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Autore: Milady    15/10/2011    1 recensioni
Per poter accrescere il suo valore agli occhi del Signore Oscuro, Lucius Malfoy escogita un piano, che prevede un'incarico molto delicato per suo figlio Draco. Il giovane Malfoy, abituato ad avere tutto pensa di poter eseguire molto facilmente quanto affidalogli dal padre. Ma il destino... è in agguato!
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Allora…ragazzi non ci credete vero? Ma, si, sono proprio io… sempre io… la super mega-ritardataria. Ma conosco la vostra immensa pazienza e ne abuserò ancora.

Eccovi il nuovo capitolo, che spero vi piaccia, ovviamente saluto con un bacio immenso tutti voi, e con particolare affetto Terry (seguimi sempre mi raccomando) e il mitico Cyber che spero non abbia gettato la spugna e pensato che io lasci incompiuta questa storia…

Buon lettura,

 

Milady.

Ali diFata

Racconto a puntate

di

Mil@dy

 

*** Capitolo XXV III ***

***Partire è un po’morire…***

 

 

Un passo dopo l’altro, come era difficile!

Ma era davvero così faticoso… camminare?

No, forse era faticoso non sapere dove andare, o semplicemente sentirsi come mi sentivo io… in quel preciso frangente

Non mi ricordavo neppure come avevo fatto a lasciare la Stanza di Astronomia, o che faccia avessi ora, mentre percorrevo, come perso, i corridoio affollati della scuola in quella serata di festa.

Avevo notato un paio di sguardi interrogativi lanciati da spauriti ragazzini del secondo anno, uno addirittura aveva avuto il coraggio di additarmi, mettendosi poi a parlottare sottovoce con il compagno al suo fianco.

Ma a me non me ne fregava.

Non me ne fregava niente…

 

Mentre camminavo senza meta, cercavo di calcolare mentalmente quanti sarebbero stati i giorni di vacanza per le imminenti feste, forse quattordici… o quindici? Boh, a volte erano stati anche venti… non che me ne sia fregato più di tanto, ormai...

 

Giunsi quasi senza accorgermi nella hall in cui confluivano tutte le scale provenienti dai vari dormitori della scuola, e dagli infiniti piani superiori o inferiori del Castello.

Le maestose porte di legno pregiato della Sala Grande erano a pochi passi da me, potevo vedere da quel punto le luci che si sprigionavano dall’interno, sentire le lievi e dolci note dell’orchestra, scorgere le tante coppie che varcavano la soglia ed entravano in quel fatato mondo di festa, ma non mi importava.

In realtà non mi importava di niente… quella sera…

Non era cosa di cui un serpeverde, oltretutto un Malfoy, sarebbe stato fiero di fare ma volevo solo nascondermi, celarmi, sfuggire a tutta quella gioiosa sensazione nell’aria…

Volevo scomparire…

Se avessi potuto smaterializzarmi, l’avrei fatto.

Che comportamento da codardo, mio padre me lo avrebbe rinfacciato per l’eternità se ne fosse venuto a conoscenza.

Stavo infine meditando seriamente di tornare nella mia stanza privata, giù al sotterraneo e macerarmi nell’autocommiserazione, quando un formicolio strano all’altezza della nuca mi bloccò…

Era come aver subito un incantesimo petrificus, proprio lì, nel bel mezzo dell’ingresso della scuola, dove non si potevano di certo eseguire incantesimi non autorizzati.

Era la pressante ed incredibile sensazione che qualcuno mi stesse scrutando quasi volesse bucarmi la testa con la sola forza del pensiero.

Alzai gli occhi verso l’ipotetica fonte di tutta quella distruttiva potenza, immaginando di dover incrociare lo sguardo iroso e furente della Parkinson, mentre invece… fu quello di lei che vidi.

 

Quello della Weasley…

 

Lei era là, in alto, in cima alla scalinata.

 

Bella, come la dea che nei miti Babbani si narrava fosse uscita dalla schiuma del mare.

 

Pericolosa e stuzzicante, come la vetta aspra di una montagna per uno scalatore.

 

Irraggiungibile e misteriosa, come il miraggio di un oasi nel deserto.

 

Proibita, vietata… come solo una Weasley poteva esserlo per un Malfoy…

 

Sentii di odiarla, profondamente.

Odiavo quei suoi capelli incredibili, rossi come il fuoco della passione, lisci e morbidi… che sfioravano appena l’ovale perfetto del suo viso e le sue spalle candide, evidenziate dalla morbida stola di cashmere nera.

