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Autore: Vanderbilt    17/10/2011    14 recensioni
Bella, ragazza di diciotto anni con una famiglia apparentemente perfetta. Desidera innamorarsi per la prima volta.
Edward, un passato difficile, non si è mai innamorato.
Entrambi si conosco da molti anni, ma non sono mai riusciti ad instaurare un rapporto a causa del carattere introverso di Edward.
Abitano a Savannah, sognano di andare al college, ma ora dovranno affrontare l'ultimo anno di liceo, pieno di imprevisti a grattacapi...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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All the right moves

La più grande felicità nella vita è la convinzione di essere amati per quello che siamo, o meglio, nonostante quello che siamo. Herman Hess

Mi svegliai con il sole che filtrava dalle finestre, formando una scia di colori nella stanza riflessi sullo specchio di fronte al letto. Mi girai per controllare la sveglia posta sul comodino e notai che era abbastanza presto vista l'ora in cui mi ero addormentata. Erano esattamente le nove e cinquanta e probabilmente dormivano ancora tutti.

Mi alzai, mi preparai e uscii dalla stanza. Nel corridoio incontrai Edward, a quanto pare non ero l'unica ad essemi già svegliata.

«Ciao Ed!». Lo baciai sulla guancia e lo vidi arrossire leggermente, come era tenero!

«Ciao Bella».

«Su andiamo a fare colazione, sto morendo di fame». Gli presi la mano e lo trascinai giù in cucina senza dargli il tempo di opporsi o parlare.

Mi piaceva il contatto con la sua pelle liscia e calda. La sua mano copriva interamente la mia, che sembrava scomparire dentro la sua. Sembrava un po' imbarazzato dal mio atteggiamento, ma non mi parve infastidito, altrimenti avrebbe scansato la mia mano.

Arrivati in cucina trovammo tutti seduti intorno all'isola e rimasi stupita del fatto che fossero già svegli. Edward sembrava ancora più in imbarazzo dalla nostra apparizione insieme e dal nostro atteggiamento, e mi strinse più forte la mano.

«Era l'ora che vi svegliaste! Stavamo aspettando solo voi due! Abbiamo deciso di passare tutta la giornata insieme e quindi dobbiamo decidere cosa fare». Alice era già su di giri e si notava dal suo parlare a macchinetta.

«Be', io pensavo che fosse ancora presto vista l'ora in cui siamo andati a letto». Perchè la mia risposta suonava tanto come una giustificazione?

«Bella non trovare scuse! Stanotte avevamo ribadito di non alzarci troppo tardi per passare una bella giornata fuori!». Rose era ancora sul piede di guerra, dopo la mia risposta di ieri sera in cucina? Dal suo tono iroso sembrò proprio così.

«Me ne sono scordata». Mi grattai la nuca imbarazzata dalla mia dimenticanza.

Mi accomodai vicino ad Emmett e mi accorsi che non avevo ancora lasciato la mano di Edward. Notando il mio sguardo fisso sulle nostre mani intrecciate, Edward, sfilò la sua delicatamente dalla mia presa, accomodandosi anche lui vicino alla sorella.

Jasper mi servì una tazza di tè e mi disse di prendere pure quello che desideravo dal vassoio. Iniziai a mangiare una brioche alla crema e ascoltai attentamente le idee che tutti stavano tirando fuori per la giornata. Edward non aprì bocca proprio come me, ma per lui non era una cosa insolita. Era piuttosto taciturno e interveniva raramente nei discorsi altrui, a meno che non si chiedesse specificamente la sua opinione. Ho sempre pensato che si trovasse a disagio con tutti noi, ma più lo osservavo e più mi rendevo conto che non era così, semplicemente era chiuso verso il mondo esterno e finora non si era ancora aperto con nessuno.

«...Bella?». Emmett mi chiamò, ma non riuscii a capire l'intera frase presa com'ero dai miei pensieri.

«Scusa Emm, non stavo seguendo il discorso». Lui mi guardò e rise sotto i baffi, come se sapesse esattamente che non avevo capito un tubo di tutto ciò che stavano dicendo e lo avesse fatto di proposito ad interpellarmi.

