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Autore: aaarg    17/10/2011    6 recensioni
I miei genitori sono speciali. Sono ovviamente un uomo e una donna. Ma mia madre ha uno, anzi due nomi da uomo. E non è l’unica stranezza. Mia madre porta i pantaloni come papà, tira di scherma e va a cavallo come un uomo. Ma non è un uomo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ecco a voi un capitolo denso di avvenimenti. Si spiega l’antefatto del precedente e il seguito naturale di esso.
Non so se vi piace che ogni tanto torno un po’ indietro nel racconto per poi andare avanti. Ma la scrittura mi sta uscendo così, spero di non sembrare schizofrenica!
 
Buona lettura!
 
 
nove
 
 
Quel giorno, la mamma fu ricevuta dal nonno nel suo studio. Lui non era seduto come al solito dietro la scrivania che prima di esser sua era stata di suo padre, e del padre di suo padre e via così per chissà quante generazioni. No, si trovava dietro ad un tavolino basso, con un vaso con delle bellissime rose bianche dentro, ed era seduto su una sedia comoda, coi braccioli.
Iniziarono a parlare del più e del meno. Chiacchiere del tipo “Come va in caserma? Ti trovi bene?” – “Sì grazie padre, tutto bene”, ma ad un certo punto non fu più il caso di menare il can per l’aia e il Generale parlò.
 
“Non ti si vede più in casa…”, constatò.
 
“Ecco, padre, il lavoro è tanto, i soldati sono indisciplinati e io devo essere molto presente”
 
“E dove dormi?” (“ahi ahi! E ora che gli dico?” pensò la mamma)
 
“A volte in caserma negli alloggi degli ufficiali, a volte in una locanda”, mentì.
 
“mmm… siediti, Oscar, ti devo parlare”
 
La mamma lo interruppe aggressiva: “Anch’io vi devo parlare, padre. Vi invito fermamente a non concedere la mia mano al giovane Conte di Girodel” (“Nanny mi aveva già spifferato tutto qualche giorno prima, era così contenta, lei!” mi spiegò la mamma) “perché, padre, io non intendo sposare nessuno” (“di quelli che avete in mente voi, perché una persona io ce l’ho in mente” pensò tra sé e sé).
 
“Calmati, Oscar, adesso calmati, parliamo di ogni cosa con calma, ti dispiace?”. La mamma annuì poco convinta e si sedette davanti al nonno, dall’altra parte del tavolino, su una sedia gemella a quella del padre.
 
“So che hai dei problemi con i soldati della Guardia”
 
“E’ vero, ma non è una cosa grave…”
 
A quel punto il nonno - mi ha raccontato – perse il filo di quello che Oscar stava dicendo “L’avevo chiamata perché la proposta di matrimonio di Girodel mi aveva fatto capire quale errore avessi fatto nel trattare e allevare mia figlia come un uomo. Inoltre, le schermaglie tra Oscar e André a cui involontariamente avevamo assistito io e Nanny mi avevano convinto che lei non avrebbe ancora soffocato a lungo la sua indole e l’avrebbe – giustamente, per carità di Dio! – portata a cambiare la sua vita drasticamente. Ma ancora una volta feci l’errore di voler decidere io della sua vita per lei…”
 
Pianse, a quel punto, il severo Generale Jarjayes. Si nascose la faccia tra le mani e chiese scusa: “Perdonami Oscar, perdona tuo padre! Solo adesso ho capito di aver sbagliato allevandoti come un maschio. Mi sento molto in colpa: la mia… testardaggine… ti ha impedito di gustare le gioie che provano tutte le ragazze… di conoscere la vera felicità” (“beh certo, padre, fosse stato per voi potevo passare serenamente dalla vita militare alla vita monastica!”, pensò mia madre).
 
