Allora…ragazzi non
ci credete vero?
Ma,
si, sono proprio io… sempre io…
la super mega-ritardataria. Ma conosco la vostra immensa pazienza e ne abuserò ancora.
Eccovi
il nuovo capitolo, che spero vi piaccia,
ovviamente saluto con un bacio immenso
tutti voi, e con particolare
affetto Terry
(seguimi
sempre mi raccomando) e il mitico Cyber che
spero non abbia gettato la spugna e pensato che io lasci
incompiuta questa storia…
Buon
lettura,
Milady.
Ali diFata
Racconto a puntate
di
Mil@dy
*** Capitolo
XXV III ***
***Partire è un po’morire…***
Un passo
dopo l’altro, come era
difficile!
Ma
era davvero così faticoso… camminare?
No, forse era faticoso
non sapere dove andare, o semplicemente
sentirsi come mi sentivo io… in quel preciso frangente…
Non mi
ricordavo neppure come avevo fatto a lasciare la Stanza di Astronomia, o che faccia avessi ora, mentre percorrevo, come perso,
i corridoio affollati della scuola in quella serata di festa.
Avevo notato un paio di
sguardi interrogativi lanciati da spauriti ragazzini del secondo anno,
uno addirittura aveva
avuto il coraggio di additarmi, mettendosi poi a parlottare sottovoce con il compagno al suo
fianco.
Ma a me
non me ne fregava.
Non me
ne fregava niente…
Mentre
camminavo senza meta, cercavo di
calcolare mentalmente quanti sarebbero stati i giorni di vacanza per le
imminenti feste, forse quattordici… o quindici? Boh, a volte erano stati anche venti… non che me
ne sia fregato più di tanto, ormai...
Giunsi
quasi senza accorgermi nella hall in cui confluivano tutte le scale provenienti
dai vari dormitori della scuola, e dagli infiniti piani superiori o inferiori
del Castello.
Le maestose
porte di legno pregiato della Sala Grande erano a pochi passi da me, potevo vedere da quel punto le luci che si
sprigionavano dall’interno, sentire le
lievi e dolci note dell’orchestra,
scorgere le tante coppie che varcavano la soglia ed entravano in quel
fatato mondo di festa, ma non mi importava.
In
realtà non mi importava di niente… quella sera…
Non era
cosa di cui un serpeverde, oltretutto
un Malfoy, sarebbe stato fiero di
fare ma volevo solo nascondermi,
celarmi, sfuggire a tutta quella
gioiosa sensazione nell’aria…
Volevo
scomparire…
Se
avessi potuto smaterializzarmi, l’avrei
fatto.
Che comportamento da codardo,
mio padre me lo avrebbe rinfacciato per l’eternità se ne fosse venuto a conoscenza.
Stavo
infine meditando seriamente di tornare
nella mia stanza privata, giù al
sotterraneo e macerarmi nell’autocommiserazione, quando un formicolio strano all’altezza della
nuca mi bloccò…
Era come
aver subito un incantesimo petrificus, proprio lì, nel bel mezzo dell’ingresso della scuola, dove non si potevano di certo eseguire
incantesimi non autorizzati.
Era la
pressante ed incredibile sensazione che qualcuno mi stesse
scrutando quasi volesse bucarmi la testa con la sola forza del pensiero.
Alzai gli
occhi verso l’ipotetica fonte di tutta quella distruttiva potenza, immaginando
di dover incrociare lo sguardo iroso e furente
della Parkinson, mentre invece…
fu quello di lei che
vidi.
Quello
della Weasley…
Lei era là, in alto,
in cima alla scalinata.
Bella,
come la dea che nei miti Babbani
si narrava fosse uscita dalla schiuma del mare.
Pericolosa e stuzzicante, come la vetta aspra di una montagna per uno
scalatore.
Irraggiungibile
e misteriosa, come il miraggio di un oasi
nel deserto.
Proibita, vietata…
come solo una Weasley poteva esserlo per un Malfoy…
Sentii di
odiarla, profondamente.
Odiavo quei
suoi capelli incredibili, rossi come il fuoco della passione, lisci e
morbidi… che sfioravano appena l’ovale
perfetto del suo viso e le sue spalle candide,
evidenziate dalla morbida stola di cashmere
nera.
Odiavo quelle sue curve perfette… e quel suo
seno… pieno e sodo
proprio come piaceva a me…
Odiavo…
Ma no, era tutto sbagliato!
Io non la
dovevo odiare; per me doveva essere
semplicemente indifferente.
