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Autore: herms    17/10/2011    3 recensioni
Rose e Scorpius non ricordano nulla di cosa sia successo quella notte, e i rapporti tra loro cominciano a incrinarsi.Ci vorranno degli attacchi interni alla Scuola a riavvicinarli. Ma se i colpevoli non fossero Mangiamorte o Slytherin questa volta?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Ecco il nuovo capitolo, con un ritardo a dir poco immenso. Spero sia di vostro gradimento :)

Herms

 

 

 

 

 

I could hurt someone like me,
out of spite or jealousy,
I don't steal and I don't lie,
but I can feel and I cry
A fact I'll bet you never knew,
but to cry in front of you,
that's the worst thing I could do.

 

There Are Worse Things I Could Do, Grease.

 

 

 

 

 

CAPITOLO QUARTO: There are worst things I could do.

 

 

 

La nostalgia è una brutta bestia. Quasi quanto l'invidia ed è assurdo quanto spesso le due vadano in giro a braccetto. Quando vedi che qualcuno prende il tuo posto nella vita di un tuo caro, è dura accettarlo. Ed è allora che dimentichi tutto, è allora che rischi seriamente di esser ferito. E Rose lo sapeva bene, ma non era sicura che le interessasse.

 

 

***

 

 

Il cielo era ancora coperto sopra Hogwarts, le nuvole continuavano ad addensarsi sopra il Parco.

La Scuola era nel caos da una settimana a quella parte, da quando la McGranitt aveva avvertito gli studenti dell'accaduto.

L'unico risultato positivo era che nessuno girava più per i corridoi senza qualcuno che lo accompagnasse, e il rischio di attacco era diminuito. Le ronde di controllo erano aumentate, ma Rose era certa che difficilmente ci sarebbe stato un attacco tanto presto.

Chiunque fosse il colpevole di tale atto avrebbe atteso che la sorveglianza diminuisse prima di rischiare di essere scoperto, era improbabile che facesse qualche mossa falsa.

Sbuffando per l'irritazione che la pervadeva da qualche giorno a quella parte, si affacciò alla finestra del suo Dormitorio. Aveva un'ora buca quella mattina, e avendo già finito i compiti per i giorni seguenti, non aveva nulla da fare per tenere la mente occupata.

Avrebbe tanto desiderato fare un giro con la sua scopa, ma il campo era già occupato per le lezioni di volo degli alunni del primo anno, così anche quella possibilità le era preclusa. Quei poveri bambini si sarebbero presto ritrovati a compiere il loro primo volo sotto l'ennesimo scroscio del temporale che da giorni pareva aver preso residenza fissa sopra Hogwarts, e che a intervalli regolari ricordava ai pochi intrepidi che tentavano di uscire dalle mura la sua presenza.

Il clima pareva andare a braccetto con la tensione che aleggiava nella scuola: da quando c'era stato quel primo attacco e la Preside aveva informato tutti gli studenti a riguardo, l'aria poteva essere tagliata con un coltello.

Nessuno aveva osato girare da solo per i corridoi per settimane, anche se negli ultimi giorni a Rose era capitato di incrociare un paio di studenti che quasi allo scattare del coprifuoco si aggiravano senza compagnia alcuna per gli immensi corridoi.

Quella situazione di stallo era oltremodo irritante per Rose: non riusciva a risalire al colpevole dai pochi indizi che avevano, così doveva attendere che questi facessero una nuova mossa, sperando però che ciò non accadesse, per la sicurezza dei suoi compagni.

Non era l'unica ad ogni modo, lo stesso corpo insegnanti brancolava nel buio, e la povera anziana Preside appariva ogni giorno più stanca.

Chiuse gli occhi, ripassando per l'ennesima volta tutti gli indizi in suo possesso con la mente.

Forza Rose, cos'hai visto?

La scritta, evidentemente. Era la prima cosa che si notava, anche più del corpo della poveretta stesa a terra. Era un palese messaggio del colpevole che voleva perorare la sua causa, magari convincere gli altri studenti che questa fosse giusta.

Aveva attaccato ma non ucciso, quindi si poteva sperare che non avesse intenzione di spingersi oltre, ma Rose sapeva come questo genere di cose tena a sfuggire di mano, a degenerare.

La bacchetta di Eveline era a qualche metro dal corpo, proprio accanto a quelle foglie su cui Albus stava scivolando. Era così disperata da cercare indizi in alcune foglie?

