuta a galla. E così accadde, infatti. Una parola di troppo di un amico, una visita inaspettata, e il segreto fu svelato. Mio padre …”

A questo punto un singhiozzo sfuggì alle sue labbra, il primo di una lunga serie..

“Mio padre mi portò via dalla mia casa. Senza che potessi più vedere vostro padre, mi allontanò da lui e dalla piccola Natsumi. Fui quasi fatta prigioniera dai miei stessi genitori, ma ottenni di poter portare a termine la gravidanza, ad una condizione … avrei … avrei dovuto … abbandonare il bambino!”

Le parole vennero soffocate dal pianto, e la donna non riuscì più a proseguire. Anche gli occhi di Sana erano pieni di lacrime, e si strinse ad Akito, singhiozzando leggermente nel suo petto, mentre lui l’abbracciava, lo sguardo fisso nel vuoto, il racconto che rimbombava nella sua testa, in attesa di un epilogo. Fu suo padre a continuare, questa volta:
“Mancava solo più un mese al parto quando Ryoko se ne andò. Non ebbi notizie di lei fino al 12 ottobre di diciassette anni fa …”

Akito trasalì, sentendo pronunciare la sua data di nascita.

“Quel giorno, quando tornai a casa, trovai una sorpresa inaspettata … sul mio letto, accanto alla copia delle chiavi di casa che avevo dato a tua madre, c’eri tu, Akito …”

- INIZIO FLASHBACK -

“Vieni, Natsumi, ora andiamo a fare la merenda, ok?” disse il Signor Hayama ad una piccola bambina che teneva per mano. Lei sorrise felice, guardando con impazienza il padre girare le chiavi nella serratura di casa. Non appena la porta si aprì, la bambina si fiondò in cucina, sedendosi al tavolo e aspettando che il padre venisse a prepararle il bel panino che le aveva promesso quando era andato a prenderla all’asilo.

“Lo sai che prima devi andare a lavarti le mani!” l’ammonì l’uomo. “Io arrivo subito” aggiunse, e si avviò verso la sua camera iniziando a sbottonarsi la giacca. Aprì la porta e fece per lanciare l’indumento su letto, ma qualcosa lo bloccò … Sul materasso c’era un fagotto, che era sicuro di non aver lasciato prima di uscire quella mattina. Si avvicinò con la fronte aggrottata, cercando di capire di cosa potesse trattarsi, e quando fu abbastanza vicino da svelare il mistero si sentì come se il suo cuore dovesse sfuggirgli dalla gola da un momento all’altro, tale fu il balzo che fece dentro di lui. Ciò che aveva scorto avanzando verso il fagotto era un neonato, che lo guardava con un paio di grandi, profondi occhioni ambrati. Non piangeva, né si agitava. Semplicemente stava lì, sdraiato sul letto dell’uomo, accogliendo una busta sul suo piccolo ventre coperto da un asciugamano candido. Solo dopo qualche minuto il Signor Hayama riuscì a riprendersi dalla sorpresa e ad allungare la mano verso la lettera. La aprì con mani tremanti, temendo ciò che poteva trovarvi, e iniziò a scorrere le parole:
“Perdonami, ma non posso più restare con te. Cresci Natsumi e il piccolo Akito con tutto il tuo amore, come avresti fatto se fossi rimasta con voi.

Non cercarmi.

