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Autore: Shadowolf    17/10/2011    1 recensioni
SERIE: RolePlay
Semplice raccolta di dodici storie, a tema Autunno, di tipo pressochè fluff con sfumature malinconiche.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'RolePlay'
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‹‹ ... I know you’re there, y’know. I can smell your cologne from afar. ››
‹‹ Oh. ››
Sorrido piano quando si lascia andare quell’esclamazione così scarna ma allo stesso tempo sincera ma non mi volto ancora, intento a finire di svuotare la zucca di dieci chili che ho tra le mani. Ci sto lavorando da un po’, non so esattamente quanto, e oramai le mie mani sono completamente arancioni. Avrei dovuto usare dei guanti. Ma ero così preso dall’entusiasmo che non c’ho proprio pensato. E avrei voluto finire e pulire tutto prima che lui tornasse a casa, ma ovviamente non ci sono riuscito, anzi, ho perso proprio la cognizione del tempo.
‹‹ You’re not mad... ››
‹‹ Mad? Well, no. Why should I? ››
‹‹ It’s kinda a mess around here, I know you don’t like it… ››
‹‹ Oh. I… I actually didn’t notice, I… I’d got lost in my thoughts… sorry… ››
Sospiro lievemente e annuisco appena, spingendo il coltellino più a fondo e cercando di mettere insieme qualche pensiero coerente nel frattempo. Impresa che si rivela abbastanza ardua. Così ruoto un po’ la testa nella sua direzione e gli faccio un cenno, premunendomi che noti il mio piccolo ghigno.
‹‹ I know I must... probably stink, but... Won’t you come and say hello? Properly? ››
Riesco a percepire l’ombra di un sorriso farsi largo sulle sue labbra mentre mi risponde, il tono talmente dolce da lasciarmi un attimo spiazzato. Se prima avevo solo un sospetto, adesso sono abbastanza sicuro che mi stia nascondendo qualcosa.
‹‹ Yes, of course... ››
Trattengo il fiato fin quando le sue mani non mi scivolano lentamente e delicatamente sui fianchi, cingendomi poi il cinto, dandomi dei piccoli brividi di piacere lungo tutte le braccia, tanto che per un attimo sento anche un po’ freddo, quel tipo di sensazione di quando esci a Dicembre e comincia a nevicare e le gocce di bagnano il viso e tu rabbrividisci, ma con il sorriso sulle labbra. Avvolge il mio corpo con il suo e mi lascia qualche bacio leggero sul collo, strappandomi un quieto sospiro che per un attimo mi fa dimenticare delle preoccupazioni che ho colto nel suo tono, soltanto una paio di minuti fa. Lascio andare il coltello dentro la zucca e appoggio le mie mani sulle sue, e questa volta è lui a rabbrividire, nonostante venga da fuori, dove la temperatura non è certo alta.
Ci vuole un po’ prima che mi autoconvinca ad interrompere quell’atmosfera di sospensione e di affetto per tirare fuori il discorso. Lo faccio con calma e dolcezza, perché non voglio originare una discussione, sono stanco di stare a lottare su ogni singola cosa, mi sono imposto di lasciarmi alle spalle una volta per tutte quell’odioso lato del mio carattere.
Così abbandono la mia testa sulla sua spalla e finalmente lo guardo, accarezzandogli la mandibola e sorridendogli dolcemente per alcuni secondi prima di parlare, infine.
‹‹ Hey... ››
‹‹ Hey... ››
‹‹ I know you’re a kinda a stalker, but except for that... What is it? ››
‹‹ What is it what? ››
‹‹ You were being there, observing me, for quite a bunch of minutes before I eventually talked… ››
Lo vedo trattenere il fiato soltanto per un secondo, che però non sfugge alla mia attenzione, nonostante l’attimo dopo lui scuoti la testa e tenti un mezzo ghigno che gli riesce anche, buttando una mezza battuta tra le righe.
‹‹ Oh, I was just... admiring my man at work... You seemed so focused on whatever you were doing I thought to not interrupt you. ››
‹‹ It’s not easy carving pumpkins, y’know… Takes a lot of patience and… yes, focusing. ››
Annuisce e sospira piano, tanto che per un momento mi convinco che forse è davvero tutto lì. Ma poi la sua stretta si fa all’improvviso più forte, e lui rabbrividisce di nuovo, apparentemente senza motivo. Così continuo a parlare, addolcendo ancor di più il mio tono, accarezzandogli leggero il volto.
