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Autore: Botan    16/10/2011    4 recensioni
“Là dove c’è luce, si annida sempre l’oscurità, nera come pece. Fin dai tempi antichi, gli esseri umani hanno conosciuto la paura dell’oscurità. Ma un giorno, grazie alla spada di un cavaliere capace di fendere le tenebre, gli esseri umani ritrovarono la luce della speranza.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un delicato raggio di sole attraversò i vetri di una finestra e s’infranse sulla superficie di un tappeto, rischiarandolo con una luce bianca e calda

                                     Incertezza

                                         #22

 

 

 

 

 

“L’oscurità inghiotte la luce, e piega l’animo impuro dell’uomo.  

Brilla nell’era, così come ordina la canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere solitario. Una luce nell’oscurità.”

 

 

 

 

 

Un delicato raggio di sole attraversò i vetri della finestra e s’infranse sulla superficie di un tappeto, rischiarandolo con una luce bianca e calda. In quello stesso istante, illuminata da essa, Kaoru riaprì pian pianino gli occhi.

La prima cosa che vide, quando essi furono del tutto spalancati, fu il viso di una persona che la stava silenziosamente osservando.

Divenne rossa all’istante nel vedere Kouga, lì proprio accanto a lei, che la fissava con un piccolo sorriso disteso sulle labbra.

Si coprì meccanicamente il viso con un lembo della coperta, mentre soffocata quasi da essa la sua voce parve uscire fuori quasi come un flebile lamento. – Non guardarmi, ti prego. – biascicò tremante, nel pieno di un fiorente imbarazzo.

 

Kouga strinse gli occhi, segno che non aveva capito, e curioso le chiese – Perché?

 

- Mi vergogno. – pigolò, ma lui afferrando con tre dita un lembo del panno che ella si teneva davanti al viso, lo tirò giù di colpo. Presa alla sprovvista Kaoru divenne ancor più rossa. – Sei cattivo quando fai così! – sbottò stizzita, pur continuando ad avere un atteggiamento evasivo, tremante. Il ragazzo si lasciò scappare di proposito un sorriso che però la giovane Mitsuki interpretò in maniera errata. – Ti diverte pensare che io sia la solita ragazzina, è così? – lo fissò con un’aria imperturbabile ma buffa al tempo stesso.

 

Kouga scosse il capo. – Rido per via della tua faccia.

 

- Cos’ha la mia faccia che non va?

 

- E’ dello stesso colore di questo tappeto.

 

Kaoru gettò furtivamente un occhio a terra, proprio sull’oggetto incriminato. Aggrottò le sopracciglia e scosse appena la testa. – Porpora…? Ho il viso così rosso? – si appoggiò subito le mani sopra le guance. Erano così calde che forse, anche faticando ad ammetterlo, lui doveva avere proprio ragione. – Si vede tanto che sono imbarazzata? – disse abbattuta, perché la risposta non poteva che essere un semplice “sì”, tuttavia Kouga non si limitò solo ad annuire.

 

- Si vede anche che sei la solita ragazzina noiosa. – rincarò.

 

Kaoru divenne rancida in un colpo.

- Noiosa? Io? Come sarebbe…?! – lo fulminò con ferocia servendosi di una sola occhiata. Sembrava addirittura essersi gettata l’imbarazzo alle spalle. – Sei un gran maleducato! In un momento simile, in cui una ragazza sogna di svegliarsi e di ricevere attenzioni da colui che ama, tu ti comporti da perfetto cafone e rovini tutto.

 

Kouga sorrise ancora, ma stavolta sembrava ostentare un atteggiamento piuttosto compiaciuto.

La moretta azzittì per meditare su quel comportamento a prima vista strano, e alla fine, infatti, come un fulmine si rese conto che quello era solo un mero imbroglio. – Aspetta un attimo… - antepose dapprima, e scosse la testa – Lo hai fatto apposta per farmi reagire, non è così? – alzò gli occhi al cielo in preda ad una crisi di nervi – Possibile che tu ti diverta così tanto a vedermi in questo stato? Tra noi due sei tu il ragazzino! – puntualizzò.   

 

- Almeno ora non ti senti più a disagio, o sbaglio? – rispose l’altro, facendo intendere che la provocazione serviva proprio a quello. Lo scopo era di farle dimenticare l’imbarazzo nel più semplice dei modi, ovvero facendola arrabbiare.