Concentrati Rose, si disse.

Poi c'era quella A incisa sul polso della ragazza, che a detta della McGranitt era stata fatta senza l'ausilio della magia, ma non tornava. Lei e Albus erano accorsi non appena si era accorta della luce di un incantesimo, quindi il colpevole non poteva aver avuto il tempo materiale di incidere la lettera prima che loro sopraggiungessero.

Come poteva una persona essere così veloce?

- Non può! - realizzò Rose ad alta voce.

Come aveva fatto a non pensarci prima? Era ovvio: non era una sola persona, ma almeno due, o forse persino un gruppo.

Dovevano essere organizzati, probabilmente uno aveva fatto la scritta, uno aveva pietrificato la ragazza e un altro aveva fatto l'incisione.

Ma come poteva essere d'aiuto quella intuizione?

Aveva bisogno di discutere con Albus, o meglio che lui la ascoltasse mentre rifletteva ad alta voce in attesa di una buona idea.

E ciò significava una sola cosa: Slytherin. Doveva andare nei Sotterranei e sperare di non incontrare Malfoy.

Indossò un cardigan pesante lasciano a malincuore il caldo tepore della Torre, addentrandosi in quel labirinto di corridoi che si facevano più freddi e umidi ad ogni suo passo.

Anche se era mattina sapeva che il cugino aveva un'ora libera proprio come lei, e ci sarebbe voluto poco per raggiungerlo.

Camminava veloce con la bacchetta in mano, pronta a cogliere ogni rumore o movimento sospetto.
Teoricamente essendo la figlia dei Salvatori del Mondo Magico non avrebbe dovuto avere nulla da temere, ma in pratica era pur sempre amica di un Malfoy e stava cercando di scoprire i colpevoli, diventando così loro nemica.

Non sapeva se la spaventava di più l'idea di essere attaccata mentre girava stupidamente da sola per i corridoi, o il pensiero di incontrare Scorpius nei sotterranei.

Forse la seconda, anzi decisamente la seconda. Dopotutto era una brava strega, abile nei duelli, e aveva qualche chance di sopravvivere a un potenziale attacco, al contrario non era certa di riuscire a reggere lo sguardo indagatorio che le avrebbero rivolto quegli occhi verdi.

Il rumore dei suoi passi era l'unico suono che la accompagnava nella sua discesa, non c'era nessuno a quell'ora in giro. Sentiva il suono dei battiti del suo cuore persino i più di quello dei suoi piedi, eppure non riusciva a calmarsi.

C'era qualcosa che non andava, qualcosa che non le permetteva di calmarsi. Era come se qualcosa fosse dovuto accadere da un momento all'altro, e lei non riuscisse a percepirlo completamente.

Mancava poco ai Sotterranei. Senza pensarci si era ritrovata praticamente a correre giù per le scale, pregando di non rimanere incastrata in un gradino.

Fu questione di un istante, un battito di ciglia. Fece giusto in tempo a gettarsi un occhiata dietro le spalle, prima di abbassarsi e urlare un Protego che le evitó uno Schiantesimo.
Delle sagome nere le sfilarono accanto, ma prima che potesse riconoscerle un buio pesto inghiottì il corridoio.
Si ripropose mentalmente di strozzare suo zio George alla prima occasione, cercando a tentoni la bacchetta che le era scivolata di mano.
Mentre la polvere cominciava a diradarsi e i suoi occhi si abituavano al buio, vide la luce sprigionata da una bacchetta muoversi nella sua direzione. Fu assalita da un'ondata di terrore puro, e tentó di affrettarsi a trovare la sua bacchetta.

Una scarica di adrenalina la attraversò da capo a piedi, mettendola sulla difensiva.
Erano tornati per lei? Per assicurarsi che non avesse vinto niente?

Prese un respiro profondo mentre la luce si faceva sempre più vicina.

- Rose? -

La ragazza spalancò gli occhi, riconoscendo una voce familiare.

- Scorpius? - si accertò, socchiudendo gli occhi nella vana speranza di vedere qualcosa nel buio.

- Vieni -

La prese per mano e la condusse fuori dal buio tastando il muro a tentoni.

