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Autore: rospina    15/10/2011    1 recensioni
La seconda guerra mondiale incombe sull'Europa e sull'Italia, tutto appare uguale e diverso da sempre, perchè il vento impone la sua danza e i suoi tempi e non resta altro che muoversi ai suoi ritmi per non essere spazzati via...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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. Inès e Fabio erano immobili che li guardavano volteggiare tra gli invitati. Persi l’uno nelle braccia dell’altra. Fabio sentì nascere la gelosia nel suo cuore. Ma strinse i pugni e rimase al suo posto. Inès provò un fastidio incredibile, non poteva sopportare che Federico l’avesse lasciata a fare da tappezzeria per una sconosciuta.

La musica terminò. E quando le note svanirono, finì anche l’incanto tra i due giovani che ripiombarono alla realtà. Fra i due durante il ballo non ci fu neppure una parola. Cheta e dolce Giulietta tornò a Fabio che la stava aspettando, e l’uomo le disse:

“Scusami, non ho potuto evitare che lui ti portasse via”

Lei gli prese la mano e se la portò al volto:

“Non preoccuparti …”

Lui le baciò quella mano, ma furono interrotti da Diletta che rincorreva il piccolo Alessandro, che piangendo aveva sceso le scale cercando la zia. Giulietta si curvò sul piccolo e lo prese in braccio:

“Amore mio, non preoccuparti, la zia è con te!”

Solo in quel momento il bambino placò il suo pianto. Baciò Giulietta tanto forte da lasciarle il segno sulla guancia mentre Diletta si giustificava:

“Scusatemi, ma non sono riuscita a trattenerlo, vi chiedo scusa …”

“Non preoccuparti; è da capire anche io farei la stessa cosa se mi tenessero lontano da Giulietta” poi guardando Alessandro gli disse:

“Che ne dici, vieni a fare la nanna con lo zio Fabio? Così lasciamo la zia con Diletta!”

Il piccolo allungò le braccia verso l’uomo e dandogli un bacio gli saltò al collo, e contento si strinse a lui, che lo prese in braccio e giocando lo accompagnò nella stanza, e quando lo rimise nel suo lettino restò con lui, stringendogli la mano e facendogli sentire che lui era li, e non doveva avere paura.

“Che ti succede Giulietta?” chiese Diletta

“questa festa è stata organizzata per Federico Sepùlveda” disse d’un fiato, e prontamente la giovane capì, le aveva già parlato di Federico. Capì il suo stato d’animo, e l’abbracciò:

“Vuoi che resti qui con te?”

“No, vai pure, io devo fare la padrona di casa … non preoccuparti per me”

E così Diletta poté uscire fuori nell’immenso giardino. Le stelle brillavano nel cielo limpido, privo di luna mostrava tutta la sua bellezza. Lentamente camminava ammirando i fiori notturni che si erano aperti al chiarore dei piccoli astri celesti. Tommaso la chiamò:

“Diletta!”

Era seduto su di una panchina nella penombra. Il suo volto era appena riconoscibile. La giovane si sedette accanto a lui facendo frusciare il suo abito bianco plissettato; e fu in quel momento che lui le disse:

“Diletta, io ti devo ringraziare …”

La ragazza si voltò verso di lui senza parlare, e lui proseguì:

“Se non fosse per te non saprei davvero sarei adesso, io non ho parole per poter dire quanto io ti sia grato per tutto quello che hai fatto per me e la mia famiglia nonostante non lo meritassi, mia madre non è una persona che si fa volere bene, ma tu non hai battuto ciglio, hai deciso lo stesso di aiutarci, di salvarci …”

Diletta lo interruppe:

“Io non ho fatto nulla!”

“Oh, invece hai fatto molto più di quello che credi, il solo fatto di esporti con Giulietta e parlagli, so che per te era pericoloso”

“Ed è qui che ti sbagli, sono io che mi sono fidata ciecamente di te e delle tue parole, della tua descrizione di Giulietta, avevi ragione a dire che è una persona speciale, una di quelle che non ne esistono più sulla terra, soprattutto in questo periodo tanto scuro, dove oramai non ci si può più fidare di nessuno, dove tutto è melmoso, e la luce è sempre più lontana … sono io che ti ringrazio per avermi fatto conoscere una persona tanto speciale … dopo che avuto modo di conoscerla, non ho avuto dubbi che ti avrebbe aiutato”

“Anche io non avevo dubbi, ma dopo il male che le aveva fatto mia madre, avevo paura, temuto … quanto è vero, il bene vince sempre sul male –tacque un istante e poi –ma se solo potessi immaginare quanto male mi fa vedere che io non posso aiutarti, o almeno non come vorrei, ti avevo promesso una vita da principessa, ed invece … quante delusioni, non sei che una semplice cameriera, vorrei poter fare molto di più, ma mi ritrovo ad essere un misero autista” concluse

“Ma tu per me sei molto più che un semplice autista, sei la persona migliore di questo mondo!”