Indifferente
come la Parkinson, indifferente come la
plebaglia che mi circondava quella sera… mentre errando come mai mi era
capitato prima, io la odiavo
come nessun altro al mondo…
Non dovevo…
invece l’astio mi ribolliva dentro e mi colmava traboccando come un vaso d’acqua
troppo pieno.
Un
sentimento intenso, violento, intimo e viscerale, decisamente pericoloso per uno nella mia situazione… perché proprio come una medaglia, fredda e dorata, l’odio nascondeva l’altra faccia, il rovescio, la sua
naturale antitesi: l’amore.
Non era
assolutamente possibile! Non era da “Malfoy”… Non… Già, ma intanto non riuscivo
a staccarle gli occhi di dosso.
Con lo
sguardo vacuo, perso nel vuoto, perso nei pensieri che mi tormentavano da
quando avevo letto le parole scritte con noncuranza da mio padre, sprofondavo senza fine nella disperazione, e mi perdevo ancor di più nei movimenti lenti
e sinuosi della Weasley che scendeva la
scalinata seguita da quell’inetto di
Thomas.
Temevo già
di intuire quello che sarebbe successo… e già ne soffrivo….
C’era vendetta pura nei suoi occhi di ghiaccio, il cui colore solitamente d’un azzurro raggiante, era
mutato in un blu cupo, come le insondabili profondità del mare.
Occhi che un giorno lontano, in un piovoso vicolo di Notturn-Alley aveva
visto brillare di desiderio… Possibile che quel momento fosse
stato così insignificante… per lei, da essere stato rimosso del tutto ?
Oh, che
tortura sublime era accarezzare con lo sguardo le sue spalle vellutate, mentre con gesto sapiente lei le scopriva, ma al solo beneficio degli occhi e ahimè delle labbra, di Thomas… vile bipede strisciante, che non meritava davvero tanta
fortuna…
Quindi, esattamente come mi aspettavo, lei si lasciò baciare e io immaginai di
affatturare tutti con la mia bacchetta magica, e poi..
solo poter fuggire il più lontano
possibile da quel luogo, che aveva ormai
il sentore amaro di una prigione…
Non chiusi gli occhi, come sarebbe stato giusto fare per evitare di
osservare tale scempio, li lasciai volutamente vagare nel vuoto… perché guardare la Weasley mi bruciava come
sale su una ferita.
Ero
assolutamente inebetito e stordito… caduto sotto i colpi sferrati da un destino
ormai avverso e stavo per arrendermi all’inevitabile
sconfitta, rimediata su tutti i fronti, quando… una voce mi strappò al doloroso delirio.
- Malfoy ? Draco…
Malfoy?
Pure nel
bel mezzo del travaglio esistenziale riuscii
a captarla.
Una voce, che lì per lì mi parve melodiosa ma che celava
in sé un subdolo comando, quasi come
l’incanto dolce e pericoloso di una sirena, mitiche creature che si pensava esistessero ancora nei mari del sud del mondo magico.
Mi bloccai,
irrigidendo le spalle, ma tenni le mani
in maniera svogliata ed indolente ben ficcate nelle tasche ad ostentare la più
totale indifferenza; non avevo assolutamente intenzione di fraternizzare,
quella sera, con nessuno, si fosse trattato finanche della più bella
ragazza di Hogwarts!
- Sei tu… Malfoy,
non è così?
Sebbene di malavoglia, e niente affatto incuriosito, decisi di volgermi verso la fonte di quella
soave e pericolosa voce.
Quanto vidi non tradì affatto l’aspettativa che sollevava…
Una giovane
donna… e che donna, mi stava fissando pensierosa dall’alto della sua
imponente statura.
Compresi
subito di averla già vista, ma mi sfuggiva dove… ed in
quale circostanza.
Era snella, slanciata ma non esile come la moda del tempo
imponeva, bensì piena e soda proprio dove meglio si addiceva, e come io preferivo.
I capelli
erano lunghi, vaporosi e d’un color
rubino acceso che avrei oltremodo apprezzato, ma non in quel particolare frangente, e in quella infausta
serata.
Il resto
era in linea con l’avvenenza di quei
particolari; occhi verdi come
foglie primaverili, labbra rosse e piene
come ciliegie mature da cogliere e divorare.
Ma che voleva quella sventola da me?
