Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: Val2910    18/10/2011    7 recensioni
Ace ormai è morto da due anni (o almeno dovrebbe esserlo).
Nami, pronta per rincontrare i compagni, parte per il suo viaggio verso l’arcipelago Shabaody.
Se questa fosse una storia normale, la rossa riuscirebbe ad arrivare sana e salva all’arcipelago, raggiungere i suoi compagni e prepararsi ad affrontare nuove avventure.
E considerando che non ha la più pallida idea del fatto che Ace è ancora vivo, potrebbe anche incontrarlo e superarlo senza farci caso.
Ma prendendo in considerazione le bolle volanti e cadenti, colpi bassi, favole dove i protagonisti sono dei gran fighi, un sentimento innato per la pizza e l’ossessione per il colore arancione... allora direi che questa non è una storia normale.
E quindi che Nami avrà molto da fare prima di raggiungere i Mugiwara...
[AceXNami] Prima fanfic a capitoli che scrivo, mi piacerebbe sapere che ne pensate. Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Portuguese D. Ace
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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I due gemelli Ramonez, ora buttati sulle panchine del porto, ansimavano pesantemente a causa della tensione accumulata.
«C’è mancato poco!» esclamò il primo.
«Ma è ssstrano: il bossss non è mai ssstato clemente con nessssuno. E chi potrebbe mai innteresssarlo a tal punto da non torturarci?».
Una bella domanda, la quale meritava una bella risposta. Ma nessuno dei due ebbe il tempo di formularne una, perché sentirono qualcosa di strano sulla spalla: una morsa.
Li percosse un po’. Era dura, stretta e... umida?
Si voltarono all’unisono.
«AAAAAAAAAAAAAAAAAARG! Ancora tu?»
«Avanti,» disse Ace «non vi starò mica così antipatico...»
«HAI CERRRCATO DI UCCIDERRRRRCI!»i.
«Però non l’ho fatto» si giustificò il pirata.
I due lo guardarono in malo modo: «cosa vuoi da noi?».
«Sapete scassinare?»
«Eh?»
«Lucchetti, serrature... sapete come si aprono senza una chiave o no?»
Ancora una volta i gemelli si sentirono confusi. «Dipende... che tipo di lucchetto è?».
Da dietro le spalle del ventiduenne comparve Nami, che mostrò a loro le manette.
«Ma tu guarda! La bella sssignorina!»
Nami lo scrutò attentamente: «Tu sei quello, che fra i due che mi hanno spinto, era quello cortese ed educato?»
«Pensssso proprio di sssi»
«Adesso so a chi la devo far pagare...»
Cinque minuti dopo, Nami e Koala non avevano più le manette. In compenso, il Ramonez con la “r” moscia aveva un bellissimo bernoccolo stile “Tom e Jerry” sulla testa.
Koala ringraziò: «Molte grazie!»
«Di nulla, sssignorina»
«Molto bene,» fece la rossa «visto che voi due siete delle brave persone,»
Pugno di Fuoco fece finta di tossire, ma nessuno ci fece caso.
«potreste darci qualche indicazione? Stiamo cercando un locale che appartiene ad un certo Corvo. Voi ne sapete qualcosa?»
I due si guardarono in faccia.
«Mi creda, sssignorina: le uniche cosssse che appartengono ai corvi da quessste parti sono i nidi».
«Siete proprio sicuri di non sapere niente?» domandò la bionda «Nella mia isola lo conoscono tutti!»
«Potete dirrrci com’è fatto?»
«E’ brutto e cattivo!» fu la breve spiegazione di Koala.
Ace e Nami la guardarono con una gocciolina di sudore freddo che scendeva dalla fronte.
«Ohi, frrratello! E’ o non è la descrizione del boss?».
I Ramonez scoppiarono a ridere, senza che gli altri tre ne capissero il motivo.
 «Ok,» fece quello più grande, ripresosi dall’attacco di risate  «potrrreste dirrrci qualche dettaglio in più?»