«Cosa ne pensi se passassimo la giornata al parco?». Rose mi ripetè la domanda gentilmente.

«Non lo so, ci andiamo spesso. Non possiamo fare qualcosa di diverso?». Il mio tono lamentoso fece alzare gli occhi al cielo alle due ragazze di fronte a me, mentre Emmett come al solito prese tutto come un gioco e rise, di cosa poi non lo scoprii mai.

«Io sono d'accordo con Bella. Potremo fare una gita al mare». Tutti rimasero sorpresi dall'affermazione di Edward, io, invece, gli sorrisi raggiante per il suo appoggio.

«Bell'idea fratello! Non sarebbe male cambiare un po'. Io voglio fare il bagno!». Emmett accolse con entusiasmo la proposta di Edward e anche gli altri diedero il loro consenso.

Anche se eravamo nel mese di novembre a Savannah, grazie all'Oceano Atlantico, il clima prevedeva sempre sole e caldo per la maggior parte dell'anno. Difficilmente le temperature erano fredde, quindi un bel bagno ci poteva stare per chi volesse.

«Dobbiamo preparare tutto in fretta e partire, ci aspettano qualche ora di macchina se vogliamo andare alla solita spiaggia». Alice iniziò a dare disposizioni su come dovessimo organizzarci. Quella ragazza era un vero e proprio vulcano! Nessuno si mosse dalla tavola, tutti dovevamo finire di fare colazione e lei si innervosì. Jasper cercò di calmarla sussurrandole qualcosa all'orecchio qualcosa e questo non passò inosservato ad Emmett che intervenne con le sue solite battutine maliziose.

Edward di fronte a me scosse il capo esasperato da Emmett ed Alice, poi notando che lo stavo fissando mi sorrise e abbassò il capo.

«... i costumi, da mangiare e...». Edward interruppe la lista della sorella aggrottando la fronte in un espressione concentrata.

«Alice, allora dobbiamo passare da casa quasi tutti». Non capivo la frase di Edward, ma poi mi si accesse una lampadina e capii che nella lista di Alice molte cose erano impossibili se prima non avessimo fatto un cambio di vestiti, visto che eravamo tutti a casa di Rose e Jazz per il weekend.

«E perchè mai?». Alice era sempre la solita, partiva in quarta senza mettere la prima, la seconda e la terza! Tutto per lei era come un fulmine a ciel sereno, progettava alla velocità della luce senza pensare a nulla.

«Siamo ancora a casa Hale se te ne fossi dimenticata, Alice, quindi non abbiamo le cose per il mare, compresi i costumi». Edward si comportò come se avesse di fronte una bambina a cui dovette spiegare per bene le cose. Mi fece ridere e cercai di cammuffare la risata dietro a un colpo di tosse. Non passò inosservato ad Alice che mi lanciò un'occhiataccia.

«Ci ho già pensato e a voi maschietti presterà qualcosa Jazz, mentre a me e a Bella presta qualcosa Rose».

«Sorellina, vorrei ricordarti che io sono il doppio di Jazz! Come pensi che potrebbe starmi un suo costume?!» . In effetti Emmett non aveva tutti i torti. Lui aveva una corporatura imponente e dei muscoli invidiabili. Anche se Jazz non era mingherlino e lui stesso era messo bene, non poteva competere con il fisico di Emmtt. Solo ad Edward poteva andare un costume di Jazz.

«Non mi interessa, Emmett! Te lo farai stare, non voglio perdere altro tempo!». Alice a volte era davvero una dittatrice.

«Ma Alice non mi enterà manco dalle gambe!», si lamentò Emm sbuffando. La piccola di casa dava sempre ordini ai fratelli, i quali per non farla arrabbiare acconsentivano sempre, anche perchè era la loro unica sorellina.

«Emmy, ti prego, perderemo troppo tempo se dovessimo andare a casa», gli disse Alice con gli occhi da cuccioli ai quali nessuno sapeva resistere.

«Ma Alice...». Venne interrotto da una voce femminile, che da un po' era rimasta muta.