Mentre riprendevano fiato si squadrarono a lungo negli occhi, incerti su cosa dirsi. Con malinconia Rose realizzò che non era mai capitato che non sapessero cosa dirsi prima d'allora. C'era sempre qualcosa, anche di sciocco, o infantile che fosse, che volevano dirsi. Solitamente ogni volta che le succedeva qualcosa, o le veniva in mente qualcosa, era automatico per lei pensare di raccontarlo a Scorpius e Albus, e allora si sentiva come se avesse perso una pezzo di sé per strada.

- Ma sei ferito! - realizzò con un colpo al cuore.
Ignorando i suoi borbottii di protesta, esaminò la sua ferita. Aveva un tagli sulla fronte, alla radice dei capelli, oltre a parecchie contusioni sul resto del corpo.

- Ti hanno attaccato – constatò sconvolta. - Perchè diamine eri in giro da solo? Non ti rendi conto? Potresti essere in infermeria pietrificato su uno dei letti in questo momento! - gli gridò contro.
Scorpius la lasciò sfogare, per la paura e il calo d'adrenalina.
Quando si fu calmata cominciò a parlare.
- Sto bene, non è nulla di grave. Stavo venendo a Gryffindor -
- Oh. Immagino per Marleine. - commentò con voce atona.
- No. Cercavo Al. A Slytherin non c'è, ho pensato che fosse con te o Artemis. -
- Al? Anche io lo stavo cercando. Se non è a Slytherin né a Gryffindor, dov'è finito?-
-Non ne ho idea. Credo... credo sia meglio se andiamo a raccontare tutto alla McGranitt. -
- Giusto. Dammi solo un secondo... - si chinò sulle ginocchia, la testa tra le mani. Aveva bisogno di calmarsi, riprendere il controllo. Il suo cuore batteva ancora all'impazzata e non c'era modo di farlo smettere. Sia lei che Scorpius avevano rischiato così tanto, e Albus era in giro da qualche parte senza che nessuno lo sapesse.

Sentì un movimento accanto a sé, e un attimo dopo Scorpius era accucciato accanto a lei, una mano sulla sua spalla.

- Vieni Rose. Ci sono io con te. -
E questo era tutto quello di cui aveva bisogno in quel momento. Bastava sentire che lui c'era ancora per lei.

 




****




Il giardino del Castello si stendeva in tutta la sua ampiezza davanti a lui.
Poteva vedere tutto da quel punto, la Foresta Proibita in lontananza, il Lago Nero che rifletteva le nuvole, e un gruppo di primini che sperava di veder comparire la Piovra Gigante che mai avrebbero visto.

Amava ritirarsi lassù. Se un professore l'avesse visto avrebbe avuto dei grossi guai, ma non gli importava.

Seduto sulle tegole del tetto poteva vedere ogni cosa, e allo stesso tempo sentirsi libero come non mai. Il vento che spazzava le tegole gli dava quasi la stessa sensazione del volo, solo più dolce, persino quasi più familiare.

Quando era triste o aveva semplicemente bisogno di pensare si ritirava lassù, con l'unica compagnia del cielo sopra la sua testa.

Rose aveva il Campo da Quiddich, Scorpius il suo faggio sulle rive del Lago Nero, e lui quel piccolo angolo di paradiso.

- Sapevo che ti avrei trovato qui – esordì una voce dietro di lui.
Sobbalzò, rimpiangendo di averla portata lassù, qualche altro prima, quando tutto sembrava ancora andare bene.
- Sapevo che ti avrebbero mandata a cercarmi, Artemis. -
- Sei tu che sei scomparso per ore, erano tutti preoccupati, Rose ha girato tutto il Castello. -
- Come mai? È successo qualcosa? - si voltò verso di lei, tentando di leggere la sua espressione enigmatica.
- Lei e Scorpius sono stati attaccati oggi – dichiarò con tono funereo – ti stavano cercando. -
Scattò in piedi, rischiando di scivolare.

- Come stanno? Sono... sono pietrificati? - bisbigliò con gli occhi sgranati.
Artemis si avvicinò a lui, sorridendogli con fare rassicurante – No, stanno bene. Malfoy ha un taglio in testa e Rose è solo un po' spaventata, soprattutto perchè non ti riuscivano a trovare -
Pur traendo un sospiro sollevato, Albus girò le spalle alla ragazza, lasciando vagare lo sguardo sul prato sottostante, mentre le prime gocce di pioggia cominciavano a scendere.
Se questa pioggia potesse almeno lavare almeno le preoccupazioni.
- Cosa pensi? - Artemis gli si era avvicinata silenziosamente, e lo guardava con aria preoccupata.