 

Non sapendo cosa rispondere, Kaoru zittì di colpo. Calò lo sguardo come per cercare coraggio, poi decise che doveva per forza aprire bocca. – Ecco, io… - biascicò, senza sapere come proseguire un discorso già di per sé complicato da portare avanti con naturalezza. – Ecco – ripeté un’altra volta, mentre il ricordo della notte passata con Kouga le passò per un istante davanti agli occhi. Prima arrossì, poi reclinò ancora lo sguardo e il gesto le fece salire maggiormente tutto il calore del corpo al viso. Adesso era di nuovo in imbarazzo. – Ciò che voglio dire riguarda quello che… - tergiversò, e nel farlo convinta che le avrebbe fatto guadagnare tempo, iniziò a mordersi il labbro con fare nervoso. Poi all’improvviso se ne uscì con un’esclamazione, forse la prima che le era saltata in mente, e che avrebbe fatto meglio a tenersi dentro. – Che situazione…! Pensa se lo sapesse Asami… - alzò gli occhi al cielo, dapprima senza rendersi conto di nulla.

 

Kouga divenne confuso. – Cosa centra la tua amica?

 

Lei s’irrigidì. Lo fissò tremante, in qualche modo doveva trovare una risposta a quella domanda. D’istinto disse: - Niente! Dicevo così, per dire… - emise un sorrisetto tirato, nervoso, pensando di aver fatto un’altra delle sue solite figure, ma quando il giovane Saejima le scostò un ciuffo di capelli dagli occhi, un sussulto le fece vibrare intensamente il cuore. A quel punto capì che, anche se non sapeva bene come, doveva riprendere il discorso lasciato poc’anzi. Così lo cominciò nel migliore dei modi. – Ciò che ci è successo durante la notte… - intenzionata a proseguire si fermò ancora. Stavolta non per semplice imbarazzo, bensì era stato lo stesso Kouga a toglierle la parola con un quesito improvviso.

 

- Sei pentita? – chiese, e in quel momento i suoi occhi scuri e profondi presero a fissarla con il timore che ella potesse rispondere di sì.

 

La replica di Kaoru giunse subito: - No, anzi! – affermò, ma si accorse di averlo detto con troppa fretta, e pensò in questo modo di aver fatto la figura di colei che in realtà non aspettava altro che arrivasse quel momento. Ma non era per nulla così. Tentò di spiegarsi meglio, voleva che lui sapesse come stavano le cose, prese di petto la situazione e l’affrontò: - Per me è stata la prima volta. – Finalmente, era riuscita a dirglielo, e lo aveva fatto con semplicità e naturalezza, senza tralasciare quel pizzico di vergogna che in una situazione come quella non poteva certo mancare.

 

Kouga non era un tipo che amava molto il dialogo, né tanto meno gli piaceva utilizzare inutili giri di parole per comunicare una cosa. - Anche per me. – asserì solamente, e per Kaoru quella risposta ebbe un suono melodico, armonioso. Sorrise quasi sollevata, strisciando sulla superficie morbida del tappeto si avvicinò a lui e gli si accoccolò accanto, ostentando una tenerezza fuori del comune. Sembrava una piccola creatura indifesa bisognosa d’affetto ed attenzioni.

Quando le posò con dolcezza una mano sul capo, Kaoru si lasciò sfuggire qualche lacrima. – Mi avevi promesso che non avresti più pianto. – le ricordò il ragazzo, mentre con la stessa affettuosità continuava a carezzarle i capelli.

 

- Lo so, ma queste almeno sono lacrime di gioia. Adesso se vuoi puoi anche dire che sono una ragazzina noiosa, perché penso proprio di esserlo.

 

- Già – concordò dapprima l’altro, tuttavia precisò una cosa – però sei la mia ragazzina noiosa.

La “ragazzina” lo guardò con quei suoi occhi lucidi. Sorrise, raggiante come non lo era mai stata prima di quell’attimo, e lo abbracciò forte.

Sì, con Kouga lì accanto a lei, adesso era veramente la ragazzina noiosa più felice di tutto il mondo, di tutto l’universo, di tutto e di tutti. Gli si accoccolò come uno scricciolo sul petto, e restò in silenzio ad ascoltare il battito di quel cuore che per lei era così speciale.

Passandole una mano sulla schiena, Kouga sentì una pelle liscia come quella di un manto di seta, ma gelida.

- Hai freddo? – le domandò, e nello stesso istante prese un lembo del panno e le coprì il dorso. Gettò successivamente un’occhiata verso il quadrante del cucù appeso alla parete. – Dovremmo andare. – disse.

 

- Mi piacerebbe restare ancora un po’, ma se dobbiamo… - Kaoru si era già rassegnata all’idea, ma quasi subito il ragazzo riprendendosi la parola la stupì ancora.

 

- Infatti io ho detto “dovremmo”, a non “dobbiamo”. – precisò.