Odiavo quelle sue curve perfette… e quel suo seno… pieno e sodo proprio come piaceva a me…

Odiavo…

 

Ma no, era tutto sbagliato!

 

Io non la dovevo odiare; per me doveva essere semplicemente indifferente.

Indifferente come la Parkinson, indifferente come la plebaglia che mi circondava quella sera… mentre errando come mai mi era capitato prima, io la odiavo come nessun altro al mondo…

Non dovevo… invece l’astio mi ribolliva dentro e mi colmava traboccando come un vaso d’acqua troppo pieno.

Un sentimento intenso, violento, intimo e viscerale, decisamente pericoloso per uno nella mia situazione… perché proprio come una medaglia, fredda e dorata, l’odio nascondeva l’altra faccia, il rovescio, la sua naturale antitesi: l’amore.

 

Non era assolutamente possibile! Non era da “Malfoy”… Non… Già, ma intanto non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.

 

Con lo sguardo vacuo, perso nel vuoto, perso nei pensieri che mi tormentavano da quando avevo letto le parole scritte con noncuranza da mio padre, sprofondavo senza fine nella disperazione, e mi perdevo ancor di più nei movimenti lenti e sinuosi della Weasley che scendeva la scalinata seguita da quell’inetto di Thomas.

 

Temevo già di intuire quello che sarebbe successo… e già ne soffrivo….

 

C’era vendetta pura nei suoi occhi di ghiaccio, il cui colore solitamente d’un azzurro raggiante, era mutato in un blu cupo, come le insondabili profondità del mare.

 

Occhi che un giorno lontano, in un piovoso vicolo di Notturn-Alley aveva visto brillare di desiderio… Possibile che quel momento fosse stato così insignificante… per lei, da essere stato rimosso del tutto ?

 

Oh, che tortura sublime era accarezzare con lo sguardo le sue spalle vellutate, mentre con gesto sapiente lei le scopriva, ma al solo beneficio degli occhi e ahimè delle labbra, di Thomas… vile bipede strisciante, che non meritava davvero tanta fortuna…

 

Quindi, esattamente come mi aspettavo, lei si lasciò baciare e io immaginai di affatturare tutti con la mia bacchetta magica, e poi.. solo poter fuggire il più lontano possibile da quel luogo, che aveva ormai il sentore amaro di una prigione…

 

Non chiusi gli occhi, come sarebbe stato giusto fare per evitare di osservare tale scempio, li lasciai volutamente vagare nel vuoto… perché guardare la Weasley mi bruciava come sale su una ferita.

 

Ero assolutamente inebetito e stordito… caduto sotto i colpi sferrati da un destino ormai avverso e stavo per arrendermi all’inevitabile sconfitta, rimediata su tutti i fronti, quando… una voce mi strappò al doloroso delirio.

 

- Malfoy ? Draco Malfoy?

 

Pure nel bel mezzo del travaglio esistenziale riuscii a captarla.

Una voce, che lì per lì mi parve melodiosa ma che celava in sé un subdolo comando, quasi come l’incanto dolce e pericoloso di una sirena, mitiche creature che si pensava esistessero ancora nei mari del sud del mondo magico.

 

Mi bloccai, irrigidendo le spalle, ma tenni le mani in maniera svogliata ed indolente ben ficcate nelle tasche ad ostentare la più totale indifferenza; non avevo assolutamente intenzione di fraternizzare, quella sera, con nessuno, si fosse trattato finanche della più bella ragazza di Hogwarts!

 

- Sei tu… Malfoy, non è così?

 

Sebbene di malavoglia, e niente affatto incuriosito, decisi di volgermi verso la fonte di quella soave e pericolosa voce.

Quanto vidi non tradì affatto l’aspettativa che sollevava…

 

Una giovane donna… e che donna, mi stava fissando pensierosa dall’alto della sua imponente statura.

Compresi subito di averla già vista, ma mi sfuggiva dove… ed in quale circostanza.

 

Era snella, slanciata ma non esile come la moda del tempo imponeva, bensì piena e soda proprio dove meglio si addiceva, e come io preferivo.

 

I capelli erano lunghi, vaporosi e d’un color rubino acceso che avrei oltremodo apprezzato, ma non in quel particolare frangente, e in quella infausta serata.

Il resto era in linea con l’avvenenza di quei particolari; occhi verdi come foglie primaverili, labbra rosse e piene come ciliegie mature da cogliere e divorare.

 

Ma che voleva quella sventola da me?