“Non disperatevi,” disse mia madre, “vedete, padre, l’educazione tipicamente maschile che mi avete impartito non mi ha certo fatto dimenticare che sono una donna. Infatti l’uniforme che indosso non mi ha impedito di innamorarmi di un uomo… penso di dovervi ringraziare per avermi allevata come un figlio: in questo modo mi avete permesso di svolgere mansioni che non sono alla portata delle altre donne”
 
Mio nonno poggiò le mani sul tavolino e si alzò, lasciando le mani sul piano del tavolo e, guardando sua figlia, disse: “Sì, Oscar, ma ti ho impedito di provare le gioie che rallegrano tutte le altre donne. A questo punto dovresti toglierti l’uniforme e vivere come una donna e gustare così… tutte quelle cose che io ti ho impedito di avere… per un mio assurdo capriccio… Ora, ti prego di non dimenticare che sei una ragazza, una ragazza molto bella… voglio che tu… che tu sia finalmente felice, Oscar… se non vuoi sposare il conte di Girodel troveremo qualcun altro che ti piaccia. Sai, il Generale Bouillé mi ha promesso che presto darà un ballo in tuo onore…”
 
“Quel parruccone borioso!” pensò mia madre “come si permette di ficcare il naso nei miei affari? E come può mio padre permettere che lo faccia???” Trattenne a stento la rabbia che sentiva montare dentro di sé: “Mio padre non aveva nemmeno chiesto di chi mi fossi innamorata, trascurando l’insignificante dettaglio che il mio cuore di donna - che improvvisamente aveva scoperto – era già occupato, mentre il suo caro amico Parruccone Bouillé faceva da mezzano per il matrimonio della figlia più piccola ma ormai vecchia come Matusalemme del caro Severus de Jarjayes (così lo chiamavano alle sue spalle a Versailles)! Ero davvero arrabbiata. Ma, se volevo tornare a Place des Herbes dal mio André, dovevo mantenere la calma”, mi spiegò la mamma, raccontandomi quei fatti. Così, semplicemente, iniziò a parlare, con apparente calma. “Padre, poco fa vi ho detto di essermi innamorata di un uomo. E lo sono ancora. Non ho alcuna intenzione di sposare altri che lui, anche contro la vostra volontà.”
 
“Oscar, il conte di Fersen…” una risata interruppe mio nonno
 
“Fersen? Padre, davvero pensate che l’uomo di cui parlo sia Fersen?”, disse ridendo mia madre.
 
Il Generale la guardò serio ma non stupito. “Oscar, so di te e André.” Di fronte all’espressione sorpresa di mia madre spiegò: “ Diciamo che non avete usato molta discrezione nel chiarire i vostri … mmm… sentimenti. E questo è stato il motivo per cui avevo deciso di farti sposare: ho capito che farti fare una vita da uomo non poteva significare soffocare la tua vera natura. Tutti si innamorano, uomini e donne, e tu sei in una posizione particolare. In quanto donna non puoi sfogare i tuoi… mmm… istinti… come un uomo. Ma una donna ha un animo più propenso a cadere innamorato. Ora, io mi rendo conto che forse tu vorresti sposare André, ma non puoi. Il ceto sociale vi divide. I nobili devono chiedere l’autorizzazione al Re per sposarsi. I servitori no. Tu sei nobile, provieni da una famiglia di antico lignaggio, non puoi sposare un plebeo solo per amore. Devi pensare a te stessa.”
 
“Padre, non credo che il matrimonio sia stato creato per gli interessi di questa o quella famiglia, ma per sancire un legame d’amore. E io, se mai mi sposerò, lo farò per questo e non per altro. Mi avete cresciuta in modo diverso dalle mie sorelle: credete che riuscirei, a trent’anni suonati, a trasformarmi in una perfetta dama dell’alta società, compresa di gonne e sottogonne? No. Solo un uomo che mi ami veramente potrà prendermi per quello che sono, senza impormi di lasciare il mio mondo, la divisa, se io non voglio. E quell’uomo, l’unico, colui che io amo, è André. Questa è l’ultima volta che verrò qui a Palazzo. Da questa sera, non tornerò più. Se volete diseredarmi, rinnegarmi, ripudiarmi, fate pure. Riuscirò a vivere anche senza di voi.” Si alzò, a questo punto, Oscar, e andò verso la porta, voltando le spalle a suo padre (“Quanto mi pesarono quelle parole!”, ricorda sempre mia madre).
 