«Lascia perdere, ti darò un costume di papà». Rose per la prima volta dal pomeriggio precedente rivolse la parola ad Emmett e in tutta la cucina calò un silenzio carico di sorpresa.

Il signor Hale era un uomo molto robusto e alto, sicuramente poteva andargli un suo costume, anche se non potevo immaginare di che genere potesse essere, sicuramente non adatto ad un ragazzo.

Emmett rispose un impacciato okay e tutti andammo a prendere le nostre cose nelle rispettive camere.

Quando tornai di sotto trovai Alice che cercava di mettere di tutto in un cestino da pic-nic troppo piccolo o già troppo pieno. Andai a darle una mano e riempimmo altri due cesti insieme a Rose. I ragazzi, invece, cercarono di caricare tutto l'occorrente nella macchina di Edward, una Volvo XC60 molto spaziosa. Avevamo deciso di andare con due macchina: quella di Edward e quella di Jasper.

«Allora come ci organizziamo nelle macchine?», chiese Jasper, consapevole che nella sua macchina ci sarebbero stati lui ed Alice e nell'altra Edward, quindi la domanda era rivolta più a Rose ed Emm e infine a me.

«Io vado con Edward», dissi consapevole che a questo punto Emm e Rose erano costretti a stare in macchina insieme, visto che in quella di Edward non ci stava più nessuno da quanto era stata caricata..

Edward rimase sorpreso dalla mia voglia di andare con lui, ma non si oppose. Mi infilai subito in macchina e partimmo, lasciando gli altri indietro.

«Non voglio immaginare nemmeno quante maledizione ti starà tirando Rose per questo tiro mancino», mi disse Edward. Io rimasi un attimo zitta per riflettere sulle sue parole non trovando un senso.

«Perchè?», chiesi abbastanza confusa.

«Sì, per averla costretta ad andare in macchina con Emmett. Lui di sicuro ne sarà felice e ti ringrazierà». Edward aveva frainteso il perchè io volessi andare con lui in macchina, non avevo pensato minimamente a Rose ed Emm, la mia non era una trappola per loro.

«Io non l'ho fatto per loro due, avevo semplicemente voglia di stare in tua compagnia». Vidi Edward sgranare gli occhi continuando a fissare con attenzione la strada.

Per un po' nessuno parlò ed io lo osservai guidare. Osservai il modo in cui cambiava marcia con decisione e come scalava. Osservai il modo in cui fletteva la gamba sinistra per schiacciare la frizione e come muoveva il braccio sempre sinistro per tenere il volante.

Il nostro silenzio da piacevole si fece imbarazzante ed Edward mi chiese se volessi ascoltare un po' di musica. Alla mia riposta affermativa accese la radio, sintonizzata su una stazione che dava sempre canzoni di successo. La stazione trasmise una canzone che ascoltavo spesso ultimamente Paradise e mi misi a canticchiarla a bassa voce. Mi accorsi che anche Edward stava facendo lo stesso e quindi ci mettemmo a cantare insieme a sguarcia gola. Lui era molto intonato, mentre io sembrava che volessi solo rompere i vetri dell'auto. Il canto non era una dote che possedevo, anche se mi piaceva molto.

Dopo Paradise dei Coldplay fu il turno di All the right moves dei One Republic e anche qui cantammo ridendo delle mie note stonate o dei pezzi che non sapevamo e cercavamo di inventare. Quando ormai non avevamo più fiato abbassai la radio per poter parlare e soprattutto sentire Edward, visto che la musica era davvero altissima e spacca timpani.

«Non sapevo avessimo gli stessi gusti anche in fatto di musica oltre che di libri. Chissà quante altre cose ci accomunano!». Ero entusiasta di avere così tante cose in comune con lui. La nostra chiaccherata del pomeriggio prima ci aveva fatti conoscere meglio, ma c'erano ancora molte cose che volevo sapere di lui e piano piano, senza fretta, sarei riuscita a scavalcare quel muro che si intravedeva intorno a lui.