Sorrisi sornione, pensando che forse la serata… non sarebbe stata poi così da buttare…

- Beh, la mia fama mi precede a quanto pare, sebbene io non abbia il piacere di conoscere te…

 

La donna increspò le labbra perlate ricambiando il mio sorriso; simpatiche fossette si disegnarono sulle sue guance rosate. - Oh, ma a questo si rimedierà… diciamo che potrai conoscermi meglio… giù nell’aula di difesa contro le arti oscure…

 

I suoi occhi dal taglio felino si illuminarono all’improvviso di una luce sensuale e per un folle attimo credetti che mi stesse esplicitamente invitando ad appartarmi con lei…

 

Sospirai alzando gli occhi al cielo, indeciso se accettare al volo un’occasione tanto ghiotta o se declinare con decisione, ma gli occhi mi caddero di nuovo … e… volutamente, sulla scalinata, dove la Weasley era ancora intenta a sbaciucchiarsi, avvinta come l’edera a quel babbeo di Thomas…

La testa mi girò sotto un impulso folle …e allora dirottai uno sguardo furente in quello verde e quieto della misteriosa interlocutrice.

 

Strinsi inconsciamente le mani a pugno e le porsi il braccio con fare autoritario. La Parkinson, (e gran parte della popolazione femminile di Hogwarts) sarebbe strisciata da me, se le avessi rivolto un invito a quel modo.

- Okay bambola, è la tua serata fortunata: andiamo in quell’aula o in qualsiasi altra tu voglia… ti farò toccare il cielo con un dito, fidati…

 

Lei, colta di sorpresa mi fissò inizialmente con aria sbalordita, poi scoppiò a ridere coprendosi la bocca con la mano.

Fu un gesto tanto spontaneo quanto elegante e sobrio che, invece di innervosirmi come mi sarebbe successo in qualsiasi altra occasione, mi fece venir voglia di ridere.

La sua risata era contagiosa; un suono dolce e cristallino che metteva allegria.

E ben presto l’euforia che provavo sfociò nel desiderio… nella voglia di avvicinarmi a lei, magari stringerla e baciarla… proprio come stava facendo in quello stesso istante lo stronzo di Thomas con quella sfrontata della Weasley!

 

Lei dovette accorgersi al volo del cambiamento che era subentrato in me, perché in un batter d’occhio ridiventò seria e quando mi parlò assunse un tono che all’improvviso mi parve quello di una donna, una donna molto più adulta di me…

 

- Cielo, mi avevano riferito che voi Malfoy siete un passo avanti a tutti, ma non immaginavo così avanti… Credo che tu stia facendo una gran bella gaffe, mio esuberante giovanotto…

 

- Uhmm… davvero ? Potresti essere più esplicita… per favore …- Conclusi con sufficienza, ma una strana arsura iniziava ad inaridirmi la gola.

 

- Probabilmente non sei stato abbastanza attento alla riunione dell’altro giorno indetta dal Preside, ma… io sono la tua nuova insegnante di difesa contro le Arti Oscure, Malfoy … e sarà proprio giù in quell’aula che ci conosceremo meglio; mentre faremo lezione!

 

- Ops, beh…ecco…ho semplicemente frainteso, professoressa… Ehm, mi è sfuggito il suo nome… - Sbiascicai, fermamente convinto che quella sera, sarebbe stata in ogni caso una serata sfigata. - Mi scusi, la prego… non mi metta già una nota di demerito, ancor prima di iniziare le lezioni… Stavo giusto andando nella mia stanza giù al sotterraneo…non credo di sentirmi molto bene…

 

Per tutta risposta lei riprese a ridere e con un gesto perentorio della mano bloccò il mio inarrestabile fiume di parole.

 

- Okay, okay, Malfoy, basta così ti prego… Se anche nelle interrogazioni sarai tanto loquace…credo che ti metterò sempre un bel eccellente…

 

Deglutii spiazzato e incerto ora sul da farsi. Pensai bene di restare in attesa ed in silenzio, ovviamente quella donna sapeva il fatto suo, e mi avrebbe ben presto detto che cosa dovevo fare.

Di certo mi spiazzò, perché fra tutte le cose che poteva dirmi o propormi, mai e poi mai mi sarei aspettato una cosa del genere…

 

Mi offrì il braccio, snello e delicato, imitando all’incirca lo stesso gesto che poco fa avevo fatto io… - Vorresti invece… accompagnare una dama al ballo ?

 

La fissai dritto negli occhi, cercando di scoprire se volesse in qualche modo prendersi gioco di me… o farmi sentire ancora una volta un perfetto imbecille. Ma non vi erano ombre nei suoi occhi brillanti.

