La terra dei due opposti.
Titolo:
La Terra Dei Due Opposti.
Titolo del capitolo:
Prologo.
Generi: Avventura, Erotico,
Fantasy
Rating: Rosso
Avvertimenti:
Lemon
La
magia del Dono.
Il
cammino verso il confino non è troppo estenuante ma mi fa ugualmente stancare,
tanto che, a metà strada, Egle mi costringe a salire sulla sua schiena.
Camminiamo per qualche minuto.. finché non scorgo all’orizzonte il Palazzo della
Sapienza. Scendo immediatamente dalle spalle di Egle, ormai sfinito, e comincio a correre tra la fanghiglia.
Sono le tre del pomeriggio, c’è un afa bestiale anche se ormai è quasi autunno,
il palazzo è illuminato dalla luce forte del sole che mi abbaglia e mi fa girare
la testa.
-
Fermati, Era! – La voce di Egle arriva in lontananza, io sono quasi al confine
ma mi rendo conto di dovermi fermare perché è lui ad avere la collana di
Scorpius. Dopo un paio di minuti
Egle mi raggiunge, quasi ansimando per la fatica e mi
abbraccia.
-
Mi raccomando, per qualsiasi cosa.. io ci sono. – Mi dice. – Sta attenta, non
fidarti di nessuno e soprattutto non fidarti di tua nonna! – La sua
preoccupazione per me mi fa quasi commuovere, ricambio il suo abbraccio con
paura e apprensione, sono preoccupata per lui.. per il Mutatio che lo sta
divorando da dentro e soprattutto sono preoccupata per Ate. Lo sto lasciando
senza nemmeno salutarlo, anche se sono ancora risentita per il suo comportamento
continuo ad amarlo con tutto il cuore.
-
Scriverai un biglietto? Faremo in modo di averlo, basta che tu lo dedichi o a me
o a mio fratello ed il messaggio arriverà. – Io annuisco.
-
Ma come..? –
-
Un altro dei trucchetti di Scorpius, un mago davvero in gamba, il mio antenato.
– Mi spiega ed io continuo ad annuire come un ebete, non so che altro fare, la
sua spalla scotta ed io sento che è arrivato il momento di
andare.
-
Grazie di tutto, ti prego.. fa’ in modo che Ate capisca perché me ne sono andata
e soprattutto fa’ in modo che mi perdoni. – Gli chiedo, quasi supplicante e lui
mi guarda un po’ divertito.
-
Mi ucciderà per averti aiutata. – Mi dice, con un filo di serietà nella
voce.
-
Ciao, scimmione. – Lo saluto, con il nomignolo che gli ho attribuito qualche
giorno fa.. lui ricambia con un bacio sulla guancia e apre uno squarcio sulla
barriera, lasciandomi passare. Sono a casa, sono nella mia terra. La sofficità
dell’erba sotto le mie dita me lo conferma, sorrido.
Il
profumo dei peschi in fiore e della terra coltivata mi riempie le narici, mi
volto un'unica volta indietro, con una lacrima che mi riga il viso, saluto Egle
con malinconia ancora una volta e comincio a camminare lungo il perimetro del
Palazzo, pronta a rientrare e a ritornare alla mia vecchia vita. Il tempo sembra
rallentare sempre di più, ed io mi sento insicura.
Per
la seconda volta in un mese, quando rientro al Palazzo mi squadrano dalla testa
ai piedi. La gente parla e straparla su di me, indicandomi, disprezzandomi e nel
migliore dei casi, deridendomi.
-
Salve. – Saluto la dolce signora dai capelli rossi che mi aveva gentilmente
accolta il primo giorno di scuola. – Volevo sapere se.. –
-
Io non so nulla, sali in presidenza se vuoi qualche informazione, io non sono il
tuo Cicerone, cara. – Mi dice acida e maleducata, vado via senza salutarla,
sotto gli occhi di tutti.. mi sento soffocare. Cammino
veloce.
-
SMETTETELA DI GUARDARMI! – Sbraito, nervosa.. e gli occhi della gente attorno a
me si spalancano, il vociare non smette nemmeno per un secondo.. anzi aumenta,
ed io salgo al piano di sopra quasi correndo e sbattendo contro gente che non ho
mai visto. Probabilmente si sono iscritti nuovi studenti.