“Oscar…” la fermò mio nonno. “rifletti su quello che stai facendo, non buttare il tuo futuro dalla finestra”
 
“Padre,” rispose lei “in realtà ho appena aperto la porta sul mio futuro…”, e se ne andò.
 
“Non avrei mai voluto che se ne andasse così, ma proprio quando se ne andò capii che lei aveva ragione e io torto. E’ vero, non riuscivo ad accettare che per loro non valessero le differenze di censo, ma capivo che il ragionamento era giusto. E capivo anche che non potevo continuare a imporre nulla a tua madre: in fondo era ormai adulta. Mi presi quindi l’impegno di trovare il modo di eliminare gli ostacoli alla loro unione. Mi ci volle un bel po’, non fu facile, ma alla fine ci riuscii!”, mi ha raccontato il nonno.
 
 Arrivò a casa spossata. Ma era contenta. Sapeva di essersi liberata di un peso. Tuttavia, quando vide Alain e André capì subito che qualcosa non andava. Ma questo l’ho già raccontato, andiamo avanti.
 
Cosa successe dopo che si “chiarirono” è presto detto. Papà e la mamma decisero di sposarsi, contro tutto e contro tutti. Il matrimonio non sarebbe stato forse efficace davanti agli uomini, ma lo sarebbe stato davanti a Dio. La cosa più difficile fu chiedere allo Zio Alain di fare da testimone per papà.
Lo invitarono a bere un bicchiere: gli dovevano ancora delle spiegazioni per la sera precedente. Lui li guardò con aria sorniona ed un sorrisetto strano, mentre André cercava di spiegargli come erano finiti a convivere nella casetta che lui gli aveva procurato credendo che fosse un “pied-à-terre” e che era diventato un nido d’amore.
“Per tutto il tempo Oscar sembrava più interessata ai suoi stivali che alla conversazione. Ihihih! Se ci ripenso! L’algido, gelidissimo comandante avrebbe preferito essere sul patibolo piuttosto che confessare a me, Alain de Soisson, suo subordinato, di essere un essere umano come gli altri! Non riusciva a stare ferma sulla sedia e per il nervoso buttava giù boccali di birra come fossero acqua! Mai visto nessuno, uomo o donna, reggere bene l’alcol come tua madre… comunque, tornando a noi. Tuo padre mi disse con lo sguardo raggiante e senza tanti giri di parole che avevano deciso di sposarsi. Perdincibacco! Per un pelo non cadevo dalla sedia! Li guardavo e, giuro, non ci credevo che alla fine avessero deciso di essere un pochino felici in barba a tutto e tutti. Però, dissi, non è che ci si può sposare così. I nobili si sposano tra loro. E allora Oscar intervenne. ‘Alain, io ho per anni rinunciato ad essere me stessa, a soffocare la mia indole e i miei desideri per far felice qualcun altro. Ora, per la prima volta, voglio vivere come voglio io, con chi dico io. E André, che ha aspettato che io prendessi finalmente questa consapevolezza, è il compagno della mia vita, l’uomo che amo e che voglio sposare. Non varrà nei confronti degli altri uomini? Non mi interessa. Varrà per noi.’ Giuro che rimasi a bocca aperta. Nelle sue parole sentivo non solo l’amore per tuo padre, ma passione e sofferenza. Li guardai, sorridendo, e porsi loro la mano: ‘beh, credo di dovervi fare gli auguri’, dissi. A quel punto fu la volta di André di diventare rosso ciliegia: ‘Alain… se tu non ci fossi stato probabilmente tutto questo non sarebbe stato possibile: io avrei fatto una solenne sciocchezza e la nostra felicità sarebbe morta sul nascere…. Ecco, io vorrei che tu fossi il mio testimone’. Ah beh! Per la seconda volta rischiai di cadere dalla sedia! Ero contentissimo, per carità! Ma non me lo aspettavo. Organizzarono una cerimonia molto semplice, bella. Tua madre si presentò vestita da donna: era bellissima, non avrei immaginato che in abiti femminili potesse essere così bella… Rosalie quando la vide, tanto per cambiare, iniziò a piangere – santa ragazza, ma come faceva a piangere per ogni nonnulla? – ma ad André si illuminarono gli occhi, vabbè, l’occhio buono…”, dopo di che, ogni volta lo zio Alain si perde nel ricordo e non c’è più verso di cavargli niente della cerimonia di nozze di papà e mamma.