 

- Significa che restiamo ancora un po’? – reagì prontamente, sembrava una bambina, visto com’era felice. Si strinse ancor di più a lui, e per la tanta contentezza non riuscì a moderare la stretta.

 

- Vacci piano o mi ucciderai. – replicò a tono il signorino, ma infondo più che protesta il suo era solo un modo per scherzare. 

 

Quando lei pigolò dolcemente “scusa”, in quel momento si udì una terza voce.

 

- Qualcuno sarebbe così gentile da togliermi questa roba di dosso?

 

Sia Kouga che Kaoru istintivamente si misero a sedere nel bel mezzo del tappeto, e quando il ragazzo sollevò uno dei lembi del proprio soprabito gettato lì accanto, finalmente Zarba rivide la luce e si sentì rinascere.

- Adesso va molto meglio. Credevo che mi avreste lasciato lì sotto per sempre.

 

L’artista divenne paonazza nell’istante in cui un pensiero le sfiorò la mente.

- Tu… - iniziò, e prese perfino a balbettare. Le guance si tinsero di un rosa più acceso del solito, certamente sinonimo di imbarazzo. – Tu… stanotte…

 

- Stai tranquilla. – dichiarò seduta stante Zarba, avendo intuito quello che la ragazza gli voleva chiedere. – Sono un tipo che rispetta la privacy altrui. Mi sono disattivato nel momento opportuno, così non ho visto né sentito nulla. - le spiegò con accuratezza, e lei poté tirare un sospiro di sollievo. Ma al saccente Madougu c’era qualcosa che non andava giù. Rivolto al proprietario, esternò la faccenda come suo solito, senza tanti preamboli – La prossima volta che ti capiterà di fare un qualcosa di simile, ti chiedo di non lanciarmi bruscamente a terra. Anche se sono fatto di metallo, provo ugualmente dolore. – appuntò, e dal tono di voce si capiva che fosse piuttosto stizzito.

 

- Non ti ho gettato a terra. – precisò Kouga, perché non ricordava di averlo fatto. A dire il vero non si ricordava neppure il momento in cui se l’era sfilato dal dito.

Kaoru, al contrario, ebbe un flashback immediato. Rivide l’attimo in cui il povero Zarba fu scaraventato a casaccio verso l’alto. Si ricordò perfino che il Madougu, nel finire a terra, avesse emesso un profondo lamento.

- Veramente, temo che abbia ragione…

 

- Giustizia è fatta! – replicò soddisfatto l’anello, mentre il ragazzo ebbe un attimo di smarrimento. Poi, per rivalsa nei riguardi della sua guida mistica, convenne che forse una risposta a tono non avrebbe guastato.

 

- La prossima volta tu non ci sarai.

 

Il Madougu sorrise. Di gran lunga era molto meglio riposare nella sua teca di legno, comoda ed insonorizzata, che sul pavimento, sepolto vivo da un soprabito di pelle e stoffa.

Archiviato l’argomento che riguardava Zarba, Kouga si voltò verso Kaoru e notò per la prima volta che ella si teneva stretta in petto un’ampia parte della coperta.

 

- Se hai freddo… - antepose, pensando che la causa fosse quella, ma l’altra lo anticipò.

 – No, non è per quello…- abbassò gli occhi come se avvertisse un certo imbarazzo – è che mi vergogno.

 

- Per via di Zarba? – Kouga non aveva afferrato subito il concetto. Ma d'altronde lui era così. Ingenuo al punto giusto.

E infatti fu proprio quello che pensò lei. Quanto doveva essere ingenuo? Provò a chiederselo, tuttavia non riuscì a darsi una risposta.

 

- Si vergogna di farsi vedere da te. – gli spiegò brevemente l’anello, dimostrando in questo modo di conoscere gli umani molto più di quell’umano stesso. Forse perché aveva trascorso gran parte del suo tempo in mezzo a loro.

Tornando a Kouga, no, con tutta la spiegazione di Zarba lui proprio non riusciva a comprendere.

Cosa mai significava l’espressione “si vergogna di farsi vedere da te” se durante la notte sicuramente l’occasione di vederla senza vesti c’era stata? Dove stava il problema?

Provò a chiederselo ancora, ma il signorino Saejima non fu in grado di darsi una risposta.

Per via di ciò, fu la stessa Kaoru a precisare: - C’è troppa luce. – ed era sempre più avvinghiata alla coperta.

Fu solo a quel punto che Kouga si rese conto che non avrebbe mai capito a fondo una donna.

 

Attratto dalla situazione, Zarba pensò bene di movimentare l’attimo. – Non dovresti vergognarti, dopotutto non sei la sola che Kouga abbia visto senza vesti. Prima di te c’è stata Jabi.