Sorrisi
sornione, pensando che forse la serata…
non sarebbe stata poi così da buttare…
- Beh, la mia fama mi precede a quanto pare, sebbene io non abbia il piacere di conoscere
te…
La donna
increspò le labbra perlate ricambiando il mio sorriso; simpatiche fossette si disegnarono sulle sue
guance rosate. - Oh, ma a questo si rimedierà… diciamo
che potrai conoscermi meglio… giù nell’aula di difesa contro le
arti oscure…
I suoi
occhi dal taglio felino si illuminarono all’improvviso
di una luce sensuale e per un folle attimo credetti che mi
stesse esplicitamente invitando ad appartarmi con lei…
Sospirai
alzando gli occhi al cielo, indeciso se accettare al volo un’occasione tanto
ghiotta o se declinare con decisione, ma gli occhi mi caddero di nuovo … e… volutamente,
sulla scalinata, dove la Weasley
era ancora intenta a
sbaciucchiarsi, avvinta come l’edera a quel babbeo di Thomas…
La testa mi
girò sotto un impulso folle …e allora
dirottai uno sguardo furente in
quello verde e quieto della misteriosa interlocutrice.
Strinsi
inconsciamente le mani a pugno e le
porsi il braccio con fare autoritario.
- Okay bambola, è la tua serata fortunata: andiamo in quell’aula o in qualsiasi altra tu voglia… ti farò toccare il
cielo con un dito, fidati…
Lei, colta di sorpresa mi fissò inizialmente con aria sbalordita, poi scoppiò a ridere coprendosi la bocca con
la mano.
Fu un gesto
tanto spontaneo quanto elegante e sobrio che, invece di innervosirmi come mi
sarebbe successo in qualsiasi altra occasione, mi fece venir voglia di ridere.
La sua
risata era contagiosa; un
suono dolce e cristallino che metteva allegria.
E
ben presto l’euforia che provavo sfociò nel desiderio… nella voglia di
avvicinarmi a lei, magari stringerla e baciarla… proprio come stava facendo
in quello stesso istante lo stronzo di
Thomas con quella sfrontata della Weasley!
Lei dovette
accorgersi al volo del cambiamento che era subentrato in me, perché in un
batter d’occhio ridiventò seria e quando mi parlò assunse un tono che
all’improvviso mi parve quello di una
donna, una donna molto
più adulta di me…
-
Cielo, mi avevano riferito che voi
Malfoy siete un passo avanti a tutti, ma
non immaginavo così avanti… Credo che tu stia facendo una gran bella gaffe,
mio esuberante giovanotto…
- Uhmm… davvero ?
Potresti essere più esplicita… per favore …- Conclusi con sufficienza, ma una strana
arsura iniziava ad inaridirmi la gola.
- Probabilmente non sei stato abbastanza
attento alla riunione dell’altro giorno indetta dal Preside, ma… io
sono la tua nuova insegnante di difesa contro le Arti Oscure, Malfoy …
e sarà proprio giù in quell’aula che ci conosceremo meglio; mentre
faremo lezione!
- Ops, beh…ecco…ho semplicemente frainteso, professoressa…
Ehm, mi è sfuggito il suo nome… - Sbiascicai, fermamente convinto che quella
sera, sarebbe stata in ogni caso una serata sfigata. - Mi scusi, la prego…
non mi metta già una nota di demerito, ancor prima di iniziare le lezioni…
Stavo giusto andando nella mia stanza giù al sotterraneo…non credo di sentirmi
molto bene…
Per tutta
risposta lei riprese a ridere e con un gesto perentorio della mano bloccò il
mio inarrestabile fiume di parole.
-
Okay, okay, Malfoy, basta così ti prego… Se anche nelle interrogazioni sarai tanto
loquace…credo che ti metterò sempre un bel eccellente…
Deglutii
spiazzato e incerto ora sul da farsi. Pensai bene di
restare in attesa ed in silenzio, ovviamente quella
donna sapeva il fatto suo, e mi avrebbe
ben presto detto che cosa dovevo fare.
Di certo mi
spiazzò, perché fra tutte le cose che poteva dirmi o propormi, mai e poi mai mi sarei
aspettato una cosa del genere…
Mi
offrì il braccio, snello e delicato, imitando all’incirca lo stesso gesto che poco fa avevo fatto io… - Vorresti invece…
accompagnare una dama al ballo ?
La fissai
dritto negli occhi, cercando di scoprire se volesse in
qualche modo prendersi gioco di me… o farmi sentire ancora una volta un
perfetto imbecille. Ma non vi erano ombre nei suoi
occhi brillanti.
Solo una
ferrea determinazione, quella di una
donna, giovane sì, ma con esperienza alle spalle; quella che
arriva al traguardo con le sue sole
forze e ne è pienamente consapevole…
Cosciente
della sua volontà, del suo valore,
della sua bellezza.