Solo una ferrea determinazione, quella di una donna, giovane sì, ma con esperienza alle spalle; quella che arriva al traguardo con le sue sole forze e ne è pienamente consapevole…

 

Cosciente della sua volontà, del suo valore, della sua bellezza.

 

Mentre tutti quei pensieri si rincorrevano nella mia mente, afferrai in fretta la sua mano delicata e mi mossi con eleganza verso le porte della Sala Grande.

A ben pensarci non mi sarei mai lasciato scappare l’occasione di presentarmi al ballo con uno schianto simile, oltretutto molto più grande di me…

lo sfregiato e la sua cricca di smidollati si sarebbero beccati un bel accidente, di sicuro!

 

- Ogni suo desiderio è un ordine, cherie, le farò da cavalier servente per tutta la sera, se me lo permetterà…

 

- Adulatore e abile sfruttatore delle occasioni, Malfoy… come mi avevano mormorato…

 

Sollevai il sopracciglio ostentando sorpresa. - Aha, ma davvero? E chi dice certe cose su noi Malfoy, se posso chiederlo, di sicuro nostri detrattori.

 

Le porte e la scalinata si schiusero dinanzi a noi.

I controlli magici posti da Silente, affinché ogni ragazzo potesse entrare solo se accompagnato da un esponente del gentil sesso, ci lasciarono passare senza alcuna opposizione.

 

Fuori, alle nostre spalle forse la Weasley si stava ancora sbaciucchiando con quello per un attimo cercai di cancellarlo dai pensieri.

 

- Ma la mia osservazione non voleva essere un biasimo, Malfoy, bensì un elogio… non lo pensi anche tu ?

 

- Sì, credo anch’io che certe doti siano innate, più spiccate in certe persone e più accettate da certi maghi e Case… probabilmente quelle giuste, non lo crede anche lei?

 

Mi fissò con quell’aria indefinibile, come di una che la sa lunga… - Wow… la tua sicurezza rasenta l’arroganza… mi piace anche questo…

 

Nel frattempo eravamo scesi dall’imponente scalinata, che sempre pretendeva di allestire Madama Sprite con tutta una serie di pini, alberi e fiori fatati che solo lei sapeva coltivare e reperire.

La Sala era già piuttosto piena, e da alcuni tavolini posti ai lati della grande pista da ballo, potei notare con orgoglio come certi studenti spalancavano la bocca al mio passaggio.

Sghignazzai sommessamente, sentendomi finalmente sollevato dopo aver passato momenti tanto bui per il mio umore…

Certo, entrare in scena con una sventola simile aveva i suoi privilegi… Non era da tutti ed il mio ego ne uscì magicamente tonificato e rafforzato... La mia notorietà sarebbe schizzata alle stelle quella sera, e quando certe voci sarebbero giunte alle orecchie dei Grifondoro, soprattutto in quelle di una certa Grifondoro, beh, sarebbe stata la mia rivincita più grande!

 

Mentre ci muovevamo, attraversando la folla come un motoscafo che solca le onde, cercai velocemente fra i tanti studenti di scorgere Zabini, anche con lui avrei gradito vantarmi… e non escludevo di farlo più tardi, in un secondo tempo, magari su nell’aula di astronomia.

La mia mente era un vulcano di idee e fra le tante che vi si affollavano cercavo solamente le parole adatte per invitare a ballare la mia dama, ma… lei… all’improvviso, quasi avesse immaginato i miei pensieri si bloccò, e voltandosi con decisione verso di me mi posò con delicatezza una mano sull’avambraccio.

 

- Perdonami Malfoy, ma, a questo punto….credo di dover essere sincera con te.

 

Il cuore mi balzò in gola, tremando al solo pensiero che mi avrebbe spiattellato dritto in faccia una verità ancor più triste e meschina di quella che mi aveva prospettato mio padre con la sua lettera.

La fissai cercando di non far trasparire troppo dal mio sguardo la delusione che cominciavo a provare.

- Che cosa sta cercando di dirmi, cherie ?

 

Lei piegò la testa di lato, indicandomi con un lieve cenno il lungo tavolo dove sedevano gli insegnanti, con un veloce sguardo tentai di identificarli tutti; c’era Piton, impettito e severo, scrutava attorno a se con occhi malevoli gli studenti e si poteva pensare che volesse affatturarli con lo sguardo; poco più in là sedeva Vector, piccolo e striminzito sembrava malinconico e guardava con adorazione la professoressa McGranitt, che ovviamente non si avvedeva affatto di lui. Incredibilmente era presente anche la professoressa Cooman, strano non lasciava mai la calda atmosfera della torre dove insegnava quell’insulsa materia… la McGranitt stava tentando di ascoltarla attraverso il trambusto, ma non sembrava riuscirci. Silente non era ancora arrivato…

 

Con lo sguardo ancora affranto la fissai in attesa… ma avevo già intuito, quindi parlai prima rischiando, forse, di essere un po’ maleducato.

