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Autore: EllenJenkins    16/10/2011    3 recensioni
Ben, sopraffatto dal senso di abbandono e solitudine, cade in un profondo sonno. Di chi è quella voce che lo chiama nei suoi sogni? Potrà mai svegliarsi? Vorrà mai svegliarsi?
Bevin (KevinxBen) - Shounen-Ai
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5 - Odi …

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Odi, odisti, odisse, part. fut. osurus, tr. difett.,   1 odiare

Odiare [o-dia-re] v.tr.  1 avere in odio  2 provare avversione o ripugnanza per qlco.

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-C-Chi siete?-

Quella frase, quelle semplici parole ebbero il potere di distruggere il mondo dei due ragazzi. Quello sguardo spaventato … era come se non li riconoscesse … come se si fosse completamente dimenticato di loro. E faceva male, fottutamente male

-C-Come? Ben! S-Sono io, Gwen. Sono tua cugina, non mi riconosci?- Anche il tono della ragazza era spaventato. Erano arrivati troppo tardi? Ben non si ricordava nemmeno della loro esistenza, se lo avessero riportato indietro si sarebbe ricordato di loro?

-Cosa stai dicendo?! Io non ho famiglia al di fuori di Alice! Lei è tutta la mia vita!- Ancora la sua presa sulla bambina che teneva in braccio si rafforzò. Se volevano portargliela via avrebbe combattuto con ogni mezzo

-Cerca di ricordare! Questo non è il vero mondo! È solo una tua invenzione! Tutto questo non è reale, quella bambina non è reale!-

-Gwen!- L’ammonì Kevin. Nonostante sapesse che era in qualche modo necessario, stava comunque esagerando. Benji era troppo affezionato a quella bambina per darle retta e poi non era detto che lei non fosse reale

Ben ebbe un lieve momento di esitazione, la sua presa si allentò per un attimo e la piccola approfittò del momento per scendere di nuovo a terra e nascondersi dietro il ragazzo

-Stai mentendo! Com’è possibile che non sia reale. Lei è Alice ed è mia figlia!- Gridò contro a quella strana ragazza che non riconosceva

-Ascolta, Benji- Questa volta provò Kevin. Fece un passo in avanti ma Ben ne fece subito uno indietro con le dita di Alice che affondavano nella stoffa dei suoi pantaloni -Non ti ricordi nemmeno di me?- Al silenzio che ricevette Kevin dovette affrontare la realtà. La persona che amava non si ricordava più chi fosse

-State lontani da me e mia figlia!- Gli urlò contro Ben per poi prendere per mano la bambina e andarsene

-Mi dispiace, non siamo venuti fin qui per niente- Kevin eliminò velocemente la distanza che li separava e prese il ragazzo per un braccio, bloccandolo sul posto

-Lasciami! Mi fai male!-

-Se non vuoi venire con le buone, ti trascineremo nel mondo reale con la forza- Alice spalancò gli occhi quando la sua piccola mano perse la presa su quella del ragazzo, che con uno strattone decisamente forte era quasi caduto per terra

-No! No! Non portatemi via la mamma! Vi prego!- Cercò di correre loro incontro, ma fu bloccata da una barriera di mana rosa

-Tu non ci seguirai- Disse Gwen mentre si avvicinava a Ben e Kevin

-No, lasciatemi! Alice! Alice!-

-Somnus- Gwen gridò l’incantesimo e subito Ben cadde addormentato

-No! Mamma! Non portatelo via! Ho bisogno di lui! Mamma!- Alice cercò inutilmente di distruggere la barriera. Calde lacrime presero a scendere dai suoi occhi mentre vedeva l’unica persona importante per lei essere trascinato via

Kevin caricò di peso il corpo del giovane eroe sulla spalla. Mentre Gwen tentava di riaprire il varco per uscire da quella dimensione illusoria si girò verso la bambina. La guardò mentre si disperava, mentre piangeva, urlava, li pregava di non portarlo via. Era una vista straziante e in un altro momento avrebbe preso a pugni chiunque avesse fatto piangere a quel modo una bambina. Ma in quel momento non poteva fare altro

-Siamo pronti, ho aperta il varco. Muoviti, non riuscirò a tenerlo aperto per molto- Kevin annuì e si girò verso la bambina

-Mi dispiace, piccola. Ma anch’io ho bisogno di lui. Più di ogni altra cosa al mondo-

E in un lampo di luce verde sparirono dalla vista di Alice.

