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Autore: _Key    18/10/2011    2 recensioni
Quanto potrebbe valere un determinato respiro?
Qualcosa per cui vivere, e per cui morire.
La lacerante paura di dire la verità; la necissità di nasconderla a tutti i costi. Sì, paura. La paura di non essere creduta, e di essere abbandonata. Di rimanere sola. Di nuovo.
Lui era qualcosa che riusciva a scaldarle l'anima ormai gelida col passare degli anni, e le mani.
Qualcosa di vero, e di estremamente puro.
Lui riusciva a vederle il fuoco negli occhi.
I battiti del suo cuore seguivano i respiri di lui.
-
Tutto iniziato, dove un inizio vero e proprio non c'era mai stato.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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L'acqua bollente le scivolava sul corpo, mentre qualcosa le stringeva forte lo stomaco.
La mancanza di Tom la consumava. Ogni attimo.
Le lacrime, almeno in quella circostanza, sembravano altre inutili gocce d'acqua che le scivolavano sulla pelle pallida del viso.
Si portò le mani dietro la nuca, e il dolore era troppo forte. Un dolore che le lacerava dentro, un dolore acceso, caldo, costante.
Quello che sapeva, era solo che se avesse avuto Tom avrebbe avuto tutto. Se avesse avuto lui, non avrebbe avuto bisogno di nient'altro. I suoi occhi erano il mondo; il mondo che si fermava ad ogni minimo cenno. Come l'aria. Come un respiro.
Qualcosa per cui vivere, e per cui morire.
Nella mente sembrava avesse una cassetta che rimandava sempre le stesse scene; sotto forma di flash.
Quando chiuse l'acqua allungò la mano e afferrò un asciugamano bianca che avvolse poi attorno a sé. Arrivata nella stanza, e una volta messa la biancheria intima, si guardò allo specchio.
Gli occhi già gonfi avevano esaurito le lacrime da versare.
Il suo sguardo si soffermò sulle due cicatrici che riportava dall'incidente; una vicino al ginocchio sinistro e l'altra sul braccio destro.
Vide la mamma per un momento. Vide la morte che la portò con sé e che le strappò una mamma dalle braccia. Vide gli abbracci e svariati sorrisi nascosti. Vide le cose mai dette, e le parole mancate. Quelle parole che forse avrebbe dovuto dire, ogni volta.
Troppo in fretta, tutto.
I capelli bagnati di quel nero così naturale le arrivano all'ombelico, e li aveva tutti da un lato.
Hamburg le aveva fatto perdere anche quel po' che le rimaneva.
Prima Andy, poi Tom, e sembrava aver perso la madre una seconda volta. Perché poteva sembrare anche una paranoia, ma quel bracciale è lei che rappresentava. Rappresentava quel legame di quella vita strappata al mondo in quel modo così ingiusto. O in un secondo modo, per sbaglio. Uno sbaglio cui nessuno avrebbe mai potuto rimediare.

Tom accelerava. Accelerava e basta. La sua Audi correva veloce sull'asfalto, senza momenti di pausa.
Tom non dimostrava mai i suoi sentimenti, le sue emozioni. Mai.
Tom era solo il ragazzo più ricco della scuola, il ragazzo che tutte le ragazze avrebbero voluto al loro fianco anche per un momento. Quello era Tom per gli altri, per tutti. Mentre per Hayley no. Hayley cambiò le cose. Fu l'unica che riuscì a cambiarle veramente. Hayley gli aveva fatto conoscere il vero Tom, quello che a scuola nessuno conosceva e che nessuno avrebbe mai potuto immaginare probabilmente. Il Tom che aveva tanto amore da dare e anche tanto da volerne ricevere.
Una maschera che solo Hayley riuscì a far scomparire, almeno quando stavano insieme.
Non gli era mai successo di attaccarsi così tanto ad una ragazza. Lui faceva solo sesso con le ragazze. Sesso, e basta. Perché lui amava far sentire le ragazze sue. Ma con Hayley no. No. Con Hayley non era stato così.
Correre in macchina, era il suo modo per sfogare la rabbia. La rabbia che gli aveva procurato la persona con cui non aveva cambiato marca di preservativi ogni sera, ma con la ragazza con cui ogni sera cambiava modo di sorridere per farglielo piacere.
Ma perché? Perché l'aveva lasciato così, senza un motivo?
Qualcosa di molto grosso c'era sotto. Perché lei lo amava, e lui lo sapeva. Gliel'aveva detto prima con gli occhi e poi con la bocca.
Avrebbe pagato tutti i soldi che aveva per sentire le sue mani stringersi alla sua schiena ancora una volta.
Non poteva veramente finire così. Ma era successo, davvero.
Era convinto sul fatto che lei lo amasse, ma allora perché?
L'amore combatte tutto, e solitamente vince. Ma allora, perché non c'era segno di vittoria in nessun senso? Perché non c'era nemmeno un minimo segno di vittoria in tutto quello?
Hayley aveva il fuoco negli occhi, anche quando gli parlava.
Qualcosa la frenava.
Qualcosa la obbligava a dire quello che diceva.
Qualcosa la stava uccidendo mentre gli parlava.