Mentre
tutti quei pensieri si rincorrevano nella mia mente, afferrai in fretta la sua mano delicata e mi
mossi con eleganza verso le porte della Sala Grande.
A ben
pensarci non mi sarei mai lasciato scappare l’occasione di presentarmi al ballo
con uno schianto simile, oltretutto
molto più grande di me…
lo sfregiato e la sua cricca di smidollati si sarebbero beccati un bel accidente, di sicuro!
- Ogni suo desiderio è un ordine, cherie, le
farò da cavalier servente
per tutta la sera, se me lo permetterà…
- Adulatore
e abile sfruttatore delle occasioni,
Malfoy… come mi avevano mormorato…
Sollevai il
sopracciglio ostentando sorpresa. - Aha, ma davvero? E
chi dice certe cose su noi Malfoy, se
posso chiederlo, di
sicuro nostri detrattori.
Le porte e
la scalinata si schiusero dinanzi a noi.
I controlli
magici posti da Silente, affinché ogni
ragazzo potesse entrare solo se accompagnato da un esponente del gentil sesso, ci lasciarono passare senza alcuna opposizione.
Fuori, alle nostre spalle forse la Weasley si stava ancora
sbaciucchiando con quello… per un
attimo cercai di cancellarlo dai
pensieri.
- Ma la mia osservazione non voleva essere un biasimo, Malfoy,
bensì un elogio… non lo pensi
anche tu ?
- Sì, credo anch’io che certe doti siano innate, più spiccate in certe persone e più accettate da certi maghi e Case…
probabilmente quelle giuste, non lo crede anche lei?
Mi fissò
con quell’aria indefinibile, come di una che la sa lunga… - Wow… la tua sicurezza rasenta
l’arroganza… mi piace anche questo…
Nel frattempo eravamo scesi dall’imponente
scalinata, che sempre pretendeva di
allestire Madama Sprite con tutta una serie di pini,
alberi e fiori fatati che solo lei sapeva coltivare e reperire.
La Sala era
già piuttosto piena, e da alcuni
tavolini posti ai lati della grande pista da ballo, potei
notare con orgoglio come certi studenti spalancavano la bocca al mio passaggio.
Sghignazzai
sommessamente, sentendomi finalmente
sollevato dopo aver passato momenti tanto bui per il
mio umore…
Certo, entrare in scena con una sventola simile
aveva i suoi privilegi… Non era da tutti ed il mio ego ne uscì magicamente
tonificato e rafforzato... La mia notorietà sarebbe schizzata alle stelle quella
sera, e quando certe voci sarebbero
giunte alle orecchie dei Grifondoro, soprattutto in quelle di una certa Grifondoro, beh, sarebbe stata la mia rivincita più grande!
Mentre ci
muovevamo, attraversando la folla come un motoscafo che solca le onde, cercai
velocemente fra i tanti studenti di
scorgere Zabini, anche con lui avrei
gradito vantarmi… e non escludevo di
farlo più tardi, in un secondo tempo,
magari su nell’aula di astronomia.
La mia
mente era un vulcano di idee e fra le tante che vi si
affollavano cercavo solamente le parole adatte per invitare a ballare la mia
dama, ma… lei… all’improvviso, quasi avesse immaginato i miei pensieri si
bloccò, e voltandosi con decisione verso
di me mi posò con delicatezza una mano
sull’avambraccio.
- Perdonami
Malfoy, ma, a questo punto….credo di dover
essere sincera con te.
Il cuore mi
balzò in gola, tremando al solo pensiero
che mi avrebbe spiattellato dritto in faccia una verità ancor più triste e meschina di
quella che mi aveva prospettato mio padre con la sua lettera.
La fissai
cercando di non far trasparire troppo dal mio sguardo la delusione che
cominciavo a provare.
- Che cosa sta cercando di dirmi, cherie ?
Lei piegò
la testa di lato, indicandomi con un
lieve cenno il lungo tavolo dove sedevano gli insegnanti, con un veloce sguardo
tentai di identificarli tutti; c’era Piton, impettito e severo, scrutava attorno
a se con occhi malevoli gli studenti e si poteva pensare che volesse
affatturarli con lo sguardo; poco più in
là sedeva Vector,
piccolo e striminzito sembrava malinconico e guardava con adorazione la
professoressa McGranitt, che ovviamente non si avvedeva affatto di lui. Incredibilmente era presente anche la
professoressa Cooman, strano non
lasciava mai la calda atmosfera della torre dove insegnava quell’insulsa
materia…
Con lo
sguardo ancora affranto la fissai in attesa… ma avevo già intuito, quindi parlai
prima rischiando, forse,
di essere un po’ maleducato.
