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Autore: RedRevenge    17/10/2011    4 recensioni
Tom sospirò e tornò con la fronte sul vetro. Suo fratello l’avrebbe portato all’esaurimento.
Allungò la mano e trovò a tentoni il suo bagnoschiuma, se ne versò una dose massiccia sulla mano e ne riempì tutto il corpo, avendo cura di non lasciare nemmeno una piccola zona scoperta da quel profumo esotico e particolare che portava alla sua mente centinaia di ricordi.
Le sue mani passavano sul petto e un sorriso si aprì sul suo volto, i suoi occhi, anche se chiusi, si illuminarono. Lasciava correre i pensieri iberi, sentiva i brividi corrergli sul corpo pensando a quella giornata che sarebbe diventata perfetta alle 11.00 esatte.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MEGLIO NON SAPERE
 

- Ricordami perché ho fatto guidare te. –
- Perché altrimenti dimentico come si fa, mi disabituo e quando tu poi stai male perché ti strozzi con una patatina e stai soffocando, svieni e ti devo portare all’ospedale, prendo la macchina, ma sono fuori allenamento, così ci schiantiamo e moriamo tutti e due. – Tom si strinse con forze il cavallo dei pantaloni ascoltando la catastrofica scusa di Bill.
Tutto quello spreco di fantasia semplicemente per giustificare la sua presenza al volante e il conseguente ritardo sulla tabella di marcia. Bill era così. Non ascoltava le indicazioni, faceva di testa sua, sbagliava strada e dava la colpa a Tom di non avergli detto dove andare.
Erano già le 10.30, sarebbero dovuti arrivare in aeroporto alle 9.30 secondo il suo programma, ma con Bill al volante le speranze di arrivare in tempo erano tendenti allo zero. E quando sbagliò strada per l’ennesima volta scesero a meno due. Tom spazientito gli intimò di inchiodare, slacciò le cinture di sicurezza di entrambi e trascinò il fratello fuori dall’auto. Bill incrociò le braccia sul petto e si rifiutò di salire al posto del passeggero.
- Ti avviso, o sali in macchina o ti lascio qui a chiedere un passaggio al primo camionista arrapato che passa. – Bill fece un verso scettico e si sedette sul guard – rail, incrociando le gambe in perfetto stile Sharon Stone. Tom scosse la testa e ingranò la marcia, facendo saltare Bill per aria.
- Non lasciarmi qui! Fammi salire! – Strillò entrando in macchina un secondo prima che Tom partisse alla volta dell’aeroporto. Bill continuò a recitare la parte dell’offeso a morte per tutta la mezzora successiva. Tom stringeva il volante e ingranava le marce con nervosismo misto a rabbia.
Il nervosismo era dato dalla paura di non essere li in orario. La rabbia, beh … Basta pensare a chi fosse seduto accanto a lui per giustificare una sana incazzatura.
L’orologio sul cruscotto segnava le 10.58 esatte mentre Tom spegneva il motore nel parcheggio dell’aeroporto e si precipitava fuori dall’auto senza preoccuparsi di chiuderla. Suo fratello faticava a tenere il passo, dato che doveva farlo dall’alto dei suoi stivali con tacco, e non si risparmiava insulti e minacce verso “l’essere con cui aveva condiviso una pancia per ben 9 mesi!”
“Sono 22 anni che ti sopporto, cosa dovrei dire io?” Pensava Tom accelerando il passo verso la zona degli arrivi.
C’era una piccola folla di persone ad attendere, qualcuno lo guardò riconoscendolo, ma la maggior parte era occupata a fissare l’uscita, dalla quale presto sarebbero comparsi amici o parenti.
Anche Tom era all’erta, tendeva il collo oltre la folla con lo sguardo fisso su quell’uscita, torturando le chiavi della macchina per scaricare il nervosismo che aveva addosso.
Erano già le 11 passate, perché non si vedeva nessuno? Perché tutto rimaneva così maledettamente calmo e immutato? Sentiva la voce di Bill lamentarsi della corsa, del mal di piedi, del troppo anticipo e di mille altre cose che sinceramente non gli importavano.
Poi una ragazza iniziò a sbracciarsi chiamando un nome, riportando Tom alla realtà. Vide che la ragazza guardava verso l’uscita e vide anche un ragazzo che si sbracciava di rimando, correndo verso di lei con l’enorme valigia trolley dietro. “Sono arrivati.”
Uscirono sempre più persone da quell’uscita, ma nessuna di quelle incrociò lo sguardo di Tom.
Sentì il cuore sprofondargli nel petto. Nessuno usciva più, se ne erano andati tutti. Mancava solo la persona che gli interessava, l’unica di cui gli interessasse.
- Fantastico! Di solito le compagnie aeree perdono bagagli, ma questa no! Questa si perde persone! – Sbraitò Bill lanciando le braccia in aria.  Tom abbassò lo sguardo, cercando di nascondere l’immensa delusione che stava prendendo il possesso della sua mente.
- Oh, era ora! – starnazzò di nuovo Bill, facendogli alzare di nuovo la testa.