Ace ci pensò un po’: «Trent’anni, capelli neri, mantello scuro e bastone da passeggio. Non saprei dire altro».
«Mhhh,» fecero i due.
«No, non lo conosssciamo» rispose il secondo moro «ma conosssciamo chi potrebbe conossscerlo!».
 «Davvero?»
«Si. E’ un tizio che si trrrova in un locale qua vicino. Solo che rrriceve per appuntamento, per intenderrrci».
Koala si morse il labbro: «E voi potete fare qualcosa?».
«Forrrrse, forrrse...»
«Aspetta un attimo!» ribattè Nami «mettiamo caso che riusciamo ad ottenere questo appuntamento: chi ci dice che potremo fidarci di voi?».
Ace rivolse loro un ghigno divertito: «Non ci prenderanno in giro, vero?»
I Ramonez si sentirono raggelare: «A-Assolutamente vero!»
Nulla di più persuasivo di Ace...

Era tardo pomeriggio, il sole cominciava ad arrossarsi e il cielo a scurirsi.
Nell’atrio dell’albergo, aldilà del bancone, si trovava solo un uomo che aspettava clienti.
Clienti... che di solito arrivavano solo nella stagione turistica, ancora lontana.
Quindi decise di far passare il tempo con un’occupazione oramai molto frequente: si accasciò sul bancone e cominciò a dormire.
A strapparlo dalle braccia di Morfeo fu una presa bagnata sulla spalla che lo percosse un po’.
L’uomo sbarrò gli occhi e si trovò davanti una bella donna grondante d’acqua e dai lunghi capelli rossi, un’espressione arrabbiata e la sua mano sulla spalla che continuava a scuoterlo.
«Una doppia e una singola, per favore».
L’alberghiere scosse la testa e consegnò le chiavi, osservando un uomo e una donna dietro di lei nelle stesse condizioni. «Se posso permettermi, perché siete fradici?».
«Diciamo che abbiamo preso la nave sbagliata, e l’unico modo per tornare a riva era una bella nuotata» Ace ghignò sotto i baffi «almeno l’acqua non era tanto fredda».
«Io l’ho trovato rigenerante!» esclamò la ventitreenne.
Il trio quindi cominciò a dirigersi verso il corridoio dove c’erano le camere.
«Fermi tutti!»
I ragazzi si voltarono nello stesso momento verso l’alberghiere.
«I documenti?»
Ace andò verso il bancone e consegnò un mazzo di banconote.
Sul viso dell’uomo regnò un’espressione interdetta, poi sfoggiò un sorriso ed esclamò: «Benvenuto nel “Quattro passi”, signor Smith!»
Pugno di Fuoco sorrise di rimando e tornò dalle ragazze.
«Quelle risalgono al colpo dell’Arcipelago del Sole?» chiese Nami.
«Si, perché?»
«Perché quella che ha rischiato di più sono stata io, quindi anche la tua parte spetta a me e quindi mi devi la mazzetta che hai usato poco fa».
Ace ridacchiò e le fece la linguaccia: «Sei troppo avara!»
«Io?» fece la rossa «Io non sono avara!»
«Ovviamente...» continuò lui in modo sarcastico.
«No, sul serio! Sono solo un’amante –forse un po’ accanita- del denaro!»
Salirono il secondo piano, e giunsero alle rispettive camere, l’una accanto all’altra.
La stanza con due letti era anche quella più grande, il che faceva già pensare che per parlare sarebbero andati tutti lì. Era anche l’unica fornita di scrivania e sedia.
«Allora,» richiamò l’attenzione Nami «I gemelli hanno detto che entro stasera ci avrebbero dato notizie, quindi fino ad allora cerchiamo di riposare...» poi diede un’occhiata ai suoi vestiti e a quelli di Ace e di Koala «... e di asciugarci».
Detto ciò, entrò nella sua camera e si buttò, sfinita, sul morbido letto.