 

Kaoru sentì all’improvviso la rabbia salirle al volto.  Jabi?! - Investì il ragazzo con un’occhiata torva, poi minacciosa si avvicinò a lui. – Tu, hai visto Jabi… - non riuscì a finire la frase. Era troppo sdegnata, anche solo mantenere la calma le riusciva a fatica.

 

- E’ successo durante lo scontro con l’albero che la teneva imprigionata. – le spiegò il Cavaliere, ma oramai la frittata era già fatta: Kaoru aveva messo il broncio. Quasi di proposito, il signorino le disse: - Ti da forse fastidio?

 

- Fastidio? A me…? E perché mai dovrebbe darmi fastidio?

 

- Bene – premise Kouga, come nulla fosse – presumo allora che non ti dia neppure fastidio sapere che lei è una vera donna.

 

No, questo a Kaoru aveva dato fastidio, e anche molto. Unito poi alla “rivelazione” di poc’anzi, che l’aveva colta alla sprovvista e irrimediabilmente fatta innervosire, perse il controllo e reagì con l’intento di colpirlo al petto con uno schiaffo. Nel farlo tuttavia tolse le mani dalla coperta che si teneva ancorata al busto e che in questo modo finì a terra.

Il silenzio cadde con un tonfo sordo ma spiazzante accompagnando la pelle del viso di Kaoru a diventare rossa quasi quanto quella del tappeto della stanza. Colta dall’agitazione, fece per portarsi le braccia in petto ma il giovane fu più veloce di lei e, afferrandola la tirò a sé.

- Così non rischi di essere vista da nessuno. – disse tenendola tra le braccia. Ella arrossì ancora, per quanto potesse sembrare impossibile perché lo era già tanto.

 

- In effetti, fa un po’ freddo. – biascicò, e forse aveva sì freddo, però lo aveva detto perché non sapeva quale altro argomento tirare in ballo. La sua voce era bassa, ma non perché aveva mal di gola, bensì quel tono effimero era dovuto alla situazione.

 

- Lo avevo notato.

 

- Tu invece sei caldo. – si strinse forte a lui e chiuse gli occhi- Vorrei che questo momento durasse all’infinito, ma…

 

- Ma…? – ripeté Kouga, affinché continuasse e finisse la frase.

 

- Ma sono convinta che ne arriveranno tanti altri, forse anche più belli. E questo pensiero mi rassicura perché so che li vivremo insieme, io e te. – lo guardò regalandogli un sorriso. Nei suoi occhi brillava un’energia fatta da una luce intensa, pura. Dopo quelle parole, Kouga non poté fare a meno che accostare la fronte alla sua. Parlare non era il suo forte, però quando voleva, con la sola forza di un semplice gesto lui riusciva a trasmetterle tutto ciò che il suo cuore, con la voce non era in grado di esternare.

 

- Non vorrete ricominciare, spero. – sbottò Zarba a quel punto, e sembrava essere piuttosto preoccupato. Proprio non ci teneva a finire per l’ennesima volta sepolto da un indumento ingombrante come il soprabito di Kouga. Tuttavia dovette arrendersi ed accettare il suo destino. Il signorino lo seppellì sotto un lembo di quell’affare di pelle bianca come il latte affinché chiudesse una volta per tutte le sue zanne. Durante ciò non aveva spostato neppure per un secondo lo sguardo da Kaoru. Provò ad accostare il viso al suo, l’altra copiò senza volerlo quella mossa, e nessuno dei due riuscì ad avvicinarsi.

Risero, ci riprovarono, ma non subito. Per meglio dire, Kouga ci riprovò e stavolta per avere la certezza di portare a compimento l’azione, le posò una mano sotto al mento e finalmente riuscì a sfiorarle le labbra.

La ragazza adagiò una mano verso terra ma nel toccare il tappeto con il palmo semi schiuso ebbe un sussultò.

 

- Che c’è? – replicò il ragazzo, mentre Kaoru fece scivolare lo sguardo verso il basso. Sollevò la mano poi sorpresa sgranò le palpebre.

 

- Ma… è una pedina del Barchess! – constatò con i suoi stessi occhi, lasciandosi scappare un sorriso.

E pensare che tutto era cominciato proprio grazie all’aiuto di quel gioco.

Prendendola tra le dita Kouga si apprestò a metterla via, ma la giovane Mitsuki si riprese il tassello. – Stavolta lascia tirare qualcosa anche a me! – fece, e fu così, che nel lanciarla via prese in pieno l’orologio a cucù che si staccò dal supporto appeso al muro e cadde a terra. Si coprì la bocca con una mano, in preda allo sgomento e fissò Kouga dritto in faccia. – E adesso? – disse mortificata.