“E potrai continuare ad amarmi anche così? Anche se ho disilluso tutte le tue speranze e sono venuto meno alle mie promesse?”

“In cosa mi avresti deluso? E in cosa saresti venuto meno? Non mi ami più? Non vuoi più che diventi tua moglie e possa renderti felice?”

“Smettila, non parlare più … certo che ti amo! E solo Dio sa quanto ti amo, la mia paura più grande è sempre stata quella di perderti, di stare lontano da te”

“E allora taci! Taci e non parlare più se non per dirmi che mi ami … perché un giorno ci sarà un posto migliore anche noi”

Lui la strinse a se e la baciò sulle labbra. Amava perdutamente Diletta.

Era divenuta la Diletta del suo cuore da subito, non appena aveva visto i suoi grandi occhi azzurri e i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle. Non si erano scambiati che poche parole, e subito avevano capito che per loro sarebbe stato impossibile lasciarsi. E sotto quel manto, blu, che a tratti pareva nero, confermavano il loro amore.

Giulietta stancamente si muoveva per il salone, elargendo stanchi sorrisi agli ospiti. Si sedette su di una poltrona scarlatta dai braccioli dorati; fu in quel momento che Federico si accostò a lei e notò il brillante che le adornava la mano:

“Devo dire che hai fatto passi da gigante. Da semplice cameriera d’albergo a moglie di un nazista!” la sua voce era sferzante e irrisoria. Giulietta fissò le sue iridi nere in quelle del giovane:

“Smettila! Non hai il diritto di trattarmi così!”

“Io non ho il diritto?”

“No! Tu sei l’ultima persona che può parlare, non sono io che sono scomparsa senza dare spiegazioni! Non sono io che ti ho preso in giro, facendoti credere di amarti per poi andare a fidanzarsi dall’altra parte del mondo! Non sono io che ti ho fatto credere di essere una semplice cameriera e poi in realtà sono ambasciatore di uno stato …” aveva parlato velocemente, ansando un poco. Tante volte aveva immaginato di poter rivedere Federico, e mille volte aveva immaginato una loro conversazione, ma tutto questo non lo aveva mai immaginato; dalle sue labbra uscì tutto quello che non avrebbe mai immaginato di dire, era sconvolta! Credeva che non lo avrebbe mai più rivisto. E invece adesso era di fronte a lei:

“Perdonami! Io non volevo … non so perché non ti ho portata con me! Hai ragione a dire che ti ho mentito sul mio stato sociale, sono figlio di un ministro argentino, ma non ti ho mai ingannata! Io ti amo davvero! E non sono tornato a casa perché dovevo fidanzarmi … le cose non sempre vanno come credi …” tacque un istante, gli occhi della ragazza luccicavano, non per la gioia, ma perché le lacrime le erano salite agli occhi. Stavano per scendere, ma lui le passò una mano sul viso, quasi a voler trattenere quel liquido puro e salato. Giulietta si era fermata al suo “ti amo”.

Arrivava troppo tardi.

Lei ora aveva degli obblighi.

Fabio le era stato accanto. Non l’aveva lasciata sola neppure per un istante, si era preso cura di lei e del piccolo Alessandro. Stava cercando sua cugina con tutte le sue forze e lavorava segretamente contro la guerra nazista, perché non appoggiava più quelle idee terrificanti.

Cuore e mente divisi.

Aveva amato da subito Federico, ma adesso tutte le sue sicurezze erano cadute. Cos’era l’amore?

Era la passione o era la costanza?

Perché di fronte a lei aveva la passione. Il palpito del cuore, ma nella stanza a far dormire l’unica cosa per la quale valesse la pena vivere in un mondo ormai divenuto un inferno vi era Fabio. Che con costanza l’aveva consolata, accudita e sostenuta. Non seppe darsi una risposta, e Federico le disse:

“Sono tornato troppo tardi da te … e questo non me lo perdonerò mai … ma sappi che ti amerò per sempre” le baciò la mano, proprio quella in cui lei teneva il brillante di Sabrina, fugacemente la guardò e vide la camelia che in un giorno, ormai troppo lontano lui le aveva regalato. Avrebbe voluto stringerla a se, ma si limitò a guardarla con la morte nel cuore.

 

   
 
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