Quattro ore dopo:
Ace aprì gli occhi, stanco. Non ricordava perché si trovasse sdraiato, finché una parola non gli passò per la mente: narcolessia.
Fece forza sulle braccia per rimettersi in piedi, quando con i polpastrelli delle dita non sentì la superficie dura e liscia del pavimento, ma qualcosa di soffice  e ruvido.
«Credevo di essere caduto per terra, non sul letto...».
«Ti ho messo io lì sopra, con l’aiuto di Koala».
Il moro si girò portando gli occhi sulla navigatrice seduta alla scrivania, di spalle, occupata a scrivere qualcosa.
«Ah, grazie» fece infine «Ma Koala dov’è? Non la vedo»
«Hai presente quella sua mania di pulire che aveva a Full Shout?»
«Si»
«Ecco, diciamo che per lo stesso motivo non lascerà tanto facilmente la tua camera».
Il moro, curioso di sapere cosa Nami stesse scrivendo, si avvicinò silenziosamente alle sue spalle.
Rimase sbalordito.
«Perfetta».
«Che?» domandò Nami.
«E’ perfetta» e indicò la cartina che stava disegnando la ventenne. Ogni dettaglio relativo all’altitudine, al tipo di paesaggio, i nomi delle città e dei paesini più piccoli erano tutti riportati in quel foglio.
«E’ la tua»
«La... mia?» disse Ace inarcando un sopracciglio.
«E’ la carta che ti devo per avermi portato con te, ricordi?».
«Un patto!»
Il pirata alzò lo sguardo.
«Dammi un periodo di tempo. Dici che il mondo è crudele con tutti? Ti dimostrerò il contrario. Ma devi darmi del tempo. Se ci riesco, tu incontri tuo fratello!»
Ace la guardò negli occhi.
Di solito era lui il “fuoco”, ma stranamente riusciva a sentire in quella ragazza una scintilla pronta a diventare un vero e proprio incendio.
«Se riesci a convincermi, io incontro mio fratello. Ma se riesco a non farmi convincere, io che ci guadagno?»
«Ah, ora vuoi anche un premio?»
«Perché no? Mi spetterebbe!»
La rossa ci pensò su, poi prese un foglietto dalla borsa a tracolla.
«Che roba è? Una mappa?» chiese il pirata.
«Non una mappa qualsiasi! Questa contiene quasi tutta la metà del mondo dietro la linea rossa e un pezzo di Nuovo Mondo, utile sia per terra che per mare. E se proprio non ti serve, basta che la vendi al mercato nero e otterrai un mucchio di Berry!»

Se ne era quasi dimenticato.
Accanto alla carta, c’era un atlante aperto alla pagina che la rossa ricopiava.
«E quello dove lo hai preso?»
«Che domande... L’ho comprato!»
Ace a quella risposta la guardò storto.
«Che c’è?» chiese Nami ridacchiando «L’atlante l’ho comprato davvero! E’ la carta, la penna e l’inchiostro che sono “presi in prestito”!».
«Capisco...» mormorò Ace. Volse lo sguardo alla finestra: «Si è già fatto buio?»
«Hai dormito per molto tempo. Forse eri più stanco del solito, o semplicemente perché...» Nami s’ammutolì d’un tratto.
Il pirata aveva girato la sedia, e ora si trovava a faccia a faccia con la rossa.
«Quali strumenti si usano per capire qual è la propria posizione geografica?»
La navigatrice rimase imperterrita: «Scusi signora maestra... ma non ho avuto tempo di studiare la teoria».
«La signora maestra ora ti farà ripassare un po’ di cosette» detto questo, Pugno di Fuoco tirò verso di se la mano di lei e la fece alzare.
«Ace, devo ancora finire la cartina!» esclamò opponendo resistenza.
«Finire? A me sembrava completa»
«Mancano un mucchio di cose, per ora è solo a metà»
«Allora la voglio a metà!» fece il moro.
«Stai scherzando?»
«Per niente! Me ne basta metà, ma tu ora vieni con me!».