- Ho
capito, quei vecchi pezzi da museo non capirebbero né approverebbero che lei passasse la serata con
me, anche solo a parlare e ballare…
Lei sorrise
arricciando amabilmente le labbra rosse e piene. - Anche solo… Perché Malfoy, che cos’altro
avresti voluto fare?
Ancora percepii
quella strana e sottile allusione a
qualcosa di erotico… era proprio una prof. diversa,
questa… - Uhmm… bere qualcosa di forte e buono, magari dopo aver dato
lezione di danza a questi bifolchi, sa…
so ballare divinamente il tango… –
Replicai con altrettanta malizia.
La sua
risata mi travolse per l’ennesima volta,
giungendo alle mie orecchie con un trillo adamantino. - Sei interessante, Malfoy,
e anche molto perspicace… dato che hai
inquadrato perfettamente la questione. Non posso accompagnare
uno studente ad un ballo… i professori, ehm… non capirebbero.
- Ma allora perché mi ha invitato ? - Esclamai
con enfasi, perché la rabbia aveva iniziato a montarmi dentro, benché
consapevole delle sue motivazioni.
- Vuoi la
verità, Malfoy?
- Sì…
- Ti ho incrociato casualmente mentre scendevi dall’aula di
Astronomia… e tu manco ti sei accorto delle mia presenza… Avevi una faccia…
una di quelle che di solito vedo quando appioppo un inqualificabile in una verifica a
qualche sparuto studentello del primo anno. -
Continuai a fissarla senza scompormi più di tanto e lei di rimando resse il mio sguardo in maniera
assolutamente impassibile. Eppure… c’era
una strana luce nei suoi occhi… qualcosa
di occultato e misterioso in quelle profondità smeraldine.
Lasciai che proseguisse, senza interromperla.
- Mi sono incuriosita, e ti ho seguito mentre tu continuavi a non
accorgerti di cosa stava accadendo attorno a te, men che meno della
mia presenza, ma è stato solo quando ti
ho visto fermo, davanti alle porte della
Sala Grande con quello sguardo assorto, perso,
disperato… che ho capito.
- Umh… davvero? Che
cosa?
- Che
soffrivi per amore… Forse non sei riuscito ad invitare la ragazza dei tuoi sogni… Forse adesso
lei è fra le braccia di un altro… Forse… si trattava di quella deliziosa rossa
che stavi letteralmente mangiando con gli occhi, ma che – ahimé
– si stava lasciando baciare da quel bel brunetto !
- Forse
tutto questo è un madornale abbaglio, cherie… -
Conclusi, stroncando di netto le
sue parole che iniziavano a bruciarmi dentro come una scottatura provocata da
olio bollente. - Non pensa di giungere a
conclusioni troppo affrettate?
- So quel che dico, perché so bene dove può portare l’amore… sulle vette
più alte ed oltre il cielo, come nel punto più basso dell’inferno… spero che la tua non sia una strada troppo
difficile, Malfoy…
Mentre
parlava la luce nei suoi occhi mutò ancora, trasformandosi in qualcosa di più cupo, come
se inseguisse un ricordo doloroso, come
se parlando la sua mente fosse altrove, rivolta
a qualcuno o qualcosa…
Ma non mi impietosii, né mi lasciai intimorire dal fatto che lei
fosse una mia insegnante.
Aveva
mirato troppo dritto al cuore del problema ed il suo virtuale coltello, rigirato nella ferita, faceva maledettamente male…
Non potevo
perdonarglielo. Sbottai senza freni
inibitori…
- E’ per questo che mi ha invitato, allora? Che piccolo patetico
studentello dovevo sembrarle,
giusto? Un povero diavolo a cui portare
una briciola della sua immacolata carità?
Non la voglio la sua dannata compassione… è
per caso una maledetta
strizza-cervelli, o un’insegnante di difesa
contro le Arti Oscure?
L’espressione
sul suo viso s’indurì come pietra.
- Ascoltami bene Malfoy, perché non te lo ripeterò! Sono venuta da te, mossa da un sentimento che
ignoro… e giuro che il mio solo intento
era quello di aiutarti. Ma se ti dovessi
rivolgere ancora a me in questo modo, sappi che ti ritroveresti in un batter
d’occhio espulso da Hogwarts; e poco m’importa
se tuo padre si vanta di avere in pugno tutti gli stramaledetti Maghi di questa emerita scuola, me ne fregherei anche di lui!
