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Autore: PuccaChan    18/10/2011    2 recensioni
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction ed è ispirata a Sekaiichi Hatsukoi, manga di cui sono diventata praticamente dipendente. Dopo aver letto l'ultimo capitolo (il 12° della "Onodera Ritsu no baai") la mia fantasia si è accesa e ho provato ad immaginare come potrebbe svolgersi il compleanno di Ritsu... e questo è il risultato. Buona lettura!
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Masamune Takano, Nuovo personaggio, Ritsu Onodera | Coppie: Takano/Onodera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ritsu sollevò gli occhi dai piatti che stava lavando e guardò fuori dalla finestra. La sua città natale non era davvero cambiata in quell’ultimo anno: solito traffico, soliti scorci di vita quotidiana, solito via vai per le strade…
Sono già 5 giorni che sono qui. Non che non mi abbia fatto piacere tornare, ma in qualche modo non vedo l’ora di ripartire… chissà perché…?
Gli venne un groppo alla gola; in realtà, lo sapeva benissimo il perché. Ogni notte, da 5 giorni a quella parte, non riusciva quasi a dormire ossessionato com’era dal pensiero di LUI… era la prima volta da quando lavoravano assieme che non lo vedeva per così tanti giorni. Chissà cosa stava facendo...?
In quella, il fischio della teiera lo strappò alle sue riflessioni. Ritsu si asciugò velocemente le mani su uno strofinaccio e preparò il tè, poi prese un vassoio, vi poggiò una tazza e la teiera e lo portò nell’altra stanza. “Ecco il tè, mamma.”                                                                             
La donna di mezza età sdraiata sul divano chiuse il libro che stava leggendo e si sollevò a sedere. “Grazie mille, caro. Perché non ne bevi un po’ con me?”
“Beh… veramente, devo ancora finire di lavare i piatti…”
“Puoi finire anche dopo. Dai, fammi compagnia.”
La mamma gli sorrise e lui capitolò. Succedeva sempre così: con un sorriso, riusciva a fargli fare quello che voleva. Ritsu andò a prendere una tazza anche per sé e poi tornò a sedersi accanto a sua madre.
“Allora… come vanno le cose al lavoro?” chiese lei versando il tè.
“Oh… tutto bene. Certo, a volte è davvero sfiancante, ma devo dire che mi sta dando delle belle soddisfazioni. Sai, adesso sono responsabile di ben 3 autori.”
“Davvero? Beh, buon per te! Sono un po’ preoccupata, però… non ti fai mai sentire, e scommetto che se non fossi stata male io, chissà quando ti avrei rivisto…”
Ecco fatto… lo sapevo che mi avrebbe detto questo…
“Dai, mamma, non dire così…”
“Comunque, sappi che se dovessi trovarti male, tuo padre ti riaccoglierebbe nella compagnia a braccia aperte, in qualunque momento.”
Ritsu si irrigidì sul divano. “Grazie, mamma. Ma stai tranquilla: mi trovo benissimo. La colpa è solo mia per non essermi fatto sentire più spesso, ma ti prometto che d’ora in poi ci starò attento.”
“Va bene, come vuoi.”
La mamma sorseggiò il tè. Ritsu la guardava di sottecchi; aveva già finito l’interrogatorio? Eppure, era certo che ci sarebbe stata almeno un’altra domanda...
“Hai più sentito An-chan?” disse infatti lei.
Perfetto. Così il quadro è completo!
“In effetti… no” mormorò, arrossendo. La madre lo osservò per un attimo, poi tornò a bere il suo tè. Scese di nuovo il silenzio.
Devo approfittarne… devo mettere le cose in chiaro, una volta per tutte!
“Senti, mamma… ascoltami, per favore. Io e An-chan… non stiamo più insieme. In effetti, non siamo mai stati insieme… io non sono innamorato di lei. Le ho già parlato più volte, e finalmente ha capito. E adesso, vorrei che capissi anche tu… e anche papà, un giorno…”
Ritsu si fermò senza più fiato; guardò sua madre, e vide che anche lei lo stava guardando. E poi, inaspettatamente, lei disse: “Lo so.”