 

- Ho capito, quei vecchi pezzi da museo non capirebbero né approverebbero che lei passasse la serata con me, anche solo a parlare e ballare…

 

Lei sorrise arricciando amabilmente le labbra rosse e piene. - Anche solo… Perché Malfoy, che cos’altro avresti voluto fare?

 

Ancora percepii quella strana e sottile allusione a qualcosa di erotico… era proprio una prof. diversa, questa… - Uhmm… bere qualcosa di forte e buono, magari dopo aver dato lezione di danza a questi bifolchi, sa… so ballare divinamente il tango… – Replicai con altrettanta malizia.

 

La sua risata mi travolse per l’ennesima volta, giungendo alle mie orecchie con un trillo adamantino. - Sei interessante, Malfoy, e anche molto perspicace… dato che hai inquadrato perfettamente la questione. Non posso accompagnare uno studente ad un ballo… i professori, ehm… non capirebbero.

 

- Ma allora perché mi ha invitato ? - Esclamai con enfasi, perché la rabbia aveva iniziato a montarmi dentro, benché consapevole delle sue motivazioni.

 

- Vuoi la verità, Malfoy?

 

- Sì…

 

- Ti ho incrociato casualmente mentre scendevi dall’aula di Astronomia… e tu manco ti sei accorto delle mia presenza… Avevi una faccia… una di quelle che di solito vedo quando appioppo un inqualificabile in una verifica a qualche sparuto studentello del primo anno. -

Continuai a fissarla senza scompormi più di tanto e lei di rimando resse il mio sguardo in maniera assolutamente impassibile. Eppure… c’era una strana luce nei suoi occhi… qualcosa di occultato e misterioso in quelle profondità smeraldine. Lasciai che proseguisse, senza interromperla. - Mi sono incuriosita, e ti ho seguito mentre tu continuavi a non accorgerti di cosa stava accadendo attorno a te, men che meno della mia presenza, ma è stato solo quando ti ho visto fermo, davanti alle porte della Sala Grande con quello sguardo assorto, perso, disperato… che ho capito.

 

- Umh… davvero? Che cosa?

 

- Che soffrivi per amore… Forse non sei riuscito ad invitare la ragazza dei tuoi sogni… Forse adesso lei è fra le braccia di un altro… Forse… si trattava di quella deliziosa rossa che stavi letteralmente mangiando con gli occhi, ma che – ahimé – si stava lasciando baciare da quel bel brunetto !

 

- Forse tutto questo è un madornale abbaglio, cherie - Conclusi, stroncando di netto le sue parole che iniziavano a bruciarmi dentro come una scottatura provocata da olio bollente. - Non pensa di giungere a conclusioni troppo affrettate?

 

- So quel che dico, perché so bene dove può portare l’amore… sulle vette più alte ed oltre il cielo, come nel punto più basso dell’inferno… spero che la tua non sia una strada troppo difficile, Malfoy…

 

Mentre parlava la luce nei suoi occhi mutò ancora, trasformandosi in qualcosa di più cupo, come se inseguisse un ricordo doloroso, come se parlando la sua mente fosse altrove, rivolta a qualcuno o qualcosa…

 

Ma non mi impietosii, né mi lasciai intimorire dal fatto che lei fosse una mia insegnante.

Aveva mirato troppo dritto al cuore del problema ed il suo virtuale coltello, rigirato nella ferita, faceva maledettamente male…

Non potevo perdonarglielo. Sbottai senza freni inibitori…

- E’ per questo che mi ha invitato, allora? Che piccolo patetico studentello dovevo sembrarle, giusto? Un povero diavolo a cui portare una briciola della sua immacolata carità? Non la voglio la sua dannata compassione… è per caso una maledetta strizza-cervelli, o un’insegnante di difesa contro le Arti Oscure?

 

L’espressione sul suo viso s’indurì come pietra.

- Ascoltami bene Malfoy, perché non te lo ripeterò! Sono venuta da te, mossa da un sentimento che ignoro… e giuro che il mio solo intento era quello di aiutarti. Ma se ti dovessi rivolgere ancora a me in questo modo, sappi che ti ritroveresti in un batter d’occhio espulso da Hogwarts; e poco m’importa se tuo padre si vanta di avere in pugno tutti gli stramaledetti Maghi di questa emerita scuola, me ne fregherei anche di lui!