-
Ciao Era. – Sento una voce maschile alle mie spalle e mi volto, Drogo è dietro
di me, biondissimo e sorridente. La sua voce è bassa. Quasi avevo dimenticato
quanto Drogo potesse essere affascinante e accattivante.
-
Non dovresti salutarmi sai? Sono una fuggitiva, sono il male fatto persona..
potrebbero sparlare anche di te. – Dico sarcastica e acida come la signora rossa
al piano di sotto, lui sorride per metà e mi guarda.
-
Per quanto mi riguarda sei solo la ragazza meno sciatta e più interessante di
tutta la scuola. – Dice, stupendomi.. io sorrido.
-
Adesso devo andare. – Mi volto e ricomincio a camminare, il mio aspetto non è
dei migliori e sono senza scarpe ma non m’importa granché.
Salgo
le ultime due rampe di scale a chiocciola e poi mi dirigo subito verso la porta
bianca e immacolata della presidenza. Busso con un leggero tremolio alla mano.
Ho i capelli troppo in disordine.
-
Era, entra, ti stavamo aspettando. – La voce che proviene dalla presidenza è
senza dubbio quella di Desia, ma sembra fin troppo acuta per essere la sua.
“Stavamo aspettando?” penso, aprendo la porta e rivelando mia nonna, mia madre e
altri quattro sconosciuti.
-
Salve a tutti. – Sono risentita, credevo che mia madre stesse male e soprattutto
credevo che non mi stessero preparando un agguato ma capisco di sbagliarmi
quando noto che due degli uomini sconosciuti hanno l’abbigliamento da sciamani,
vogliono praticare la magia con me o su di me. Questo pensiero mi spaventa,
vorrei tanto tornare indietro adesso.
-
Siediti. – Un uomo parla e si alza in piedi, indicandomi la sedia. Indossa una
lunga tonaca blu con dei ricami color rame, mi guarda
severo.
Io
obbedisco, incrociando le gambe sotto la sedia immacolata.
Il
colore bianco, che si trova ovunque, mi infastidisce parecchio.. sembra di stare
al centro del nulla. Tavoli, sedie, librerie, muri e pavimenti.. tutti bianchi,
mi viene da vomitare e mi gira la testa.
-
Hai due possibilità. – Dice l’uomo. – Puoi sottoporti all’incantesimo del
Dimenticatio, che ti farà
dimenticare gli ultimi due mesi e puoi tornare a casa di tua spontanea volontà,
oppure puoi tornare a scuola, senza sottoporti ad un incantesimo particolare, ma
devi giurare sul cuore di tua madre di non intrattenerti mai più con Ate Zahrah
né con qualsiasi guerriero del male. – La sua voce è ferma, sicura e soprattutto
minacciosa.
-
Io credo che ci sia un'altra possibilità, invece. – Parlo e guardo mia madre
dritta negli occhi, è stupenda come sempre.. ma spenta.
-
Tu non hai diritto di credere, non hai diritto di decidere né di far nulla! –
Mia nonna si alza in piedi sbraitando questa frase, ma mia madre la prende per
un braccio e la fa sedere nuovamente, ricevendo uno sguardo trucido e quasi
pieno d’odio. Non l’aveva mai fermata prima d’ora, mai.
-
Posso tornare da Ate, posso continuare a vivere la mia vita lontana da tutti
voi, popolo di ipocriti e manipolatori! – Sbraito con
nervosismo.
-
Credete di poter ingannare tutti con le vostre minacce e i vostri codici, ma io
so come siete fatti! E so che Ate è molto meglio di tutti voi messi insieme,
branco di.. –
-
ORA BASTA! – Un altro uomo si alza, ha una lunga barba bianca e degli occhi
glaciali e spaventosi. Sembra un vecchio sgangherato.. ma
saggio.
-
Non intendo sentire altre blasfemie dalla bocca di tua figlia, Gea. Decidi per
lei o lo faremo noi. – Mia madre rimane ferma, senza parlare per un po’. Poi
sospira e mi guarda per un momento, io le faccio segno di “no” con la testa.. ma
lei lo ignora.
-
Fatele dimenticare, fatele dimenticare tutto. – Dice. – La porterò a casa oggi
stesso e mi premurerò io stessa di non farla tornare nei suoi errori.