 

- Gonza non sarà di sicuro contento, ma almeno non suonerà più. Mi dava sui nervi.

 

Kaoru scoppiò letteralmente a ridere. - Sei veramente… incredibile! – asserì convinta, senza smettere di sorridere, però in quello stesso attimo ci fu qualcosa che le strappò l’allegria dalle labbra.

Si udirono ben 3 colpi al portone principale.

Entrambi sobbalzarono, Kaoru istintivamente si accostò a Kouga. – Chi può essere? – biascicò in preda allo spavento – Una di quelle orribili creature…?!         

 

- Dubito che gli Orrori o le Chimere sappiamo bussare alla porta. Al contrario, loro la sfondano e basta. – dichiarò Zarba, giusto per tranquillizzarla.

 

- Tu percepisci qualcosa? – gli domandò a quel punto Kouga, mantenendo un certo controllo pur lo sguardo vigile e attento.

 

- Niente di strano. Avverto solo l’odore di un altro Madougu. – e non appena ebbe finito di pronunciare ciò, si sentì una voce strillare fuori casa.

 

- Kouga! Kaoru!

Qualcuno stava chiamando i loro nomi.

Si guardarono dritti in faccia. – Rei!? – esclamarono simultaneamente.  

 

- Lo avrà chiamato Gonza quando non vi ha visti rientrare. – commentò l’anello non appena il Cavaliere dell’Est se lo rimise al dito. – Fareste meglio a darvi una sistemata, se volete evitare brutte figure. – commentò giudiziosamente, spingendo i due umani dapprima a guardarsi indosso, poi intorno.

Nel farlo si resero conto che la stanza oltre a non essere perfettamente in ordine, segnalava in tutto e per tutto ciò che c’era stato tra i due durante la notte. Volendo poi parlare del loro caratteristico abbigliamento, se così si poteva chiamare, beh, non c’era molto da dire. Di certo non si potevano presentare davanti a Rei l’uno e l’altra avvolti da una coperta. Chissà poi cosa avrebbe pensato, o meglio ancora detto, l’arguto ragazzino che veniva dalle terre dell’Ovest.

 

- Ok, niente panico – premise d’un tratto la figlia di Yuuji, evitando di farsi prendere, come da lei detto, dal panico, per cercare una valida soluzione. – Tu ti rivesti ed apri la porta mentre io sgattaiolo di sopra, ovviamente raccogliendo prima i miei abiti. – Aveva organizzato tutto a puntino, ma nel guardarsi meglio intorno le mani le finirono tra i capelli.       

I suoi vestiti erano praticamente ovunque.

Kouga prese in mano le redini della situazione, e lanciando il proprio soprabito indosso a Kaoru affinché potesse nel frattempo coprirsi con quello, si apprestò a raccogliere da terra i suoi indumenti. La ragazza per pudore si voltò, concedendogli la possibilità di rivestirsi, mentre con affanno china a terra si riprendeva i propri abiti.

- Accidenti – sbottò agitata – dove sarà finita l’altra scarpa? – prese un lembo del tappeto e lo sollevò per dare una rapida sbirciata. Nel frattempo Kouga si diresse verso la porta, afferrò il pomello ed infine la spalancò.

 

Dal capo opposto Rei a momenti non finì per cascare con spavento a terra. Dopo aver passato dieci minuti là davanti, a quel punto era convinto che lì non ci fosse proprio nessuno.

- Ko-Kouga?! – biascicò stranito, però si riprese subito – E’ mezz’ora che ti chiamo! Si può sapere che diavolo stavi… - si bloccò senza finire la domanda, perché all’improvviso intravide alle spalle dell’amico una sagoma femminile coperta da un soprabito bianco sgattaiolare furtivamente su per le scale. Aggrottò la fronte – Era Kaoru quella? – disse, con un’espressione metà incredula e metà confusa, mentre indicava con l’indice della mano il punto in cui la ragazza era sparita.

Ovviamente Kouga non rispose, e grazie a ciò finì ugualmente per peggiorare la situazione. A Rei subito uno strano pensiero gli solleticò la mente. Lo squadrò dal basso verso l’alto, con estrema attenzione. Kouga si era rivestito frettolosamente tanto da dimenticarsi il colletto della divisa sbottonato. Inoltre aveva i capelli spettinati e un’aria stralunata albeggiava impressa sul suo viso a caratteri cubitali.

Eh sì, alla fine Rei, l’arguto ragazzino, aveva capito esattamente tutto.