 

Caspita era un osso duro…

I nostri sguardi si scontrarono in un combattimento furioso; avrei voluto parlare ed interrompere la sua sequela di improperi ma proprio non ci riuscii.

- Ora va, e cerca di risolvere i tuoi problemi con quella rossa, Malfoy, perché alla ripresa delle lezioni non ne avrai di certo il tempo… Considera che io esigo dai miei studenti rendimenti non inferiori a – Oltre ogni immaginazione - voto che da te mi aspetterò in ogni occasione…

Buona serata, Malfoy, spero ne sia valsa la pena!

Scomparve in un baleno, lasciandomi solo, arrabbiato, furente a frustrato molto più di quanto non lo fossi prima.

- Ma bene… semplicemente…perfetto… - Sbiascicai fra me e me, digrignando i denti.

A questo punto era d’obbligo: avevo disperatamente bisogno di bere qualcosa e sfogare i miei più bassi istinti con qualcuno…

.* .* .* .

 

 

Ginny entrò trafelata nella Sala Grande.

Era ancora tutta arrossata e accaldata per colpa delle effusioni scambiate con Dean, ma qualcos’altro la scombussolava ancora di più: riuscire a capire dove fosse finito Malfoy.

 

Ma, dannazione, perché le importava?

Doveva, per forza, avere mille altri pensieri gioiosi nella testa… no?

 

Era al Ballo, uno dei più suggestivi ed eleganti che si fossero organizzati nella Scuola, le vacanze imminenti, il suo accompagnatore un ragazzo piacevole ed intelligente, che molte le invidiavano… Cosa diavolo non andava, allora? Perché doversi rammaricare per uno stronzo come Malfoy?

 

Era questo il punto; quella sera Malfoy, in fin dei conti, non le era parso poi così’ stronzo… Pareva anzi essere precipitato sulla Terra, quella dei comuni mortali, alla velocità di un razzo impazzito… Se solo avesse potuto scoprire quale ne era il motivo… di certo la sua inquietudine sarebbe cessata!

 

Ma come poterlo fare?

 

Dean al suo fianco si agitava nervoso e le strattonava il braccio in continuazione…

 

- Gin…?? Gin…??? Ginny… mi stai ascoltando…? Ehi!!!

 

- Che c’è Dean, che diavolo succede??

 

- E’ la terza volta che ti sto invitando a ballare, ma tu te ne stai lì come una statua con lo sguardo inebetito e lontano, cosa c’è che non va, uhm??

 

- Oh, beh… niente di niente! Non ti sentivo con tutto ‘sto fracasso…scusami… Ma non mi va di ballare con sta’ musica rock-metallara, non ti pare?

 

Il bel brunetto fissò Ginny con aria decisamente stralunata, e azzardò una replica. Ma… ma hanno appena messo su l’ultima canzone romantica dei blue’s ghost mooncerta di stare bene? Vuoi che ti … accompagni su in Sala Comune, sarebbe un’idea, a quest’ora è di certo vuota… - Concluse con malcelata malizia.

 

Ginny presa in evidente contropiede, s’affretto a rispondergli, sebbene fosse totalmente nel pallone

Con lo sguardo preoccupato spaziava da un lato all’altro della Sala, ben sapendo che Dean la stava fissando perplesso…

- Si ! No ! Ehm…cioè … no… non voglio tornare indietro…e sì, è meglio…che balliamo, scusami…

 

- Okay… - Dean si rassicurò un pochino e la trascinò al centro della pista da ballo, che per fortuna era moderatamente affollata.

 

Ginny non era propriamente una forza nella danza, e la cosa la metteva in evidente disagio, anche se poteva ben immaginare cosa Dean aveva in mente di fare: di certo non ballare un Tango…

 

Il concetto di ballo di molti dei ragazzi della sua età era ristretto ad un ferreo abbraccio, il volto tuffato nei capelli della ragazza e le labbra incollate al collo di lei o a stuzzicarle il lobo dell’orecchio…

 

Cosa che avrebbe di certo apprezzato…se il suo partner fosse stato… CHI???

Dannazione…CHI???

Aveva forse paura di ammetterlo perfino con se stessa??? Era un pensiero doloroso ed estenuante…

 

Sta di fatto che nel contempo, sebbene persa in tutti i suoi stupidi ragionamenti, Ginny si era ritrovata sulla pista da ballo con Dean che la stringeva possessivamente, sussurrandogli dolci parole all’orecchio…

Ma lei non connetteva, non ascoltava neppure… era ormai assillata dal pensiero del viso triste di Malfoy… ossessionata dai suoi occhi spenti e lontani… tormentata da…

 

Poi il tormento si spense all’improvviso…e un lampo violento di rabbia irruppe nel suo cervello!