«Neanche io l'avrei mai detto. Forse una cosa che non sai è che mi piace anche la musica classica, non tutta ma solo alcuni autori che si avvicinano di più al mio stile».

«Al tuo stile?».

«Già, io suono il pianoforte e qualche volta la chitarra».

«Uaoh! Davvero?! Un giorno mi farai sentire qualcosa?».

«Non lo so, io non ho mai suonato in presenza di nessuno tranne Esme. É stata lei ad insegnarmi». Era imbarazzato al pensiero di esporsi così tanto in un momento in cui era più vulnerabile? Probabile visto il disagio che percepii nella sua voce. Decisi di non assillarlo.

«Da quanto tempo suoni? Probabilmente Esme ti avrà messo le mani sui testi ancora prima di imparare a camminare», scherzai sapendo l'adorazione di Esme per la musica classica e per il suo pianoforte ereditato dalla madre. Edward, invece, non capì la mia battuta e si intristì stringendo la mano posizionata sul volante e indurendo la liena delle labbra.

«Siamo arrivati». Scese dall'auto senza attendere una mia risposta e io subito scesi chiudendo la portiera e andando dal suo lato dell'auto.

Lo presi per un braccio facendolo voltare dalla mia parte e vidi i suoi occhi pieni di dolore. Non capii cosa mi spinse ad abbracciarlo, ma, comunque, lo feci ed Edward dopo un attimo di esitazione mi strinse a sé.

«Non volevo toccare un argomento delicato, scusami Edward». Mi sentivo in colpa per il suo stato e quelle scuse sussurrate nel suo orecchio valevano molto per me.

«Non devi scusarti Bella, non hai assolutamente detto qualcosa di sbagliato e non hai toccato nessun argomento delicato. Sono sceso perchè... ehm avevo un crampo alla gamba». Edward pensava davvero che mi bevessi una simile scusa? Lasciai correre e iniziammo a scaricare le cose dall'auto.

Nel frattempo arrivarono anche gli altri e insieme andammo in spiaggia. Non era molto affollata, c'era solo qualche famiglia qua e là. La spiaggia era molto grande e noi ci posizionammo vicino alla riva.

Due sedie sdraio erano entrate subito in possesso di Alice e Rose, mentre le altre due furono posizionate vicine ma rimasero vuote.

Era già ora di pranzo, ma Emmett insistette per fare un bagno, dicendo che avevamo fatto colazione tardi.

Dopo aver sistemato tutto Emmett fu il primo a vestirsi velocemente e correre in acqua. Il suo costume alla fine era normalissimo, azzurro senza nessun segno che ricordasse un costume da signore.

Jasper seguì Emmett a ruota e quindi rimanemmo solo io, Edward, Alice e Rose.

Rose aveva prestato un costume a me ed Alice. Alice aveva dovuto stringere parecchio i nodi che tenevano su il costume visto che era più piccola di statura rispetto a Rose, mentre io me la cavai abbastanza bene, tranne per il pezzo di sopra che stringeva leggermente sul seno. Non sapevo di avere una taglia in più rispetto a Rose!

Edward si tolse la maglietta a maniche corte bianca, i jeans che indossava e rimasi letteralmente a bocca aperta. La sua carnagione chiara risplendeva sotto il sole. Il colore candido della sua pelle contrastava con il costume nero di Jazz, che era leggermente stretto e strizzava il suo didietro in un modo a dir poco indecente. Visto che mi dava le spalle riuscii a scannerizzare anche la schiena e il modo in cui i suoi muscoli si flettevano quando si stiracchiò. Era assolutamente una visione! Non mi sarei mai aspettata che Edward avesse un fisico così ben proporzionato e allenato. Sicuramente vederlo in costume non era un bene per la mia mente, le immagini che mi scorrevano davanti agli occhi erano molto proibite.

Alice e Rose si misero a ridacchiare interrompendo i miei filmini a luci rosse. Mi girai a guardarle e le trovai intente a fissarmi, allora capii il perchè delle loro risatine. Arrossii peggio di un peperone e mi svestii in fretta per raggiungere i ragazzi in acqua e scappare da quelle due vipere, che sicuramente mi avrebbero fatto il terzo grado.