Gli fece uno di quei sorrisi pieni, compiaciuti, dopodichè gli batté una pacca sulla spalla. – E bravo Kouga…! Chi l’avrebbe mai detto, eh? – enfatizzò ridacchiando – A quanto pare, Gonza si sbagliava, e anche di grosso! – ironizzò ancora, poi si fece per un secondo serio – Una telefonata però potevate anche farla.

 

- Niente affatto, nessuno si è sbagliato.

 

- Vuoi forse farmi credere che non siete venuti qui per stare un po’ da soli? Ma dai, non ci…

 

- Devi crederci. – sbottò a quel punto, seccato.

 

- Siamo stati attaccati da un branco piuttosto inferocito di Chimere Mistiche. – spiegò per bene Zarba.

 

- Che cosa?! – Rei impallidì. E a quel punto dopo averlo fatto accomodare in casa gli fu raccontata ogni cosa.

 

 

 

  

                                                                                    

                                                                                    ***      

 

 

 

 

 

- Sei stato fortunato, amico mio. Pensa se ti fossi trovato in un posto molto più isolato. Senza il tempestivo intervento del balsamo di Rivatra, dubito che ne saresti uscito indenne.

 

Kouga guardò Rei e trovandosi pienamente d’accorto con lui, annuì. – Già. E’ stata una fortuna.   

 

- Cosa pensi sia successo? E’ raro che le Chimere siano così forti, ed è ancora più improbabile il fatto che agiscano in gruppi numerosi. Di solito arrivano a materializzarsene un paio, non di più. Che io sappia, solo il maestro Amon era in grado di evocare più Chimere per volta.

 

Il Cavaliere dell’Est si mise pensieroso. Non sapeva che risposta dare a Rei. – Quando sarò a casa inizierò subito a fare delle ricerche. – dichiarò. Doveva assolutamente saperne di più.

 

- Gonza arriverà a momenti. – rispose il giovane Suzumura, e nel farlo si trovò a spostare lo sguardo verso il fondo della stanza. – Cosa è successo a quell’orologio? – chiese, nel vederlo riverso al suolo. Ancor prima che Kouga potesse rispondere con qualcosa di certamente vacuo, sopraggiunse Kaoru.

Adesso si era rivestita e sistemata i capelli, tuttavia come per Kouga, anche in lei c’era sempre qualcosa di diverso.   

Il giovane Suzumura la accolse con uno strano sorrisetto e dapprima non disse nulla.

 

- Rei, che sorpresa trovarti qui! – esclamò l’artista, fingendosi stupita.

 

- Hai detto proprio bene, sai? Perché la sorpresa l’avete fatta voi a me. – commentò con malizia. Ormai era tutto chiaro: aveva capito come stavano le cose, e difficilmente Kaoru sarebbe riuscita a fargli credere il contrario. Provò a lanciare uno sguardo in direzione di Kouga, lui ricambiò però ormai cos’altro potevano fare? Proprio un bel nulla. Ma Rei da bravo sfacciato decise che qualcosa doveva pur dirla. E lo fece all’istante. - Da adesso presumo che la vostra vita e le vostre abitudini cambieranno del tutto. Vi sentite già da ora diversi, dico bene? – fece, tuttavia non si accorse subito che con quelle parole aveva appena combinato un pasticcio. Un grosso pasticcio.     

La reazione di Kaoru fu alquanto inaspettata. Reclinò il mento come per pensare e divenne di colpo pallida.

 

- Cos’hai? – le domandò Kouga, avendo notato un pallore inspiegabile tingerle il viso.

 

- Nulla, è tutto ok. – rispose, tuttavia lo fece senza sollevare il capo e guardarlo negli occhi. Sia la risposta, sia lo strano comportamento non convinsero del tutto il ragazzo. E quando fece per avvicinarsi a lei, accadde un’altra cosa inaspettata: Kaoru indietreggiò per evitare che egli la sfiorasse.

Rei osservò attentamente la scena, ma tacque. Da bravo osservatore forse aveva intuito qualcosa. Colui a non aver capito, invece, era Kouga. Come mai all’improvviso Kaoru cercava di tenersi lontana da lui?

Eppure non aveva fatto o detto nulla di grave. Allora perché lei sembrava essersi distaccata? Era come se non lo volesse avere affianco. Era come se volesse prendere le distanze. Quel gesto forse dettato dall’istinto, lo ferì silenziosamente, e a quel punto non disse più una parola.

Ma cosa era successo a Kaoru?