Ti amo

Ryoko”

Si accasciò sul letto, accanto al suo nuovo, piccolo, figlio, mentre una voce infantile dal piano di sotto gli richiedeva un panino al cioccolato …

- FINE FLASHBACK -

Il silenzio cadde dopo quelle parole. Si sentivano solo i singhiozzi soffocati di Sana, che si era commossa a quella storia e si stringeva ad Akito, cercando di dargli conforto e di riceverne lei stessa in quell’abbraccio, e il pianto intenso di Ryoko, che rivelava il suo senso di colpa e il suo dolore per ciò che era avvenuto. Solo due persone mantenevano la freddezza, continuando a fissarsi negli occhi senza che una parola, un gemito o qualsiasi suono uscisse dalle loro labbra … Akito e suo padre. Ora la verità era stata conosciuta. Ora Akito sapeva il perché dell’assenza di sua madre … era vero, in parte la colpa era sua … se non fosse stato concepito, forse i suoi nonni non avrebbero distrutto la sua famiglia …

“Perché …” disse, gli occhi che continuavano a rimanere fissi in quelli di suo padre. “Perché mi hai fatto credere che fosse morta?”

“Se n’è andata all’improvviso, non ho più avuto alcuna informazione su di lei … per me era come se lo fosse …” rispose semplicemente lui.

“Io …”

Tutti si voltarono verso Ryoko, che tra le lacrime aveva iniziato a parlare.

“Io … avrei tanto voluto cercarvi, ma non ho potuto! Dopo aver partorito sono stata male, ero debole, e sono stata ricoverata per qualche tempo. Quando mi sono ripresa, i miei genitori non mi hanno permesso di tornare da voi. Quando finalmente sono riuscita a sfuggire loro, ho scoperto che vi eravate trasferiti, e non seppi dove cercarvi. Solo un mese fa riuscii a rintracciarvi … Avrei davvero voluto essere accanto a voi in questi anni!”

Non riuscì più a trattenersi, e corse tra le braccia del marito, sperando in un abbraccio che avrebbe voluto ricevere da quasi diciotto anni. Il Signor Hayama non si mosse; sentì l’esile corpo della donna premersi contro il suo, bagnargli la camicia di lacrime, scuoterlo con i singhiozzi, ma non si mosse … finché le sue braccia non si alzarono quasi meccanicamente per avvolgersi intorno a lei, arrendendosi.

E quando sentì quella stretta, Ryoko seppe che era stata perdonata …

 

EPILOGO

“Buon Compleanno!!!”

Il grido si espanse per tutta la casa. Akito soffiò per la prima volta sulle candeline della sua torta, prima di ricevere il bacio di auguri della sua ragazza.

“Finalmente maggiorenne …!” gli sussurrò Sana quando si staccò da lui.

“Già …” fu la sua sola risposta, prima di cercare di nuovo le sue labbra per restituirle il bacio. Fuori il fresco vento di ottobre soffiava trasportando qualche foglia secca, ma dentro casa Hayama l’atmosfera non era mai stata più calda.

“Auguri, amico!” si avvicinò Tsuyoshi, dandogli una pacca sulla spalla, un luccichio negli occhi che tradiva la sua emozione e la sua felicità per l‘amico. Akito gli rispose con un piccolo sorriso, come fece con tutti gli altri invitati, finché non giunse un augurio speciale …

“Buon compleanno, Acchan …” gli sorrise Ryoko, e lo strinse in un caldissimo abbraccio materno. Akito si abbandonò per un attimo tra le sue braccia, gli occhi chiusi e uno stupendo sorriso stampato sulle sue labbra, finché il suo orgoglio non gli fece interrompere il contatto.

“E dai, mamma! Non sono più un bambino …!”

Tutti scoppiarono a ridere, mentre Akito intrecciava le dita con quelle di Sana e suo padre, con un sorriso che dopo tanto tempo era tornato di nuovo sul suo viso, faceva lo stesso con Ryoko …

 

THE END - Daisy

 

Eccoci alla fine di questa fanfic! Spero sia piaciuta, e se così non fosse … be’, spero di riuscire a fare di meglio con la mia prossima storia!

Grazie di cuore a tutti quelli che hanno recensito e/o letto, siete grandi!

Se avete qualcosa da chiedere, di qualunque cosa si tratti, contattatemi tramite il mio account autore.

Ci sentiamo alla prossima fic!

Vvtrb

J Daisy J

  
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