«Vado a fare il bagno, venite anche voi?», chiesi in generale.

«Oh no, noi stiamo qui, vai tranquilla con Edward», disse Rose in modo malizioso. Quella ragazza era più tremenda di Alice quando ci si metteva!

«Edward ti va di venire?». Mi rivolsi a lui cercando di non fissarlo troppo con l'alta probabilità che mi sarei incantata a fissarlo.

«Sì, certo».

Edward ed io andammo verso riva fianco a fianco. Una volta in acqua non raggiungemmo Jasper ed Emmett che stavano facendo gli stupidi al largo.

La nostra nuotata fu tranquilla, perlomeno all'inizio. Notai più volte Edward fissarmi attentamente, ma non ci feci molto caso e non cercai di capire la causa del suo sguardo.

Ad un certo punto persi Edward di vista e sentii la sua mano tirare la mia caviglia verso il fondo. Dalla sorpresa non feci in tempo a chiudere la bocca e una volta in superficie sputai tutta l'acqua che avevo ingoiato. Edward si mise a ridere e il suo sorrise illuminò tutto. Non mi arrabbiai e mi buttai addosso a lui per ripagarlo della stessa moneta, ma Edward era come una roccia, non riuscivo a farlo affogare.

«Perchè non... riesco a buttarti sott'acqua?!». Cercai di spingerlo per le spalle con tutte le mie forze, ma l'unica cosa che ottenni fu l'aumento della sua risata.

«Sei un po' debole, Bella». Le sue prese in giro mi fecero intestardire ancora di più.

Feci finta di allontanarmi da lui lasciandolo lì a prendermi in giro. Mi immersi sott'acqua e aggirando di parecchio il suo corpo riemersi alle sue spalle senza essere vista. Si guardava intorno, ma non riuscì a vedermi risalire. Prima che si voltasse mi buttai sulle sue spalle con tutto il corpo e per la sorpresa riuscii a farlo atterrare di pancia nell'acqua. L'unica pecca fu che lui avvolse le sue braccia attorno alle mie gambe spingendomi sotto con lui. Riemerse con me aggrappata alla sua schiena ed entrambi scoppiammo a ridere come due bambini.

«Sei riuscita ad affogarmi solo perchè mi hai colto di sorpresa!», mi disse Edward scrollando la testa e riversando tutte le gocce d'acqua sul mio viso.

«Sì, certo, trova mille scuse! Intanto ci sono riuscita e non importa come...».

«Bella! Edward! Avanti, venite che mangiamo!». Alice era sul bagnoasciuga che urlava a sguarcia gola per farsi sentire da noi due che eravamo parecchio distanti dalla spiaggia.

«Mi sa proprio che ci tocca andare prima che entri lei stessa in acqua per riportarci a riva». Edward però non si mosse.

«Sì, dobbiamo proprio andare», risposi.

«Bella?», mi chiamò Edward.

«Sì?».

«Ehm, dovremo andare...». Strinse la presa sulle mie gambe per farmi capire di scendere, ma io ero troppo comoda lì dov'ero.

«Sono molto stanca dopo averti affogato, ho speso tutte le mie energie». La mia voce melodrammatica lo fece scoppiare a ridere e mi resi conto che non avevo mai visto Edward ridere così tanto come quel giorno.

«E va bene signorina Swan, la porterà fino al suo asciugamano», mi disse divertito dalla situazione.

Mi aggrappai forte a lui e posai il mento sulla sua spalla, mentre lui avanzava nell'acqua. Quando iniziò a toccare coi piedi posò di nuovo le mani sulle mie gambe, che avevo stretto alla sua vita. Mi tenne saldamente mentre mi riportò dagli altri. Una volta sulla spiaggia cercai di scendere.

«Bella se continui ad agitarti ho come il presentimento che cadremo entrambi nella sabbia».

«Io volevo solo scendere, non vorrei pesare troppo».