«Venire dove? Mi vuoi buttare dalla finestra?»
Oltre ogni aspettativa, il moro si diresse verso la finestra e la aprì.
«Ace, guarda che stavo scherzando...» disse preoccupata la Gatta Ladra.
«Davvero?» chiese Pugno di Fuoco, mettendosi in braccio la ragazza. «Io invece no»
E si buttò dalla finestra.
«ACEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!».
Atterrò in ginocchio, in un vicolo cieco buio e stretto.
«Ecco fatto,» disse il moro «siamo già a metà strada!».
Nami tremava come una foglia e stringeva con entrambe le braccia il collo di Ace, cercando di rimanere aggrappata a lui. Faceva troppo buio per dirlo, ma il pirata giurò che la ragazza fosse pallida.
«T-te la farò p-pagare!» mormorò lei «C-cinquemila B-Berry per ogni o-ora di tremolio!».
«Mi farò perdonare in tempo» sussurrò il ragazzo, lasciando che si mettesse in piedi.
«E ora dove andiamo?» continuò Nami riacquistando un po’ di calma.
Ace si guardò in giro per poi avvicinarsi al muro dove c’erano delle casse appoggiate. Salì su queste e fece scivolare giù una scaletta di ferro da un balconcino.
«Dobbiamo salire sulla scaletta antincendio?» domandò la navigatrice.
«Per la precisione, dobbiamo salire sul terrazzo».
«Sul terrazzo?»
«Già» Portuguese piantò per terra le gambe della scaletta, per poi spostarsi: «Prima le signore».
La rossa sbruffò e lo precedette.
Dopo essere arrivata in cima alla scalinata, Nami poté vedere il terrazzo cinto da ringhiere di ferro arrugginite e una distesa di asfalto che colpiva l’occhio.
«Tutta questa meraviglia non la vedo...» mormorò lei, impassibile.
«Aspetta, e vedrai come cambierai idea!»
«Non credo proprio»
Quando anche Ace la raggiunse le ripropose la domanda di prima: «Quali strumenti si usano per capire qual è la propria posizione geografica?»
«E non potevo risponderti nella camera?»
«Rispondi e basta»
«Vediamo: cartine, bussole, forse il sole, poi basta»
«Ti sbagli invece: ne manca ancora uno»
Nami ci pensò su: «Mmh, non mi viene in mente nulla»
Ace sorrise: uno di quei sorrisi sinceri che solo lui era capace di fare, forse perché trovava un motivo per farlo. Talmente sincero da riuscire a sciogliere il cuore di una ragazza come se fosse cioccolato...
“No, scusa, ma da dove cavolo sono andata a prendere questi pensieri?” meditò Nami, cercando di non far sembrare al ventiduenne di avere un gran conflitto interiore della serie Pazzi&Schizzati (&smielati, in questo caso).
Pugno di Fuoco sfiorò con l’indice il mento di lei, per poi farle sollevare la testa all’indietro, sempre delicatamente.
«Le stelle!» gli rispose solo a quel punto.
Il telo blu notte del cielo era costellato da un manto di puntini splendenti e luminosi.
«E’ fantastico!»
«Lo so» bisbigliò Ace «uno spettacolo imperdibile».
Una cosa che Nami non seppe mai, era che Ace non si stava riferendo alle stelle in quel momento.

«Pulire...».
Molto probabilmente, se il pomello della porta avesse avuto le corde vocali, avrebbe gridato a squarciagola qualcosa del tipo: “Vi prego, fatela smettere!”.
Più che lucidarlo, Koala lo stava consumando con la pezza e la pomata.
E stava usando la pomata anziché il detersivo, perché il pomello aveva una strana macchia blu. E con le esperienze passate con un certo tipo di macchie blu chiamate “lividi”, Koala aveva capito che l’unico modo per toglierle era usare quell’oggetto mitico e facente parte della più elevata forma di tecnologia per le pulizie: la pomata.