Quel mondo illusorio prese a cadere a pezzi, senza Ben non poteva rimanere in piedi.

E quel posto tornò ad essere quell’orrendo freddo buio senza fine.

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Quando Ben riprese conoscenza la luce gli accecò gli occhi. Strano, quando la mattina entravano i raggi del sole non lo avevano mai abbagliato a quel modo. Un’altra cosa insolita era la mancanza di Alice al suo fianco nel letto, sebbene non dormisse esattamente sempre con lui, erano rare le notti in cui stava da sola. Probabilmente si era addormentata davanti alla televisione e l’aveva portata in camera sua. Che strano, non se lo ricordava. Non ricordava di essere andato a letto e nemmeno di aver preparato la cena … l’ultima cosa che ricordava era …

-Alice!- Gridò alzandosi seduto di scatto. Lenzuola bianche. Pareti bianche. Stanza tutta bianca. Dove si trovava? Dov’era Alice?

-Ben, come stai. Ti senti bene?- Il ragazzo si girò alla sua destra e vide quella ragazza che lo aveva portato via da Alice.

E in quel momento si ricordò. Lei era sua cugina, Gwen. E l’altro ragazzo era Kevin, il suo migliore amico. Gwen posò una mano sul braccio di Ben, ma lui subito si ritirò al contatto

-Non mi toccate! State lontani! Voglio Alice! Dov’è?!-

-Benji, calmati. Quella bambina non c’è più. Ora sei nel mondo reale, con noi- Cercò questa volta di calmarlo Kevin, senza successo

-No! Cos’avete fatto?! Chi vi ha detto che volevo tornare?! Chi vi ha dato il diritto di svegliarmi?! Avete rovinato tutto, tutto! Voglio solo Alice, ridatemela!- I suoi occhi iniziarono ad inumidirsi al solo pensiero che non l’avrebbe più rivista, ma cercò di non piangere. Non ancora almeno.

-Ben, ascoltami- Gridò Gwen per cercare di superare le urla del cugino -Quella bambina non era reale, non lo è mai stato! Era solo frutto della tua immaginazione, della tua mente-

-Ti sbagli, tu non sai niente! Lei è reale ed è mia figlia, che tu ci creda o no!-

-Non dire cretinate, hai solo 17 anni! Lei non è reale!-

-Sì che lo è. Ma voi me l’avete portata via! Era la mia unica ragione di vita, la mia felicità. È come se l'aveste uccisa!-

-Benji, ascolta- Kevin cercò di intervenire per calmarlo, ma ancora una volta non ebbe successo

-No! Andate via, vi odio! Avete ucciso Alice! Vi odio!-

-Ben! …-

-Gwen, andiamo- Kevin la interruppe prima che potesse dire altro -Usciamo, lasciamo che si calmi- Disse e trascinò fuori una Gwen piuttosto riluttante

Appena fu da solo le lacrime presero a scendere copiose. Avrebbe voluto solo addormentarsi e tornare da lei, ma in qualche modo sapeva che non avrebbe funzionato. il legame mentale era stato spezzato e non gli sarebbe più stato possibile accedere a quella parte dell’Omnitrix.

Continuò a piangere, a gridare

Finché non gli rimanevano più lacrime da versare

Finché la sua gola non bruciava per lo sforzo

Finché il mondo non divenne di nuovo tutto nero

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Era tutto buio, non vedeva nulla

Sentiva in lontananza dei lamenti, dei singhiozzi, dei pianti disperati

Era lei, la sua Alice. Era lei, anche se poteva solo sentirla, sapeva che era lei

Era da sola, era spaventata, in quel posto. Lo sapeva

Perché Alice aveva paura del buio

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-Può dirci, come sta?- Chiese Sandra, mentre guardava suo figlio dormire nel letto. Si era persa il momento in cui si era risvegliato e stentava a credere che forse tutto quell’incubo stava per finire

-Abbiamo dovuto sedarlo. Quando si è svegliato, non ci permetteva di esaminarlo- Disse un medico dello staff dell’ospedale dei plumbers