«Sei leggerissima, stai tranquilla. E poi la sabbia brucia e non poco», mi disse dolcemente. Come ringraziamento gli lasciai un bacio sul collo e lo sentii rabbrividire e stringere la presa su di me.

Una volta sul mio asciugamano mi fece scendere delicatamente dalle sue spalle ed entrambi ci sedemmo lì.

Nessuno fece battute strane, nemmeno Emmett, anzi, con mio sommo stupore, si fece scappare una situazione tanto ghiotta.

«Ho preparato dei panini!», disse Alice tutta felice, mentre noi iniziammo ad agitarci sapendo che Alice non sapeva mettere insieme nemmeno prosciutto e formaggio in un panino.

«Ehm, amore mio, che ne dici se li rifacciamo secondo i gusti di tutti? Almeno ognuno si sceglie ciò che vuole». Jasper cercò di farci uscire da quel guaio associato ad Alice e cucina.

«Ma io ci ho messo così tanto a farli e poi conosco i gusti di tutti e so che a tutti piacciono questi panini». Non avevamo scampo, dovevamo mangiarli.

«Sì, okay, allora iniziamo a mangiare ho una fame da lupi!». Emmett aveva sempre fame, in ogni momento della giornata!

Alice questa volta non aveva combinato casini con il cibo. Tutto era squisito e le facemmo anche i complimenti facendola gongolare come una matta.

Nessuno fece il bagno dopo. Alice e Rose entrarono in versione lucertole, mentre Emmett si addormentò come un bambino piccolo dopo aver osservato per mezzora Rose.

Edward chiuse gli occhi e si rilassò, la stessa cosa fece Jazz, ma sapevo che nessuno dei due dormiva. Io mi annoiavo a morte. Non avevo nulla da fare, nemmeno un libro da leggere. Era questo che odiavo del mare, i periodi di stallo tra una cosa e l'altra: detestavo non far nulla!

Toccai il braccio di Edward e lo scossi leggermente per fargli aprire gli occhi: «Mi sto annoiando, che ne dici di una partita a carte? Le ho viste nella borsa di Alice».

«Sì, certo. Però mettiamoci sotto l'ombrellone, mi sento tutta la pelle bruciare». Guardai meglio la sua pelle e notai che in vari punti era molto rosso, se non avesse messo a breve una crema sarebbe andato a casa con una bella scottatura.

«Edward, devi metterti una crema, assolutamente! Stai diventando peggio di me e già io ho la pelle irritata dal sole!». Fece una smorfia alla parole crema, ma non volevo sentire ragione, quindi una volta sotto l'ombrellone presi la crema di sua sorella e iniziai a spalmarla sul suo addome arrossato, l'unica parte del corpo dove probabilmente il sole aveva picchiato di più.

Edward non disse una parole, chiuse gli occhi e iniziò a godersi il mio massaggio rilassato. Quando finii chiamai anche Jazz, nel caso volesse unirsi a noi, ma declinò l'invito e andò da Alice, prendendola in braccio per sedersi sotto di lei.

«A cosa vuoi giocare? Scala quaranta o macchiavelli?», chiesi ad Edward.

«Macchiavelli, anche se ho come l'impressione che ci metteremo un'eternità per chiudere una partita», dissi sorridendo.

Edward mischiò le carte e ne distribuì tredici sia a me che a lui. Il gioco iniziò e ben presto mi accorsi di essere in svantaggio con almeno venti carte in mano senza la possibilità di scendere.

Dopo tre partite ci stancammo di quel gioco. Gli altri si erano svegliati: Jazz ed Alice si stavano coccolando sulla sdraio; Rose ed Emm erano in silenzio e osservavano pensierosi il paesaggio circostante.

Era già pomeriggio inoltrato, ma nessuno se la sentiva di rientrare.

«Che ne dite di un falò sulla spiaggia? Ho già portato tutto l'occorrente nel caso si fosse presentata un occasione simile». Alice non sbagliava mai un colpo! Era sempre un passo davanti a tutti, mi chiedevo spesso come facesse.

«Io ci sto!», dissi entusiasta di passare altro tempo con tutti loro.

«Anche per me va bene», disse Rose alzandosi dalla sdraio per sgranchirsi le gambe.