Caspita
era un osso duro…
I nostri sguardi
si scontrarono in un combattimento furioso;
avrei voluto parlare ed interrompere la sua sequela di
improperi ma proprio non ci riuscii.
- Ora va, e cerca di risolvere i tuoi problemi con quella rossa, Malfoy,
perché alla ripresa delle lezioni
non ne avrai di certo il tempo… Considera che io esigo
dai miei studenti rendimenti non inferiori a – Oltre ogni immaginazione -
voto che da te mi aspetterò in ogni occasione…
Buona
serata, Malfoy, spero ne sia valsa la pena!
Scomparve in un baleno,
lasciandomi solo,
arrabbiato, furente a frustrato molto più di quanto
non lo fossi prima.
- Ma bene… semplicemente…perfetto…
- Sbiascicai fra me e me, digrignando i denti.
A questo
punto era d’obbligo: avevo
disperatamente bisogno di bere qualcosa e sfogare i miei più bassi istinti con
qualcuno…
.* .* .* .
Ginny entrò
trafelata nella Sala Grande.
Era ancora
tutta arrossata e accaldata per colpa delle effusioni scambiate con Dean, ma qualcos’altro la scombussolava ancora di
più: riuscire a capire dove fosse finito
Malfoy.
Ma, dannazione, perché le importava?
Doveva, per forza,
avere mille altri pensieri gioiosi nella testa… no?
Era al
Ballo, uno dei più suggestivi
ed eleganti che si fossero organizzati nella Scuola, le vacanze imminenti, il suo accompagnatore un ragazzo piacevole ed intelligente, che
molte le invidiavano… Cosa diavolo non andava, allora? Perché
doversi rammaricare per uno stronzo come Malfoy?
Era questo
il punto; quella sera Malfoy, in fin dei
conti, non le era
parso poi così’ stronzo…
Pareva anzi essere precipitato sulla
Terra, quella dei comuni mortali, alla
velocità di un razzo impazzito… Se solo avesse potuto scoprire quale ne era
il motivo… di certo la sua inquietudine
sarebbe cessata!
Ma come poterlo fare?
Dean al suo
fianco si agitava nervoso e le strattonava il braccio in continuazione…
- Gin…??
Gin…??? Ginny… mi stai ascoltando…? Ehi!!!
- Che c’è Dean,
che diavolo succede??
- E’ la terza volta che ti sto invitando a
ballare, ma tu te ne stai lì come una
statua con lo sguardo inebetito e lontano, cosa c’è che non va, uhm??
- Oh,
beh… niente di niente! Non ti
sentivo con tutto ‘sto fracasso…scusami… Ma non mi va di ballare con sta’ musica rock-metallara, non ti pare?
Il bel brunetto fissò Ginny
con aria decisamente stralunata, e azzardò una replica. – Ma… ma hanno
appena messo su l’ultima canzone romantica dei
blue’s ghost moon… certa di stare bene? Vuoi che ti … accompagni su
in Sala Comune, sarebbe un’idea, a quest’ora è di certo vuota… - Concluse con
malcelata malizia.
Ginny presa in evidente contropiede, s’affretto a rispondergli, sebbene fosse totalmente nel pallone…
Con lo
sguardo preoccupato spaziava da un lato all’altro della Sala, ben sapendo che Dean la stava fissando
perplesso…
- Si ! No ! Ehm…cioè … no… non voglio tornare indietro…e sì, è meglio…che balliamo,
scusami…
- Okay… -
Dean si rassicurò un pochino e la
trascinò al centro della pista da ballo,
che per fortuna era moderatamente affollata.
Ginny non
era propriamente una forza nella danza,
e la cosa la metteva in evidente disagio, anche se poteva ben immaginare cosa Dean
aveva in mente di fare: di certo non ballare un Tango…
Il concetto
di ballo di molti dei ragazzi della sua età
era ristretto ad un ferreo abbraccio,
il volto tuffato nei capelli della ragazza e le labbra incollate al collo di lei o a stuzzicarle il lobo dell’orecchio…
Cosa che
avrebbe di certo apprezzato…se il suo partner fosse stato… CHI???
Dannazione…CHI???
Aveva forse
paura di ammetterlo perfino con se stessa??? Era un
pensiero doloroso ed estenuante…
Sta di
fatto che nel contempo, sebbene persa in
tutti i suoi stupidi ragionamenti, Ginny
si era ritrovata
sulla pista da ballo con Dean che la stringeva possessivamente,
sussurrandogli dolci parole all’orecchio…
Ma
lei non connetteva, non ascoltava neppure… era ormai assillata dal pensiero del viso
triste di Malfoy… ossessionata dai suoi occhi spenti e lontani… tormentata da…
Poi il
tormento si spense all’improvviso…e un lampo violento di rabbia irruppe nel suo cervello!