-Ma sta bene?- Aggiunse Carl per cercare

-Sul piano fisico non ha mai auto nulla che non funzionasse correttamente. Al livello psicologico è ancora troppo presto per dirlo. Ogni volta che si sveglia chiama interrottamente Alice- Sandra riconobbe subito quel nome, apparteneva alla bambina che, come sosteneva Gwen, Ben si era immaginato

-Dovremo continuare a dargli sedativi. Poi curarlo per la malattia che gli ha causato di vedere quelle allucinazioni, per fare in modo che non ne abbia più-

-Okay. Fate quello che dovete per curarlo- Disse Carl abbracciando la moglie e guardando su figlio attraverso il vetro

Sandra ancora non poteva crederci. Perché proprio il suo bambino? Una malattia che colpiva la mente a quell’età, era così giovane. Forse era per quello che era andato in coma e quel dannato orologio aveva solo peggiorato le cose. Forse non era colpa sua. Forse non era una cattiva madre.

Già, non era colpa sua.

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Era passata una settimana da quando avevano portato indietro Ben e il ragazzo non dava segni di miglioramento. Anzi. Kevin ogni giorno lo vedeva deperire sempre di più, sotto l’effetto di quei sedativi e di medicine che non gli servivano. Perché il suo Benij non era pazzo, non era malato di mente. Era solo depresso e arrabbiato con loro per aver portato via ciò che era importante per lui.

Se ne stava tutto il giorno a guardare nel vuoto, sussurrando il nome che aveva dato a quella bambina come un mantra. Non aveva detto nulla oltre quel nome. Tutto il tempo restante lo passava a dormire. Era così lontano dal ragazzo combattivo che lo aveva salvato dal baratro. I suoi occhi avevano perso tutta la loro caratteristica lucentezza. Stentava a ricordare l’ultima volta che lo avesse visto sorridere

Se continuavano così, Benji avrebbe rischiato davvero di morire. Era colpa sua se Benji si trovava lì. Doveva fare qualcosa. Prima di tutto avrebbe cercato di non fargli più prendere le medicine. Poi, quando era almeno un po’ lucido, avrebbe cercato di farlo calmare così da non dovergli più somministrare sedativi.

Sospirò. Quelle parole che si era ripromesso di dirgli quando si sarebbe svegliato dovevano aspettare. Questo non era il momento giusto. Ma più passava il tempo più trovava difficile tenere quelle parole chiuse nel suo cuore.

Avrebbe dovuto aspettare. Per il bene di Benji, avrebbe dovuto aspettare.

*Owari Cap.5*

-Buon giorno, eccoci in tempo per il quinto capitolo- ndRan
-Siete fortunate che abbiamo avuto l’ispirazione per il prossimo capitolo, che anticipo è un po’ più lungo- ndJane
-La devi smettere di anticipare ogni cosa! Tornando a noi, il povero Ben è stato dichiarato malato di mente perché credono che veda allucinazioni. Avrà ragione Kevin a sostenere che invece Alice è reale?- ndRan
-E poi sono io quella sadica? Non buttare domande così che poi non la smettono di chiedere il prossimo capitolo- ndJane
-Era l’effetto voluto! Più ci scrivono più siamo ispirate, dopotutto. Voglio precisare una cosa, la madre di Ben cerca di scaricare la colpa su questa presunta malattia mentale in cui tutti credono, per non sentirsi colpevole di ciò che è successo al figlio. Può forse sembrare deplorevole, ma a me sembra molto umano. È un meccanismo di difesa che abbiamo e che mettiamo in atto più spesso di quanto non sembri. Kevin è l’unico che rimane integro tra tutti, ammette che è colpa sua per aver ignorato il ragazzo e che continua a credere che Alice sia reale- ndRan
-Era proprio necessaria la spiegazione?- ndJane
-Non si sa mai, voglio essere chiara nei miei messaggi subliminari- ndRan
-Per definizione i messaggi subliminari non sono chiari! Ma che sto a fare a discutere con te- ndJane
-Hey! Così mi offendo! Comunque, può sembrare un capitolo un po’ misero, ma come vi ha anticipato Jane ci siamo rifatte con il prossimo. Il meccanismo di aggiornamenti è sempre lo stesso, quindi pregate per una nostra ispirazione! E commentate, mi raccomando!!!- ndRan
-Ciao- ndRan&Jane

   
 
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