Ritsu cadde dalle nuvole. “Che… cosa?” mormorò stupefatto.
“Lo so che hai già parlato con An-chan” rispose sua madre. “È venuta a trovarmi qualche giorno fa, prima che arrivassi tu, e mi ha raccontato ogni cosa. Mi è sembrata piuttosto serena… il che mi ha fatto molto piacere. Non ti avrei mai perdonato, se le avessi fatto del male. Sai che le voglio bene come se fosse mia figlia: vi ho visti crescere insieme.”
“Oh… così, lei ti ha detto tutto?” fece Ritsu, arrossendo.
“Sì… mi ha detto tutto.”
Oh. No. E adesso… che cosa mi dirà…?
“Ritsu… ti ricordi quel brutto periodo in cui sembrava che avessi perso la voglia di vivere?”
Ritsu annuì senza riuscire a rispondere: come poteva dimenticare? Quello era stato senza dubbio il momento peggiore della sua vita. Dopo aver rotto col senpai si era praticamente chiuso in casa, senza più andare a scuola e senza vedere gli amici; a malapena riusciva a mangiare e a dormire. I genitori, preoccupati, non riuscivano a capire cosa gli fosse successo. Lui non aveva mai voluto parlare dell’accaduto, ma in qualche modo sua madre si era resa conto che il problema era serio, e che l’unico modo di salvare suo figlio era allontanarlo da lì. Guarda caso, lei aveva un fratello che viveva a San Francisco, e così aveva pensato di mandare Ritsu da lui per un po’. Ritsu aveva accolto la proposta con maggior entusiasmo di quanto tutti si fossero aspettati: si era trasferito dallo zio e aveva completato i suoi studi lì, finché non si era sentito pronto per rientrare in Giappone…
“Adesso puoi dirmelo” continuò sua madre, riportandolo alla realtà. “Avevi avuto una delusione d’amore, vero?”
“Sì…”
“E quella persona… è la stessa con cui ti ha visto An-chan, vero?”
Ritsu trasalì vistosamente; ma ormai non aveva più senso negare l’evidenza. Così, senza quasi rendersene conto, udì la propria voce mormorare: “Sì.”
Non riusciva a guardare in faccia sua madre. Lei non aggiunse altro, e per un po’ stettero di nuovo in silenzio.
Adesso mi scaccerà da questa casa… mi dirà che sono una vergogna per la famiglia e che non sono più suo figlio…
Sentì che lei gli prendeva una mano tra le proprie, e poi la sua voce che diceva: “Ritsu, io non voglio più vederti ridotto in quello stato miserabile. Non puoi immaginare quanto sia stata dura per me, e quanto ho sofferto nel doverti mandare in un Paese così lontano; hai sempre avuto questo carattere così riservato, così fraintendibile… devi parlare chiaro con le persone. Se sei innamorato, devi dirlo alla persona che ami!”
A quelle parole Ritsu sgranò gli occhi e fissò sua madre, sbalordito.
“Tanto, cos’hai da perdere?” continuò lei. “Se sei ricambiato, tanto meglio… ma in caso contrario, almeno lo saprai e potrai andare avanti con la tua vita! Non sei d’accordo?”
“Mamma…” Ritsu non riusciva a credere che stava avendo davvero quel colloquio con sua madre. Lei gli sorrise e si sporse verso di lui per abbracciarlo, quindi aggiunse: “Capisco perché non me lo hai mai voluto dire; ma da adesso in poi non dovrai più preoccuparti. Tu sei mio figlio, sei la cosa più importante della mia vita. E io sarò sempre dalla tua parte. Te lo prometto.”
Ritsu ricambiò l’abbraccio di sua madre; aveva la gola talmente chiusa per l’emozione da non riuscire quasi a respirare.
“Mamma… grazie.”
 

  
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