Uscivano le ultime due persone, spingendo i carrelli per le valigie nella loro direzione.
Arrivavano sorridenti, ridendo e scherzando tra di loro, ma quando un paio di quegli occhi si puntarono in quelli di Tom, il chitarrista sentì le guance avvampare e un immenso sorriso aprirsi sul suo volto. Il suo cuore accelerò i battiti quando quegli occhi verdi arrivarono sempre più vicini, sempre più sorridenti.
- Pensavamo di avervi persi ragazzi! – Esclamò Bill, sorridendo e abbracciando velocemente il batterista e il bassista.
- Lascia stare, hanno fatto un casino con i documenti! – Disse Gustav sistemandosi gli occhiali sul naso. Georg annuì e dopo aver abbracciato Gustav, salutò Tom con un abbraccio carico di pacche su spalle e schiena, facendo rabbrividire il chitarrista con ogni tocco.
Bill e Gustav si allontanarono per primi, parlando del viaggio e lasciando dietro gli altri due.
Tom quasi saltellava mentre camminava, Georg non aveva smesso un solo secondo di sorridere mentre parlava di qualsiasi cosa gli passasse per la mente.
All’uscita trovarono uno stuolo di paparazzi pronti a immortalare ogni singolo secondo del tragitto fino alla macchina, ma i ragazzi sembravano non notarli nemmeno.
Erano troppo occupati a organizzarsi la serata per notare qualsiasi cosa. Non si vedevano da mesi, si sentivano solo attraverso mail, messaggi e brevi telefonate, avevano un sacco di tempo da recuperare e dovevano concentrare tutto in meno di due settimane. Questo infatti era il tempo necessario per le ultime scartoffie burocratiche prima dell’uscita del nuovo album.
Salirono in macchina sempre parlando e ridendo, allontanandosi dall’aeroporto in fretta, quasi avessero paura di perdere qualche prezioso secondo da passare assieme.
Arrivarono presto alla villa (guidava Tom) e dopo il veloce giro di presentazione della casa, i due nuovi arrivati si diressero verso la loro camera da letto, la camera degli ospiti. Li accompagnò Tom, mentre Bill andava a preparare qualcosa da mangiare al volo in cucina. Gustav lanciò velocemente i suoi bagagli sul letto e corse velocemente in bagno, lasciando soli Georg e Tom.
Il chitarrista alzò lo sguardo, lasciando che i suoi occhi si perdessero in quelli verdi che gli stavano di fronte. Si morse il labbro e infilò le mani nelle tasche posteriori dei jeans. Georg sorrise a sua volta, ma quel sorriso scatenò il panico nel cuore di Tom.
- Stamattina mi sono precipitato fuori dal letto come se mi stesse prendendo fuoco la casa, quando ho realizzato che giorno era. – Sussurrò Tom abbassando lo sguardo.
Georg sorrise e cominciò ad arrotolarsi una ciocca di capelli attorno al dito.
- Non vedevo l’ora che finissero tutte quelle ore d’aereo. – Sussurrò di rimando, fissando Tom, che alzò lo sguardo sorridendo.
- Pensavo che la sera della festa prima della nostra partenza fosse stata solo una cazzata creata dall’alcool. O almeno, che tu l’avessi vista così. – disse Tom muovendo un passo verso il bassista, che ridacchiò.
- No, non è stata una cazzata.- Tom si avvicinò di più.
Ora erano a pochi centimetri l’uno dal volto dell’altro. Tom sovrastava Georg dalla su altezza, ma inclinò delicatamente il collo per avvicinare i loro volti.
I respiri così vicini, dopo mesi, gli sembrarono l’unica fonte di calore nella stanza.
La distanza di pochi millimetri che c’era tra le loro labbra era quasi dolorosa.
Il cuore di Tom batteva come impazzito. Non sentiva altro rumore che quello dei battiti che gli rimbombavano nel cervello. Georg staccò i suoi occhi da quelli di Tom solo per posarli sulle sue labbra, e una frazione di secondo dopo i loro respiri si stavano unendo attraverso le loro bocche.
Tom credette di avere un infarto, a Georg sembrava di aver corso per chilometri.
Furono secondi eterni quelli in cui le loro labbra si cercavano freneticamente, stringendosi, allontanandosi, prendendosi di nuovo, sfiorandosi appena con la lingua e mordendo delicatamente. Tom premette il suo corpo contro quello di Georg, che però staccò le labbra dalle sue. Entrambi col fiatone, le fronti appoggiate l’una all’altra.
- Tom, maledizione. C’è anche la porta aperta. – Tom sorrise e passò la lingua sul piercing, scrollando le spalle.
- Non mi importa nulla sinceramente. – Georg sorrise, poi allontanò il volto da quello di Tom, facendosi improvvisamente serio.
- Tom hai visto le nuove notizie dalla Germania? – Tom parve confuso e Georg sospirò, maledicendosi e passandosi le mani sul volto.
- Tom mi hanno fotografato con la mia ragazza.- Tom ebbe un momento di mancamento.
- La … La tua … Cosa? -

  
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