Già, perché… mentre Dean era intento a
sbaciucchiarle il collo, lei aveva una
perfetta visuale della Sala davanti a sé,
e dalla scalinata centrale aveva appena scorto il trionfale ingresso del maledetto ragazzo che
le stava rovinando la serata: Malfoy!
In barba a
tutte le preoccupazioni che l’avevano turbata fino a quel momento, quel bell’imbusto stava scendendo la
scalinata a braccetto di una ragazza a dir poco strabiliante.
Bella, forse persino più
grande di lui, vestita in modo
assolutamente perfetto…
E
lui… lui scendeva tronfio le
scale, manco avesse al braccio la star
di Hollywood del momento… mentre Ginny si sentì di colpo una perfetta imbecille: preoccuparsi per tutto il tempo di quel che
gli era capitato…
Malfoy
stava benissimo… anzi non era mai stato meglio!
Forse
nell’attimo in cui l’aveva scorto
lei, il maledetto Serpeverde stava aspettando quella splendida
ragazza, temendo magari di ricevere un
bel bidone.
Niente di
tutto ciò; la ragazza si era presentata
ed ora ecco lì, insieme,
pronti a trascorrere una magnifica serata…
Ginny ebbe
un moto di stizza così violento da provocarle una vertigine… In
effetti sbandò un poco e solo grazie al ferreo abbraccio di Dean non cadde come una pera cotta a terra.
Dean da
canto suo, interpretò il suo oscillare come
un invito ad essere stretta ancor più,
il che provocò un Ginny un ulteriore malore.
- Dean… ti
prego… non ti spiace se andiamo sul balcone a prendere una boccata d’aria,
vero…? Mi sento morire qui dentro, fa troppo caldo!
- Ops… come vuoi tesoro… - replicò prontamente il giovane, però un velo di tristezza passò sul suo viso.
- Anche
se devo ammettere che mi piaceva molto…ballare con te…
- Continueremo dopo, se mi sentirò meglio… - Tagliò
corto Ginny, desiderosa di
scappare al più presto da lì, e
soprattutto non incrociare manco per sbaglio quella maledetta canaglia di un
serpeverde.
Grazie alle
note romantiche di sottofondo la pista si era riempita, tanto che i due ragazzi erano costretti a muoversi con fatica fra tutto quel marasma.
Quando
possibile, Ginny procedeva decisa verso i grandi battenti di legno e specchio
che conducevano alla balconata centrale,
tirandosi quasi dietro il povero Dean
sempre più confuso ed incespicante.
-Ginny… ma
come fai a correre così? Non ti sentivi male
solo poco fa…?
- Ho fretta, Dean, voglio uscire da questa bolgia. – Replicò
la rossa, voltandosi verso il ragazzo
per non sembrare troppo scortese. Non
pensò certo, che in quell’infinitesimale lasso
di tempo, potesse incappare in un… ostacolo!
Urtò
violentemente contro qualcuno, o forse qualcosa, dato che era davvero di consistenza massiccia
ma percependo chiaramente di aver pestato un piede si rese subito conto di aver
urtato una persona…
-
Ahia! Acc…
guarda dove vai! - Si lamentò
lo sfortunato…
Ginny si voltò prontamente verso
lo sconosciuto per scusarsi… ed
ebbe un insolito deja-vu. Quel tizio
aveva un che di familiare…
Era alto,
molto più alto di lei, che per occasione
portava i tacchi e non poteva certo definirsi minuta.
Ancor prima
di osservarlo meglio, Ginny scrutò decisa verso il viso del giovane e uno sguardo
di puro smeraldo la investì con
forza dirompente.
Le labbra di lui erano piegate in un ghigno sornione e
complice, la sua voce calda e sensuale
la investì anche nel mezzo del trambusto della sala.
- Ma guarda chi c’è… Weasley, ti inviterei
immediatamente a ballare… si da il caso, però,
che mi abbia appena spaccato un
piede con il tuo dolce peso…
- Accidenti
ma… sei proprio tu??? Zabini!!!
Giuro che ti non ti avrei mai riconosciuto, se non
mi fossi piombato addosso… in maniera assai poco garbata.
Il giovane serpeverde rise di gusto, ma non si fece pregare due volte nel
replicare. - Uhm… non mi avresti
riconosciuto… e perché? Sto forse
male, vestito così?