–
-
Questo è un errore! Lei è stata dall’altra parte. E’ infetta, è marcia
dentro. Non c’è possibilità di redimerla, Gea! Ragiona, per l’amor del cielo!-
Il terzo uomo si alza sentenziando, ma io mi isolo e provo a non
ascoltarlo.
-
Esiliatemi, chiedo solo questo! – Dico, inginocchiandomi, ormai stanca di
lottare e combattere.
-
BLASFEMIA. Tu, stupida ragazzina ingrata, vorresti lasciare tutto QUESTO per
l’altro mondo? – Il quarto ed ultimo
uomo si alza urlandomi contro, improvvisamente mi sento piccola ed
indifesa.
-
Fatele dimenticare. – Mia madre ricomincia a pregare quegli uomini, pur sapendo
che non è questo ciò che voglio. – Ve ne prego. -
Sento
una rabbia immensa montarmi dentro e soprattutto sento un forte bruciore al
centro della testa, improvvisamente una voce appare nella mia testa, come quella
volta nella palude.
-
Puoi annientarli, puoi annientare tutto
con la tua forza ed il tuo potere, concentrati. – La voce è delicata, sembra
quasi che sia un fiore a parlarmi.
-
Ma come? – Dico ad alta voce, gli Anziani, mia madre e la rettrice mi guardano
sconvolti e allibiti.
-
Vedete? Proprio ciò di cui parlavo.. è pazza, parla da sola! – Sbraita il
vecchio dalla lunga barba bianca, io lo guardo con disprezzo.. poi la voce
ritorna.
-
Il potere è dentro di te, respira poi pronuncia le parole.
–
Faccio
come la voce mi suggerisce, respiro profondamente e butto fuori l’aria con
forza, chiudendo gli occhi per qualche attimo.
-
OMNIA OBLIVISCAR! – Urlo drammaticamente, rivolgendomi verso tutti in quella
stanza, improvvisamente sento uno strano potere provenire dalla terra, dalla
natura e arrivare fino alle mie mani.. sento le punte delle dita solleticarmi,
allungo le braccia quasi istintivamente e vedo chiaramente sprigionare un lampo
di luce di mille colori. Il lampo riempie l’intera stanza e va anche oltre. Le
persone davanti a me si bloccano per qualche secondo, chiudono gli occhi e li
riaprono tutti insieme.
-
Tesoro! Ma che ci fai qui? – La voce di Desia mi riporta alla
realtà.
-
Che succede? Che diamine ci facciamo qui? – Sbraita quel vecchio antipatico e
scorbutico, mia nonna e mia madre stanno zitte.
-
Era! Che stai facendo qui? Dovresti essere a studiare! – Ecco che mia nonna
torna a dettare legge, io sospiro sollevata.. ce l’ho
fatta.
-
Scusami nonna, sapevo che eravate qui a scuola, volevo solo salutarvi. – Dico,
mentendo, come d’abitudine ormai. – Vi lascio ai vostri affari. – Dico, uscendo
in fretta dell’ufficio e lasciando quelle persone a guardarsi confuse tra di
loro. Adoro il mio potere, adoro il fatto di essere così.
- Ciao! – Ecco Pan, che viene verso di
me, salutandomi con enfasi, hanno dimenticato tutti, hanno dimenticato tutto
solo grazie al mio potere.
Corro
immediatamente in camera mia, uscendo fuori la chiave che avevo gelosamente
conservato per giorni ed entro.
-
Oh, casa dolce casa. – Dico, chiudendo a chiave a sdraiandomi sul letto,
stanchissima e sporchissima. Poi penso subito ad Egle ed Ate, ad
Asia.
Amore mio,
Ti
scrivo questa lettera perché tuo fratello mi ha assicurato che la riceverai e
potrai rispondermi. So che probabilmente sarai furioso con me, o con Egle ma
devi capire che se me ne sono andata è stato solo perché io ne avevo bisogno ed
Egle è stato costretto ad aiutarmi, ma anche senza di lui avrei fatto lo stesso.
Io ci tengo ancora a te, e ti amo ancora, ma questo è il mio mondo, non posso
abbandonare tutto e tutti. Qui va tutto bene, ho usato la magia del Dono e
adesso tutti hanno dimenticato cos’è successo in queste ultime settimane. Tu
adesso devi pensare ad Egle ed al suo parassita, fai in modo che guarisca.
Tua
per sempre,
Era.
Piego
il bigliettino e lo metto sul comodino, poi vado a fare la
doccia.