‹‹ ... But that’s not all, and I know it. Tell me, Jude? What is it? ››
Si morde il labbro, sospirando ancora, ed io so di aver fatto centro.
‹‹ It’s... nothing, nothing important anyway... ››
‹‹ I’m sure, but… I wanna know anyway… ››
Abbassa lo sguardo e si stringe appena nelle spalle, sfuggendo ai miei occhi e parlando dopo qualche minuto, la voce leggermente incrinata e amarognola.
‹‹ Nothing, I… Seeing you here doing... doing that, I… I recalled when the kids made me do it, and… nothing, I… now Rafferty’s all grown up and I don’t even see them so much anymore, so… I was just feeling a little nostalgic about those times, you know… I mean, not because I was married or what, it’s not like that, okay?, I… ›› si interrompe un attimo, mettendo ordine nei suoi pensieri e nelle sue parole, che stavano cominciando ad uscir fuori sconclusionate e  arrangiate, sospirando un po’ triste e scuotendo appena il capo ‹‹ I just miss having them around in times like this, you know... ››
Rimango lì a guardarlo per qualche secondo ancora dopo che ha finito di parlare, cercando nel suo viso una qualche possibile risposta. Ma, come spesso accade quando mi parla dei suoi figli, anche questa volta sono costretto a mantenere il silenzio più di quanto desideri, per mancanza di parole. Non posso dirgli che sì, lo so come può sentirsi in queste occasioni, perché io, al contrario suo, non ci sono mai stato, feste o non feste, e quando, quelle poche volte, ero materialmente presente, la mia testa vagava senza speranza in un nirvana indotto dalle cose peggiori, ragion per cui non ricordo quasi niente, e anche molto male. Non posso neanche dirgli quanto mi senta frustrato ogni volta che mi confida quanto gli manchino quei tempi, e non perché io ne sia geloso, anzi. È perché gli vorrei davvero donare di nuovo tutte quelle emozioni che forse lui non si rende neanche conto di desiderare così ardentemente. Ma non posso, non facendo sì che avvenga per caso comunque, e ogni volta che tiro fuori il discorso finisce inevitabilmente male, tanto che, nonostante i miei pensieri confluiscano spesso sull’argomento, non mi azzardo ad esprimerli a voce alta.
Così, anche se ho la risposta da dargli, me ne resto in silenzio, abbassando lo sguardo sulla mia zucca e avvertendo la tristezza farsi lentamente largo dentro la mia anima. Una parte di me vorrebbe solo guardarlo negli occhi e dirglielo, di lasciarsi alle spalle tutti i suoi dubbi e le sue paure e buttarsi in questa nuova cosa con lo stesso coraggio e ardire che ha dimostrato un anno e passa fa quando si presentò da me per farmi suo. Gli direbbe che di me si può fidare, nonostante tutto, nonostante in passato gli abbia dato centouno motivi per non farlo, per non considerarmi una persona che può sopportare tutto il peso che una decisione di questo tipo comporta. Gli confesserebbe che per me sarebbe il regalo più prezioso che possa mai farmi, insieme a quello di diventare mio marito, e che a quel punto forse riuscirei finalmente ad essere in pace con me stesso e con la mia maltrattata coscienza una volta per tutte.
Ma rimango sempre e solo un codardo, e il solo pensiero che tutto questo potrebbe portare ad una lite è semplicemente troppo da sopportare, così metto a tacere quella parte di me con un brivido di tristezza mista a rammarico e mi limito a lasciargli un bacio sulla guancia, girandomi nel suo abbraccio e stringendolo forte a me, sperando che quel momento, prima o poi, arriverà.


AUTHOR'S CORNER: C'è ancora qualcuno che mi legge qui sopra? LOL Mi sa di no. Vabbè, comunque, questa nasce per una cosa a cui sto partecipando, è una raccolta con i due Robert e Jude del RolePlay che ormai conoscete bene, saranno dodici storie ordinate cronologicamente, con possibili/probabili rimandi tra una shot e l'altra.
See ya.

   
 
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