Quella sera Andy era più stanca del solito, sarebbe stato l'ultimo suo giorno di turno di quella settimana però.
La sistemazione dei turni fu decisamente una perfetta idea per quanto riguarda una questione lavorativa e di ordine, ma non a caso, tutti i turni suoi combaciavano con quelli di Hayley.
Era abbastanza tardi quando il locale cominciò a riempirsi.
Notò casualmente che Hayley non si era presentata a lavoro quella sera, e pensò alla mattina stessa.
Hayley stava male, e lei lo capiva perché era ovvio che lo capisse. Si sentiva così maledettamente in colpa, ma per niente in effetti.
In effetti, era l'unica che in quella storia non ci aveva mai capito nulla.
Quando la musica cominciò a cambiare genere, servì una coca ad una ragazza sui sedici anni, e una birra ad un signore sui trenta.
Dopo essersi scambiata qualche sorriso con qualche ragazzo che passava lì con la speranza di fare colpo su di lei, si ritrovò una testa bionda davanti.
«Hey, tesoro.» mormorò questa accomodandosi sullo sgabello sempre di fronte a lei.
«Non chiamarmi così, Katrina.»
«Come vuoi.» rispose guardandosi le unghie che questa volta erano tinte di un bordeaux molto lucido.
«Allora?» portando leggermente il mento verso l'alto. «Cosa vuoi?»
«Come cosa voglio?»
«Non allungarli i discorsi.» sistemando qualcosa sul bancone.
«Sono venuta solo per dirti che l'ho sistemata io quella stronza.»
«..Di chi parli?» in confusione.
«Di Hayley.­»
«..Hayley?» deglutì, resettando completamente la mente.
«Si, lei.» rispose.
«Perché? Cosa..?»
«Vedi, tu mi parlasti di quel bracciale che causò il vostro litigio, e io ho pensato che quel bracciale per lei fosse importante, no?» mormorò. «E quindi me lo sono preso.»
«E' solo un bracciale, Katrina.» rispose lei. «Ad Hayley non sarà interessato un bel niente.»
«Ti sbagli.» con qualche smorfietta. «Stava quasi per frignarmi davanti quando me lo sono preso.»
«Cosa?!» sorpresa insomma.
«Si, sembrava quasi che le stessi uccidendo qualcuno.» per poi ridacchiarci un po' su.
Andy sembrava invece non capire.
«E quindi? Cosa hai concluso prendendoti il suo bracciale?»
«E' questione di giorni ormai.»
«Si può sapere di cosa cazzo parli?!»
«Tom! Parlo di Tom!» esclamò avvicinandosi. «Le ho detto che se avrebbe voluto di nuovo il bracciale, l'avrebbe dovuto mollare.» con la stessa risata di prima.
«Ti rendi conto della cattiveria che riesci ad avere?» guardandola con disprezzo.
«Cattiveria? E la mia sarebbe cattiveria, tesoro?»
«Tu non ti rendi conto.»
«Io non mi rendo conto?» rispose. «Hm, vediamo..» continuò. «Chi mi ha parlato del bracciale? Su, chi me ne ha parlato?» sembrava avesse appena sistemato una trappola. «Io non potevo saperne nulla.»
«Io te ne ho parlato solo perch.. un momento.» si bloccò guardano un punto indefinito sul bancone; ci era caduta. Poi rialzò lo sguardo: «Allora..» sfiatò. «Hayley non ti ha mai parlato male di me, non ti ha mai parlato di noi.» continuò capendo i perfetti piani di Katrina controllati fino all'ultimo dettaglio. «..Lei non ti ha nemmeno mai parlato.»
«Vedo che il tuo cervello comincia a comprendere qualcosina.»
«Lurida stronza.» le sbatté in faccia.
«Mi dispiace proprio tanto, cara Andy.» sorridente. «Ma diciamo che la vera stronza in questa situazione, sei stata proprio tu
  
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