Mi
spoglio, togliendo casacca e mutande, e mi metto sotto il getto tiepido
dell’acqua aromatizzata all’arancia che la rettrice fa preparare per questo
piano. E’ stupendo il profumo che emana, la morbidezza del sapone contro la mia
pelle, il vapore che mi riscalda e l’acqua che scorre su di
me.
Improvvisamente
mi rendo conto di avere una sola immagine in testa.
Ate.
Il suo profumo, la morbidezza della sua pelle, il suo respiro caldo contro di
me, le sue mani che mi sfiorano. Mi sento così vuota senza di
lui.
Non
posso farne a meno, ma non posso neanche stare senza il mio
mondo.
Io
ho bisogno di entrambe le cose, ho bisogno di sentire Ate qui con
me.
Istintivamente
tocco la collana che mi ha regalato ed inizio a sfregarla tra le dita..
mugolando di piacere grazie ai benefici della doccia.
Due
mani si sovrappongono alle mie, aiutandomi a toccare i fianchi e insaponarli
languidamente. Un respiro mi riscalda il collo e un corpo nudo e statuario
precede il mio, strusciandomi.
-
Ate, sei venuto. – Dico, ormai quasi totalmente in estasi.
-
Ci sono sempre quando tu mi vuoi. – Dice, respirando sulla mia spalla e poi
baciandola a labbra schiuse. Le sue mani sono calde e scivolose a causa
dell’acqua ormai bollente e del sapone.
-
Sei bellissima senza vestiti. – Mi dice, e solo allora ricordo di essere nuda,
nella doccia.. con lui. Mi copro il seno e il monte di venere con le mani, fin
troppo istintivamente.
-
Sta ferma, cucciola. – Dice, ricominciando a stringermi da
dietro.
Sento
la sua erezione puntarmi contro e inizio a tremare,
spaventata.
-
Sta calma. – Dice, strusciandosi appositamente su di me,
stavolta.
Le
sue mani mi sfiorando la pancia lentamente, salgono un po’ e poi riscendono
senza mai fare niente di troppo avventato. Il mio respiro è pesante, le mie
gambe rischiano di cedere e il suo corpo contro il mio è l’unica cosa che mi
impedisce di cadere rovinosamente per terra.
I
suoi baci sulle spalle mi fanno dedurre che non resisterò per molto, credo di
star per impazzire, o per morire.
-
Era, respira. – Mi sussurra all’orecchio, portando le mani tra i miei riccioli e
iniziando a giocare con la mia pelle più sensibile.
Il
mio sospiro gli da via libera e lui continua a toccarmi in una maniera così
intensa che non credevo possibile. Sento delle sensazioni incredibili
avvolgermi, vorrei provocargli le stesse emozioni ma la posizione in cui siamo
non mi permette di far nulla. Quindi decido di muovermi contro di lui,
improvvisando su tutta la linea.
Muovo
il bacino contro il suo e sento la sua erezione strusciarsi dappertutto, non
credevo che potesse esistere un corpo così perfetto. Ho sempre letto di amori
tormentati e passionali, di notti infuocate e corpi bisognosi, ma vivere certe
situazioni è tutta un'altra cosa. Il cuore mi batte a mille, le labbra si
seccano nonostante l’acqua vi scorra sopra ininterrottamente. I nostri ansiti
riempiono il vano della doccia, riscaldandolo ancor più e appannando il vetro
del box a dismisura.
-
Sei fantastica. – Dice, con una voce che non riconosco più come
sua.
Improvvisamente
le sue mani sembrano più grandi e ruvide, mi volto spaventatissima e noto che
gli occhi color bosco sono mutati in verde acceso. Quegli occhi, quei riccioli,
quelle labbra.. sono di Egle.
Urlo
a squarciagola e dopo due minuti capisco di essere nel mio
letto.
E’
stato solo un brutto sogno, penso.. stringendo forte le lenzuola e provando a
calmare tachicardia e respiro affannato.
-
Solo un brutto sogno. – Dico ad alta voce, convincendomene ancor
più.
Sento
ancora quelle mani su di me e la consapevolezza che non sono quelle di Ate mi
distrugge e mi fa quasi cominciare a piangere.
-
Ate, mi dispiace tanto. – Dico ad alta voce, quasi sperando che lui mi
senta.
Bel capitolo o brutto capitolo? Commentate!