 

Già, perché… mentre Dean era intento a sbaciucchiarle il collo, lei aveva una perfetta visuale della Sala davanti a sé, e dalla scalinata centrale aveva appena scorto il trionfale ingresso del maledetto ragazzo che le stava rovinando la serata: Malfoy!

 

In barba a tutte le preoccupazioni che l’avevano turbata fino a quel momento, quel bell’imbusto stava scendendo la scalinata a braccetto di una ragazza a dir poco strabiliante.

 

Bella, forse persino più grande di lui, vestita in modo assolutamente perfetto…

 

E lui… lui scendeva tronfio le scale, manco avesse al braccio la star di Hollywood del momento… mentre Ginny si sentì di colpo una perfetta imbecille: preoccuparsi per tutto il tempo di quel che gli era capitato…

Malfoy stava benissimo… anzi non era mai stato meglio!

Forse nell’attimo in cui l’aveva scorto lei, il maledetto Serpeverde stava aspettando quella splendida ragazza, temendo magari di ricevere un bel bidone.

Niente di tutto ciò; la ragazza si era presentata ed ora ecco lì, insieme, pronti a trascorrere una magnifica serata…

 

Ginny ebbe un moto di stizza così violento da provocarle una vertigine… In effetti sbandò un poco e solo grazie al ferreo abbraccio di Dean non cadde come una pera cotta a terra.

 

Dean da canto suo, interpretò il suo oscillare come un invito ad essere stretta ancor più, il che provocò un Ginny un ulteriore malore.

- Dean… ti prego… non ti spiace se andiamo sul balcone a prendere una boccata d’aria, vero…? Mi sento morire qui dentro, fa troppo caldo!

 

- Ops… come vuoi tesoro… - replicò prontamente il giovane, però un velo di tristezza passò sul suo viso. - Anche se devo ammettere che mi piaceva molto…ballare con te…

 

- Continueremo dopo, se mi sentirò meglio… - Tagliò corto Ginny, desiderosa di scappare al più presto da lì, e soprattutto non incrociare manco per sbaglio quella maledetta canaglia di un serpeverde.

Grazie alle note romantiche di sottofondo la pista si era riempita, tanto che i due ragazzi erano costretti a muoversi con fatica fra tutto quel marasma.

 

Quando possibile, Ginny procedeva decisa verso i grandi battenti di legno e specchio che conducevano alla balconata centrale, tirandosi quasi dietro il povero Dean sempre più confuso ed incespicante.

 

-Ginny… ma come fai a correre così? Non ti sentivi male solo poco fa…?

 

- Ho fretta, Dean, voglio uscire da questa bolgia. – Replicò la rossa, voltandosi verso il ragazzo per non sembrare troppo scortese. Non pensò certo, che in quell’infinitesimale lasso di tempo, potesse incappare in un… ostacolo!

Urtò violentemente contro qualcuno, o forse qualcosa, dato che era davvero di consistenza massiccia ma percependo chiaramente di aver pestato un piede si rese subito conto di aver urtato una persona…

 

- Ahia! Acc… guarda dove vai! - Si lamentò lo sfortunato…

Ginny si voltò prontamente verso lo sconosciuto per scusarsi… ed ebbe un insolito deja-vu. Quel tizio aveva un che di familiare…

 

Era alto, molto più alto di lei, che per occasione portava i tacchi e non poteva certo definirsi minuta.

Ancor prima di osservarlo meglio, Ginny scrutò decisa verso il viso del giovane e uno sguardo di puro smeraldo la investì con forza dirompente.

Le labbra di lui erano piegate in un ghigno sornione e complice, la sua voce calda e sensuale la investì anche nel mezzo del trambusto della sala.

 

- Ma guarda chi c’è… Weasley, ti inviterei immediatamente a ballare… si da il caso, però, che mi abbia appena spaccato un piede con il tuo dolce peso…

 

- Accidenti ma… sei proprio tu??? Zabini!!! Giuro che ti non ti avrei mai riconosciuto, se non mi fossi piombato addosso… in maniera assai poco garbata.

Il giovane serpeverde rise di gusto, ma non si fece pregare due volte nel replicare. - Uhm… non mi avresti riconosciuto… e perché? Sto forse male, vestito così?