Per Emmett e Jasper era ovvio che avrebbero risposto di sì, visto che per entrambi c'era una ragazza specifica per cui restare.

«Okay». Edward era stato di poche parole come al solito e quindi mi girai a vedere se era infastidito, ma lo trovai con un sorriso leggero sulle labbra.

«Forse dovremo avvisare a casa. I nostri genitori torneranno stasera». Emmett aveva ragione, nessuno aveva pensato a fare loro una telefonata da ieri.

«Mmm sì, chiamerò mia madre tra poco». Ultimamente i rapporti con i miei genitori si erano un po' raffreddati, non li vedevo praticamente mai.

«Io chiamo mamma tra poco, oppure puoi chiamarli tu Eddy», disse Alice.

«No, puoi chiamarli pure tu», gli rispose il fratello.

Ognuno fece le proprie chiamate, tutte brevi tranne quelle ai signori Cullen, i quali avevano insistito per parlare con Edward, che tutto imbarazzato rispose loro.

Avevo fatto caso all'atteggiamento di Esme e Carlisle nei confronti di Edward, era come se avessero un riguardo speciale per lui, ma né a Emm né ad Alice questa cosa pesava. Erano molto legati ad Edward, in modo molto speciale e tutto loro. Non gli facevano pressione anche se a volte si chiudeva in se stesso.

«Allora che ne dite di un bagno? Divertiamoci un po', su! Dopo inizieremo ad accendere il fuoco e cuocere le cose!».

«Emmett, la penso esattamente come te! Andiamo tutti in acqua!».

Urlando e ridendo ci buttammo tutti nell'oceano. Scherzammo e ridemmo per un lasso di tempo abbastanza lungo da vedere la luce del sole svanire piano piano.

La tensione tra Emm e Rose era notevolmente calata e non si fecero problemi a scherzare tra loro.

«Non so voi, ma io sto congelando», dissi con i denti che battevano. Eravamo abbastanza distanti dalla riva e non vedevo l'ora di coprirmi con qualcosa.

«Bella, hai le labbra viola! Devi uscire subito dall'acqua prima di sentirti male!». Edward era molto preoccupato. Nuotò verso di me e mi abbracciò per riscaldarmi. «Ragazzi noi andiamo. Vi aspettiamo fuori». Tenendomi stretta Edward iniziò a nuotare.

Una volta usciti dall'acqua mi avvolse nel suo telo da mare, sfregandomi le braccia e rimproverandomi dolcemente: «Bella, ma perchè non sei uscita prima?!».

«Edward va tutto bene. É solo un po' di freddo». Cercai di sminuire la cosa, ma non funzionò molto. Non lo avevo mai visto così preoccupato.

«Devi subito vestirti. Appena accenderemo il fuoco ti riscalderai maggiormente». Edward era così dolce con me. Lo era stato per tutto il giorno.

Arrivarono anche gli altri e le ragazze non erano messe tanto meglio rispetto a me. I ragazzi accesero subito il fuoco e noi ci mettemmo intorno con i palmi aperti su quella fonte calda molto piacevole in quel momento. Mi sentivo molto un pinguino.

«Alice, ma quante cose hai messo dentro questa borsa frigo? Hai per caso svaligiato tutto il frigorifero di casa Hale?», disse Emmett rivolto a sua sorella.

«Ho solo portato l'indispensabile. Sapendo quanto mangi non si può mica stare a contare le cose!». In effetti Emmett mangiava per tre!

«Devo mantenere il mio fisico possente», disse Emmett flettendo il braccio per far vedere i suoi muscoli. Tutti non riuscimmo a trattenerci dal ridere. Era il buffone del gruppo!

«Allora potresti iniziare a cuocere la carne, abbiamo tutti fame». Alice e suo fratello erano terribili, si punzecchiavano di continuo!

Questa volta furono i ragazzi a far tutto, servendoci anche le portate di carne. La serata era piacevole. C'era una leggera brezza fresca, ormai era notte e la luna che si rifletteva sull'oceano di fronte a noi. Era uno spettacolo incantevole.