Gli altri dettagli li ho saputi dai diretti interessati, come è ovvio, e dalla zia Rosalie, testimone della mamma, che sempre si commuove al ricordo e quindi cerco di sollecitare poco, per evitare di avere la casa allagata!
Insomma, in pochi giorni papà e mamma organizzarono le nozze, tenute segretissime: oltre a loro, solo Alain, Rosalie e Bernard lo seppero. Nemmeno Nanny seppe niente, per paura che si lasciasse scappare qualcosa con il Generale. 

Mia madre volle che il vestito rimanesse una sorpresa per papà. Lo provò da una sarta amica della zia Rosalie e quando fu pronto se lo fece consegnare da lei. Papà invece si fece dare una divisa nuova e si presentò in chiesa con quella.

“Ero lì, in chiesa ad aspettarla e fremevo. Me la immaginavo arrivare con la divisa di gala, quella bianca che mise solo una volta a un ballo a corte. E invece arrivò con quel vestito. Era vestita con un abito femminile, solo per me questa volta! Rimasi estasiato: era bellissima, con i capelli raccolti in uno chignon molto morbido, l’abito, semplice, di mussola color panna, con le maniche lunghe, il velo in testa a coprirle il viso, i guanti ricamati. Era una dea!” Così ricorda papà l’ingresso in chiesa della mamma. Lei invece dice di ricordare solo quanto erano scomode le scarpe che indossava (“E pensare che avevo giurato che non mi sarei mai più vestita da donna, che tortura!”, dice sempre), ma in verità, quando decide di sbottonarsi un po’ e di lasciare  da parte la sua innata riservatezza (il che accade solo a Natale, quando tra i festeggiamenti della ricorrenza, del suo e del mio compleanno, finisce sempre per esagerare col cognac), allora ti dice di quanto fosse bello papà lì sull’altare mentre l’aspettava, di quanto fosse emozionata, di come le tremasse il cuore lungo la navata, di come fosse felice fino alle lacrime quando il prete disse “non osi separare l’uomo ciò che Dio ha unito”.

E le fedi? Beh, quelle furono un regalo inaspettato. Arrivarono il giorno prima delle nozze, dentro un pacchettino portato da un fattorino in livrea, la livrea dei Jarjayes, e consegnate direttamente in caserma al Comandante in persona. Allegato c’era un bigliettino: “Mia cara Oscar, tuo padre mi ha raccontato con molta sofferenza cosa vi siete detti l’altra sera. Pure se, per le scelte che sono state fatte, non ti sono stata accanto quanto avrei voluto, ti conosco abbastanza da sapere che porterai fino in fondo le tue intenzioni, e che quindi, in un modo o nell’altro, sposerai il caro André. Tuo padre, sappilo, se André fosse stato nobile avrebbe visto di buon occhio un matrimonio fra di voi, ma purtroppo così non è, e non può accettare che vi sia gente di censo diverso che pur tuttavia si ama. Ma ama te, e non farà nulla per ostacolarti, avendo ben compreso l’errore che stava commettendo nell’importi ancora una volta qualcosa che tu non desideravi. Sicchè, mia cara, credo che alla fine ti impartirebbe persino la sua benedizione, cosa che accadrà, ne sono certa, quando avrà metabolizzato la cosa. Per l’intanto, figlia mia prediletta, abbi cura di te e vivi la tua vita al meglio. Sei arrivata a trentadue anni per riuscire a farlo, non sprecare altro tempo! Allegato a questa mia breve missiva troverai un pacchettino, sono le fedi mia e di tuo padre. In fondo posso dire che la nostra unione è stata felice e, a differenza di tante, piena di amore, per quanto certamente tuo padre abbia un modo tutto suo di dimostrarlo. Ti auguro che anche la tua vita sia piena di amore, sempre.
Ti auguro ogni bene, figlia mia.
Tua madre

Era il 21 giugno 1787, e il giorno dopo Oscar François de Jarjayes diventò la signora Grandier.
  
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