 

- No, no ma che dici??? Sei solo un tantino…stravagante… e uhm… originale… Lo sai chi si veste così nel mondo babbano…???

 

- Per favore, non lesinare la tua fama di educanda con me… e dimmi subito la verità…

 

- Serpe biforcuta, vuoi la verità eh? Ebbene non te la manderò a dire… sembri un cameriere al servizio di un matrimonio dozzinale…

 

Zabini rise ancora di più degli epiteti che gli stava rifilando la ragazza e forse…chissà… anche lei si fece trasportare dal suo buonumore, fatto sta’che nel giro di pochi istanti si ritrovarono entrambe a ridere come vecchi amici che si erano ritrovati dopo molto tempo.

 

Dean Thomas… alle spalle di Ginny, accantonato ed abbandonato ribolliva di rabbia e s’intromise con veemenza fra i due.

- Insomma che cosa stai facendo Ginny? Chi diavolo è questo qui??

 

 

Blaise ritornò di colpo serio. - Ehi, amico, anche io non ho il piacere di conoscerti, ma se stai accompagnando la signorina Weasley hai già una gran fortuna e devi portarle più rispetto!

 

- Ma chi diavolo ti credi di essere, un dannato Serpeverde? Già, avrei dovuto capirlo subito guardandoti in faccia… Senti non ti permettere di fare la morale a me…o…o…

 

- Basta così voi due o vi faccio buttare fuori entrambe dalla sala!

 

Tuonò Ginny e i due galletti si ammansirono immediatamente. Sia Dean che Blaise la fissarono contemporaneamente come se la vedessero solo in quell’attimo per la prima volta.

La rossa aveva davvero un caratterino da prendere con le molle e nonostante l’aria da “timidina sottomessa” che sembrava sempre portarsi appresso, era fatta –certamente- di tutt’altra pasta…

 

- Va…bene Ginny, ora possiamo andare fuori, per favore? - Abbozzò timorosamente Dean, porgendole la mano.

 

Ma Ginny scosse la testa decisa - No, ho cambiato idea, e voglio ballare…

Ma che le stava passando per la testa? Ginny seppe subito, nel momento in cui formulò il pensiero, che questo avrebbe significato la fine della sua storia con Dean, ma ormai si sentiva trascinata come su un ottovolante babbano e non riusciva più a fermarsi, né a pensare a qualcosa di diverso: l’idea la solleticando troppo….era impossibile opporvisi…

 

- Okay Gin, andiamo a ballare….

 

- No, non voglio ballare con te, Dean, ma con lui! - Rispose fredda e decisa Ginny, puntando con noncuranza il dito verso il petto di Blaise Zabini.

 

Zabini, dal canto suo, sfoderò tutta l’arrogante sicurezza tipica dei Serpeverde, come se le parole della Weasley fossero la scontata conclusione al loro incontro… tese le labbra in un sorriso tanto ebete quanto appagato, e si girò tronfio verso il suo improvviso ed inaspettato rivale.

 

Dean era una maschera di rabbia livida. - Vuoi… tu vu…vuoi ballare con questo topo di fogna?

 

-Ehi, modera i termini, Grifondoro o ti appendo al lampadario con un colpo di bacchetta, tanto in fretta che tu manco te ne accorgi… - S’intromise lesto Zabini.

 

- Ah, sì, e tu pensi di riuscirci? Vuoi sfidarmi in un duello magico? Ci sto’ sfigato, mi divertirò un sacco a darti una lezione! - Lo rimbeccò lesto Thomas, mettendo subito mano alla bacchetta, che malgrado non dovesse essere portata nel salone delle feste, era invece, quasi sicuramente nella tasca di ogni ragazzo.

 

- BASTA! Dean… ho bisogno di parlare con Zabini, è un mio amico e ti pregherei di rispettare la mia decisone!

 

Dean era l’immagine stessa della collera e della delusione. - Sta bene Ginny, ma se adesso vai con lui, stasera non mi riterrò più il tuo accompagnatore.

 

- Sta bene anche a me, vorrà dire che tornerò alla Torre da sola, non mi perderò di certo! - Ribatté a muso duro la ragazza.

 

Dean si volse di scatto senza aggiunger parola, ma prima di sparire fra gli studenti non mancò di lanciare un truce sguardo al giovane Serpeverde che osservava la scena come da un palco privilegiato; si dileguò nel caos della festa facendo bene attenzione che Ginny non notasse il luccicore dei suoi occhi velati da lacrime di rabbia.

 

vvv

oppie che varcavano la soglia ed entravano in quel mondo di festa, ma non mi importava.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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