In realtà la faccenda era piuttosto semplice: Le cose dette Rei le avevano fatto venire dei tremendi quanto devastanti timori. E se adesso tra lei e Kouga sarebbe veramente cambiato tutto? Temeva che non ci sarebbe stata più la stessa atmosfera, lo stesso rapporto di un tempo, temeva che lui non l’avrebbe trattata più come sempre, come faceva prima dell’arrivo di quella fatidica notte, e nel pensare a ciò si sentiva confusa, incerta, provava vergogna, scalpore e disagio al tempo stesso. E quando per un istante provò a rivolgere uno sguardo verso colui che l’aveva trasformata in una donna, e si accorse che egli la stava osservando, successe ancora: abbassò il mento e s’irrigidì. Proprio non ci riusciva, Kaoru Mitsuki, a guardarlo in faccia liberamente, come se mai nulla fosse accaduto. Mentre anche lo stesso Kouga Saejima, confuso da ciò, inevitabilmente fu obbligato a prendere le distanze.

 

L’auto di Gonza arrivò.

Adesso si ritornava finalmente a casa.

E chissà come sarebbe stato il rientro, visto l’inizio promettente.

 

 

 

Gonza Kurahashi era seduto come sempre al posto di guida con le mani ben piazzate sul volante. Affianco a lui c’era Kouga, mentre dietro, uno accanto all’altro sedevano Kaoru e Rei.

Si trovavano quasi in città, infatti da lontano spiccavano i primi edifici del posto.

Per tutto il tragitto nessuno aveva aperto bocca. Rei era stanco di mantenere un silenzio che secondo lui non aveva molto senso. E per interrompere quel vuoto assoluto usò l’argomento meno adatto.

- Allora ragazzi, raccontatemi un po’ cosa è successo, sono curiosa di sapere!

Kouga e Kaoru ebbero un improvviso sussulto. Avevano afferrato perfettamente il senso di quella domanda, tuttavia fecero finta di non capire.

 

- Te l’ho già detto, non ricordi? – sbottò il signorino, facendo la parte della persona scocciata.

 

- Ma io non mi sto riferendo alla questione legata alle Chimere… - alluse l’altro, mentre con quell’aria da furbetto sorrideva malizioso. Sospirò e disse l’unica cosa che non avrebbe mai dovuto dire – Sto parlando della vostra prima volta, perché lo è stata per entrambi, ho indovinato?

 

L’auto frenò di botto nel bel mezzo della strada. Gonza aveva schiacciato senza motivo il pedale del freno.

Kaoru finì bruscamente in avanti, sbatté con la faccia sul sedile dove si trovava Kouga, mentre Rei picchiò la spalla sinistra sulla portiera della vettura.

- Perdonatemi! – esclamò mortificato il povero maggiordomo, cercando di riprendere il controllo della macchina ma soprattutto anche quello delle proprie azioni. L’inattesa rivelazione fatta da Rei lo aveva colto alla sprovvista. Non era turbato, bensì molto sorpreso.

Il veicolo riprese a muoversi tra le vie della città, e la prima cosa che fece Kaoru dopo essersi ripresa fu tirare a Rei una bella gomitata.

 

- Hey! – si lagnò quest’ultimo.

 

- Cerca di stare un po’ zitto! – gli bofonchiò stizzita.  

 

La Zanna d’Argento si sa, non aveva peli sulla lingua, per cui se lei non gli avesse tassativamente ordinato di tacere, avrebbe certamente continuato a parlare. Oltretutto era anche una questione di rispetto nei riguardi di Gonza.

Pochi metri più in la il giovane Suzumura chiese al maggiordomo di accostare la macchina. – Questa è la mia fermata. Ho diverse cose da sbrigare, per cui proseguirò a piedi. Un po’ d’aria fresca fa sempre bene. – asserì, e quando posò il primo piede sull’asfalto, guardando i due coetanei aggiunse – e farebbe bene anche a voi.

 

- Rei! – lo richiamò Silva, quando ormai erano già lontani. – Non sei stato affatto carino poco fa.

 

- Ma dai, hai visto anche tu quanto erano tesi, no? Dovrebbero sbloccarsi, e farebbero meglio a farlo alla svelta, prima che tra di loro si eriga un muro.

 

- Un muro? Che intendi dire con ciò?

 

- Che se Kaoru non riuscirà a guardare Kouga negli occhi come faceva prima, e se Kouga non comprenderà alla svelta ciò che le sta succedendo, passeranno entrambi ad ignorarsi, e allora sì, che tra i due cambierà sul serio ogni cosa. 

 

- Come può essere possibile questo? Io non capisco… non sono forse innamorati l’uno dell’altra?

 

Rei sollevò la mano col mezzoguanto in pelle ed accostò il viso a quello del Madougu. - Cara Silva, l’amore è la più micidiale delle armi!