«Pulire...» continuò lei mantenendo il sorriso impassibile tipico degli ebeti, torturando ancora per molto il povero pomello.
Questo finché qualcuno dall’altra parte della porta non l’aprì, colpendo in piena faccia la bionda.
E dando un po’ di meritato riposo al pomello.
La bionda scosse la testa e si rimise in piedi: «Ah, ma siete voi due!».
I Ramonez salutarono a modo loro: quello con la “s” moscia sorrise e fece un cenno con la mano, quello con la “r” moscia, invece, batté il cinque.
«Se aspettiamo ancorrra un po’ sarrrremo in rrrritarrrrrdo. Dove sono gli altrrrri due?»
Koala spalancò gli occhioni ingenui e molto simili a quelli di una  bambina, per poi dare una semplice e sincera risposta: «Boh!».
Uno voleva sbattere la mano sulla faccia, ma l’altro voleva sbattere la faccia al muro.
«Ssssai almeno che ssse arriviamo in ritardo, risssschieremo di non riuscire mai a vedere Il Corvo?».
La ventitreenne annuì: «Si, certo!».
E solo allora i Ramonez ebbero la prova certa della deficienza e della stupidità di Koala.

«Ci romperemo un braccio».
«No, non ce lo romperemo, Nami».
«Allora una gamba, sempre se non cadiamo di testa e non finiamo con una bella commozione celebrale».
«Da dove viene tutto questo pessimismo?»
«Beh...» la rossa si strinse poco di più ad Ace «se mi finisce male, posso farti causa».
«Certe volte mi chiedo se queste trovate ti vengono spontanee o se te le prepari»
«Sicuro di volerlo scoprire?»
Il moro, dopo una scalata che sembrava interminabile per raggiungere la finestra della sua camera d’albergo, ci pensò su: «Forse no».
«Meglio così» rispose la navigatrice sorridendo.
Non appena entrò nella stanza, Ace si gettò a terra a pancia in giù, e Nami che era attaccata alle sue spalle con lui.
La ventenne si alzò: «Non è il momento di dormire questo!»
«Dai,» sussurrò l’altro «mi sono fatto un’intera arrampicata con te alle spalle, e non si può di certo dire che tu sia una piuma...».
La stanza si riempì di un’aura negativa con tanto di nuvolette nere pronte a fare tempesta, e spiritelli maligni.
«... Nami?» mormorò il pirata, rigirandosi.
«Tu, Portuguese D. Ace,» lo interruppe la navigatrice «stai forse insinuando che io sia grassa?».
No, Pugno di Fuoco a stento credeva che lei se la potesse prendere per una cavolata del genere.
Anche se la tempesta e gli spiritelli maligni dicevano il contrario.
Abbassò lo sguardo sui fianchi di lei, sottilissimi.
“Ma come le viene in mente un’idea del genere?” pensò. “Con quel fisico, poi. Al massimo, se c’è qualcosa che è fuori misura si tratta di...”
E a quel punto alzò lo sguardo di un po’.
«Che stai fissando?»
Ace tornò alla realtà: «Io? Niente».
Le nuvolette nere in procinto di tempesta raddoppiarono, mentre gli spiritelli assunsero un’aria ancor più spaventosa.
«... Nami?»
«Di’ le tue ultime parole»
«Ma che diavolo... ?!»
Ace e Nami si voltarono contemporaneamente verso la porta, dalla quale erano sbucati Koala e i Ramonez.
Quello con la “s” moscia si fece avanti: «Sssse abbiamo interrotto qualcossssa, posssiamo sssempre andare...».
L’altro invece fece l’ok con la mano come per dire: “Stai andando benone”.
I due pirati si guardarono in faccia scandalizzati.
«Che?» esclamò Ace.
«Ma che avete capito?»
«Anche se fosse, non potrebbe funzionare...»
«Infatti non è, e basta!»
«Come vi vengono in mente certe idee?»
«Richiedo duecentomila Berry di risarcimento per danni morali!»