Il sonno si fece sentire verso le undici. La giornata era stata molto piena, ma anche stancante. Gli occhi mi si chiudevano e guardando gli altri mi accorsi di essere l'unica che stava per addormentarsi.

«Bella, hai sonno?», mi chiese Edward.

«Sì, abbastanza», dissi a bassa voce sbadigliando.

«Forse è meglio se ci ritiriamo, che ne dici? Gli altri possono tornare dopo».

«No, non voglio rovinarti la serata, ci stiamo divertendo molto!». Non volevo che Edward se ne andasse solo a causa mia!

«Bella, per me non ci sono problemi. Inizio ad essere stanco anche io». Sapevo che la sua era una bugia, ma apprezzai molto il suo interessamento ed accettai di farmi riaccompagnare a casa.

«Bella è stanca. Noi andiamo, ma voi potete restare, basta che poi Jazz accompagni Alice ed Emmett a casa».

«Certo Edward, non preoccuparti ci penso io a loro. 'Notte ragazzi», ci disse Jasper.

Salutai tutti abbracciandoli e ringraziandoli per il fantastico weekend e poi andammo alla macchina. Ero davvero stravolta, non riuscivo a tenere nemmeno più gli occhi aperti.

«... Bella? Ehi, Bella?», sentii la voce di Edward chiamare il mio nome e due mani scuotermi delicatamente. Aprii prima un occhio e poi l'altro e vidi dietro a lui casa mia.

«Edward scusa, devo essermi addormentata. Non sono stata una buona compagnia, mi dispiace». Cercai di scusarmi, ma lui sorrise e scosse la testa.

«Non dirlo nemmeno per scherzo. Eri davvero stanca». Ad un tratto però mi si accese una lampadina in testa vedendo di nuovo la mia porta di casa.

«Edward, come mai mi hai riportato a casa? Ho la macchina dagli Hale e domani mattina...».

Edward mi interruppe: «Bella non saresti stata in grado di guidare. Se vuoi domani mattina ti passo a prendere io e ti porto a casa Hale, così puoi prendere la macchina».

«Grazie Edward, sei gentilissimo». Sorrisi e uscii dalla macchina con lui che mi teneva aperta la portiera. «Allora a domani. 'Notte Edward. » Lo abbracciai sentendo il suo profumo mischiato all'odore dell'oceano.

«Sogni d'oro Bella», mi sussurrò Edward nell'orecchio.

 

Ciao ragazze/i! Come state? Sì, sono un po' in ritardo, ma avevo promesso di pubblicare di lunedì e infatti eccomi qui.
Questo capitolo può essere visto da diversi punti di vista, succede tutto e niente. Per molti versi mi sembnra un capitolo quasi stupido, non mi convince e non so nemmeno il perchè. Spero vi possa piacere. Mi piacerebbe sapere le vostre opinioni, come sempre del resto!
Edward è un personaggio che deve ancora uscire fuori, ma penso che pian piano qualcosa di lui stia uscendo allo scoperto. Voi cosa ne pensate? E Bella?
Capitolo non betato!
Spoiler prossimo capitolo:

«Un'altra cosa in comune», gli sussurrai avvicinandomi a lui. Edward capì che mi riferivo alla conversazione avuta il giorno prima in macchina e mi sorrise complice.

«Cosa avete detto?», ci domandò Alice curiosa alternando lo sguardo tra me e suo fratello.

«Nulla», rispose prontamente Edward dirigendo la conversazione sulla squisita colazione che ci stava servendo la cameriera.

[...]

«E' buonissimo, ma resto della mia opinione: la brioches al mattino è la miglior delizia!». Questa volta fui io ad avvicinare alla bocca di Edward la brioches alla crema e fu lui a dare un morso. Osservai come la sua bocca sensuale addentasse la brioche e come masticasse e deglutisse in modo perfetto. Sembravo quasi una maniaca che osservava la fonte della sua ossessione.
 
BuonaBuonaBuona serata a  

 A lunedì prossimo!ABuona serata!
Kiss :***

 

   
 
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