- No, no ma che dici??? Sei solo un tantino…stravagante… e uhm… originale… Lo sai chi si veste così nel mondo
babbano…???
- Per
favore, non lesinare la tua fama di educanda con me… e dimmi subito la verità…
- Serpe biforcuta, vuoi la verità eh? Ebbene non te la
manderò a dire… sembri un cameriere al servizio di un matrimonio dozzinale…
Zabini rise
ancora di più degli epiteti
che gli stava rifilando la ragazza e forse…chissà… anche lei si fece trasportare dal suo
buonumore, fatto sta’che nel giro di pochi istanti si ritrovarono entrambe a
ridere come vecchi amici che si erano ritrovati dopo molto tempo.
Dean
Thomas… alle spalle di Ginny,
accantonato ed abbandonato ribolliva di rabbia e s’intromise con
veemenza fra i due.
- Insomma che cosa stai facendo Ginny? Chi diavolo è questo qui??
Blaise ritornò di colpo serio. - Ehi, amico,
anche io non ho il piacere di conoscerti, ma se stai accompagnando la signorina Weasley
hai già una gran fortuna e devi portarle
più rispetto!
- Ma chi
diavolo ti credi di essere, un dannato Serpeverde? Già, avrei
dovuto capirlo subito guardandoti in
faccia… Senti non ti permettere di fare la morale a me…o…o…
- Basta così voi due o vi faccio
buttare fuori entrambe dalla sala!
Tuonò Ginny
e i due galletti si ammansirono immediatamente.
Sia Dean che Blaise la fissarono
contemporaneamente come se la vedessero solo in quell’attimo per la prima
volta.
La rossa
aveva davvero un caratterino da prendere con le molle e nonostante l’aria da “timidina sottomessa” che sembrava sempre portarsi
appresso, era fatta –certamente- di
tutt’altra pasta…
- Va…bene Ginny, ora possiamo andare fuori, per favore?
- Abbozzò timorosamente Dean, porgendole la mano.
Ma
Ginny scosse la testa decisa - No, ho
cambiato idea, e voglio ballare…
Ma che le stava passando per la testa? Ginny seppe subito, nel
momento in cui formulò il pensiero, che
questo avrebbe significato la fine della sua storia con Dean, ma ormai
si sentiva trascinata come su un ottovolante babbano e non riusciva più
a fermarsi, né a pensare a qualcosa di
diverso: l’idea la solleticando troppo….era impossibile opporvisi…
- Okay
Gin, andiamo a ballare….
- No, non voglio ballare con te, Dean, ma con lui!
- Rispose fredda e decisa Ginny, puntando con noncuranza il dito verso il petto di Blaise Zabini.
Zabini, dal canto suo, sfoderò tutta l’arrogante sicurezza tipica dei
Serpeverde, come se le parole della
Weasley fossero la scontata conclusione al loro incontro… tese
le labbra in un sorriso tanto ebete quanto appagato, e si girò tronfio verso il suo improvviso ed
inaspettato rivale.
Dean era
una maschera di rabbia livida. - Vuoi… tu vu…vuoi ballare con questo topo di
fogna?
-Ehi,
modera i termini, Grifondoro o ti appendo
al lampadario con un colpo di bacchetta, tanto in fretta che tu manco te ne accorgi… - S’intromise lesto Zabini.
- Ah, sì, e
tu pensi di riuscirci? Vuoi sfidarmi in un duello magico? Ci sto’ sfigato, mi divertirò un sacco a darti una lezione!
- Lo rimbeccò lesto Thomas, mettendo
subito mano alla bacchetta, che malgrado
non dovesse essere portata nel salone delle feste, era invece, quasi sicuramente nella tasca di ogni ragazzo.
-
BASTA! Dean… ho bisogno di parlare
con Zabini, è un mio amico e ti pregherei
di rispettare la mia decisone!
Dean era
l’immagine stessa della collera e della
delusione. - Sta bene Ginny, ma se adesso vai con lui,
stasera non mi riterrò più il tuo accompagnatore.
- Sta bene anche a me, vorrà dire che tornerò alla Torre da sola,
non mi perderò di certo! - Ribatté a muso duro la ragazza.
Dean si
volse di scatto senza aggiunger parola, ma
prima di sparire fra gli studenti non mancò di lanciare un truce sguardo
al giovane Serpeverde che osservava la scena come da un palco
privilegiato; si dileguò nel caos della
festa facendo bene attenzione che Ginny non notasse il luccicore dei suoi occhi
velati da lacrime di rabbia.
vvv