«Come vengono a TE certe idee?»
«La tenevo in serbo per un’occasione particolare»
«Allora è vero che te le scrivi da qualche parte!»
«A volte si, a volte no... diciamo che dipende»
«Ssssscusssate,»
I pirati si voltarono di nuovo verso la porta.
«Avete finito, o possssiamo andare?».

Capitolo più corto, ma scritto di sicuro più velocemente C:
Le stelle... che cosa romantica, dolce, tenera, SMIELATA E SDOLCINATA! Puah!
Perché certe genialate che mi vengono all’età di dodici anni (perché si, la Ace X Nami la vedevo sin dall’infanzia) le mantengo intatte??
Mentre risolvo questo dilemma, ho una domandina quiz per voi:
-Quali sono le caratteristiche che differenziano i due Ramonez?
Secondo me ci arrivate, in caso contrario ve la svelerò io C;

E ora il QC!! (Fatto solo da Cola - grazie, tesoro. Hey, ragazze, guardate che l’angolo delle domande è per tutti! Fatevi sotto, per l’amor del cielo!)
1) Cos'è esattamente che piace a Ace di Nami? Sia fisicamente sia caratterialmente.
Credo sia la tostaggine... poi se si mette conto delle esperienze passate in comune, anche il modo di pensare su certi argomenti. Fisicamente, non credo ci sia bisogno di palarne.
2) Lei è il suo tipo abituale o è un eccezione a i suoi normali gusti?
E io che ne so?? xD
Seriamente, non ne ho la più pallida idea!
3) C'è invece qualcosa che vorrebbe cambiarle?
Guarda, dubito che ci sia qualcosa che voglia cambiarle. Forse la mania di colpirlo nel sonno... o quella di chiedere soldi... ma che altro rende Nami diversa dal resto del mondo? (oltre alla settima di seno, intendo U.u)
4) Ace si è mai innamorato davvero prima di conoscere Nami ? O lei è il suo primo amore? Ed è per questo che sembra così imbranato con lei?
Ma l’hai visto Ace? Un tipo così le ragazze se lo mangiano con gli occhi, e una non si dovrebbe mai essere fatta avanti?? xD
E’ Nami che ha l’influenza che lo rende imbranato!! Guarda Zoro: così duro, freddo, tenebroso, misterioso, DIO, QUANTO E’ BOOOONO! Ah, no, aspetta, parlavamo di Ace. Dicevo, Nami lo ha ridotto a qualcosa che sembra vada oltre l’imbranato!!
5) Stesse domande anche per Nami
1 E’ un gran figo. Punto.
2 Stessa risposta
3 La narcolessia. Sempre che non se ne voglia approfittare. Cosa molto probabile, conoscendola...
4 Secondo me ha avuto solo cotte, considerando che quando era con zio Arly non si poteva permettere distrazioni e che quando ne è uscita è finita con i Mugiwara.
Con chi poteva mettersi a quel punto? Con Usop?? O con Brook? Si, a fargli vedere tutto il giorno il colore delle mutandine...
Forse con Zoro. Anzi si, Zoro ci sta. O meglio, do per scontato che Zoro sia più che perfetto per stare con...
*Val, frena. Stai facendo uscire il tuo lato interiore da ZoNamista in una fanfic AceX Nami. Un po’ di contegno!*

6) Ma Nami è innamorata davvero o cerca solo un avventura in Ace? Perchè se è evidente che lui ormai è cotto lei invece è troppo ambigua... non si capisce bene.
Il bello delle sorie romantiche è questo: s’innamorano entrambi solo alla fine.
7) Prima o poi fra loro si vedrà un bacio o qualcosa di più spinto? Speriamo!
Allora vediamo... diciamo che ebhidy ctw3iy crqb3c5        298OYX9 B RO8BQAXO Perdono, mi ero scordata di disattivare la censura spoiler -.-‘’.

Ci si vede alla prossima!! Ciaoooooo!! C;
  
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