 

 

 

 

  

                                                                                    ***      

 

 

 

 

 

Dopo averla parcheggiata come si deve sul ciglio della strada, Gonza era sceso dall’auto per recarsi a comprare alcune cose in un piccolo negozietto per la casa situato dall’altro lato della via.

 

I due ragazzi erano rimasti in macchina, preferendo così di aspettarlo lì.

E naturalmente lo facevano in assoluto silenzio.

L’uno seduto davanti, l’altra esattamente dietro.

Troppa quiete a Zarba non piaceva. Soprattutto perché, al contrario di Silva, forse lui qualcosa l’aveva intuita. Emise un lungo sospiro, poco dopo a quel suono fece pervenire una parola: - Interessante.

Kouga gli gettò un’occhiata.

 

- Cosa?

 

L’anello rise. – Voi due. Un’ora fa sembravate l’impersonificazione vivente e moderna di Romeo e Giulietta, e ora non vi rivolgete neppure lo sguardo. Posso sapere come mai?

 

KougaKaoru dissero una parola. Mai avrebbero cercato di farlo. Kaoru non sapeva come esternare ciò che aveva dentro, mentre Kouga non voleva infastidirla con una sua eventuale risposta. Non sapeva neppure se poteva ancora avvicinarsi a lei, dopo quella brutta reazione che aveva ricevuto.

Malgrado tutto, Zarba da quella faccenda cercò di trarre le sue personali conclusioni.

Per lui quei due erano semplicemente confusi. E tutto ciò era iniziato da quando Rei aveva messo piede in casa e aperto bocca.

Il Madougu era certo che doveva fare qualcosa. Si dovevano in qualche modo parlare, altrimenti avrebbero rischiato di allontanarsi per colpa di un momento che, davvero buffo a dirsi, li aveva uniti. E la trovata di Zarba fu tanto immediata quanto drastica: - Kouga! Un Orrore sta per attaccare Kaoru! – gridò allarmato, e fu così credibile da spingere il ragazzo a girarsi di scatto verso la giovane, e la giovane a lanciarsi con slancio verso il ragazzo.

Data la situazione, riuscirono a guardarsi dritto negli occhi, poi Kouga cercò di individuare l’Orrore con uno sguardo vigile ed attento, ma non ci riuscì semplicemente perché non c’era mai stato. Ferì l’anello con un’occhiata truce. – Se non la smetti di prenderti gioco di me, sarò costretto a trovare un rimpiazzo. – fu una replica molto severa, ma dettata più che altro dalla rabbia.

 

- Io ti sto solo aiutando, ragazzino! – replicò a tono il Madougu, e per dispetto azzittì.

Certo, lui non disse più nulla, ma per via del suo inganno, adesso i ragazzi, anche senza sapere come, si tenevano stretti l’uno all’altra.

Era una situazione che metteva a disagio entrambi, ma allora perché non si staccavano semplicemente ed ognuno tornava a posto suo?

Il problema è che nessuno dei due ci riusciva perché aspettava fosse l’altro a farlo per primo.

Forse per Kouga quello era il momento giusto per chiedere a Kaoru cosa le stava succedendo, e per Kaoru, invece, quello era il momento più adatto per rispondere a quella domanda, anche perché sembrava proprio desiderare di essere interpellata da lui.

Tuttavia, con il timore che potesse reagire in malo modo, il ragazzo la lasciò di colpo e tacque.

Quella reazione in realtà provocò in lei ancora più inquietudine, incertezza, e cominciò a pensare che forse Rei aveva ragione, e che tra di loro qualcosa era veramente cambiato. Ma in peggio.  

Mai nulla fu così sbagliato.

In pratica, avevano equivocato entrambi.

 

 

 

                                                                Fine episodio

 

 

                                                           

 

 

 

 

 

 

 

I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:

 

Aggiorno in ritardo e purtroppo non riesco a rispondere alle vostre graditissime recensioni per mancanza di tempo. A causa degli ordini che mi arrivano mi tocca lavorare anche la domenica… Ma prometto la prossima volta di aggiornare il prima possibile e di rispondere a tutti voi!

E mi raccomando… non trascurate la mia seconda serie di Garo anche se adesso in Giappone è arrivata quella vera!!

Abbraccio e saluto tutti affettuosamente! 

Botan

 

 

 

ANTICIPAZIONI:

Nel palazzo dei Cani da Guardia tutti i Cavalieri Mistici saranno chiamati a rapporto per discutere su questioni importanti. Anche Kouga riceverà il fatidico invito, e mentre cercherà di rimettere a posto le cose con Kaoru, grazie anche all’aiuto di Gonza che si rivelerà provvidenziale, l’ennesima rivelazione troverà la luce.

Prossimo episodio: #23 Adunanza

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

   
 
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