- E' colpa mia. Se fossi stato nei Sotterranei non sarebbe successo nulla, non mi sarebbero venuti a cercare. -

- Albus, non puoi incolparti sempre per ogni cosa, né fartene carico -

- Invece sì, è colpa mia! -

- Ma non capisci? - la ragazza lo prese per un braccio forzando a guardare verso di lei – Non puoi fare così! Merlino, se è irritante. Cerchi sempre di farti carico dei problemi di tutti quelli che ti circondano! -

- Perchè sono io che li causo! -

- Albus, tu non sei tuo padre! - gli urlò contro.

Ci fu un attimo di silenzio, mentre i due si scambiavano un'occhiata carica di sottintesi, entrambi scossi da un respiro pesante.

Albus prese in mano la sua scopa, voltandole le spalle e sentendo qualcosa rompersi dentro di sé.

- Cerca di tornare a terra senza farti vedere – commentò con tono atono.

- Al, senti... -

Ma lui non si fermò, si buttò a capofitto tra le torri, atterrando vicino al porticato laterale del Castello.

Lei non sapeva cosa significasse.

 

 

 

***



- Rose! - entrò di corsa in Infermeria, ignorando le proteste di Hannah Abbott.
- Al! Stai bene? Hanno attaccato anche te? - chiesero praticamente in coro i suoi due migliori amici, cercando di alzarsi dal lettino su cui erano stati fatti sedere a forza dalla Preside.
Guardando com'erano preoccupati per lui nonostante quello che era loro successo, non potè fare a meno di abbracciarli.
- Piano Potter, o si potrebbe pensare che tu sia sotto Imperius – ridacchiò Scorpius.
La ramanzina che gli fece Albus qualche minuto dopo passò alla storia nella famiglia Weasley come “Il risveglio del gene Molly”. Negli anni a venire, i vari cugini avrebbero creato un album in cui annotavano ogni occasione in cui un membro della famiglia faceva una scenata epica ad un altro, e Albus fu certamente il primo che suggerì l'idea a sua sorella Lily, che voleva condividere quel momento di cui era venuta a conoscenza grazie al provvidenziale intervento di Malfoy.

 

Qualche minuto dopo, mentre Rose e Scorpius si prendevano gioco di Albus per il suo istinto da “mammina”, un urletto acuto squarciò l'aria dell'Infermeria.

- Scorp! - gridò Marleine catapultandosi nella sala, e sedendosi sul lettino tra lui e Rose, ignorando tranquillamente gli altri due presenti.
Gli gettò le braccia al collo, e come amava dire Lily, gli “infilò la lingua in gola”.

- Non hai idea della paura che mi sono presa! - si lamentò sorniona, quando decise di lasciarlo respirare.

La tensione di Rose era palese al punto che Albus decise di prenderla per un braccio e invitarla a uscire dall'Infermeria, visto che non aveva bisogno di ulteriori controlli medici.
Se ne andarono senza salutare, vista l'ingombrante presenza.

- Mi hanno detto su alla Torre che eri stato attaccato, perchè non sono stata informata subito?-
Rose si tappò le orecchie con le mani, cercando di cancellare ogni sensazione che provava.
Mentre uscivano dall'Infermeria non fu lei a voltarsi indietro, ma se lo avesse fatto forse avrebbe colto lo sguardo carico di rimpianto di Scorpius, che fu invece intercettato da Albus.

Guardando sua cugina non potè fare a meno di leggervi la stessa espressione, e realizzò che poco prima, in quello che sarebbe dovuto essere il suo angolo di paradiso, aveva avuto lo stesso sguardo.
Dopotutto è così che ci si sente quando ci sembra di perdere una parte di noi stessi, che sia un vecchio amore, o peggio un migliore amico che sembra scivolarci via dalle mani, per rifugiarsi in altre. Ed è in quel preciso momento che ci si chiede se quell'amicizia non avesse significato più per noi che per coloro che stiamo lasciando.

Ed è allora che capiamo che non vogliamo conoscere la risposta ai nostri dubbi.






NOTE DELL'AUTRICE:

 

* La canzone del titolo è presa dal film Grease, ed è cantata dal personaggio di Rizzo.
*Nel capitolo si fa un passo avanti, ma presto le cose cominceranno a girare sul serio.

   
 
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